Visualizza versione completa : Afghanistan: Quattro italiani uccisi, un ferito
Baldasar62
09.10.2010, 08:57
AFGHANISTAN: QUATTRO ITALIANI UCCISI, UN FERITO
http://temporeale.libero.it/libero/home/img/med/0101009093458348_20101009.jpg
ROMA - I quattro militari italiani uccisi oggi in Afghanistan sarebbero stati vittime di una imboscata al ritorno di una missione mentre si trovavano nella valle del Gulistan nella provincia di Farah. Ci sarebbe stato sia un attacco con colpi di arma da fuoco,sia l'esplosione di un ordigno. Sarebbero gravi le condizioni del militare italiano ferito nell'attentato di oggi in Afghanistan in cui sono morti quattro suoi commilitoni. Il militare avrebbe riportato numerosi traumi di vario genere; è stato "immediatamente evacuato con elicotteri di Isaf", la missione della Nato, spiegano al comando del contingente e portato nella base di Delaram. Potrebbe pero' essere trasferito nell'ospedale americano di Farah
Le quattro vittime erano a bordo del Lince, in servizio di scorta a un convoglio di 70 camion civili. Gli automezzi rientravano verso ovest dopo aver trasportato materiali per l'allestimento della base operativa avanzata di Gulistan, denominata Ice. L'attentato e' avvenuto a circa 200 chilometri a est di Farah, al confine con l'Helmand. Si tratta di uno dei tre distretti di cui solo di recente e' stata affidata la responsabilita' ai militari italiani.
Sono tutti alpini i quattro militari italiani uccisi oggi in Afghanistan, così come il ferito. Il reparto dei cinque, secondo quanto si è appreso, si trovava già da mesi in Afghanistan ed è prossimo al rientro in Italia.
ORDIGNO POTENTISSIMO, IL BLINDATO E' DISTRUTTO - Sarebbe stato un potentissimo 'Ied', un ordigno esplosivo improvvisato, a provocare la morte dei quattro militari italiani in Afghanistan. L'ordigno, rudimentale ma potentissimo, avrebbe investito in pieno un blindato 'Lince', che questa volta - a differenza di molte altre - non ha retto all'urto. Il mezzo, sul quale sembra viaggiassero tutti e quattro i militari uccisi e il ferito, è andato distrutto. All'esplosione sarebbero anche seguiti colpi di arma da fuoco.
COMANDO ITALIANO, ESPLOSIONE E SCONTRO A FUOCO INSORTI MESSI IN FUGA
ROMA - Una esplosione alla quale è seguito uno scontro a fuoco durante il quale i militari italiani hanno "messo in fuga gli aggressori": è la prima ricostruzione dell'attentato di oggi in Afghanistan, secondo il comando del contingente italiano ad Herat.
alessandro magno
09.10.2010, 09:07
proprio ieri con elda parlavamo del nobel per la pace a obama.
Basta afganistan prendete una decisione seria e definitiva in un senso o nell'altro o vi ritirate o fate tabula rasa una volta per tutte.
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Baldasar62
09.10.2010, 09:13
proprio ieri con elda parlavamo del nobel per la pace a obama.
Basta afganistan prendete una decisione seria e definitiva in un senso o nell'altro o vi ritirate o fate tabula rasa una volta per tutte.
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Sono pienamente d'accordo con te e sopratutto è ora di finirla di chiamare queste operazioni "missioni di pace".
alessandro magno
09.10.2010, 09:48
infatti questa e' la cavolata del terzo millennio.
Dividere le guerre in guerre giuste e guerre sbagliate operazioni di pace poi e' il famoso politicaly correct all' ennesima potenza.
Basta.
La guerra e' guerra e basta e
costa farla , e non si fa per beneficienza ma in forza di qualcosa.
queste guerre in afganistan e iraq son fatte per mantenere lo status quo che prevede che il petrolio e' di quegli stati ma le concessioni per lo sfruttamento son quasi tutte americane e europee.
