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gabriele
24.03.2009, 17:13
Sembra che finalmente il processo a Moggi e altri inizia:
Direi di postare in questo topic tutto quello che riusciamo a trovare sul suddetto processo.
Inizio io con questo articolo trovato su giùlemanidallajuve

Calciopoli: si riparte da Napoli


L’aula bunker di Poggio Reale ospiterà il dibattimento della prima udienza di calciopoli, dopo lo slittamento di gennaio a causa di un difetto di notifica.
Oltre a Moggi, sono imputati Marcello Ambrosino, Paolo Bergamo, Paolo Bertini, Enrico Ceniccola, Antonio Dattilo, Massimo De Santis, Andrea Della Valle, Diego Della Valle, Mariano Fabiani, Maria Grazia Fazi, Pasquale Foti, Silvio Gemignani, Claudio Lotito, Gennaro Mazzei, Innocenzo Mazzini, Leonardo Meani, Sandro Mencucci, Pierluigi Pairetto, Claudio Puglisi, Salvatore Racalbuto, Pasquale Rodomonti, Ignazio Scardina e Stefano Titomanlio.
Si procederà alla costituzione delle parti civili e dovranno essere prese decisioni sulle intercettazioni e sugli innumerevoli testimoni citati dalla difesa e dall’accusa. I legali di L. Moggi hanno preannunciato la richiesta di un'eccezione di competenza territoriale.
Anche la Juventus entrerà nel processo, presenterà una memoria difensiva, chiamata a rispondere per responsabilità civili degli effetti del sistema “Moggi”. Qualora il comportamento di L. Moggi venisse reputato colpevole con atti compiuti per conto del club bianconero, potrebbe configurarsi una responsabilità civile della società piemontese costretta, quindi, a pagare. Se, viceversa, Moggi verrà assolto, cadrà automaticamente la responsabilità civile della Juventus.
Nel procedimento risultano costituite parti civili oltre alla Federazione Italiana Gioco Calcio,anche le società Brescia, Bologna (sia quella attuale, sia la società dichiarata fallita negli anni scorsi), Atalanta, Lecce, Roma e la società fallita della Salernitana. Si sono costituite parti civile anche alcune associazioni di consumatori. Istanze sono state presentate anche da privati cittadini. Anche la società editrice EdiGamma si è costituita parte civile: chiede i danni per la mancata assegnazione del titolo alla Juventus avendo stampato 1 milione di figurine della Juventus campione d'Italia.
Richieste di risarcimenti danni anche dal ministero delle Finanze e dal ministero delle Politiche giovanili (nel 2006 guidato da Giovanna Melandri), l'avvocatura e i monopoli di Stato e la Rai.
Le tesi dell’accusa : Il «cuore» del processo, per quanto riguarda l'accusa, è rappresentato da migliaia di intercettazioni telefoniche che dovrebbero documentare, tra l'altro, contatti tra Moggi e i designatori arbitrali nonchè dalla schede sim segrete che sarebbero state da Moggi fornite ad alcuni arbitri per comunicazioni riservate. I pm Beatrice e Narducci presenteranno una lista testimoni composta da 108 persone. Luciano Moggi sceglieva gli arbitri delle partite, attraverso pressioni sui designatori e intervenendo sulle griglie di sorteggio. Questo comportamento viene equiparato dai pm all’aggiustare le sentenze di un processo e presupporrebbe «l’associazione a delinquere finalizzata alla frode sportiva».La mancanza di “prove” di questa corruzione (elargizione di denaro o simili) viene aggirata dai pm con la dimostrazione che chi, fra gli arbitri, faceva parte del gruppo di potere aveva maggiore possibilità di carriera (e quindi guadagnava di più), gli altri arbitravano meno partite e meno importanti. Alla tesi del «così facevano tutti», i pm rispondono: «Che piaccia o no agli imputati, non ci sono mai state telefonate tra moRatto, Sensi, Campedelli o altri presidenti e i due designatori Bergamo e Pairetto».
La difesa : Non c’è stata associazione a delinquere perché non c’è stato un complotto con altri per fare qualcosa. I fatti di cui si parla sono avvenuti ma non rappresentavano un illecito perché i contatti con gli esponenti arbitrali erano diffusi e condivisi tra i dirigenti di club. Nelle telefonate acquisite non c’era l’atteggiamento tipico di chi vuole commettere un illecito, non ci sono richieste di favori. Si chiederà la trascrizione di tutte le telefonate, non solo quelle utili al teorema accusatorio, ma le migliaia in cui questo potrebbe essere smontato.
La difesa risponde che l'accusa di associazione a delinquere è basata sulle intercettazioni, ma è stata già smontata a Roma e auspicano un "processo normale" che non subisca le pressioni mediatiche che hanno accompagnato e caratterizzato calciopoli.
L. Moggi ha presentato una lista di 498 esponenti del mondo del calcio chiamati come testimoni.

eldavidinho94
24.03.2009, 21:49
La Juve esce dal processo Calciopoli
Estromesse le parti civili che avrebbero chiesto i danni al club

NAPOLI, 24 marzo - E' ripartito oggi il processo per Calciopoli. Alle ore 10.35 è arrivato il primo break dell'udienza perchè non sono state correttamente presentate le notifiche per gli arbitri De Sanctis e Dattilo. Il presidente della commissione Teresa Caroria assieme al suo collegio (tutto al femminile) è in camera di consiglio per decidere sul da farsi.

MOGGI ASSENTE - Si è costituito l'ex giocatore della Lazio Arcadio Spinozzi, difeso dall'avvocato Renato Miele (anch'egli ex calciatore della Lazio anni '80), che aveva scritto libro denuncia sul mondo del calcio. Si sono costituiti come parte civile contro Luciano Moggi anche i due ex giovani della Juve Boudianski e Ilyas Zetulayev. Assente l'imputato Moggi mentre sono in aula l'arbitro Bertini e l'assistente Ambrosino.

SPOSTARE IL PROCESSO - Per tutti gli avvocati eccezione di competenza territoriale, il legale di Moggi, Paolo Trofino, sostiene che competente sia il tribunale di Roma («Dove hanno sede la Figc, dove si tenevano i sorteggi, dove venne eletto Carraro...») o in secondo ordine a Torino. «Perché - siega Trofino - le schede sim svizzere date a Paparesta padre a Napoli erano state comprate su ordine di Moggi dato dalla sede di Torino». L'altro legale dell'ex dt, Prioreschi, chiede la nullità del procedimento: «In sede di udienza preliminare non si è formato il fascicolo processuale come previsto dalla legge». Ora si va avanti con le parti civili, dopo la batteria di fila delle eccezioni dei legali difensori dei 24 imputati.

L'ATTESA - Il Giudice Casoria è da qualche ora in Camera di consiglio per prendere una decisione su tutte le eccezioni preliminari presentate dalle parti. Dovrebbe uscire intorno alle 18.30-19. Ha comunque già fissato un fittissimo calendario di udienze (ben 14) di qui alla sosta estiva.

PROCESSO RESTA A NAPOLI, ESTROMESSE PARTI CIVILI - Resta a Napoli il processo di Calciopoli. Lo ha deciso stasera la nona sezione del tribunale di Napoli dopo cinque ore di Camera di Consiglio che ha respinto le istanze di incompetenza territoriale avanzate dalla difesa. I giudici hanno anche deciso l' estromissione di tutte le parti civili, ritenendo che non sussistano "danni diretti e immediati".

JUVE FUORI DAL PROCESSO - Escono quindi dal processo la Juve, tutte le società calcistiche che avevano proposto la costituzione di parte civile, l' Avvocatura dello Stato e la Figc. È stata stralciata per un difetto di notifica la posizione dell' arbitro Massimo de Santis, su cui sarà chiamato a pronunciarsi di nuovo il Gup in udienza preliminare.

PROCESSO VELOCE - Sarà un procedimento veloce: previste 13 udienze dalla prossima del 21 aprile, fino alla pausa estiva.

alessandro magno
24.03.2009, 22:54
Serie A - Calciopoli: Moggi non si presenta

Eurosport - mar, 24 mar 19:16:00 2009

Assente l'ex-dg della Juventus alla ripresa del processo di Calciopoli a Napoli: la difesa chiede lo spostamento del processo stesso a Roma o a Torino




Si è riaperto questa mattina il processo di Calciopoli la nona sezione del tribunale di Napoli: Luciano Moggi non si è presentato in aula, ma la sua difesa (nella persona di Paolo Trofino) ha chiesto il trasferimento del processo stesso a Roma o, in subordine, a Torino, "perché - spiega Trofino - le schede SIM svizzere date a Paparesta padre a Napoli erano state comprate su ordine di Moggi dato dalla sede di Torino".

I legali dell'ex-dg della Juventus hanno richiesto anche l'annullamento del decreto che dispone giudizio, in quanto mancherebbero due capi di imputazione, non trascritti nell'atto notificato a Moggi, e le accuse formulate sarebbero generiche laddove si fa riferimento ad "atti fraudolenti".

Quanto allo svolgimento del processo, alle 10.35 è arrivato il primo break in quanto non sono state presentate in modo corretto le notifiche per gli arbitri De Sanctis e Dattilo. Si sono costituiti l'ex-giocatore della Lazio, Arcadio Spinozzi, e, come parte civile contro Moggi i due ex-bianconeri Boudianski e Zetulayev.
Eurosport

gabriele
25.03.2009, 08:06
I giudici hanno anche deciso l' estromissione di tutte le parti civili, ritenendo che non sussistano "danni diretti e immediati".

Questa mi sembra già una buona cosa

conte di montecristo
25.03.2009, 08:06
vorrei capire il significato legale processuale in merito alla decisione di estromissione delle parti civili che hanno richiesto un risarcimento... oltre alla società juve, all'avvocatura dello stato e della FIGC


se la stessa juve non può chiedere una risarcitoria la cosa mi puzza

conte di montecristo
25.03.2009, 08:09
da forzaroma (ci sono i nomi delle squadre che avevano richiesto il risarcimento):

Riparte il processo Calciopoli

Lunedì 23 Marzo 2009 13:21

Si riparte. Dopo la brevissima udienza del 20 gennaio scorso, chiusa con un immediato rinvio per difetto nelle notifiche agli imputati, si torna in aula a Napoli nel processo per

Calciopoli.
E il dibattimento si sposta nell'aula bunker di Poggioreale vista l'eccessiva affluenza. La prima decisione sarà sulle costituzioni di parte civile: si sono presentati la Figc, il Lecce, la Roma, la Salernitana (la vecchia ormai fallita), l'Atalanta, il Bologna ormai fallito (con richiesta di risarcimenti milionari a Juventus e Fiorentina), alcune associazioni di consumatori, oltre ad alcuni cittadini che si ritengono danneggiati come tifosi e come utenti di televisioni a pagamento. Ma il collegio della IX sezione, tutto al femminile (presidente Teresa Casoria, consiglieri Maria Pia Gualtieri e Francesca Pandolfi), dovrà decidere soprattutto sulle intercettazioni e sull'interminabile numero di testimoni che le parti intendono citare, ovvero sulle prove. Le intercettazioni sono infatti la base del processo, ma non potranno essere ammesse come prova nella forma delle «informative» dei Carabinieri usate dai pm Filippo Beatrice e Giuseppe Narducci: dovranno essere trascritte da periti, ma bisognerà decidere se questo dovrà riguardare tutte le 31.000 telefonate. Inoltre la difesa di Luciano Moggi presenterà un'eccezione di competenza territoriale, che probabilmente sarà però respinta: secondo gli avvocati dell'ex dg della Juve il processo dovrebbe essere trasferito a Roma o a Torino. Oltre a Moggi, sono imputati Marcello Ambrosino, Paolo Bergamo, Paolo Bertini, Enrico Ceniccola, Antonio Dattilo, Massimo De Santis, Andrea Della Valle, Diego Della Valle, Mariano Fabiani, Maria Grazia Fazi, Pasquale Foti, Silvio Gemignani, Claudio Lotito, Gennaro Mazzei, Innocenzo Mazzini, Leonardo Meani, Sandro Mencucci, Pierluigi Pairetto, Claudio Puglisi, Salvatore Racalbuto, Pasquale Rodomonti, Ignazio Scardina e Stefano Titomanlio

Pirata
25.03.2009, 08:38
aspettiamo fiduciosi:
Grazie Gabriele &Conte nel tenerci aggiornati... ;)

Pirata
25.03.2009, 08:42
Calciopoli, il processo resta a Napoli

22:10 del 24 marzo
calciomercato.com

La nona sezione del tribunale di Napoli, dopo cinque ore di Camera di Consiglio, ha respinto le istanze di incompetenza territoriale avanzate dalla difesa.

