alessandro magno
05.11.2010, 19:15
C'era una volta il 4° posto Champions
<abbr class="date updated" title="2010-11-05T16:17:00+00:00">ven, 05 nov 17:17:00 2010</abbr>
Le italiane continuano a perdere in Europa e ormai il trend degli ultimi anni è diventato una costante: la Bundesliga ci ha superato nel ranking del Coefficiente Uefa e il nostro campionato dal 2012 perderà una rappresentante a livello continentale
Dobbiamo iniziare ad abituarci all’idea: questo è l’ultimo campionato italiano in cui esiste uno sprint per il quarto posto. Poi tutto cambierà, in peggio ovviamente. I numeri impietosi di questo inizio di stagione europeo delle nostre formazioni hanno confermato il trend degli ultimi anni, una discesa inesorabile, per non chiamarlo crollo.
La Germania ci ha superato, ma forse sarebbe meglio dire surclassato. Senza eccellere più di tanto (basti pensare alla situazione del Werder Brema in Champions) le squadre della Bundesliga hanno costruito un margine di 7 punti nel ranking del Coefficiente Uefa, tanto che ora la nostra Serie A è più vicina al quinto posto delle francesi rispetto al terzo delle tedesche.
Senza stare troppo a parlare di numeri, ciò significa che la quarta classificata del campionato italiano 2011-2012 non andrà in Champions ma in Europa League. Inoltre dalla stessa stagione in poi saranno solo 6 (e non più 7) le nostre rappresentanti in Europa.
Sulle cause di questo tracollo ci si è già interrogati più volte, arrivando poi sempre alle stesse risposte: pochi investimenti nei settori giovanili, stadi vuoti che generano introiti insufficienti per i club, diritti tv sbilanciati verso le società più importanti...
Ma forse vale la pena di tornare sul campo, perché è lì che si gioca tutta la partita: ed è sul campo che l’Italia dimostra di essere, giusto per utilizzare una metafora comprensibilissima, “tanto fumo e poco arrosto”. L’Inter del “triplete” travolta da un 21enne, il Milan salvato da Inzaghi di fronte a un Real immensamente superiore, la Roma altalenante e nervosa, la Juventus incapace di trovare una continuità degna di questo nome, il Palermo sempre più ingenuo, il Napoli del “voglio ma non posso”, la Sampdoria dell'"è già tanto se siamo arrivati qui".
Provando a sintetizzare tutto in un solo assioma, alle squadre italiane manca umiltà e voglia di sacrificarsi: perché lo spirito di Inzaghi e Gattuso, ma anche quello di Eto’o e Del Piero, dovrebbe essere un esempio per tutti, e invece si trasforma nell’eccezione che conferma la regola in un insieme di proteste e simulazioni, perché in queste specialità siamo ancora, davvero, i migliori del mondo (i milanisti obietteranno ragionevolmente: Cristiano Ronaldo ci sta raggiungendo anche qui...).
E allora basta lamentarsi delle scivolate di Gerrard (avercelo uno così che si butta su ogni pallone...), basta prendere inutili gialli per proteste che poi rovinano le partite (vero Nocerino?) e ancora e soprattutto basta dichiarare nel dopo-gara che “gli infortuni preoccupano più della situazione in Europa League” (perché, caro Delneri, quattro pareggi in altrettante partite regalano alla Juventus un’immagine europea di totale mediocrità).
Le scuse e gli alibi ormai sono passati di moda. Bisogna giocare a calcio, ed è qui che casca l’asino (italiano...).
<abbr class="date updated" title="2010-11-05T16:17:00+00:00">ven, 05 nov 17:17:00 2010</abbr>
Le italiane continuano a perdere in Europa e ormai il trend degli ultimi anni è diventato una costante: la Bundesliga ci ha superato nel ranking del Coefficiente Uefa e il nostro campionato dal 2012 perderà una rappresentante a livello continentale
Dobbiamo iniziare ad abituarci all’idea: questo è l’ultimo campionato italiano in cui esiste uno sprint per il quarto posto. Poi tutto cambierà, in peggio ovviamente. I numeri impietosi di questo inizio di stagione europeo delle nostre formazioni hanno confermato il trend degli ultimi anni, una discesa inesorabile, per non chiamarlo crollo.
La Germania ci ha superato, ma forse sarebbe meglio dire surclassato. Senza eccellere più di tanto (basti pensare alla situazione del Werder Brema in Champions) le squadre della Bundesliga hanno costruito un margine di 7 punti nel ranking del Coefficiente Uefa, tanto che ora la nostra Serie A è più vicina al quinto posto delle francesi rispetto al terzo delle tedesche.
Senza stare troppo a parlare di numeri, ciò significa che la quarta classificata del campionato italiano 2011-2012 non andrà in Champions ma in Europa League. Inoltre dalla stessa stagione in poi saranno solo 6 (e non più 7) le nostre rappresentanti in Europa.
Sulle cause di questo tracollo ci si è già interrogati più volte, arrivando poi sempre alle stesse risposte: pochi investimenti nei settori giovanili, stadi vuoti che generano introiti insufficienti per i club, diritti tv sbilanciati verso le società più importanti...
Ma forse vale la pena di tornare sul campo, perché è lì che si gioca tutta la partita: ed è sul campo che l’Italia dimostra di essere, giusto per utilizzare una metafora comprensibilissima, “tanto fumo e poco arrosto”. L’Inter del “triplete” travolta da un 21enne, il Milan salvato da Inzaghi di fronte a un Real immensamente superiore, la Roma altalenante e nervosa, la Juventus incapace di trovare una continuità degna di questo nome, il Palermo sempre più ingenuo, il Napoli del “voglio ma non posso”, la Sampdoria dell'"è già tanto se siamo arrivati qui".
Provando a sintetizzare tutto in un solo assioma, alle squadre italiane manca umiltà e voglia di sacrificarsi: perché lo spirito di Inzaghi e Gattuso, ma anche quello di Eto’o e Del Piero, dovrebbe essere un esempio per tutti, e invece si trasforma nell’eccezione che conferma la regola in un insieme di proteste e simulazioni, perché in queste specialità siamo ancora, davvero, i migliori del mondo (i milanisti obietteranno ragionevolmente: Cristiano Ronaldo ci sta raggiungendo anche qui...).
E allora basta lamentarsi delle scivolate di Gerrard (avercelo uno così che si butta su ogni pallone...), basta prendere inutili gialli per proteste che poi rovinano le partite (vero Nocerino?) e ancora e soprattutto basta dichiarare nel dopo-gara che “gli infortuni preoccupano più della situazione in Europa League” (perché, caro Delneri, quattro pareggi in altrettante partite regalano alla Juventus un’immagine europea di totale mediocrità).
Le scuse e gli alibi ormai sono passati di moda. Bisogna giocare a calcio, ed è qui che casca l’asino (italiano...).