Senza petrolio la nostra societa' attualment non e' in grado di reggersi, pensiamo solo a tutti gli aerei e navi che non potrebbero viaggiare per assenza di carburante.i commerci sarebbero bloccati.
E i camion come vanno ?
Non l han ancora inventato il camion elettrico.
chi vive in citta ad esempio sa' il casino che c'e' quando fan scipero i benzinai.
Il riscaldamento.
Tutti i prodotti di plastica derivati dal petrolio che fabbrichiamo e utilizziamo.
Quindi evitiamo di prenderci per il cul. Siamo li in forza di quello che piaccia o no.
quindi a questo punto se son li in forza di quello facessero la guerra come si deve se no se ne rientrano e cerchino una soluzione alternativa al petrolio e lo comunichino alle popolazioni.
Guarda oggi hai questi disagi perche' noi preferiamo darti dei disagi piuttosto che fare la guerra.
Evviva.
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alessandro magno
09.10.2010, 09:54
quello che voglio dire anche se clamorosamente schietto e' che ora inizieranno il tam tam su questi ragazzi morti per chi sa quale causa morale.
Purtroppo non e' cosi, questi ragazzi muoiono perche' in guerra si muore.
Loro i soldati lo sanno,non ho prprio nulla contro di loro anzi li ammiro perche' fan quel che fanno per il loro paese purtroppo siamo noi di qua che vogliamo raccontarci le favolette.
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gabriele
09.10.2010, 10:00
Poveri ragazzi mandati al massacro per una guerra assurda
Baldasar62
09.10.2010, 10:21
Poveri ragazzi mandati al massacro per una guerra assurda
Purtroppo le guerre sono "assurde" tutte per definizione, ma vengono fatte per interessi che noi non abbiamo la minima percezione di quanto siano grandi. Le guerre servono anche a mantenere gli interessi dell'economia bellica, la quale in mancanza di conflitti non potrebbe continuare a produrre armi e sopratutto a venderle ad una parte ed all'altra dei contendenti senza distinzione. Infatti, come protrai notare, le guerre sono ormai diventate cicliche e in corrispondenza di una fine apparente di una subito si innesca un'altro conflitto.
alessandro magno
09.10.2010, 10:40
hai detto bene le guerre son tutte assurde.
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gabriele
09.10.2010, 10:49
Purtroppo le guerre sono "assurde" tutte per definizione, ma vengono fatte per interessi che noi non abbiamo la minima percezione di quanto siano grandi. Le guerre servono anche a mantenere gli interessi dell'economia bellica, la quale in mancanza di conflitti non potrebbe continuare a produrre armi e sopratutto a venderle ad una parte ed all'altra dei contendenti senza distinzione. Infatti, come protrai notare, le guerre sono ormai diventate cicliche e in corrispondenza di una fine apparente di una subito si innesca un'altro conflitto.
:quoto::quoto::quoto:
alessandro magno
09.10.2010, 10:58
purtroppo come ho detto io sopra, otre agli interessi di quelli che si fan i soldi, ci son pure i nostri piccoli miseri interessi , io ricordo un casino fatto alla materna di vittorio 2 o 3 anni fa' perche' la preside voleva abbassare il riscaldamento da 20 a 19 gradi per risparmiare.
Le mamme han fatto un casino di dio.
Certo se si pensasse che poi questo va incidere sui nostri consumi abnormi in fatto di energia.
Io preferirei portarlo a 18 il riscaldamento e non andare ad ammazzare gli altri ma siamo tutti disposti?
O e' piu facile criticare sempre gli altri ?
Anche la pace comporta dei sacrifici.