Il processo di Calciopoli, dunque, resta a Napoli. I giudici hanno anche deciso l'estromissione di tutte le parti civili, ritenendo che non sussistano "danni diretti e immediati". Escono quindi dal processo tutte le società calcistiche che avevano proposto la costituzione di parte civile, l' Avvocatura dello Stato, la Figc, e gli altri enti. È stata stralciata per un difetto di notifica la posizione dell'arbitro Massimo de Santis, su cui sarà chiamato a pronunciarsi di nuovo il Gup in udienza preliminare.

gabriele
25.03.2009, 10:17
Originally posted by conte_di_montecristo@Mercoledì, 25-Mar-2009, 09:06
vorrei capire il significato legale processuale in merito alla decisione di estromissione delle parti civili che hanno richiesto un risarcimento... oltre alla società juve, all'avvocatura dello stato e della FIGC


se la stessa juve non può chiedere una risarcitoria la cosa mi puzza
Caro Conte da quello che ho capito erano altri a chiedere risarcitorie alla Juve, e che quindi questo passaggio è stato annullato, però sarebbe meglio chiedere a qualcuno che ha pratica legale, se qualcuno ha un amico avvocato ci faccia sapere con maggiore chiarezza, perchè il " legalese 2 per me e come l'aramaico :rolleyes:

conte di montecristo
26.03.2009, 08:09
mercoledì 25 marzo 2009
CALCIOPOLI, IL PROCESSO RESTA A NAPOLI MA VENGONO ESCLUSE DAL DIBATTIMENTO TUTTE LE PARTI CIVILI. STRALCIATA LA POSIZIONE DELL'ARBITRO DE SANTIS
Resta a Napoli il processo di calciopoli nel quale non saranno però presenti le parti civili, nè le società calcistiche che si ritengono danneggiate, nè enti sportivi come la Fgci, nè l'avvocatura dello Stato per i danni relativi alla gestione delle scommesse. Lo ha deciso stasera la nona sezione del Tribunale (presidente Teresa Casoria) che, dopo oltre cinque ore di camera di consiglio, ha respinto quasi tutte le richieste avanzate dai difensori degli imputati. Diversi legali avevano infatti sostenuto che la sede di Napoli non fosse competente a giudicare dirigenti sportivi, arbitri, assistenti e tutte le persone accusate di far parte di una associazione per delinquere o per singoli episodi di frode sportiva, concretizzatesi nell'alterazione sistematica dell'esito di numerose partite del campionato 2004-2005. A cominciare dagli avvocati Paolo Trofino e Maurilio Prioreschi, legali del principale imputato, l'ex dg della Juve Luciano Moggi, i quali avevano chiesto il trasferimento del processo a Roma o, in subordine, davanti al tribunale di Torino. Ma erano diverse le sedi (Roma, Verona, Lodi, Firenze, Arezzo, Bassano del Grappa) proposte anche dai legali di altri imputati, che hanno ripresentato le stesse istanze già respinte lo scorso anno nel corso dell'udienza preliminare dal gup Eduardo De Gregorio. Su tutte le istanze dei difensori - comprese quelle di nullità relative ad alcune notifiche - hanno espresso parere contrario i pm Filippo Beatrice e Giuseppe Narducci. Al termine di una lunga camera di consiglio (il termine fissato per le 18.30 è slittato di oltre tre ore) il Tribunale ha emesso una articolata ordinanza che ha riservato non poche sorprese. Resta ferma la competenza territoriale che si radica a Napoli perchè il Tribunale deve valutare "allo stato degli atti" e perchè non sono emersi elementi per decidere in maniera diversa in relazione all'accusa più grave di associazione per delinquere. Escono invece dal processo le numerose parte civili. Se la estromissione era ampiamente prevista per le istanze presentate da singoli scommettitori o abbonati Sky , da singoli tesserati o da associazioni di consumatori, ha invece destato scalpore l'uscita dal processo di tutte le altre parti civili: dalla Fgci al ministero delle Finanze, fino a società come Atalanta, Brescia, Lecce, Roma, Bologna, nonchè la curatela fallimentare della Salernitana, e la Rai. Stralciata la posizione dell'arbitro Massimo De Santis: i giudici hanno accolto le richieste degli avvocati Silvia Morescanti e Paolo Gallinelli relative a un difetto di notifica e hanno disposto che la posizione dell'ex arbitro ritorni davanti al gup per una nuova udienza preliminare. Il processo riprenderà il 21 aprile. Il Tribunale ha stabilito un fitto calendario di udienze: 21 e 28 aprile, 5, 15, 19 e 26 maggio, 12, 16, 26 e 30 giugno, 10, 14 e 21 luglio.


praticamente hanno deciso in camera di consiglio e quindi in pieno svolgimento processuale esattamente quanto di fatto la stampa aveva previsto... mah!

però il fatto che il duo beatrice narducci erano contrari

come il fatto che l'imputazione più importante da processare resta l'associazione a delinquere

lasciano ben sperare

conte di montecristo
26.03.2009, 08:12
Originally posted by gabriele+Mercoledì, 25-Mar-2009, 11:17--></div><table border='0' align='center' width='95%' cellpadding='3' cellspacing='1'><tr><td>QUOTE (gabriele @ Mercoledì, 25-Mar-2009, 11:17)</td></tr><tr><td id='QUOTE'> <!--QuoteBegin-conte_di_montecristo@Mercoledì, 25-Mar-2009, 09:06
vorrei capire il significato legale processuale in merito alla decisione di estromissione delle parti civili che hanno richiesto un risarcimento... oltre alla società juve, all&#39;avvocatura dello stato e della FIGC


se la stessa juve non può chiedere una risarcitoria la cosa mi puzza
Caro Conte da quello che ho capito erano altri a chiedere risarcitorie alla Juve, e che quindi questo passaggio è stato annullato, però sarebbe meglio chiedere a qualcuno che ha pratica legale, se qualcuno ha un amico avvocato ci faccia sapere con maggiore chiarezza, perchè il " legalese 2 per me e come l&#39;aramaico :rolleyes: [/b][/quote]
purtroppo non vedo più quel signore col nik strano che postava ottimi articoli e pareva essere in gamba

juventinadelsud
26.03.2009, 09:20
io non capisco nulla o quasi di legge e processi quindi potrò dire poco o nulla su questo argomento.
credo che tutto giri intorno alle intercettazioni e se alla fine verranno considerate solo le poche giudicate compromettenti e moggi verrà condannato solo sulla base di queste allora c&#39;è da pensare che sarà solo un processo mediatico e personalmente do la colpa di tutto questo ai pessimi eredi agnelli El Can e non perche anche i diretti agnelli non hanno proprio fatto nulla per difendere il difendibile.
il fango è stato buttato sulla juve grazie a questi eredi inetti e incapaci ecco perche non me la prendo mai direttamente con cobolli &co.
però meglio aspettare l&#39;evolversi del prcesso prima di giudicare resta il fatto che io personalmente non perdonerò mai gli eredi agnelli per quello che è successo e la mia unica speranza è vedere la juve in mano ad altri

juventinadelsud
26.03.2009, 09:24
Originally posted by gabriele+Mercoledì, 25-Mar-2009, 11:17--></div><table border='0' align='center' width='95%' cellpadding='3' cellspacing='1'><tr><td>QUOTE (gabriele @ Mercoledì, 25-Mar-2009, 11:17)</td></tr><tr><td id='QUOTE'> <!--QuoteBegin-conte_di_montecristo@Mercoledì, 25-Mar-2009, 09:06
vorrei capire il significato legale processuale in merito alla decisione di estromissione delle parti civili che hanno richiesto un risarcimento... oltre alla società juve, all&#39;avvocatura dello stato e della FIGC


se la stessa juve non può chiedere una risarcitoria la cosa mi puzza
Caro Conte da quello che ho capito erano altri a chiedere risarcitorie alla Juve, e che quindi questo passaggio è stato annullato, però sarebbe meglio chiedere a qualcuno che ha pratica legale, se qualcuno ha un amico avvocato ci faccia sapere con maggiore chiarezza, perchè il " legalese 2 per me e come l&#39;aramaico :rolleyes: [/b][/quote]
si dovrebbe essere cosi sono state annullate tutte le istanze di risarcimento danni dalla juve quindi dovrebbeessere il primo atto positivo del processo

lele
26.03.2009, 13:13
Cioe ..se ho ben capito ke la juve "dovrebbe essere risarcita"???

gabriele
26.03.2009, 13:47
No caro omonimo nessuno risarcerà nessuno, nelle fattispecie erano alcune società di seria A e B, la Lega Calcio e la FIGC e altre società di consumatori a chiedere risarcimenti alla Juve. Da quanto ho capito adesso il processo continuarà contro Moggi ed altri per associazione a delinguere.

maurizio
26.03.2009, 17:41
Originally posted by gabriele@Giovedì, 26-Mar-2009, 14:47
No caro omonimo nessuno risarcerà nessuno, nelle fattispecie erano alcune società di seria A e B, la Lega Calcio e la FIGC e altre società di consumatori a chiedere risarcimenti alla Juve. Da quanto ho capito adesso il processo continuarà contro Moggi ed altri per associazione a delinguere.
L&#39;Associazione si scioglierà..anzi cadrà come le foglie in autunno 100x100 :rolleyes:

conte di montecristo
27.03.2009, 08:37
Originally posted by maurizio+Giovedì, 26-Mar-2009, 18:41--></div><table border='0' align='center' width='95%' cellpadding='3' cellspacing='1'><tr><td>QUOTE (maurizio @ Giovedì, 26-Mar-2009, 18:41)</td></tr><tr><td id='QUOTE'> <!--QuoteBegin-gabriele@Giovedì, 26-Mar-2009, 14:47
No caro omonimo nessuno risarcerà nessuno, nelle fattispecie erano alcune società di seria A e B, la Lega Calcio e la FIGC e altre società di consumatori a chiedere risarcimenti alla Juve. Da quanto ho capito adesso il processo continuarà contro Moggi ed altri per associazione a delinguere.
L&#39;Associazione si scioglierà..anzi cadrà come le foglie in autunno 100x100 :rolleyes: [/b][/quote]
vero, è quanto sostiene anche paco d&#39;onofrio che sottolinea l&#39;importanza giuridica dell&#39;estromissione della società juve dal processo

oggi su tuttosport c&#39;è un suo articolo in merito... se qualcuno riesce a postarlo sarebbe carino

gabriele
27.03.2009, 13:44
Appena riesco a inserirmi nel sito di tutosport ve la posto

gabriele
27.03.2009, 16:16
Ecco l&#39; intervista a D&#39;onofrio :



L’esperto in Diritto sportivo su Calciopoli
« Svolta a Napoli: Juve da risarcire»
D’ONOFRIO «Ora i due scudetti vanno restituiti»
«Il club è stato escluso dal processo, la sua responsabilità per l’operato di Moggi è al massimo oggettiva, da punti di penalizzazione: ridargli i titoli compenserebbe la B, ormai espiata...»



MARTEDI’ Teresa Casoria, presidente della giuria, ha escluso la Juventus dal processo di Calciopoli: essendo un procedimento soltanto penale, il dibattimento riguarderà esclusivamente le responsabilità individuali dei singoli soggetti coinvolti e non quella oggettiva attribuibile al club bianconero. La Juventus esce così di scena: non ci potrà essere nei suoi riguardi alcuna delle richieste risarcitorie avanzate da club, associazioni di consumatori o privati cittadini. L’avvocato Paco D’onofrio ci ha mandato il suo parere su questa vicenda.
PACO D’ONOFRIO*
COME ho avuto occasione di anticipare nel corso di al*cuni interventi pubblici re*si all’indomani dell’inizio del processo di Napoli, le questioni lasciate irrisolte dalla frettolosa giustizia sportiva dell’estate del 2006 sarebbero riemerse presto, ben prima dell’ulti*mo grado di giudizio pena*le.
In effetti, è dato recente che i giudici ( statali, a differen*za di quelli sportivi che non appartengono all’ordina*mento giudiziario), sulla base di un’ampiezza di pro*ve indubbiamente inesi*stente nel momento in cui si è celebrato Calciopoli da*vanti agli organi della Figc, ha deciso di estromettere dal processo la Juventus, sollevandola da eventuali responsabilità risarcitorie ed asseverando la nota e ri*corrente tesi difensiva del*la società che, nella rinno*vata gestione, si è sempre dichiarata e professata quasi “ vittima” del presun*to travalicamento di man*sioni che il suo ex Direttore Generale, Luciano Moggi, avrebbe perpetrato nel tempo. Tralasciando ogni questio*ne sul punto, anche nel ri*spetto del processo che si sta celebrando, non può tuttavia non sottolinearsi che al momento, sulla base di quanto deciso dal colle*gio partenopeo, non è dato rinvenire alcun profilo di responsabilità del club bianconero, che, quindi, esce dall’agone processua*le.
Gli scudetti revocati alla Juventus andrebbero rias*segnati, quale effetto rever*sibile ( ormai la retrocessio*ne in serie B è stata effetti*vamente espiata) di una pronuncia della giustizia sportiva che si è fondata su un erroneo presupposto di fatto. Si ricorderà, infatti, che l’accanimento sanzio*natorio della Figc nei con*fronti della società bianco*nera si spinse oltre la sem*plice attribuzione di punti di squalifica ( come per le altre tre squadre coinvol*te), ma si decise di retroce*dere la squadra appena di*venuta Campione d’Italia, revocandole anche lo scu*detto conquistato nel corso di un campionato non sot*toposto ad procedimento di*sciplinare&#33;
La non convincente gestio*ne del processo sportivo in termini di garanzie costitu*zionali e diritti della difesa, nonché l’applicazione delle massime sanzioni possibili, trovarono giustificazione nell’argomento federale se*condo cui la Juventus an*dasse punita con severità esemplare perché aveva be*neficiato ed avallato un si*stema di corruzione arbi*trale.
Non è così, a meno che non si consideri più attendibile un giudice sportivo rispetto ad un Tribunale della Re*pubblica.
Ferma restando la mia as*soluta convinzione dell’in*nocenza di Luciano Moggi, in ogni caso, per il solo pri*mo esito processuale napo*letano, la Juventus sarebbe legittimata a chiedere la revisione del processo spor*tivo, chiedendo la rassegna*zione degli scudetti illegit*timamente revocati (effetto ancora reversibile), quale atto moralmente doveroso nei confronti dei tifosi che ancora si interrogano sulla rinuncia al ricorso al Tar e giuridicamente doveroso nei confronti dei piccoli azionisti che hanno sofferto l’andamento al ribasso del titolo, per le note vicende.
*Docente di Diritto dello Sport all’Università di Bologna

gabriele
27.03.2009, 16:23
Copollo El Can Blanc de Blanc avete letto ? Cosa aspettate ? O avete ancora paura del Vs vero presidente dentimarci ? Abbiate un moto di orgoglio fatelo se non per noi tifosi almeno per voi stessi &#33;&#33;&#33;&#33;&#33;&#33;&#33;&#33;

Guzer
27.03.2009, 18:37
Ferma restando la mia as*soluta convinzione dell’in*nocenza di Luciano Moggi, in ogni caso, per il solo pri*mo esito processuale napo*letano, la Juventus sarebbe legittimata a chiedere la revisione del processo spor*tivo, chiedendo la rassegna*zione degli scudetti illegit*timamente revocati (effetto ancora reversibile), quale atto moralmente doveroso nei confronti dei tifosi che ancora si interrogano sulla rinuncia al ricorso al Tar e giuridicamente doveroso nei confronti dei piccoli azionisti che hanno sofferto l’andamento al ribasso del titolo, per le note vicende.
*Docente di Diritto dello Sport all’Università di Bologna

Signori, è la seconda possibilità che abbiamo di far valere le nostre ragioni, se ancora si latita mi incazzo, altrochè tutti sotto la sede senza se e senza ma, non scherziamo.

alessandro magno
27.03.2009, 19:57
io voglio i miei scudetti. tutti e 2 .

conte di montecristo
28.03.2009, 09:04
grazie gabri :)

lesto1
28.03.2009, 10:32
i scudetti sono 29.leggendo l&#39;articolo su tuttosport che la JUVENTUS è sempre stata furi da calciopoli (farsa degli innocenti capeggiata dal sig. moRatto e truppa)la signora del calcio deve riavere i 2 scudetti revocati,e se fossi la Juventus chiederei i danni di immagini piu&#39; l&#39;umilazioneche ci hanno dato mandandoi in B senza prove,perchè non c&#39;erano.forza campioni e grazie del campionato che state facendo.

lesto1
28.03.2009, 10:40
Originally posted by gabriele@Venerdì, 27-Mar-2009, 14:44
Appena riesco a inserirmi nel sito di tutosport ve la posto
TORINO, 27 marzo - Martedi scorso Teresa Casoria, presidente della giuria, ha escluso la Juventus dal processo di Calciopoli: essendo un procedimento soltanto penale, il dibattimento riguarderà esclusivamente le responsabilità individuali dei singoli soggetti coinvolti e non quella oggettiva attribuibile al club bianconero. La Juventus esce così di scena: non ci potrà essere nei suoi riguardi alcuna delle richieste risarcitorie avanzate da club, associazioni di consumatori o privati cittadini.

