AlexnelCuore
09.10.2010, 13:59
Il Maresciallo Zampa smonta Calciopoli: "NIENTE PROVE"
di Christian Noviello (http://www.tuttojuve.com/?action=contatti&idutente=143&id=31391)
Il maresciallo dei carabinieri di Perugia, Francesco Zampa, analizza in un libro l'inconsistenza delle prove che hanno fatto condannare la Juventus. Nato 46 anni fa, tifa per la Ju*ventus da sempre. Nel suo libro racconta la vera storia di Calciopoli. Ma non l’ha in*ventata, l’ha solo ricostruita. Un’indagine che il maresciallo ha analizzato minuziosamente, sintetizzando il tutto con un eloquente titolo: « L’elogio dell’inconsi*stenza ».
Dalle colonne di Tuttosport, il signor Zampa, racconta: "Sì, sono un maresciallo in grado apicale in ser*vizio a Perugia, dove mi occupo di varie attività, fra le quali ricevere il pubblico, raccogliere le de*nunce, svolgere gli interrogatori, redigere rap*porti". Il maresciallo non ha resistito al fascino della Vecchia Signora: "Da quando sono nato. E ci tengo a sottolinear*lo, perché è proprio come juventino che ho scrit*to il libro su Calciopoli, da privato cittadino non da carabiniere, anche se logicamente non nascon*do il fatto di esserlo e di avere quel tipo di forma*zione". Zampa ha scritto un libro a fumetti, proprio perchè "tante cose mi hanno spinto a scrivere e dise*gnare, ma una delle molle più importanti sono stati i miei due figli maschi, di 10 e 13 anni, tifo*si della Juventus come me. Volevo raccontare lo*ro questa storia in modo che capissero che esiste*va anche un’altra verità oltre a quella racconta*ta da certi media. E soprattutto perché imparas*sero la lezione che ho imparato io: sempre pen*sare con la propria testa e non credere a prescin*dere a quello che ci viene venduto senza prove a confermarlo".
Già, le prove. Prove che non sono state mai trovate. Le stesse prove che hanno incastrato Luciano Moggi e la Juventus: "Nel 2006, quando uscirono le prime intercetta*zioni, io credetti alla colpevolezza della Juven*tus. Tutto era confezionato in modo impeccabile e mi dicevo: se hanno fatto delle indagini e sono arrivati a questa conclusione..." Ma poi: "Leggevo titoli molto forti sotto ai quali c’erano però ar*ticoli poco consistenti e pove*ri di circostanze precise per configurare l’illecito sportivo. Qualcosa non mi tornava. Poi uscì il fascicolo dell’E*spresso, “Il libro nero del cal*cio”, sostanzialmente una fo*tocopia del rapporto dei Ca*rabinieri che avevano svolto le indagini. Pensai che lì, nel lavoro investigativo dei miei colleghi, ci sarebbero state le risposte alle mie domande". Ma il maresciallo non trovò alcuna prova: "Niente. Quel rapporto parte in modo anomalo, ovvero inizia con le conclusioni che do*vrebbero stare alla fine. Si usano parole gravi, si descri*ve una situazione molto preoccupante, ma non si en*tra mai nel merito dei fatti. E’ un po’ come se si scrivesse: “C’è un grande giro di droga, la droga la controlla tutta quel tizio, che è sicuramente uno spacciatore. Bene, ma quanta droga? Dove si trova questa droga? A chi è stata venduta? Come? Insomma, per tornare a parlare di Cal*ciopoli: dov’è la famigerata valigetta con i soldi o qualco*sa di simile? In un’indagine, dice pure Conan Doyle, biso*gna prima elencare i fatti, poi trarre le conclusioni. Qui la prima cosa è stata quella di trarre le conclusioni senza tante prove. Mi fa venire in mente una storia decisamen*te più drammatica ma assai simile per le dinamiche". Quale?
"Il dramma dei due bimbi morti a Gravina, in Puglia. Venne subito accusato il pa*dre che era un emarginato e violento, l’identikit perfetto del colpevole sul quale si sca*gliò l’opionione pubblica e quella dei media. Alla fine venne arrestato e rischiava di essere condannato. Lo salvò il ritrovamento dei cor*pi dei due bambini nella ci*sterna che lo scagionò. Ora, al di là dell’aspetto umano, delle similitudini ci sono: Moggi era un colpevole per*fetto per l’opinione pubblica che da anni indicava la Ju*ventus come “squadra che rubava sempre”....
Le telefonate intercettate, secondo Zampa, non sono un mezzo di prova consistente: "Attenzione, le intercettazio*ni devono essere un mezzo non una prova in sé. Attra*verso le intercettazioni io posso, sempre per rimanere nell’esempio di un traffican*te di droga, scoprire dove e come effettua il suo commer*cio. Nel caso di Moggi biso*gnerebbe capire quando e co*me ha costretto un arbitro a favorire la Juventus. E di*venta difficile dimostrarlo senza una telefonata una fra Moggi e gli arbitri. Così co*me è difficile dimostrare che gli arbitri che avrebbero fat*to parte della cupola erano asserviti alla Juventus, visto che la media punti dei bian*coneri con loro è inferiore a quella con gli altri direttori di gara. Ribadisco: dov’è la droga? Per condannare ser*vono le prove e per me di pro*ve con rilevanza penale non ce ne sono, dal punto di vista sportivo forse sì, ma quella è un’altra storia".
di Christian Noviello (http://www.tuttojuve.com/?action=contatti&idutente=143&id=31391)
Il maresciallo dei carabinieri di Perugia, Francesco Zampa, analizza in un libro l'inconsistenza delle prove che hanno fatto condannare la Juventus. Nato 46 anni fa, tifa per la Ju*ventus da sempre. Nel suo libro racconta la vera storia di Calciopoli. Ma non l’ha in*ventata, l’ha solo ricostruita. Un’indagine che il maresciallo ha analizzato minuziosamente, sintetizzando il tutto con un eloquente titolo: « L’elogio dell’inconsi*stenza ».