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AlexnelCuore
09.10.2010, 13:26
Sarebbe ora del rititro, quelli la pace non la vogliono e non è giusto che ci rimettano la pelle i nostri soildati
AlexnelCuore
09.10.2010, 13:44
Del Piero: "Vicino alle famiglie dei militari caduti"
Il presidente del Coni, Gianni Petrucci, ha invitato le Federazioni Sportive Nazionali ad osservare un minuto di silenzio su tutti i campi prima dell'inizio delle manifestazioni sportive del week-end in memoria dei 4 militari caduti in Afghanistan. Una vera e propria tragedia, provocata da un potentissimo 'led', un ordigno esplosivo improvvisato che ha colpito in pieno il Lince, distruggendolo, su cui viaggiavano i 4 militari deceduti più il ferito. Anche il capitano della Juventus, Alessandro Del Piero, ha voluto dedicare un pensiero a coloro che hanno perso la vita per la patria e alle loro famiglie attraverso il suo profilo ufficiale di Facebook: "Apprendo ora la notizia della drammatica strage che ha coinvolto i nostri alpini a Farah, in Afghanistan. Il mio pensiero in questo momento va soltanto a quei ragazzi e alle loro famiglie". Anche da questi piccoli gesti, si capisce l'immenso valore umano del capitano Alex Del Piero.
alessandro magno
09.10.2010, 13:51
bravo capitano.
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alessandro magno
09.10.2010, 20:13
i nostri quattro soldati.
http://www.ansa.it/webimages/hp_340/2010/10/9/0101009143139941_20101009.jpg
Francesco Vannozzi, 26 anni, originario del pisano, Gianmarco Manca, 32, di Alghero, Sebastiano Ville, 27, di Francofonte, in provincia di Siracusa - e Marco Pedone, 23 anni,che viveva con la famiglia a Patù, nel basso Salento
condoglianze alle famiglie
eldavidinho94
10.10.2010, 18:03
dietro ad ogni guerra ci sono degli interessi:
che siano economici, come dice alemagno,
che siano direttamente bellici, come dice baldasar
purtroppo questa guerra non ha molto significato,
almeno per quanto riguarda noi europa
poichè siamo andati lì per una missione di pace, morale (almeno sulla carta)
per aiutare chi? israele, afghanistan, palestina o chi?
e qui gia i conti non tornano perchè nella migliori delle ipotesi
usa ed inghilterra remano contro proprio a causa del fatto che
l'una sta con israele, l'altra con afghanistan!
come dicevo, sulla carta questa 'missione morale'
è in realtà una missione scrupolosamente e meramente economica
che frutta tanti, tanto petrolio!
lodi, lodi, lodi ai militari
che lo fanno per passione, senso d'appartenenza, patriottismo
ma... non è l'ora che tra di loro, a quattrocchi
si chiedano il motivo reale della loro trasferta in oriente?
in ogni caso, RIP
alessandro magno
11.10.2010, 09:48
Cronaca Percorso:ANSA.it (http://www.ansa.it/) > Cronaca (http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/cronaca/cronaca.shtml) > News
Afghanistan, rientrano le salme dei militari uccisi
Il C-130 è atterrato a Ciampino. Ad accoglierle Napolitano e Berlusconi
11 ottobre, 10:45
Messa in ricordo dei militari morti in Afghanistan
http://www.ansa.it/webimages/mida/medium/2010/10/11/57c4cc2ad5895265a5f0ea787f5a46e4_650643.jpg ROMA, 11 OTT - Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, è sulla pista dell'aeroporto militare di Ciampino dove è atterrato poco fa il C-130 con a bordo le salme dei quattro alpini uccisi in Afghanistan. Insieme al Capo dello Stato, tra gli altri, il presidente della CAmera, Gianfranco Fini, il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta, altri esponenti del Governo e del Parlamento. Naturalmente presenti anche i parenti delle vittime, straziati dal dolore e accompagnati da personale dell'Esercito. Sulla pista dello scalo romano anche un picchetto del Settimo reggimento Alpini di Belluno, il reparto dei quattro caduti, ed una rappresentanza di tutte le Forze Armate. A bordo del C-130, le quattro bare avvolte ciascuna in un tricolore: alcuni militari portano su cuscini di velluto rosso i cappelli alpini con la penna dei quattro militari caduti.