L’avvocato Paco D’onofrio ci ha mandato il suo parere su questa vicenda.

«Come ho avuto occasione di anticipare nel corso di al*cuni interventi pubblici re*si all’indomani dell’inizio del processo di Napoli, le questioni lasciate irrisolte dalla frettolosa giustizia sportiva dell’estate del 2006 sarebbero riemerse presto, ben prima dell’ulti*mo grado di giudizio pena*le».

«In effetti, è dato recente che i giudici ( statali, a differen*za di quelli sportivi che non appartengono all’ordina*mento giudiziario), sulla base di un’ampiezza di pro*ve indubbiamente inesi*stente nel momento in cui si è celebrato Calciopoli da*vanti agli organi della Figc, ha deciso di estromettere dal processo la Juventus, sollevandola da eventuali responsabilità risarcitorie ed asseverando la nota e ri*corrente tesi difensiva del*la società che, nella rinno*vata gestione, si è sempre dichiarata e professata quasi “ vittima” del presun*to travalicamento di man*sioni che il suo ex Direttore Generale, Luciano Moggi, avrebbe perpetrato nel tempo. Tralasciando ogni questio*ne sul punto, anche nel ri*spetto del processo che si sta celebrando, non può tuttavia non sottolinearsi che al momento, sulla base di quanto deciso dal colle*gio partenopeo, non è dato rinvenire alcun profilo di responsabilità del club bianconero, che, quindi, esce dall’agone processua*le. Gli scudetti revocati alla Juventus andrebbero rias*segnati, quale effetto rever*sibile ( ormai la retrocessio*ne in serie B è stata effetti*vamente espiata) di una pronuncia della giustizia sportiva che si è fondata su un erroneo presupposto di fatto. Si ricorderà, infatti, che l’accanimento sanzio*natorio della Figc nei con*fronti della società bianco*nera si spinse oltre la sem*plice attribuzione di punti di squalifica ( come per le altre tre squadre coinvol*te), ma si decise di retroce*dere la squadra appena di*venuta Campione d’Italia, revocandole anche lo scu*detto conquistato nel corso di un campionato non sot*toposto ad procedimento di*sciplinare&#33;»

«La non convincente gestio*ne del processo sportivo in termini di garanzie costitu*zionali e diritti della difesa, nonché l’applicazione delle massime sanzioni possibili, trovarono giustificazione nell’argomento federale se*condo cui la Juventus an*dasse punita con severità esemplare perché aveva be*neficiato ed avallato un si*stema di corruzione arbi*trale. Non è così, a meno che non si consideri più attendibile un giudice sportivo rispetto ad un Tribunale della Re*pubblica. Ferma restando la mia as*soluta convinzione dell’in*nocenza di Luciano Moggi, in ogni caso, per il solo pri*mo esito processuale napo*letano, la Juventus sarebbe legittimata a chiedere la revisione del processo spor*tivo, chiedendo la rassegna*zione degli scudetti illegit*timamente revocati (effetto ancora reversibile), quale atto moralmente doveroso nei confronti dei tifosi che ancora si interrogano sulla rinuncia al ricorso al Tar e giuridicamente doveroso nei confronti dei piccoli azionisti che hanno sofferto l’andamento al ribasso del titolo, per le note vicende».

questo e quello che dice l&#39;avvocato a favore della JUVENTUS. :sciarpa:

lesto1
28.03.2009, 10:43
sono 29&#33;quest&#39;anno saranno 10 coppe italia

lesto1
28.03.2009, 10:49
Originally posted by lesto1@Sabato, 28-Mar-2009, 11:43
sono 29&#33;quest&#39;anno saranno 10 coppe italia
NAPOLI, 24 marzo - E&#39; ripartito oggi il processo per Calciopoli. Alle ore 10.35 è arrivato il primo break dell&#39;udienza perchè non sono state correttamente presentate le notifiche per gli arbitri De Sanctis e Dattilo. Il presidente della commissione Teresa Caroria assieme al suo collegio (tutto al femminile) è in camera di consiglio per decidere sul da farsi.

MOGGI ASSENTE - Si è costituito l&#39;ex giocatore della Lazio Arcadio Spinozzi, difeso dall&#39;avvocato Renato Miele (anch&#39;egli ex calciatore della Lazio anni &#39;80), che aveva scritto libro denuncia sul mondo del calcio. Si sono costituiti come parte civile contro Luciano Moggi anche i due ex giovani della Juve Boudianski e Ilyas Zetulayev. Assente l&#39;imputato Moggi mentre sono in aula l&#39;arbitro Bertini e l&#39;assistente Ambrosino.

SPOSTARE IL PROCESSO - Per tutti gli avvocati eccezione di competenza territoriale, il legale di Moggi, Paolo Trofino, sostiene che competente sia il tribunale di Roma («Dove hanno sede la Figc, dove si tenevano i sorteggi, dove venne eletto Carraro...») o in secondo ordine a Torino. «Perché - siega Trofino - le schede sim svizzere date a Paparesta padre a Napoli erano state comprate su ordine di Moggi dato dalla sede di Torino». L&#39;altro legale dell&#39;ex dt, Prioreschi, chiede la nullità del procedimento: «In sede di udienza preliminare non si è formato il fascicolo processuale come previsto dalla legge». Ora si va avanti con le parti civili, dopo la batteria di fila delle eccezioni dei legali difensori dei 24 imputati.

L&#39;ATTESA - Il Giudice Casoria è da qualche ora in Camera di consiglio per prendere una decisione su tutte le eccezioni preliminari presentate dalle parti. Dovrebbe uscire intorno alle 18.30-19. Ha comunque già fissato un fittissimo calendario di udienze (ben 14) di qui alla sosta estiva.

PROCESSO RESTA A NAPOLI, ESTROMESSE PARTI CIVILI - Resta a Napoli il processo di Calciopoli. Lo ha deciso stasera la nona sezione del tribunale di Napoli dopo cinque ore di Camera di Consiglio che ha respinto le istanze di incompetenza territoriale avanzate dalla difesa. I giudici hanno anche deciso l&#39; estromissione di tutte le parti civili, ritenendo che non sussistano "danni diretti e immediati".

JUVE FUORI DAL PROCESSO - Escono quindi dal processo la Juve, tutte le società calcistiche che avevano proposto la costituzione di parte civile, l&#39; Avvocatura dello Stato e la Figc. È stata stralciata per un difetto di notifica la posizione dell&#39; arbitro Massimo de Santis, su cui sarà chiamato a pronunciarsi di nuovo il Gup in udienza preliminare.

PROCESSO VELOCE - Sarà un procedimento veloce: previste 13 udienze dalla prossima del 21 aprile, fino alla pausa estiva.


leggete la JUVE è innocente.....

lele
28.03.2009, 13:09
SONO 29....SENZA SE E SENZA MA.

conte di montecristo
31.03.2009, 16:24
e sono doppioni gli ultimi post ;)

gabriele
24.04.2009, 14:10
Ennesima puntata dal processo di Napoli


Calciopoli, avv. di Moggi: "Dove sono le telefonate di moRatto?"

Quella di ieri al tribunale di Napoli è stata un&#39;udienza apparentemente interlocutoria, dato che si dovevano discutere questioni procedurali, e cioè la richiesta di annullamento dell&#39;ordinanza che aveva escluso le parti civili e i cosiddetti "mezzi di prova", e cioè l&#39;elenco, da parte di Pubblico Ministero e avvocati difensori, di tutti gli elementi (testimonianze, intercettazioni, tabulati, documenti ufficiali, perizie ecc.) che intendono portare nel dibattimento per dimostrare, a seconda dei punti di vista, che gli imputati sono colpevoli o innocenti. E così è stato per la stampa ufficiale, come ad esempio Repubblica, che ha prodotto trafiletti insipidi.
Però, per noi, probabilmente tra i pochi in Italia ancora interessati al punto di vista della difesa, non è stata una giornata così insignificante, tutt&#39;altro.
Diciamo subito che le parti civili si sono viste confermare definitivamente l&#39;esclusione dal processo, e questo ovviamente non è stato scritto da nessuno.
Ma, soprattutto, è passato del tutto sotto silenzio l&#39;intervento dell&#39;avvocato Prioreschi, che chiamato a indicare i "mezzi di prova" di cui intende avvalersi per difendere il mostro Luciano Moggi, ha detto cose che riteniamo molto interessanti, e che siamo convinti interessino molto a chi frequenta il nostro sito.
Prima di tutto, nel sollevare eccezioni sull&#39;utilizzabilità delle intercettazioni, ha fatto notare che per i tabulati delle Sim svizzere mancano le rogatorie internazionali (questione che va al di là dell&#39;aspetto puramente formale, ne abbiamo già parlato qui).
Inoltre, Prioreschi ha parlato di un elenco di tutte le intercettazioni contenute nel DVD della procura. Questo elenco, corredato di numero di telefono, data, durata e progressivo, consterebbe di ben 2.600 pagine, e riguarderebbe circa 171.000 telefonate. L&#39;avvocato ne ha richiesto la trascrizione completa. E scorrendo l&#39;elenco ha notato alcune curiose "anomalie". Riportiamo la parte più significativa del suo intervento:
“Dall’esame della trascrizione integrale delle telefonate emergono delle anomalie: per alcuni numeri ci sono dei periodi, anche lunghi, una settimana, 10 giorni, 20 giorni, in cui sembrerebbe che questo telefono non abbia mai telefonato. Faccio uno dei tanti esempi: a pag. 1131, in relazione ad un certo numero, dal 5 al 26 novembre 2004 questo telefono non avrebbe mai effettuato chiamate, il che francamente a noi sembra strano. Un altro buco c’è a pagina 1160, un altro alla pagina 2194. Noi chiediamo che il Tribunale chieda al gestore di telefonia, Tim, Omnitel, Wind che sia, il tabulato di questi numeri di cui risultano mancanti le telefonate. Sa perché le dico questo, presidente? Perché noi abbiamo chiesto la trascrizione di alcune telefonate che Paolo Bergamo fa alla signora Fazi. In queste telefonate, Bergamo, sotto intercettazione da tempo, riferisce di alcune chiamate che avrebbe ricevuto da parte del presidente dell’onesTeam moRatto. Ci torneremo quando vedrete la trascrizione, lui dice ‘mi ha chiamato moRatto, mi ha parlato degli arbitri, delle designazioni’ e quant’altro. Ora, esaminando tutte le telefonate che abbiamo agli atti, noi ad esempio non troviamo queste telefonate di moRatto, e fanno riferimento anche ad alcune telefonate di Facchetti, che obiettivamente sono rilevanti per la difesa, perché sono comportamenti esattamente speculari a quelli di Moggi. Così come si informava moRatto delle designazioni arbitrali, si informava Moggi. Per Moggi è frode sportiva, associazione a delinquere, per moRatto, beato lui, non è nulla. Noi vorremmo capire come mai queste telefonate non sono negli atti. E questa vicenda, presidente, si collega ad un’altra che è capitolata nella lista testi e che ci sta particolarmente a cuore, e riguarda i testimoni dal 279 al 286, e cioè Marco Tronchetti Provera, Massimo moRatto, Giuliano Tavaroli, Emanuele Cipriani, Carlo Buora, Fabio Ghioni, Alfredo Melloni e Roberto Preatoni. Tra loro abbiamo componenti del famoso Tiger Team della Telecom, quelli che avrebbero fatto – non mi riferisco, per carità, a Tronchetti Provera e moRatto - le intercettazioni abusive Telecom, per le quali dopodomani a Milano comincia l’udienza preliminare e Luciano Moggi è indicato come parte lesa. Questo perché, dagli atti di Milano che noi abbiamo già esaminato, emerge che su incarico dell’onesTeam, di cui Tronchetti Provera, proprietario della Telecom, era sponsor e vicepresidente, Luciano Moggi è stato pedinato, seguito, sono stati redatti dei dossier, e da quegli atti emerge un’ulteriore circostanza che è rilevante e interessante per la difesa e mi auguro anche per il tribunale, che quando Tavaroli, Cipriani, Ghioni e company, cioè gli spioni Telecom, seguivano Moggi in tutti i suoi spostamenti, sa con che tipo di SIM comunicavano tra di loro? Con delle SIM svizzere. Quello stesso gestore di SIM che si addebita a Luciano Moggi. Siccome, come vedrete, dietro l’attribuzione di queste SIM ci sono calcoli complicatissimi sul fatto che agganciano le celle di Torino dove stava Luciano Moggi, noi vorremmo capire, siccome è una questione di calcoli molto complessi, se le SIM che agganciavano le celle di Torino non erano quelle di Moggi, ma magari quelle di cui erano in possesso i suoi pedinatori.
Insomma, ora i processi da seguire diventano due, uno a Napoli e uno a Milano.
Prioreschi ha poi fatto un&#39;altra significativa richiesta: Chiedo inoltre di accertare se Romeo Paparesta è stato mai iscritto nel registro degli indagati della procura di Napoli con riferimento a questo processo e di esaminare le motivazioni dell’archiviazione di Gianluca Paparesta, perché le motivazioni interessano a tutti noi per capire come si ragiona su certe posizioni e come su altre posizioni. ”
Quanto al pm Narducci, ha elencato i "mezzi di prova" dell&#39;accusa, che comprendono le intercettazioni del campionato 2004-05, quelle dell&#39;inchiesta che era stata archiviata a Torino, i tabulati delle famose SIM svizzere e slovene, sostenendo di poter dimostrare con certezza che appartenessero e fossero usate dagli imputati. Interessante il fatto che ha definito le utenze straniere "utili per integrare elementi" che non è stato possibile individuare nelle telefonate ascoltabili", ammettendo implicitamente che le sole intercettazioni diffuse nell&#39;estate di Farsopoli e che tanto erano state pompate dai media non provavano un bel nulla. Porterà inoltre elementi che, a suo dire, proverebbero il sorteggio truccato (la famose palline e un testimone); altre intercettazioni (o meglio, files di telefonate contenuti in un cellulare) che riguardano la vicenda del dossier anti-Della Valle; fotografie e video di pedinamenti di imputati; atti della Figc sulle vicende Mozart-Reggina e Boudianski-Zeytulaev; allegati dell&#39;informativa del novembre 2005 relative a griglie, sorteggi e designazioni arbitrali; relazioni degli osservatori arbitrali; atti della Figc seguiti a dichiarazioni di Cellino dopo un Cagliari - Juve; i verbali delle assemblee Figc e Lega del campionato 2004-05; le famose polizze INA-Assitalia stipulate dalla Juve. E per finire, ovviamente, gli atti della giustizia sportiva relativi ai processi di Farsopoli.