Dalle colonne di Tuttosport, il signor Zampa, racconta: "Sì, sono un maresciallo in grado apicale in ser*vizio a Perugia, dove mi occupo di varie attività, fra le quali ricevere il pubblico, raccogliere le de*nunce, svolgere gli interrogatori, redigere rap*porti". Il maresciallo non ha resistito al fascino della Vecchia Signora: "Da quando sono nato. E ci tengo a sottolinear*lo, perché è proprio come juventino che ho scrit*to il libro su Calciopoli, da privato cittadino non da carabiniere, anche se logicamente non nascon*do il fatto di esserlo e di avere quel tipo di forma*zione". Zampa ha scritto un libro a fumetti, proprio perchè "tante cose mi hanno spinto a scrivere e dise*gnare, ma una delle molle più importanti sono stati i miei due figli maschi, di 10 e 13 anni, tifo*si della Juventus come me. Volevo raccontare lo*ro questa storia in modo che capissero che esiste*va anche un’altra verità oltre a quella racconta*ta da certi media. E soprattutto perché imparas*sero la lezione che ho imparato io: sempre pen*sare con la propria testa e non credere a prescin*dere a quello che ci viene venduto senza prove a confermarlo".
Già, le prove. Prove che non sono state mai trovate. Le stesse prove che hanno incastrato Luciano Moggi e la Juventus: "Nel 2006, quando uscirono le prime intercetta*zioni, io credetti alla colpevolezza della Juven*tus. Tutto era confezionato in modo impeccabile e mi dicevo: se hanno fatto delle indagini e sono arrivati a questa conclusione..." Ma poi: "Leggevo titoli molto forti sotto ai quali c’erano però ar*ticoli poco consistenti e pove*ri di circostanze precise per configurare l’illecito sportivo. Qualcosa non mi tornava. Poi uscì il fascicolo dell’E*spresso, “Il libro nero del cal*cio”, sostanzialmente una fo*tocopia del rapporto dei Ca*rabinieri che avevano svolto le indagini. Pensai che lì, nel lavoro investigativo dei miei colleghi, ci sarebbero state le risposte alle mie domande". Ma il maresciallo non trovò alcuna prova: "Niente. Quel rapporto parte in modo anomalo, ovvero inizia con le conclusioni che do*vrebbero stare alla fine. Si usano parole gravi, si descri*ve una situazione molto preoccupante, ma non si en*tra mai nel merito dei fatti. E’ un po’ come se si scrivesse: “C’è un grande giro di droga, la droga la controlla tutta quel tizio, che è sicuramente uno spacciatore. Bene, ma quanta droga? Dove si trova questa droga? A chi è stata venduta? Come? Insomma, per tornare a parlare di Cal*ciopoli: dov’è la famigerata valigetta con i soldi o qualco*sa di simile? In un’indagine, dice pure Conan Doyle, biso*gna prima elencare i fatti, poi trarre le conclusioni. Qui la prima cosa è stata quella di trarre le conclusioni senza tante prove. Mi fa venire in mente una storia decisamen*te più drammatica ma assai simile per le dinamiche". Quale?
"Il dramma dei due bimbi morti a Gravina, in Puglia. Venne subito accusato il pa*dre che era un emarginato e violento, l’identikit perfetto del colpevole sul quale si sca*gliò l’opionione pubblica e quella dei media. Alla fine venne arrestato e rischiava di essere condannato. Lo salvò il ritrovamento dei cor*pi dei due bambini nella ci*sterna che lo scagionò. Ora, al di là dell’aspetto umano, delle similitudini ci sono: Moggi era un colpevole per*fetto per l’opinione pubblica che da anni indicava la Ju*ventus come “squadra che rubava sempre”....
Le telefonate intercettate, secondo Zampa, non sono un mezzo di prova consistente: "Attenzione, le intercettazio*ni devono essere un mezzo non una prova in sé. Attra*verso le intercettazioni io posso, sempre per rimanere nell’esempio di un traffican*te di droga, scoprire dove e come effettua il suo commer*cio. Nel caso di Moggi biso*gnerebbe capire quando e co*me ha costretto un arbitro a favorire la Juventus. E di*venta difficile dimostrarlo senza una telefonata una fra Moggi e gli arbitri. Così co*me è difficile dimostrare che gli arbitri che avrebbero fat*to parte della cupola erano asserviti alla Juventus, visto che la media punti dei bian*coneri con loro è inferiore a quella con gli altri direttori di gara. Ribadisco: dov’è la droga? Per condannare ser*vono le prove e per me di pro*ve con rilevanza penale non ce ne sono, dal punto di vista sportivo forse sì, ma quella è un’altra storia".