Le mani appoggiate sulla bara, avvolta nel Tricolore: un gesto diventato ormai purtroppo consueto. Il Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, ha reso omaggio così alle salme dei quattro alpini uccisi sabato in Afghanistan. I feretri sono stati portati a spalla dai loro stessi commilitoni. Sulla pista dell'aeroporto di Ciampino, sotto una pioggia sottile, ci sono le massime cariche dello Stato, i parenti, un picchetto del Settimo reggimento Alpini di Belluno, il loro reparto, ed una rappresentanza di tutte le Forze Armate. Presenti anche i vertici militari. Le bare, allineate sulla pista, sono state prima benedette dall'ordinario militare, monsignor Vincenzo Pelvi, poi il saluto commosso del Capo dello Stato.
Dopo l'omaggio del Capo dello Stato, le bare sono state condotte verso i carri funebri, mentre il trombettiere del Settimo reggimento intonava il Silenzio. Dietro alle bare, i parenti dei caduti, giunti ieri da quattro regioni diverse: la Toscana, la Sardegna, la Sicilia e la Puglia. Grande il loro dolore: si abbracciano e si sostengono l'un l'altro, confortati anche dagli psicologi dell'Esercito. Presenti anche i sindaci dei vari comuni di dove erano originarti gli alpini uccisi. Le salme verranno ora condotte all'Istituto di medicina legale per l'autopsia disposta dalla magistratura, che ha aperto un'inchiesta sull'attentato; poi verrà allestita una camera ardente al policlinico militare del Celio. I funerali solenni dovrebbero svolgersi (ma manca ancora l'ufficialità) domani alle 10 e 30 nella basilica romana di Santa Maria degli Angeli.
TALEBANI RIVENDICANO,SALME ALPINI IN ITALIA
di Vincenzo Sinapi
ROMA - Nel giorno del dolore, dell'ultimo saluto in Afghanistan ai quattro alpini della Julia uccisi ieri in un'imboscata, i talebani rivendicano. Nel loro sito ufficiale Internet e poi in dichiarazioni all'agenzia di stampa afgana Aip, per bocca del loro portavoce Qari Muhammad Yousaf hanno detto che l'attacco di ieri nel Gulistan è stato opera loro. Come sempre i toni sono roboanti e le cifre esagerate - "dieci veicoli del convoglio sono stati distrutti con la morte di tutti i soldati che si trovavano a bordo" - ma il fatto stesso che "vi sia stata una rivendicazione da parte dei talebani conferma la natura terroristica della loro attività", sottolinea il ministro della Difesa La Russa. Un'azione terroristica "portata a termine da personale esperto e con tecniche inedite", spiega una fonte vicina alle indagini. A differenza del passato, infatti, non vi è stata la semplice esplosione di un 'Ied', un ordigno rudimentale che in Afghanistan in molti sono in grado di confezionare e piazzare. "No - spiega la fonte - questa volta c'é stato un 'attacco combinato' pianificato a tavolino, condotto con tecnica militare da un gruppo di insorti numeroso e ben organizzato". Tra i militari italiani e gli insorti si è combattuta una vera e propria battaglia, lo scontro a fuoco è stato violento prima e dopo l'esplosione dell'ordigno. Anche in questo caso, "non il solito 'Ied', ma una bomba con almeno 100 chili di esplosivo". Oppure un più sofisticato 'Efp', in grado di forare anche spesse corazzature sfruttando il principio della carica cava. Gli artificieri sono al lavoro su quello che è rimasto del Lince proprio per capire che tipo di ordigno sia stato usato e quali contromisure adottare. Di sicuro, si farà un uso sempre maggiore dei