Per le difese, oltre a Prioreschi, sono intervenuti, anche se più brevemente, gli avvocati di Ambrosino, Bergamo, Bertini, Ceniccola, Dattilo, Della Valle, Fabiani, Fazi, Foti, Gemignani, Lotito, Mazzini, Meani, Pairetto, Puglisi, Racalbuto, Scardina, Titomanlio. Interessanti le eccezioni sollevate dall&#39;avvocato di Meani, che ha fatto notare che, quando venne intercettato, l&#39;ex addetto agli arbitri milanista non era nemmeno ufficialmente indagato, dato che la sua iscrizione fra gli indagati è avvenuta solo l&#39;11 maggio 2006, allo scoppiare di Farsopoli.

La prossima udienza era prevista per il 28 aprile, ma siccome gli avvocati difensori hanno chiesto copia dei tabulati integrali forniti dai gestori di telefonia alla Procura, protestando il poco tempo per esaminarli, è stata rinviata al 5 maggio.
Dobbiamo dire che quella data la preferiamo anche noi.

bdc
25.04.2009, 02:05
Finalmente un AVVOCATO che rende onore alla categoria.

A differenza di quelli che sceglieva la proprietà juventina per "difendersi" (si fa per dire) dalla truffa denominata Calciopoli.

Ed ora aspettiamo il 5 maggio ..... data magica&#33;

alessandro magno
25.04.2009, 10:05
Originally posted by bdc@Sabato, 25-Apr-2009, 03:05
Finalmente un AVVOCATO che rende onore alla categoria.

A differenza di quelli che sceglieva la proprietà juventina per "difendersi" (si fa per dire) dalla truffa denominata Calciopoli.

Ed ora aspettiamo il 5 maggio ..... data magica&#33;
mi hai tolto le parole di bocca :applausi:

Luca
25.04.2009, 10:17
sinceramente non mi aspetto più nulla. quello che è stato fatto nessuno potrà cancellarlo più.
ma sono curioso di vedere come andrà a finire

angelaG
25.04.2009, 12:14
CIUMBIA&#33;&#33;&#33; un altro 5 maggio&#33;
Quello che hai trascritto Gabriele mi aiuta a passare una bellissima giornata.

Anche per me son 29 e, anche se la B non ce la leva più nessuno, la restituzione del maltolto e la riabilitazione di Moggi sono già un punto a nostro favore.
Dopo potrebbe anche succedere che il lavoratore Moggi debba essere reintegrato al proprio posto e che tutti i contratti siglati dopo il 2006 non siano validi.
:scompisciarsi: mi sembra che nello statuto dei lavoratori ci sia scritto una cosa simile...

bdc
26.04.2009, 14:58
Si potrebbero cancellare d&#39;ufficio il campionato di serie B.

Si potrebbe riabilitare la figura di Moggi che potrebbe tornare alla Juventus (ovviamente serve un cambio di proprietà che potrebbe essere guidato proprio dallo stesso Moggi).

Analizzando tutti gli aspetti di questo processo si potrebbero trovare altri reati da punire. Ad esempio retrocedere che si avvaleva dei servizi di Tavaroli.

antonio_cristiani
30.04.2009, 11:53
Originally posted by bdc@Domenica, 26-Apr-2009, 14:58
Si potrebbero cancellare d&#39;ufficio il campionato di serie B.

Si potrebbe riabilitare la figura di Moggi che potrebbe tornare alla Juventus (ovviamente serve un cambio di proprietà che potrebbe essere guidato proprio dallo stesso Moggi).

Analizzando tutti gli aspetti di questo processo si potrebbero trovare altri reati da punire. Ad esempio retrocedere che si avvaleva dei servizi di Tavaroli.
Penso che per questi reati "retrocedere" non sia contemplato; credo che "radiare" sia più azzeccato.

bdc
30.04.2009, 15:28
Pienamente d&#39;accordo sulla necessità di radiare le società che collaboravano con il team di Tavaroli.

Mi ero fatto prendere dal buonismo.

gabriele
30.04.2009, 15:51
Ennesimo esempio di incapacità dei ns pavidi dirigenti
preso dal sito giùlemanidalla juve

Chiusa una porta se ne apre un’altra


Facciamo un riassuntino tanto per capire.

Le accuse: falso in bilancio dal 2001 al 2006, infedeltà patrimoniale, fatture false «per rappresentare una redditività superiore a quella effettiva». Si basano su 13 operazioni di mercato (Mutu, Maresca, Zidane per l’intermediazione di Zavaglia, Miccoli, Brighi, Criscito, Iachini, Beretta, Pederzoli, Volpe, Piccolo, Cingolani e Elyamany). Plus e minusvalenze, per l’accusa.

A novembre 2007, ad Antonio Giraudo, Luciano Moggi e Roberto Bettega (rispettivamente ex amministratore delegato, direttore generale e vicepresidente della Juventus periodo 1994-2006) furono emessi 3 avvisi di garanzia, in relazione all&#39;inchiesta di "doping amministrativo", nata dopo gli accertamenti a tappeto della guardia di finanza su tutte le squadre di serie A. Uno degli aspetti da chiarire furono le cosiddette plusvalenze realizzate sulla compravendita di calciatori. Indagine che non portò al rinvenimento di nulla di eclatante tanto da spingere il pm a chiedere a Cobolli Gigli di fare una denuncia di infedeltà patrimoniale per poter visionare tutti i bilanci dell&#39;era Giraudo-Moggi.

Successivamente alla firma della querela, la società viene chiamata in causa come &#39;persona giuridica&#39; e, in caso di riconoscimento di responsabilità, potrà essere condannata a una pena pecuniaria. L’Avvocato Zaccone, nel rispetto della tradizione post 2006, ha chiesto, nel corso dell&#39;udienza preliminare, di patteggiare una pena pecunaria. Se il gup Cibinel la accoglierà, il club pagherà una pena che si aggirerà sui 70 mila euro (invece di 500 mila euro di sanzione).

Situazione imbarazzante: senza la firma della querela di parte rilasciata da Cobolli Gigli, il pm non avrebbe potuto procedere nelle indagini che, altrimenti, non sarebbero state possibili. A fronte della richiesta di patteggiamento della società, prosegue invece la battaglia dei tre imputanti.
Ricordiamo inoltre che per la stessa ipotesi di reato, onesTeam, Milan, Roma e Lazio, non hanno subito conseguenze. Società che hanno usufruito del decreto salva calcio per poter spalmare le rispettive perdite su più esercizi che le salvò da una brutta situazione creata proprio con finte plusvalenze.
La Juventus, esempio di gestione ottimale, non solo dal lato sportivo, fu una delle poche società che non usufruì della legge e oggi per assurdo potrebbe essere l&#39;unica a dover pagare.

In data 16 dicembre 2008, l’avvocato Galasso, legale di Antonio Giraudo, a seguito del deposito di perizie di esperti, precisa quanto segue, dalle pagine di Tuttosport: “ .. consulenze di seri e prestigiosi professionisti hanno incenerito le conclusioni delle consulenze conferite dai pm e depositate nel corso delle laboriosissime indagini. Non si riesce dunque a comprendere come a fronte di accuse prive di un minimo di fondamento si possa affermare che “ l’unica via d’uscita sta nel patteggiamento”, frase che ricorda le affermazioni di chi, all’epoca dello scoppio di calciopoli, sosteneva che l’unica via d’uscita per la Juve era richiedere la serie B “

Il 20 aprile scorso, è ripresa a Torino l&#39;udienza preliminare per l&#39;inchiesta sui conti della vecchia gestione della Juventus, con l&#39;audizione del procuratore sportivo Franco Zavaglia. La deposizione dello stesso procuratore (che ha parlato di aspetti legati alle trattative per l&#39;acquisto, la cessione o la valutazione di tre bianconeri, Zidane, Maresca e Miccoli), è stata giudicata "soddisfacente" dai legali degli ex dirigenti, questi ultimi orientati a chiedere il rito abbreviato.

E&#39; notizia di poche ore fa (29/04 ndr) che il processo per i bilanci della vecchia gestione della Juventus si terrà a luglio, con il rito abbreviato. I difensori dei tre imputati (Giraudo, Moggi e Bettega) hanno chiesto il rito alternativo che si tiene a porte chiuse e che, nel caso di condanna, prevede lo sconto di 1/3 della pena.
Ma la deposizione di Zavaglia ha fatto maturare ai legali la possibilità del rito abbreviato che, sempre secondo gli avvocati, permetterà addirittura l&#39;assoluzione piena.

A distanza di tre estati, quella maledetta del 2006, un altro capitolo si sta per chiudere. Favorevolmente. Non entriamo nei particolari del processo, arrivati a questo punto non serve più, quello che deve farci ancora riflettere è come, carte alla mano, la più grande dirigenza sportiva calcistica sia vicina all&#39;assoluzione piena, perché difesa.
Di fronte a questo, apprendiamo che la società Juventus (quella che per le plusvalenze chiese il patteggiamento) ha presentato ricorso d&#39;urgenza all&#39;Alta Corte di Giustizia Sportiva chiedendo la sospensione della decisione relativa alla partita a porte chiuse con il Lecce, in programma il 3 maggio. Per difendere la storia non si mosse un dito, chiudendo anche la porta in faccia a chi, per meriti, quella storia la stava rendendo leggendaria.
Ora, altri, invece, per l&#39;onore stanno per essere assolti, a porte chiuse, mentre quella "difesa", d&#39;urgenza, si batte per una porta da lasciare aperta, dimenticandosi della storia.

alessandro magno
30.04.2009, 19:39
sinceramente non mi aspetto più nulla. quello che è stato fatto nessuno potrà cancellarlo più.
ma sono curioso di vedere come andrà a finire


cito luca

Luca
30.04.2009, 19:50
Originally posted by gabriele@Giovedì, 30-Apr-2009, 16:51
Ennesimo esempio di incapacità dei ns pavidi dirigenti
preso dal sito giùlemanidalla juve .......


bè questa mi mancava e ripeto (purtroppo spesso ultimamente) che resto senza parole

gabriele
05.05.2009, 16:01
Farsopoli di E. LOFFREDO del 04/05/2009 22.33.13
Processo Calciopoli : la cronaca


Udienza del Tribunale di Napoli del 21 aprile 2009

La giornata per Teresa Casoria e gli altri inizia con la discussione della posizione stralciata di Antonio Dattilo.
Dopo la chiamata delle parti civili e dei responsabili civili (è assente la Juventus), via alle eccezioni e alle istanze di revoca dell’esclusione delle parti civili avvenuta nel filone principale del processo calciopoli.

In questa fase in verità si commistionano i due filoni e inevitabilmente si finisce col dibattere di quanto già deciso nell’udienza del 24 marzo e cioè dell’esclusione delle parti civili appunto.

Si susseguono gli interventi dei difensori. Di spessore l’intervento dell’avvocato Vigoriti dell’Avvocatura di Stato che si sofferma su quale sia il bene tutelato e per il quale i Monopoli di Stato e il Ministero delle politiche giovanili (già attività sportive) sarebbero legittimate a costituirsi Parti civili.

Molto “creativo” l’intervento dell’avvocato Catalanotti per il quale se l’esclusione delle originarie circa trenta parti civili poteva sostenere esigenze di economia processuale, essendone sopravvissute solo sette (le ricorrenti in Cassazione) tale esigenza non sopravviveva: sette parti civili, molto più composte processualmente(&#33;), non sarebbero state “di impaccio”.

L’intervento dell’avvocato Merlini non poteva fare a meno di ricordare come il Bologna Calcio fosse stato danneggiato dagli illeciti vantaggi conseguiti da “altri”.
“Se in una gara di calcio una squadra viene illecitamente favorita, l’altra non può non essere sfavorita (mi ricorda –in termini inversi- la storia dell’alterazione della classifica senza alterare le partite. ndr)”. Qualcuno prima o poi lo dovrà dire ai felsinei che nel 2005 sono andati in B non solo per il pietoso girone di ritorno, ma anche perché hanno dilapidato il vantaggio acquisito nell’andata dello spareggio salvezza…

I pubblici ministeri condividono molte delle argomentazioni esposte dalle parti civili. Con ciò l’ufficio di procura si ritiene coerente con l’impostazione assunta sin dalla fase delle indagini. Il p.m. sollecita il Tribunale di adottare “un provvedimento che non determini la esclusione dal processo delle già costituite parti civili”.

Il Presidente e il collegio si ritirano in camera di consiglio per deliberare.

Rientrato in aula, il Presidente conferma l’esclusione delle parti civili, riunisce la posizione di Dattilo nel procedimento principale.

Le parti escluse chiedono al Presidente di sospendere il processo fino a definizione del ricorso pendente in Cassazione circa l’esclusione. Si associano i p.m..

In questa fase l’avv. Prioreschi (difesa di Moggi) “quotando” il collega Furgiuele, solleva l’insostenibilità della tesi dell’avv. Catalanotti circa la sopportabilità (per l’economia processuale) della presenza delle sette parti civili che hanno presentato ricorso per Cassazione. Come già fatto dall’avv. Furgiuele, Prioreschi ricorda come solo le sentenze possano essere impugnate in Cassazione e non già le ordinanze, che andrebbero impugnate insieme alle sentenze. Ugualmente viene ricordato che nel nostro ordinamento non vi sia alcuna norma positiva che consenta la sospensione del processo per l’impugnazione delle ordinanze.
Teresa Casoria, sempre pressata da esigenze di economia processuale, tira dritto e chiede ai pubblici ministeri e alle parti di avanzare la richiesta dei mezzi di prova.

Per i p.m.:
“La principale fonte di prova è rappresentata dal contenuto di «conversazioni intervenute su utenze fisse o mobili in uso a persone che poi in parte hanno assunto la qualità di sottoposte ad indagine ovvero di imputati» o di persone che non hanno assunto nessuna di dette due qualità.
Le conversazioni sono state registrate dal settembre 2004 al 29 maggio 2005, dall’autorità giudiziaria di Napoli. Ad esse si sono aggiunte le conversazioni acquisite per precedente procedimento dell’A.g. di Torino fra l’agosto ed il novembre del 2004. A queste si aggiungono gli elementi di prova che l’A.g. di Napoli e gli organi di Polizia giudiziaria hanno ritenuto di poter individuare dalle quali si evince come una serie di imputati avessero con costanza usato utenze telefoniche di gestori stranieri, in particolare gestori svizzeri e sloveni.”

Per il p.m. le intercettazioni acquisite (da utenze italiane), insieme alla circostanza del traffico su utenze di gestori stranieri, provano in modo solido le condotte addebitate agli imputati.
Su questo vorrei fare un commento, ma, come direbbe Teresa Casoria, “per motivi di scaramanzia processuale”, mi astengo…

Il pm ritiene di essere in grado di dimostrare che una di quelle utenze straniere (riservatissime&#33;) è con certezza riferibile ad un imputato (Moggi?) e che ci sia stato traffico con altre riservatissime utenze straniere riconducibili ad altri imputati.
Questi collegamenti telefonici (e la riconducibilità agli imputati) è utile per integrare una serie di elementi che non era stato possibile individuare attraverso “le ordinarie operazioni di captazione” (è capzioso… ndr).

Le conversazioni intercettate, facendo supporre “sicuramente” altre conversazioni avvenute su utenze non intercettate, danno la certezza del sodalizio criminoso.
A ciò si aggiunga che grazie “alla esuberanza telefonica dell’imputato Moggi” p.m. e polizia giudiziaria hanno avuto la possibilità di ascoltare non solo una conversazione con l’interlocutore telefonico, ma anche “in ambientale” un’altra conversazione telefonica.

Oggi scopro che Moggi oltre che inopportuno è pure esuberante&#33;

Tra le innumerevoli fonti di prova i p.m. chiedono l’acquisizione della documentazione reperita dalla GdF di Livorno relativa alla stipula di polizze sottoscritte dalla Società Juventus F.C. (nella persona di Antonio Girando) e la compagnia INA Assitalia nella persona dell’agente di Livorno, l’imputato Paolo Bergamo.

Ma non aveva detto che non c’era niente di illegale? Boh&#33;

Tralascio tutte le richieste di acquisizione degli imputati, riporto solo quella dell’avvocato Prioreschi.

L’Avv. Maurilio Prioreschi anticipa due eccezioni di inutilizzabilità relative sia alla richiesta di acquisizione dei tabulati delle SIM di gestori stranieri, sia alle intercettazioni telefoniche.
Per quanto alla inutilizzabilità delle intercettazioni, si anticipa una memoria difensiva e relativi allegati basata sugli argomenti di cui agli artt. 266 e ss. c.p.p. Per l’inutilizzabilità dei tabulati delle SIM straniere, l’eccezione fonda sulgli artt. 191, 696 co 1° e 729 n.1 c.p.p. (sarebbe stata necessaria la rogatoria internazionale).
In subordine all’eccezione di inutilizzabilità delle intercettazioni si richiede la trascrizione integrali di TUTTE le conversazioni intercettate. 171.000 telefonate&#33; Un elenco di 2600 pagine. (Salute&#33; ndr). Qualora il Tribunale non accettasse si presenta un elenco ridotto di solo una parte delle telefonate.
L’avvocato non manca di evidenziare alcune anomalie: con riferimento ad alcuni numeri di utenze molto attive ci sono dei lunghi periodi (giorni, settimane, 10/20 giorni) in cui non si registra traffico telefonico. Si chiede l’acquisizione presso i gestori (italiani) dei tabulati originali relativi a quelle utenze e a quei periodi. Ricorda la circostanza delle intercettazioni di Bergamo dalle quali si evincono le chiamate mancanti effettuate da moRatto a Bergamo («poi vedrete quando faremo le trascrizioni, lui dice alla Fazi, “mi ha chiamato moRatto ha parlato degli arbitri, delle designazioni e quant’altro”…» ). Non si trovano nel materiale messo a disposizione dalla Procura queste telefonate di moRatto e le altre di Facchetti .
Tutto questo è rilevante per la difesa in quanto sono comportamenti speculari a quelli di Moggi, Bergamo informava moRatto (e Facchetti) proprio così come informava Moggi. Per Moggi è frode sportiva e associazione per delinquere e per moRatto, beato lui, non è nulla.

Ulteriormente si pone l’accento su alcuni testi indicati dalla difesa, questi sono: Tronchetti, moRatto, Tavaroli, Cipriani, Buora, Ghioni, Melloni Preatoni. In una contestuale vicenda giudiziaria milanese questi sono accusati di aver pedinato, intercettato e indagato su Moggi (parte lesa in quel procedimento). Ebbene nell’attività di pedinamento, gli spioni del Tiger Team (all’opera per conto di Tronchetti?) per comunicare usavano SIM svizzere&#33; (Narducci o Beatrice interrompe, gli incomincia a bruciare? ndr).

Per la lista testi, apparentemente sovrabbondante (ma si anticipa disponibilità alla riduzione), si sottolinea come essa sia commisurata alle incolpazioni da cui Moggi si deve difendere (già, cosa non ha combinato Big Luciano?). Segue elencazione delle condotte addebitate e che bisogna illuminare nella loro reale consistenza e veridicità.
L’avv. Prioreschi quindi chiede l’ammissione dei testi della difesa, il controesame dei testi dell’accusa, l’esame dei testi delle altre parti e degli altri imputati.
Si riserva produzione documentale.

Dopo le richieste di acquisizione di prove di tutte le altre parti, il Presidente offre possibilità di “disputare” sulle prove proposte. Le difese preferiscono averne prima la disponibilità e scelgono di rimandare alla successiva udienza.

Segue discussione sulla disponibilità delle prove proposte dai p.m. e sulla necessità di garantire una difesa “adeguatamente attrezzata”. Alcune difese chiedono formalmente di avere più di una settimana a disposizione per l’analisi del voluminoso corpo probatorio.

Si contesta da parte delle difese la selezione dei tabulati effettuate dai pubblici ministeri…

Segue piccola caciara…

Raffrontandosi sulla compressione dei lavori del tribunale con gli ulteriori impegni delle difese, l’avv. Trofino(?) esclama: “non dobbiamo salvare l’Italia con il processo a Moggi&#33;”.

Il presidente raccogliendo le difficoltà delle difese, aggiorna il processo al 5 maggio.

Teresa Casoria raccomanda all’Ufficio di Procura di depositare celermente il materiale probatorio per non comprimere le difese e non offrir loro spazio a contestazioni.

Teresa Casoria: “Vabbé, andiamo jà&#33;”.

Guzer
05.05.2009, 18:03
A distanza di tre estati, quella maledetta del 2006, un altro capitolo si sta per chiudere. Favorevolmente. Non entriamo nei particolari del processo, arrivati a questo punto non serve più, quello che deve farci ancora riflettere è come, carte alla mano, la più grande dirigenza sportiva calcistica sia vicina all&#39;assoluzione piena, perché difesa.
Di fronte a questo, apprendiamo che la società Juventus (quella che per le plusvalenze chiese il patteggiamento) ha presentato ricorso d&#39;urgenza all&#39;Alta Corte di Giustizia Sportiva chiedendo la sospensione della decisione relativa alla partita a porte chiuse con il Lecce, in programma il 3 maggio. Per difendere la storia non si mosse un dito, chiudendo anche la porta in faccia a chi, per meriti, quella storia la stava rendendo leggendaria.
Ora, altri, invece, per l&#39;onore stanno per essere assolti, a porte chiuse, mentre quella "difesa", d&#39;urgenza, si batte per una porta da lasciare aperta, dimenticandosi della storia.

questo riassume infatti il perchè siamo incacchiati come bestie&#33;

Il pm ritiene di essere in grado di dimostrare che una di quelle utenze straniere (riservatissime&#33;) è con certezza riferibile ad un imputato (Moggi?) e che ci sia stato traffico con altre riservatissime utenze straniere riconducibili ad altri imputati.
Questi collegamenti telefonici (e la riconducibilità agli imputati) è utile per integrare una serie di elementi che non era stato possibile individuare attraverso “le ordinarie operazioni di captazione” (è capzioso… ndr).

se sono queste le accuse e le strategie......rasenta il ridicolo è insostenibile, come tutto del resto

Luca
05.05.2009, 18:12
Calciopoli: testimoni, intercettazione e tabulati, si decide il 15 maggio

17:02 del 05 maggio calciomercato.com

E&#39; attesa per il 15 maggio prossimo la decisione della nona sezione del tribunale di Napoli sull&#39;ammissione delle prove nei confronti dell&#39;ex dg della Juventus Luciano Moggi e degli altri imputati del processo di calciopoli. Il tribunale (presieduto da Teresa Casoria) si è riservato la decisione al termine dell&#39;udienza che è stata interamente dedicata alle richieste dei legali della difesa e dei pm Filippo Beatrice e Giuseppe Narducci riguardanti le prove documentali, le liste dei testimoni, le intercettazioni telefoniche e i tabulati relativi alle schede "sim&#39; straniere che Moggi avrebbe fornito a arbitri e designatori per conversazioni riservate. Gli avvocati degli imputati hanno chiesto l&#39;estromissione dal processo di una lunga serie di elementi che i pm ritengono fondamentali per provare le accuse. In particolare i legali di Moggi (gli avvocati Maurilio Prioreschi e Paolo Trofino) e di diversi altri imputati hanno sostenuto l&#39;inutilizzabilità sia di una lunga serie di intercettazioni telefoniche per carenze di motivazioni dei decreti di autorizzazione, sia dei tabulati delle schede sim in quanto, a loro avviso, l&#39;acquisizione sarebbe avvenuta in assenza di una rogatoria con l&#39;autorità giudiziaria svizzera (le schede furono infatti acquistate a Chiasso).