nuovi blindati Freccia, più lenti dei Lince ma con ulteriori protezioni, e si privilegerà per quanto possibile il trasporto con gli elicotteri, che aumenteranno di numero, come ha annunciato La Russa. In attesa poi che il Parlamento decida se armare o no con le bombe i caccia Amx (e eventualmente se dotare di missili gli aerei senza pilota Predator), sono in arrivo in 'teatro' anche particolari robot anti-mine e nuovi congegni elettronici che impediscono l'attivazione di ordigni. Ma tutto questo succederà domani. Adesso c'é da pensare a rendere onore e salutare per l'ultima volta Francesco Vannozzi, Gianmarco Manca, Sebastiano Ville e Marco Pedone, i quattro alpini devastati dall'esplosione (il quinto soldato a bordo del Lince, Luca Cornacchia, ferito alle gambe, sarà rimpatriato "prima possibilé). Lo hanno fatto i loro commilitoni, molti dei quali non si sono vergognati di piangere, nel quartier generale italiano di Herat, dove - nella sala 'Folgore' - è stata allestita la camera ardente e dove il cappellano militare di Camp Arena ha celebrato la messa funebre. Un rito triste e affollato, come quello celebrato nel cinema della caserma del 7/o alpini di Belluno, il loro reparto. E' già notte in Afghanistan quando le quattro bare, ciascuna avvolta nel Tricolore, sono state portate in spalla dagli alpini e messe a bordo del C-130 dell'Aeronautica militare che atterrerà domani alle 9 a Ciampino. Sulla pista dell'aeroporto ci sono tutti. C'é una rappresentanza dei militari stranieri, c'é l'ambasciatore d'Italia Claudio Glaentzer, c'é il Rappresentante speciale dell'Onu in Afghanistan, Staffan de Mistura. E c'é, naturalmente, il comandante dei militari italiani, che nei sei mesi infernali appena trascorsi si trova ancora una volta a piangere la perdita di suoi soldati. Sale a bordo del C-130 e, sull'attenti, saluta le bare militarmente. Anche il mondo dello sport - dal calcio, al basket, alla Formula 1 - ha reso omaggio ai caduti: lo stadio di Livorno, come era accaduto per la morte del capitano Romani, si è distinto anche oggi per alcune bordate di fischi, coperti però da un lungo e fragoroso applauso dei veri tifosi. Domani, a Ciampino, ad accogliere i feretri saranno le massime cariche dello Stato: confermate le presenze del presidente Napolitano e del premier Berlusconi, rientrato in anticipo dalla Russia. Con loro, straziati dal dolore, i familiari delle vittime già arrivati a Roma da quattro regioni: Toscana, Puglia, Sardegna e Sicilia. I funerali solenni si svolgeranno martedì, nella capitale.
eldavidinho94
14.10.2010, 23:09
IERI I FUNERALI DEGLI ALPINI A ROMA
Ora dite la verità sulla guerra afghana
Le emozioni sono nemiche della verità, tutta la verità? Forse è inevitabile che sia così, soprattutto quando dolore e rabbia nascono dalla morte di giovani in uniforme. Ma poi fatalmente giunge il momento di dirla, la verità. Di non seminare illusioni in una opinione pubblica scossa e incerta, di misurare correttamente le sue speranze, di essere franchi anche quando le previsioni correnti sono sgradevoli e impopolari.
L'Italia di oggi, che non si è ancora asciugata le lacrime per i quattro Alpini caduti in Afghanistan e onorati solennemente ieri a Roma, si trova a questo punto. Perché su quanto hanno detto non pochi politici, su quanto hanno scritto alcuni giornali, su quanto si è udito in tv, gli italiani meritano la verità della chiarezza.
Dotiamo i nostri aerei di bombe e missili, ha proposto il ministro La Russa. Un po' come, in una precedente analoga occasione, si decise di autorizzare i Tornado a sparare con quei cannoncini di cui non si è più avuta notizia. Chi si oppone oggi all'idea di La Russa ha scrupoli costituzionali (ma davvero dobbiamo continuare a negare che quella dell'Afghanistan è una guerra?), oppure, come il pd Fassino, ricorda che i bombardamenti aerei provocano molte morti di civili. Per chi partecipa a un conflitto, tuttavia, la domanda-chiave è diversa: servirebbero ad aumentare la sicurezza delle nostre forze, queste bombe fornite agli aerei? In circostanze che raramente si verificano, forse sì. Di più servirebbe armare i velivoli senza pilota Predator, che potrebbero colpire i guerriglieri sorpresi a installare trappole esplosive. Ma il punto vero è ricordare con franchezza che la quasi totalità dei nostri caduti ha perso la vita saltando su mine stradali o cadendo in agguati improvvisi e fulminei condotti da piccoli gruppi, contro i quali gli aerei poco potrebbero. E allora? Allora quel che conta è non far intendere all'opinione pubblica che con le bombe sugli aerei i nostri sarebbero meno vulnerabili.
Si è poi creata una gran confusione sul fatto che il contingente italiano in Afghanistan «comincerà a ritirarsi nell'estate 2011». Potrebbe risultare vero, se Obama terrà duro e se questo sarà l'accordo al vertice Nato del mese prossimo a Lisbona. Il ministro Frattini ha tuttavia fatto bene a precisare, quando ormai il toto-calendario impazzava, che il ritiro avrà luogo «tra il 2011 e il 2014». E questo se tutto andrà nel migliore dei modi. Non solo. L'Italia ha promesso a Obama di aumentare i suoi effettivi che a fine anno dovrebbero arrivare a quota 4000. E partiranno anche alcune centinaia di Carabinieri in più, con compiti di istruttori. Altro che ritiro, dunque. Semmai bisognerebbe spiegare agli italiani che ora e nei prossimi mesi sarà prodotto il massimo sforzo in termini militari, con relativo aumento dei rischi per i soldati, nella speranza di rafforzare i negoziatori che guidati da Karzai stanno cercando di coinvolgere i talebani in un accordo che consenta il disimpegno onorevole delle forze straniere. L'unica condizione sembra ormai essere quella dell'isolamento di Al Qaeda, ma ben pochi credono che il disegno possa riuscire. Gli italiani meriterebbero di saperlo, perché i nostri soldati come tutti gli altri rischieranno di più, non di meno.
È alla luce di queste crude realtà, e non di imbonimenti più o meno pre-elettorali, che l'Italia dovrà portare a Lisbona una posizione univoca. Partendo da quali premesse? Ogni lutto, purtroppo, serve a passarle in rassegna. Berlusconi ha assunto una posizione di coerenza con gli impegni sottoscritti in sede Nato. Fini e Casini hanno accenti diversi ma sono sulla stessa linea. La Lega si espone il meno possibile ed è notoriamente divisa tra appoggio al governo e voglia di disimpegno. Bersani come altre volte ha chiesto una non meglio precisata riflessione ma stavolta è stato chiaro sulla necessità che l'Italia si muova comunque con gli alleati atlantici. Di Pietro è per il modello olandese: via dall'Afghanistan, velocemente e unilateralmente. L'estrema sinistra è coerente nel suo no su tutta la linea.
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Poi c'è chi più conta, c'è quel Barack Obama che tenta disperatamente di mantenere i primi ritiri al luglio 2011 ma non vuole dover poi andar via come l'America andò via da Saigon. Ci sono i talebani sempre più forti e i narcotrafficanti sempre più potenti. E c'è un Pakistan che fa il triplo gioco. Probabilità di vittoria? Pochissime. Ma restiamo dell'idea che l'Italia debba resistere alle tentazioni olandesi, e muoversi con i suoi principali partner atlantici ed europei. Dicendo la sua, beninteso. Ma sapendo che talvolta si può anche combattere, e morire, per un interesse nazionale che di astratto ha soltanto l'apparenza.