AlexnelCuore
05.05.2009, 20:41
Questo pocesso mi sà di grande pagliacciata

Guzer
06.05.2009, 00:32
speriamo di no, fino sta dimostrando che è una grande pagliacciata tutto quello avvenuto da 3 anni a questa parte ;)

gabriele
06.05.2009, 16:16
ULTERIORE APPROFONDIMENTO SULL&#39; UDIENZA DI IERI AL PROCESSO DI NAPOLI


Utilizzabilità delle intercettazioni: Prioreschi vs. Beatrice
Mario Incandenza mercoledì 06 maggio 2009 01:07 Più che di "Processo Calciopoli", stavolta parliamo di "Prioreschi vs Beatrice". Su nemmeno 3 ore di udienza, la parte del leone ieri l&#39;han fatta il legale di Moggi e il Pubblico Ministero napoletano. Quasi un&#39;ora se l&#39;è presa l&#39;avvocato romano, per convincere il Tribunale che alcune delle prove presentate dall&#39;accusa sarebbero irregolari. Poco più di 40 minuti, invece, è stata occupata dalle spiegazioni dell&#39;accusa, in questo caso costretta sulla difensiva.
Le questioni poste dall&#39;avvocato Prioreschi non sono state solo formali. Anzi, l&#39;avvocato è entrato anche fin troppo nel merito della storia delle indagini, esponendosi anche ai rilievi del suo avversario per questo.
Insomma, le schermaglie iniziali del processo non sono state solo procedurali, ma si è toccata anche la sostanza. Basti pensare che la parte più interessante dell&#39;intervento di Prioreschi è stata dedicata al famoso (o famigerato) teorema delle SIM svizzere, e il prossimo 15 maggio, giorno in cui il Tribunale si pronuncerà sull&#39;ammissibilità delle prove presentate, uno dei teoremi portanti di quel processo mediatico che 3 anni fa venne chiamato Calciopoli, e che per noi è Farsopoli, potrebbe già subire un brutto colpo.
In sostanza, il legale di Moggi contesta i famosi specchietti sul presunto traffico telefonico che sarebbe intercorso tra molti degli imputati. Secondo l&#39;accusa, tali documenti (presentati in forma di files di Excel) rappresenterebbero l&#39;accertamento di un canale riservato di comunicazione telefonica tra Moggi, il ds messinese Fabiani, i designatori e alcuni arbitri. Prioreschi ricorda che si tratta solo di un&#39;ipotesi investigativa dei Carabinieri, fondata su un&#39;acquisizione di tabulati stranieri (svizzeri e del Liechtenstein) avvenuta senza che per altro venisse effettuata la richiesta di rogatoria internazionale prevista da diversi articoli di legge e dal trattato bilaterale italo-svizzero.
Prioreschi ripercorre così la nascita di questo filone d&#39;indagine: il 9 febbraio del 2005, dal fisso di casa Bergamo (allora designatore arbitrale) parte una telefonata al numero di un cellulare dotato di SIM svizzera, e i Carabinieri, che sono in ascolto, intuiscono che dall’altra parte ci sarebbe Moggi. Da lì, chiedono al pm di mettere sotto intercettazione anche l&#39;utenza straniera. Badate bene: l&#39;utenza in questione viene posta sotto intercettazione, ma senza esito, perché tale numero non produce traffico telefonico. A quel punto, gli inquirenti chiedono ai pm di acquisire i tabulati telefonici relativi a quest&#39;utenza, ma "contemporaneamente e autonomamente" (cioè senza rogatoria) compiono, secondo l&#39;informativa d&#39;indagine, "accertamenti mirati tramite gli uffici collegati svizzeri", con il risultato di scoprire che tra l&#39;1 gennaio e il 15 marzo l’utenza in questione avrebbe contattato unicamente altre due utenze svizzere, ipotizzando che ad usarle fossero nientemeno che i due designatori, Bergamo e Pairetto. Sempre "autonomamente", e cioè senza rogatoria, accertano che l’intestatario di queste SIM straniere (gestore Switzerland Sunrise) sarebbe un certo Arturo De Cillis nato a Carovigno.
Un anno dopo, a maggio 2006, e cioè allo scoppio di Farsopoli, il figlio dell&#39;intestatario De Cillis (che è ottuagenario) si presenta dai Carabinieri e racconta che quelle 3 SIM, più altre 6 sempre intestate a suo padre, sarebbero state acquistate nel loro negozio di Chiasso da un dipendente della Juve, tal Bertolini. A quel punto, l&#39;indagine lievita, ma secondo Prioreschi un po&#39; troppo, perché in seguito all&#39;esame dei tabulati delle 9 schede ne scaturiscono altre e, soprattutto, in successivi interrogatori, De Cillis fornisce agli inquirenti i numeri di qualcosa come 385 SIM del Liechtenstein, come se, a forza di essere sentito, avesse riportato loro l&#39;elenco di tutte le schede vendute nel suo negozio di Chiasso.
La tesi dell&#39;avvocato di Moggi è che, in quanto fatto senza la necessaria rogatoria internazionale, l&#39;atto che ha originato questa indagine sarebbe irregolare, e di conseguenza sarebbero inutilizzabili anche tutti quelli che ne sono seguiti. E&#39; il concetto della “inutilizzabilità derivata”, per il quale l&#39;avvocato si appella a due sentenze della Cassazione. Allo stesso modo, chiede che non possano essere utilizzate le dichiarazioni rese da Bertolini e De Cillis presso l’autorità giudiziaria, nonché quelle al riguardo dei carabinieri del Nucleo Operativo di Roma che hanno svolto l&#39;indagine.
Per prevenire alcune possibili obiezioni dall&#39;accusa, il legale ricorda che la giurisdizione, riguardo alle indagini sulle utenze mobili, è quella della nazione del gestore di telefonia, e non quella del luogo in cui le utenze vengono utilizzate. Inoltre, le SIM, a parte le 9 di De Cillis, non si sa nemmeno a chi siano intestate, perché risultano in gran parte anonime. E&#39; vero che ci sarebbero sentenze della Cassazione che parlano di “instradamento”, e cioè del fatto che quando una sim straniera comunica con numeri italiani la chiamata è instradata nel nostro paese e quindi soggetta al nostro regime giuridico, ma la differenza qui starebbe nel fatto che si tratta di SIM straniere che comunicano fra loro.

Oltre alla questione schede svizzere, Prioreschi solleva profili di inutilizzabilità riguardo alle intercettazioni vere e proprie. Segnala irregolarità nei decreti di autorizzazione, che nel caso di quelli effettuati dal Gip sarebbero privi di motivazione, mentre quelli del Pm ne avrebbero una solo "apparente". Evidenzia inoltre diversi casi di mancanza di motivazione anche rispetto ai decreti sulle SIM svizzere. Inoltre, tutte le richieste di intercettazioni e di proroga mancherebbero di timbro di deposito in segreteria.
Ma l&#39;aspetto più sostanziale riguarda il problema della "remotizzazione". In poche parole, secondo la legge, l&#39;ascolto delle intercettazioni può essere sì effettuato dall&#39;autorità di polizia giudiziaria (es. i Carabinieri), ma il server deve essere installato presso il centro intercettazioni della procura. In questo caso, invece, il sistema delle intercettazioni era installato direttamente presso il reparto operativo dei Carabinieri: un server con 18 linee telefoniche (una linea può intercettarne 150). Tanto è vero che, per le varie richieste di informazioni sulle utenze, nelle comunicazioni ufficiali la TIM interloquisce direttamente con i Carabinieri, e non con la procura. La stessa procura, quando interloquisce con la TIM, indica i Carabinieri (RONO) come coloro che fanno le intercettazioni (e non il CIT della procura). Alla questione avevamo già dedicato un articolo che entra nel merito degli aspetti più tecnici.

Prioreschi solleva poi altre richieste di inammissibilità. Una riguarda il caso Lodà, e cioè di un signore che parrebbe aver depositato presso la Procura di Firenze un documento audio da lui registrato, contenente informazioni sulla costruzione del famoso dossier su Della Valle, e che per l&#39;avvocato costituirebbe un caso di "intercettazione abusiva".
Inoltre, introduce la questione dell&#39;inammissibilità di tutti gli atti della giustizia sportiva, delle dichiarazioni rese presso l&#39;ufficio indagini della Federcalcio alle relazioni dell’ufficio indagini, dagli atti della Figc relativi all&#39;indagine della procura di Torino al deferimento della procura federale di Calciopoli.
Il problema dell&#39;inammissibilità degli atti della giustizia sportiva viene poi rimarcato anche dall&#39;altro avvocato di Moggi, Trofino, che fa solo un breve intervento al proposito. Ma la questione viene sollevata pure dai difensori di diversi altri imputati.

Particolarmente interessante anche il breve intervento dell&#39;avvocato Messeri, legale dell&#39;arbitro Bertini. Sostiene anch&#39;egli l&#39;inutilizzabilità dei tabulati delle SIM svizzere (lui li chiama "tabulati", ma forse si riferisce ai famosi specchietti che associavano a ciascun arbitro le rispettive SIM svizzere e ne ipotizzavano la rete di chiamate), per mancanza della rogatoria, delle autorizzazioni e altre ragioni indicate da Prioreschi.
Laddove anche tali tabulati venissero ammessi, chiede l&#39;audizione dei legali rappresentanti dei gestori telefonici, per sottoporglieli e verificarne la provenienza e la completezza. Inoltre, chiede una perizia per chiarirne le modalità di formulazione, dato che sono documenti di formazione extraprocessuale quantunque finalizzati al processo, formati in assenza di principi difensivi, e di cui è lecito approfondire i sistemi tecnologici a cui gli investigatori sono ricorsi. Tutto ciò perché, rileva, tali documenti contengono delle assolute contraddittorietà. Risultano, ad esempio, assurde e illogiche le 39 telefonate prima di una partita (Juve-Milan). Addirittura, in un altro caso, Bertini in 10 minuti starebbe prima ad Arezzo e poi a Milano.
Nel caso dunque i tabulati fossero comunque ammessi, chiede perciò una perizia completa.

L&#39;udienza si conclude, dunque, con il lungo intervento del Pm Beatrice, finalizzato a difendere la bontà dei mezzi di prova messi in discussione.
La registrazione Lodà, fatta autonomamente, e non dall’autorità giudiziaria, sarebbe ammissibile anche se priva di autorizzazione. Sull&#39;ammissibilità degli atti della giustizia sportiva, Beatrice ricorda che alcuni difensori, a differenza dei colleghi che ne hanno chiesto l&#39;inutilizzabilità, hanno chiesto loro stessi di produrre atti dello stesso tipo. Inoltre, ricorda casi in cui atti di procedimenti diversi da quelli giudiziario sono stati acquisiti.
Sulle SIM svizzere critica Prioreschi, che a suo dire è entrato troppo nel merito, raccontando la storia dell&#39;indagine. Contesta il discorso della “inutilizzabilità derivata”. Ricorda che la giurisprudenza dell’instradamento riguarda le intercettazioni telefoniche, e non le attività di richiesta di acquisizione tabulati o comunque di documenti in possesso di gestori italiani.
Sulla motivazione dei decreti del pm, contesta la definizione di "apparente". In realtà, in alcuni casi, come quello dell’acquisizione di tabulati telefonici, può essere sufficiente, secondo alcuni pronunciamenti, una versione “succinta”. Licenzia come troppo formalistica la contestazione della mancanza delle firme dei segretari della procura.
Giustifica la doppia data di un atto (nov. 2004 e giu. 2005) con la necessità, nel secondo caso, di contabilizzare le intercettazioni presso la ditta fornitrice.
Sulla questione della remotizzazione va però in difficoltà. Parla di "segmenti" nei quali la Cassazione avrebbe stabilito che l’intercettazione dovesse avvenire, come quello della "captazione", che avviene presso il gestore; quanto alla "registrazione", la prima deve essere fatta in Procura, poi però un’attività identica potrebbe avvenire nei locali di polizia giudiziaria. In sostanza, da quando la registrazione si fa in digitale, essa potrebbe tranquillamente avvenire contemporaneamente sia in Caserma che in Procura. Quando però il Presidente del Tribunale gli chiede chiarimenti sul "sistema base" usato per le intercettazioni, va in confusione, strappando alla Casoria un commento ironico: "E&#39; impreparato sul punto... vabbene..."

Prossimo appuntamento, dunque, il 15 maggio, quando il Tribunale si pronuncerà sull&#39;utilizzabilità delle prove presentate.

Guzer
22.05.2009, 08:13
Accuse a Giraudo, percorso in salita
Lo afferma il legale dell'ex ad della Juventus
(ANSA) - NAPOLI, 11 MAG -''Il pm ha iniziato il processo e nel suo ruolo e' logico che lo concluda con una richiesta di condanna''. Cosi' Krogh, legale di Giraudo.Commentando la richiesta di condanna avanzata dai pm nel processo di Calciopoli, l'avvocato dell'ex ad della Juventus segnala che ''e' priva di elementi di sostegno''. Il fatto stesso che il pm abbia discusso 12 ore per la posizione di Giraudo - ha aggiunto Krogh - ''e' significativo di quanto sia faticoso e in salita il percorso dell'accusa''.
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Calciopoli, pm chiedono 11 condanne
Per ex ad Juve Giraudo la richiesta e' di 5 anni di reclusione
(ANSA) - NAPOLI, 11 MAG - Undici condanne per gli imputati di Calciopoli, la piu' pesante nei confronti di Antonio Giraudo. Sono le richieste dei pubblici ministeri Filippo Beatrice e Giuseppe Narducci al processo con rito abbreviato davanti al gup De Gregorio. Per l'ex ad della Juve chiesti 5 anni di reclusione.Giraudo e' accusato di associazione per delinquere finalizzata alla frode sportiva.Due anni di reclusione sono stati chiesti per l'ex presidente dell'Aia, Tullio Lanese.

Guzer
22.05.2009, 08:13
Calciopoli, richiesti 5 anni per Giraudo

Per il reato di frode sportiva: 2 anni per Dondarini e 20mila euro di multa, 1 anno e 4 mesi per Rocchi

NAPOLI, 11 maggio - Processo Calciopoli in corso. Per associazione a delinquere richiesti 5 anni per Giraudo, 3 anni e 6 mesi per l'arbitro Pieri, 3 anni per l'assistente Baglioni, 2 anni per Lanese, Cassarà e Gabriele. Per il reato di frode sportiva: 2 anni per Dondarini e 20mila euro di multa, 1 anno e 4 mesi per Rocchi, un anno e quattro mesi per Messina (10mila euro multa), un anno per Griselli e un anno a Foschetti. Adesso il processo proseguirà con audizioni della parte civile.

PESANTE BATIBECCO - In mattinata si è assistito ad un feroce battibecco fra il pm Narducci e l'avvocato dell'arbitro Gabriele che ha costretto il giudicead interrompere l'udienza per 20 minuti dopo aver sbottato duramente contro i due litiganti: «Queste cose nei miei processi non sono mai accaduti e mai dovranno riaccadere!».