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juventinadelsud
17.10.2010, 08:36
a me quello che dispiace è che la gente ci rimette la vita per un pezzo di pane!non a caso sono quasi sempre del sud la mancanza di lavoro purtroppo ti costringe ad accettare anche questo!
eldavidinho94
18.11.2010, 16:44
nUOVI guai giudiziari per il capo di Wikileaks
Mandato d'arresto per Julian Assange
Lo ha deciso il pubblico ministro in Svezia: l'accusa è quella di violenza sessuale
<table class="foto-h-left" width="1" align="left"> <tbody><tr> <td>http://www.corriere.it/Hermes%20Foto/2010/11/18/0LC2SFGA--180x140.jpg</td> </tr> <tr> <td>Julian Assange (Ap)</td> </tr> </tbody></table> STOCCOLMA - Il pubblico ministro in Svezia ha spiccato un mandato di arresto per violenza sessuale nei confronti di Julian Assange, il fondatore del sito Wikileaks che ha rivelato migliaia di documenti segreti. «Ho chiesto al tribunale di Stoccolma di arrestare Assange, sospettato di stupro, molestie sessuali e coercizione nei confronti di due donne nella scorsa estate», si legge in un comunicato del procuratore svedese Marianne Ny. «La ragione della mia richiesta è che voglio interrogarlo, e sino ad oggi non ci siamo riusciti», aggiunge. La vicenda che coinvolge Assange risale allo scorso agosto: il fondatore di Wikileaks è stato accusato di un presunto stupro che avrebbe avuto luogo a Enkoping, oltre a tre casi di molestie a Stoccolma e uno di «coercizione illegale». Una risposta della corte di Stoccolma dovrebbe arrivare entro la sera di giovedì. Un mandato di arresto nei confronti di Assange era già stato spiccato il 20 agosto, e poi ritirato ore dopo. Nel frattempo, l'australiano ha ammesso tramite il proprio legale di aver conosciuto le due donne che lo accusano, di 25 e 35 anni, «erano entrambe alla mia conferenza stampa», e ha escluso di aver fatto «sesso non consensuale» rifiutandosi di aggiungere altro, «sono fatti privati». Se il mandato di arresto chiesto dalla procura svedese contro Assange per stupro, molestie e coercizione verrà accettato dal tribunale di Stoccolma le autorità potrebbero spiccare un mandato di arresto internazionale. Lo ha precisato la portavoce Karin Rosander alla stampa locale.
L'AVVOCATO: «RICHIESTA SPROPORZIONATA» - La richiesta di arresto della procura svedese è «esagerata» e «sproporzionata» ha detto il legale di Julian Assange in Svezia, dopo la richiesta di arresto per stupro, moleste e costrizione. Lo riferisce la stampa di Stoccolma. «Naturalmente (Assange) nega ogni coinvolgimento, e si oppone all'arresto. Non crediamo sia proporzionato chiedere il suo arresto solo per interrogarlo», ha detto Bjorn Hurtig: «L'interrogatorio si può organizzare in molti modi differenti».
LA RIAPERTURA DEL CASO - All'inizio di settembre il procuratore capo svedese aveva annunciato di voler riaprire l'indagine preliminare per stupro a carico di Assange dopo un'ulteriore revisione del caso. Il mese scorso la procura aveva chiuso l'indagine per il presunto stupro, lasciando invece aperta quella per molestie. Assange aveva ribadito la correttezza del suo operato e il mese scorso ha detto che l'intelligence australiana l'aveva avvisato di piani per gettare discredito sul sito. Il mese scorso WikiLeaks ha pubblicato più di 70.000 documenti militari segreti sull'Afghanistan, in quello che le autorità americane hanno definito una delle maggiori violazioni di sicurezza nella storia dell'esercito americano.