GLI AVVOCATI - «Il pm ha iniziato il processo e nel suo ruolo è logico che lo concluda con una richiesta di condanna. Questa richiesta peraltro è priva di elementi di sostegno e basata soltanto sull'interpretazione congetturale di qualche normalissima telefonata tra persone che seguono il calcio». Lo ha detto l'avvocato Massimo Krogh, legale dell'ex amministratore delegato della Juventus Antonio Giraudo, commentando la richiesta di condanna avanzata dai pm nel processo di calciopoli che si svolge con rito abbreviato. «Il fatto stesso che il pm abbia discusso 12 ore solo per la posizione di Giraudo - ha aggiunto Krogh - è significativo di quanto sia faticoso ed in salita il percorso dell'accusa».

Guzer
22.05.2009, 08:14
A proposito di revisione del processo sportivo ho trovato questo interessante articolo


09/05/2009

Informa oggi Tuttosport (in un piccolo articolo a pagina 17) che la Corte di Giustizia Federale ha accolto il ricorso di Guardiola ed ha cancellato la squalifica di quattro mesi inflitta per doping nel 2001, quando giocava nel Brescia. Quella squalifica era passata al vaglio di tutti i gradi della giustizia sportiva ed era quindi irrevocabile eppure è stata rivista e revocata. Come mai?
Il fatto è che Guardiola ha subito anche un procedimento penale che, dopo i vari gradi di giudizio, è finito con l’assoluzione e forte di questa novità ha chiesto, in base all’articolo 39 del Codice di Giustizia Sportiva, che la sentenza fosse rivista e la Corte di Giustizia di Federale gli ha dovuto dare ragione.
Stiamo parlando di doping, che è un’accusa diversa da quella che ci è costata la serie B, ma il ragionamento porta proprio lì, a Calciopoli e alla pretesa di tutti i gazzettari per cui le sentenze su Moggi, Giraudo e la Juve avendo superato tutti i gradi di giudizio sono irrevocabili e nessuno le può più toccare. Questa è una gazzettata, perché l’articolo 39 del C.G.S. tratta di "revisione e revocazione", e prevede proprio i casi in cui le sentenze (irrevocabili per i gazzettari) possono essere revocate e il caso Guardiola lo dimostra.
L’articolo 39 del Codice di Giustizia Sportiva, quindi, c’è e per Guardiola è stato applicato; è un articolo che ai gazzettari non piace, ma noi faremo da cani da guardia per verificare se possa essere applicato anche in altri casi e casini; uno in particolare.

Guzer
22.05.2009, 08:14
Calciopoli, ammessi 100 testi
Ven 15 Mag, 03:05 PM

(ANSA) - NAPOLI, 15 MAG -La nona sezione del tribunale di Napoli chiamata ad esprimersi su Calciopoli ha ammesso 50 testi pro Moggi e 50 indicati dai Pm. Ammesse anche intercettazioni telefoniche e tabulati di conversazioni avvenute utilizzando schede Sim estere che l'ex dg della Juve avrebbe fornito ad arbitri e designatori. Tra i testi ammessi in particolare Romeo Paparesta, padre dell'arbitro Gianluca, e Armando Carbone, coinvolto nel primo scandalo del calcio scommesse degli anni '80.

Guzer
22.05.2009, 08:15
Processo Calciopoli : la cronaca


Udienza del Tribunale di Napoli del 15 maggio 2009

Le prove, quali prove?

Teresa Casoria: «Allora possiamo iniziare con la causa Ambrosino Marcello?».

La solita chiamata degli imputati, è presente in aula Paolo Bergamo, unico tra gli imputati.

Il Tribunale scioglie la riserva della precedente udienza e si pronuncia sull'ammissibilità delle prove proposte da accusa e difesa.

Il Presidente del Tribunale: «I documenti depositati dalla parte pubblica e dalle parti private possono essere tutti acquisiti al fascicolo del dibattimento[...], con l'eccezione che segue: Non possono essere acquisiti i verbali delle prove, in particolare delle dichiarazioni degli imputati assunte nel procedimento disciplinare, così come chiesto dai pm».

I tabulati
Vengono ammessi i tabulati depositati dall'accusa: non si ravvisano ostacoli all'acquisizione dei tabulati attestanti flusso di traffico telefonico. I tabulati non sono intercettazioni e secondo i precedenti della Corte Costituzionale, per la quale sono dati esterni alla conversazione telefonica, possono acquisirsi al giudizio.
Per i tribunale l'attività di indagine svolta dalla p.g. non abbisognava di rogatoria. Non risulta che siano stati tenuti (da parte degli organi inquirenti) comportamenti presupponenti la rogatoria all'estero. L'acquisizione dei tabulati è la risposta di una richiesta a gestori italiani aventi disponibilità di un nodo posto in Italia.
L'attività investigativa precedente l'acquisizione fu svolta in Italia. Fu ininfluente nella dinamica delle investigazioni il contatto "avviato" in Chiasso tra i carabinieri di Roma e il venditore (italiano) di sim straniere, in quanto questi (è pacifico) le notizie le ha successivamente fornite in Italia.
Va sottolineato che i tabulati versati in atti sono stati forniti dalla Telecom e da altri operatori italiani.
Appare superfluo disporre la citazione dei gestori per chiarificazione sulla tecnica di formazione così come richiesto da talune delle difese.

Le intercettazioni
Le intercettazioni telefoniche possono essere utilizzate nei confronti di tutti gli imputati, anche del Meani. Non configura impedimento la circostanza che non è ammessa l'intercettazione per il reato di frode sportiva. Le intercettazioni sono effettuabili laddove esiste il ragionevole sospetto della commissione dei reati per cui sono previste, anche se poi il reato non si consuma. E non è necessario che gli indizi siano a carico dei soggetti intercettati incidentali.

Non sono nulli i provvedimenti autorizzativi delle intercettazioni per mancanza delle formalità di cancelleria sollevate dalle difese. Come aveva ricordato lo stesso legale di Moggi, si può richiamare la giurisprudenza (quella meno rigorosa - ndr) che fa salvi i decreti di autorizzazione se può aversi comunque (aliunde) certezza della corretta formazione dell'atto.

Nei vari decreti di autorizzazione delle intercettazioni è motivata a sufficienza la decisività della prova desumibile dall'intercettazione. Esiste per i decreti un apparato motivazionale strutturato in maniera tale da far emergere l'esistenza di un'autonoma valutazione da parte del giudice in ordine alla presenza delle condizioni richieste per l'esecuzione delle intercettazioni. Non manca la sufficiente specificità se viene contemplato, quand'anche [i]per relationem, lo svolgimento di attività organizzativa dei reati fini dell'associazione a delinquere.

La remotizzazione
Quanto al collegamento dell'impianto di captazione delle telefonate ai locali della Procura della Repubblica, questo può anche essere assicurato da un sistema informatico che permetta l'ascolto simultaneo alla polizia giudiziaria. Quello che, dal tenore dei decreti autorizzativi, è avvenuto nella specie.
Non vi sono motivi per porre in dubbio che le registrazioni siano avvenute attraverso il server posto nei locali della Procura della Repubblica.

Non si può eseguire la trascrizione di tutte le telefonate intercettate, come richiesto dalla difesa di Moggi. Solo per quarantanove delle conversazioni indicate dalla difesa di Moggi (e in aggiunta alle trascrizioni richieste dell'accusa) si deve procedere a trascrizione. La trascrizione di queste telefonate si rende necessaria per il forte contrasto sulle stesse esistente tra accusa e difesa e allo stesso tempo per non comprime eccessivamente il diritto di difesa.

Il collegio giudicante invita l'accusa a mettere nella disponibilità della difesa Pairetto il materiale con le intercettazioni e si riserva di valutare ulteriori trascrizione qualora la difesa lo richiedesse.

Possono essere trascritte le intercettazioni disposte dal GIP di Torino. La comune contestazione del reato di associazione a delinquere rende ammissibile il ricorso alla intercettazione altrui.

Registrazioni private
Viene ammessa la registrazione di colloquio effettuata da Lodà. La registrazione non si può assimilare a intercettazione e si intende acquisita a processo ai sensi dell'art. 234 cpp. Il collegio stima comunque di doverne disporre la trascrizione.

Le liste
La seconda lista testimoni dei pm (sulla formazione della quale aveva eccepito l'Avv. Prioreschi - ndr) è ammissibile in quanto appare rispettato il termine di sette giorni antecedenti la prima udienza (in questo caso il 24 marzo). In base ad un criterio di elasticità inoltre, si deve ritenere ammissibile agganciar genericamente la lista testimoni a tutti i capi di imputazione.
Sulla scorta delle dichiarazioni dell'accusa, che ritiene prova fondamentale le intercettazioni telefoniche, il collegio ammette solo cinquanta dei testimoni della lista. Il tribunale si riserva l'ammissione di altri testimoni qualora ve ne fosse bisogno.

In considerazione degli stessi principi di proporzione si devono ridurre le liste proposte da alcune delle difese.
Per la lista proposta dalla difesa di Moggi, pur tenuto conto del carico delle imputazioni, appare adeguato ascoltare solo alcuni degli esponenti delle categorie ivi indicate (Presidenti, direttori sportivi, responsabili CAN...). Si devono quindi ridurre a cinquanta i testi della difesa di Moggi.
Per le stesse esigenze, i testi a difesa si riducono a: diciotto per Pairetto, a quattordici per Fabiani, a dodici per Bergamo, a dieci per Mazzei, a sette quelli a difesa di Lotto, sei per Della Valle e Mincucci, quattro per Dattilo e Titomanlio.
Il collegio di riserva di una valutazione suppletiva a fronte di specifiche e motivate richieste di contenuto determinato in valutazione anche con il contenuto dei testimoni esaminati.

Le richieste delle parti non menzionate nell'ordinanza devono intendersi rigettate.

Vengono quindi ammesse, oltre a varie prove documentali quali filmati, registrazioni televisive, schede di valutazione, eccetera..., le seguenti fonti di prova:

-I fascicoli fotografici del nucleo dei carabinieri di Roma del maggio 2005 e gli otto DVD che contengono filmati di servizi di osservazione e pedinamenti svolti dagli stessi organi di p.g.;

- La copia dell'agenda di Fiorella Bocchini, segretaria della FIGC;

- Le annotazioni dell'ufficio indagini antecedenti e relative alla partita Lecce-Bologna del 29 maggio 2005;

- L'esito delle indagini della federcalcio in seguito alle dichiarazioni dell'arbitro Racalbuto con riferimento alla partita di calcio Cagliari-Juventus del 16 gennaio 2005;

- L'esito dell'attività svolta dall'ufficio indagini della FIGC dopo la richiesta di archiviazione della procura della Repubblica di Torino nelle more della decisione sul conflitto di competenza tra Napoli e Torino;

- I verbali delle assemblee del consiglio federale dal 07/09/04 al 15/03/05 e quelli della lega calcio dal 18/10/04 al 06/02/05;

- La documentazione relativa alla predisposizione delle griglie arbitrali, dei sorteggi e delle designazioni degli arbitri e degli assistenti per la stagione 2004-'05;

- Le sfere utilizzate per il sorteggio arbitrale (corpo del reato);

- La copia delle polizze stipulate tra la Juvents FC nella persona di Girando e l'INA Assitalia nella persona di Bergamo;

- La copia delle sentenze della Giustizia sportiva, cd. sentenze Ruperto e Sandulli;

- I tabulati telefonici;

- Le intercettazioni di questo procedimento e di quello di Torino;

- La trascrizione di tutte le intercettazioni di cui sopra;

- La "registrazione Lodà" e la relativa trascrizione;

- L'esame dei testimoni ammessi e degli imputati;

Viene conferito l'incarico delle trascrizione ai tre periti che prestato giuramento, chiedono di eseguire le trascrizioni separatamente e di avere novanta giorni di tempo a partire dal 25 maggio 2009. I periti rappresentano anticipatamente la difficoltà a rispettare il termine dei novanta giorni richiesto.

L'istruttoria dibattimentale viene fissata per la successiva udienza del 19 maggio, come da calendario.
Il presidente Casoria chiede ai pm di indicare di volta in volta i testimoni che intende ascoltare nelle udienze successive, con l'avvertenza (fino ad avvenuta trascrizione) di citare testi di cui non si devono trascrivere intercettazioni e che non coinvolgano la posizione di Meani.
I pm rappresentano la difficoltà a dare certezza della presenza di uno dei due testi previsti (Romeo Paparesta e Armando Carbone) chiede alle difese di ritirare (il giorno antecedente l'udienza) presso la propria segreteria la lista testimoni. La difesa di Moggi chiede di rinviare il tutto alla prevista udienza del 26.
Stante l'esigenza di non prolungare oltremodo l'iter dibattimentale e in considerazione dell'annullamento dell'udienza del 12 giugno, il Presidente Casoria conferma l'udienza del 19 maggio con l'audizione dei testi Paparesta (padre) e Carbone.

More solito, segue la caciara da fine della lezione...