18 novembre 2010
eldavidinho94
19.11.2010, 16:34
Medio Oriente Talabani si oppone alla condanna a morte
Il presidente iracheno: «Non firmerò mai l' esecuzione di Aziz»
Spiraglio per il braccio destro di Saddam Il processo Tareq Aziz lo scorso ottobre è stato condannato a morte dall' Alto tribunale di Bagdad per avere partecipato alla «persecuzione dei partiti religiosi», con riferimento alla minoranza sciita massacrata senza pietà nel quasi trentennio della dittatura di Saddam
La vita di Tareq Aziz dipende ormai da una sola parola: «de-baathificazione». Ieri persino il presidente iracheno, il curdo Jalal Talabani, si è rifiutato di firmare la sua condanna a morte. Ma bisogna vedere adesso se il premier sciita, Nouri al Maliki, sarà disposto a porre fine alla sua politica di persecuzione contro gli esponenti del vecchio regime baathista o resterà fermo sulle proprie posizioni, anche a costo di pregiudicare i rapporti con le diplomazie occidentali e i suoi partner nel nuovo governo di unità nazionale. Una questione non da poco: il destino del «cristiano più noto dell' Iraq», l' ex numero due della dittatura di Saddam, potrebbe tra l' altro essere rivelatore della capacità di tenuta della nuova coalizione a Bagdad. Da tempo infatti il leader del blocco sunnita, Yiad Allawi, chiede la fine della de-baathificazione come cemento del governo unitario a garanzia della convivenza tra sciiti e sunniti. Malato, stanco di lottare, condannato alla pena capitale il 26 ottobre dall' Alto tribunale di Bagdad, a 74 anni compiuti Aziz ha visto ieri riaprirsi uno spiraglio di speranza. Da Parigi infatti Talabani, appena riconfermato presidente per un secondo mandato, ha dichiarato a France 24 Tv di non essere assolutamente disposto ad approvare l' impiccagione di Aziz. «Non posso firmare un ordine di questo tipo perché sono socialista. E provo compassione per Aziz perché è un cristiano iracheno ed è anziano. Non posso firmare», ha spiegato. Parole certo ben accolte dagli avvocati dell' imputato. Che però mettono in guardia: la condanna può essere firmata dal vice presidente o dal ministro di Grazia e Giustizia. Se Maliki davvero insiste, per Aziz c' è poco da fare. Anche il figlio maggiore del condannato, Ziad Aziz, pur ringraziando Talabani per le sue parole, non nasconde lo scetticismo. «Stiamo attenti. Nel 2006 ancora Talabani si disse contrario alla pena capitale per Saddam ma non servì a nulla», dichiara per telefono al Corriere dal suo esilio ad Amman. Il punto, dice, è se nei prossimi giorni il presidente sarà davvero disposto a dare battaglia a Bagdad. «Ora Talabani è a Parigi. Non mi stupisce dica queste cose. In Europa, il credo religioso di mio padre suscita interesse, specie dopo i gravi attentati contro i cristiani iracheni. Non dimenticate che la basilica assiro-cattolica, dove è avvenuto il massacro del 31 ottobre, era quella frequentata da mio padre con la nostra famiglia sino al 2003. Occorre però che Talabani continui a difendere le sue posizioni in patria e convinca Maliki nei prossimi giorni», aggiunge. Quindi esprime la speranza che anche le promesse di Franco Frattini siano mantenute. Osserva Ziad: «Il ministro degli Esteri italiano si è detto disposto a venire a Bagdad per difendere la causa di mio padre. Potrebbe essere utilissimo. Magari potranno incontrarsi nel carcere di Qadimieh, dove è rinchiuso. Frattini vedrà in che stato terribile lo tengono. In agosto ha avuto un ictus. Da allora non può né camminare né parlare. Almeno gli americani offrivano assistenza medica nelle loro celle. Ma da quando tre mesi fa è passato nelle carceri irachene è solo, completamente abbandonato a se stesso». Lorenzo Cremonesi RIPRODUZIONE RISERVATA **** Chi è Tareq Aziz Nato nel 1936 nel nord dell' Iraq, cristiano, negli anni 60 fu un fedelissimo di Saddam. Ministro degli Esteri dal 1983 al 1991, vice premier dal 1979 al 2003, quando per gli Usa divenne l' 8 di picche nel mazzo dei super ricercati (foto). Arrestato nell' aprile 2003, condannato a morte il 26 ottobre 2010
Cremonesi Lorenzo
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