Guzer
22.05.2009, 08:15
Clamoroso in aula: per il padre di Paparesta son tutte leggende
mercoledì 20 maggio 2009 09:50

E' iniziata ieri la sfilata dei testimoni d'accusa e il copione è lo stesso del Processo GEA: sono platealmente scagionanti.
Clamorose le spiegazioni di Romeo Paparesta, che smentisce numerose delle leggende che nel 2006 vennero create dai media per mandare la Juve in B. Ex arbitro (ultima stagione 1987-88, anno in cui arbitrò Juve - Cesena finita 0-2 a tavolino, per il petardo di Sanguin), padre dell'arbitro Gianluca, è l'unico, fra gli utenti dei telefonini dotati delle famigerate SIM svizzere, ad aver ammesso di averne fatto uso. C'è solo un piccolo problema: Romeo Paparesta non è un imputato, e nemmeno è mai stato indagato, e nemmeno, a detta degli stessi giudici, mai lo sarà. E allora a cosa servivano quelle schede? Se servivano a degli associati a delinquere ai fini di frode sportiva, perché Romeo Paparesta non è sul banco degli imputati, ma addirittura un testimone dell'accusa?
E sì che nel giro di un anno e mezzo ne usa ben quattro, di telefonini dotati di SIM straniera: Moggi gli dà il primo nel settembre 2004, dotato di rubrica con memorizzati 4 contatti: Luciano 1 e Luciano 2, Angelo 1 e Angelo 2; a febbraio 2005, durante le elezioni federali, Lucianone gliene dà un secondo, con in rubrica gli stessi contatti, ma associati a numeri nuovi, perché Moggi e Fabiani li hanno cambiati; poi, a giugno 2005 un terzo cellulare, per lo stesso motivo; infine, a dicembre 2005 un quarto, che Romeo usa fino ad aprile 2006, cioè fino allo scoppio Farsopoli, allorché si fa prendere dal panico e butta via tutto.
Panico? Comprensibile, solo che poi Romeo scopre che in realtà non c'era motivo. Lo ripeto, perché è fondamentale: Romeo Paparesta, utente di SIM svizzere moggiane, non è un imputato, non è indagato, è un teste dell'accusa. E questo fatto non può che ridimensionare il teorema della fantomatica rete telefonica riservata a fini delittuosi, i cui utenti gli inquirenti ipotizzavano fossero arbitri, tra cui suo figlio Gianluca. Ricordate gli specchietti diffusi alla stampa due anni fa? Ecco, secondo quella ricostruzione, Gianluca Paparesta sarebbe fra gli arbitri asserviti a Moggi. In realtà, ieri abbiamo stabilito che non solo non era asservito, ma che addirittura di quei telefonini Gianluca era all'oscuro. A questo punto, c'è da pensare che nemmeno gli altri utenti fossero arbitri. Eh, sì, perché i cellulari che Moggi diede a Romeo Paparesta non servivano a comunicare con degli arbitri, ma semmai, come ha raccontato ieri il teste (ripeto, dell'accusa), a cercare di difendersi da loro.
Ma andiamo con ordine, e ricostruiamo la storia secondo quanto raccontato ieri dal teste: Romeo Paparesta aspira da anni a incarichi tecnici nell'AIA. Nei primi anni 2000 frequenta Lanese, a cui garantisce l'appoggio per l'elezione del 2002 a presidente, sperando di ricavarne un incarico di responsabile nel settore tecnico. Ma nonostante il buon esito dell'elezione, l'incarico a Romeo non arriva. I rapporti si raffreddano per un po', per riprendere in seguito, anche in virtù del ruolo dirigenziale dello stesso Paparesta nell'AIA.
Arriva maggio 2004 e Romeo torna a insistere, vuole una spinta per ottenere un ruolo di responsabilità in AIA, allora Lanese gli propone di incontrare Moggi, che a suo dire sarebbe molto ascoltato in ambito federale, con un certo ascendente su Carraro. Leggendo fra le righe della deposizione, in realtà forse Lanese voleva semplicemente liberarsene, sbolognarlo a qualcun altro. Così il 7 maggio 2004 se lo porta dietro a Torino, nella sede della Juve, dove Lanese ha in programma un incontro con Moggi per chiacchierare di politica federale, di problematiche arbitrali, roba di ordinaria amministrazione. Alla fine dell'incontro, Lanese presenta a Romeo Lucianone, che gentilmente gli dà il proprio numero (italiano) e gli dice di chiamarlo più avanti. Qualche settimana dopo, estate 2004, ci sono le assegnazioni degli incarichi nell'AIA, e a Romeo va ancora male, nessun incarico, allora si decide a usare il numero di Lucianone. Ci prova più volte, a chiamarlo, ma Lucianone non risponde. Arriva settembre, e finalmente, all'ennesimo tentativo, "lo sventurato rispose". Lucianone gli propone di raggiungerlo a Napoli la settimana dopo, a casa sua. Romeo ci va e vi trova anche Angelo Fabiani, che ancora non conosce e che scoprirà solo in seguito essere il ds del Messina.
In quell'incontro, Moggi si lamenta del potere delle squadre milanesi (parla anche delle romane, ma nei mesi successivi Romeo si accorge che sono le milanesi i suoi crucci principali). Lucianone sembra come ossessionato da Milan e onesTeam, o meglio, dai continui tentativi di sgambetto nei suoi confronti, in quanto ds della Juve. Per questo, Moggi gli chiede di aiutarlo: ogni settimana Romeo dovrebbe andare a vedersi una partita di Serie A, meglio se di Milan o onesTeam, per segnalargli eventuali episodi poco limpidi a loro favore a livello di direzione arbitrale. A questo scopo gli consegna un telefonino con in rubrica due numeri suoi e due di Fabiani: quel telefonino è una sorta di rimborso spese, glielo dà per invogliarlo a chiamarlo e a fornirgli informazioni. Quanto a suo figlio, che pure fa l'arbitro in serie A, Romeo ieri in aula è stato molto chiaro: sia lui che Moggi si impegnano a vicenda affinché il loro rapporto non interferisse con l'imparzialità di Gianluca, e lo tengono all'oscuro. Che in quel telefonino ci sia una SIM straniera, Romeo manco se ne accorge, non conosce nemmeno i numeri che chiama, lui vede solo la rubrica con i nomi di Luciano 1 e 2 e Angelo 1 e 2 (qualche dubbio gli viene quando ascolta i messaggi preregistrati in lingua straniera, ma non ci perde molti pensieri); a volte userà quel cellulare anche per telefonate normali con parenti o conoscenti, quando ha problemi con il suo personale. In generale, Romeo racconta di un Moggi che quando parla della rivalità con le squadre milanesi e romane, più che il ds della Juve, ne sembra il primo tifoso.
Arriva il 6 novembre 2004, giorno di Reggina - Juve, arbitro Gianluca. La Juve perde, ma reclama per un rigore solare e un gol annullato (Romeo ieri ha detto "uno", in realtà i gol annullati alla Juve furono due..). Come sempre, dopo la partita Romeo sente Gianluca, il quale si lamenta con lui per la scenata di Moggi e Giraudo negli spogliatoi, soprattutto perché gli fanno capire non credono alla sua buonafede. E' offeso, Gianluca. Comunque, dopo la prima sfuriata, Moggi e Giraudo si ripresentano nel camerino della quaterna arbitrale insieme al presidente della Reggina Foti, e in questa seconda visita si raddolciscono: dalla tv si è visto che il gol annullato all'ultimo minuto in realtà era davvero fuorigioco. Gianluca, gli assistenti e il quarto uomo decidono di non refertare la sfuriata di Moggi e Giraudo, ma attenzione, NON per paura di ritorsioni (come si disse durante Farsopoli), ma perché lo reputano inutile, dato che la squalifica di un dirigente alla fine non ha alcuna ripercussione sostanziale (per qualche partita perde il diritto di andare negli spogliatoi con la squadra e finisce lì).
Gianluca resta a dormire a Reggio, sperando di incrociare in aeroporto la mattina dopo i dirigenti della Juve e rimproverarli per il loro atteggiamento, dir loro a muso duro che, capitasse un'altra volta, reagirebbe ben più duramente. Ma non li incontra. Domenica è a pranzo da Romeo, il quale fin da sabato sera ha visto che in TV tutti attaccano suo figlio. I due ne parlano a tavola, sospettano che ci sia dietro Moggi. Nel pomeriggio, Romeo sprona il figlio a chiamare il dg della Juve, in modo da fargli capire che intende reagire a quell'attacco mediatico, e per rimproverarlo per la scenata dello spogliatoio. Ma il numero di Moggi non ce l'hanno, quello italiano che gli aveva dato a maggio Romeo non ce l'ha più, ma aspetta, Romeo ha il cellulare che gli ha dato Lucianone, ecco, si può usare quello. Romeo prova a chiamare una prima volta i due numeri di Moggi in rubrica, ma quel diavolo non risponde a nessuno dei due. Allora chiama Fabiani e gli chiede di Moggi. Angelo gli risponde che s'interessa e gli fa sapere. Passa ancora un po' di tempo, poi Fabiani lo richiama: ora Luciano è libero: prova, Romeo. Ma, come sappiamo, in quel momento Lucianone non era libero, era a un altro telefono con un'amica, forse quella con cui il giorno prima, subito dopo la partita, ancora incazzato, aveva fatto il fanfarone, dicendole di aver chiuso l'arbitro nello spogliatoio e di essersi portato la chiave all'aeroporto. Così, il tentativo di Romeo finisce male: "Ciao, Luciano, ti passo un attimo mio figlio che deve dirti una cosa". Gianluca: “Senta, vorrei dirle…” Moggi lo investe di male parole e gli chiude il telefono in faccia, come abbiamo sentito. 10-15 secondi di telefonata e tutto finisce lì.
A quel punto, Romeo consiglia al figlio di riprovare nei giorni successivi. Gianluca deve partire per la Romagna, così gli presta il cellulare coi due numeri di Moggi. L'arbitro se lo porta con sé e al ritorno, pochi giorni dopo, lo restituisce al padre. Ma non gli racconta di alcuna telefonata con Moggi, probabilmente manco l'ha usato.
Questa è la vera storia di uno dei capisaldi della bufala del 2006. Altro che rapimento di Paparesta, altro che intimidazioni. Altro che referti non scritti per paura di ritorsioni. Tutte balle, di gente in malafede, che odia la Juve e da anni aspettava un'occasione del genere.
Un altro episodio interessante chiarito da Romeo Paparesta riguarda la famosa intercettazione delle griglie tra Moggi e Bergamo, nella quale Moggi disse al designatore che Gianluca Paparesta la giornata successiva sarebbe stato designabile perché, benché in settimana impegnato all'estero, lui sapeva che sarebbe tornato venerdì. Romeo chiarisce di aver dato lui stesso quell'informazione a Moggi, che aveva sentito per altri motivi in quei giorni; in realtà è un'informazione sbagliata (come per altro in quella telefonata Bergamo fa notare a Moggi), perché Paparesta tornerà invece il sabato.
Dunque, Moggi dà a Romeo Paparesta dei cellulari per invogliarlo a fargli da osservatore degli arbitraggi delle concorrenti, in particolare onesTeam e Milan, convinto com'è del loro potere eccessivo sul mondo arbitrale. In generale, Romeo racconta che con Moggi e Fabiani si sentiva con cadenza settimanale, sempre in relazione all'osservazione delle partite, e che con i due cercava sempre di far valere l'argomento della buona fede degli arbitri. Ecco perché è facile associare i tabulati di molte SIM svizzere agli arbitri: perché chi le usava era spesso negli stessi luoghi in cui c'erano delle gare da dirigere o dei meeting del settore.
Romeo ricorda poi che Moggi si lamentava spesso dei designatori e non si fidava di loro. Stiamo parlando di Pairetto e Bergamo, i due presunti "associati a delinquere" che con lo stesso Moggi, secondo l'accusa, avrebbero truccato i campionati per favorire la Juve. Più scagionante di così...
E per finire, ecco un altro bel colpo al teorema della cupola, secondo il quale Moggi aveva il potere di interferire illecitamente nella politica federale e nel mondo arbitrale: Romeo Paparesta, dopo aver passato tutto il campionato 2004-05 in frequentazione telefonica di un mammasantissima come Moggi, che tanta influenza, a dire di Lanese, aveva su Carraro, avrebbe tutto il diritto di aspettarsi di ottenerne infine gli sperati benefici.
Arriva l'estate 2005, vengono decisi i nuovi incarichi nella CAN. Il pm domanda a Romeo: "Ottenne l'incarico?".
"No, anzi, venni a sapere che il mio nome venne proposto, forse grazie alla mia frequentazione di Moggi, ma proprio Carraro diede parere negativo".

Guzer
22.05.2009, 08:16
Benvenuti a Farsopoli: da A. Carbone fatti irrilevanti e non pertinenti
mercoledì 20 maggio 2009 15:30

Irrilevanti e non pertinenti. Così il giudice Teresa Casoria, con un certo fastidio, ha bollato le testimonianze rese da Armando Carbone, agente di commercio, incredibilmente trasformatosi in grande accusatore del "sistema Moggi". Un personaggio da noi raccontato in anteprima e voce unica nel panorama informativo nazionale, ai tempi della pubblicazione delle intercettazioni di quella che fu chiamata Calciopoli 2.
Ed è proprio questo il punto. Una deposizione evidentemente contraddittoria e affatto circostanziata, riferita a fatti avvenuti nel lontano 1986, ha consentito ai magistrati napoletani di intercettare, a distanza di più di un anno dalla fine delle indagini, Luciano Moggi e altri indagati del processo: il GIP che ha autorizzato quelle intercettazioni ha di fatto consentito lo spreco di denaro pubblico sulla base di dichiarazioni "irrilevanti e non pertinenti". Questa la notizia del giorno.
Carbone si è dimostrato personaggio da commedia dell'arte, volenteroso nel ricordo ma solo fino a un certo punto, pronto a contraddire le dichiarazioni rese a verbale, mai in grado di circostanziare alcuna delle sue testimonianze. Un personaggio che ha scatenato l'ilarità dell'aula, e l'evidente irritazione del giudice per il suo comportamento.
La sua deposizione è tesa a confermare i fatti raccontati e messi a verbale il 20 maggio 2006 davanti ai magistrati di Napoli.
Si qualifica come agente di commercio, con orgoglio rappresenta le più grandi firme di abbigliamento. Qual era il suo ruolo all'interno del mondo del calcio? "Aiutavo le società a salire di categoria nei vari campionati.", instradato alla singolare attività da tale Geggio Caciotti di Brescia, così racconta. Tiene a chiarire che la vicenda per cui fu implicato e arrestato, il calcioscommesse dell '86, non riguardava affatto le scommesse. Tiene a precisarlo con una certa foga e anche con qualche tecnicismo: "Mai bancato scommesse". Ammette invece con sconcertante candore la sua attività di aggiustatore di partite: arbitri e giocatori a busta paga, per indirizzare le partite come richiesto. Un'attività non spontanea, tiene a chiarire, ma con una forte domanda da parte dei presidenti. Infatti: "Avevo creato un giro che aveva in mano arbitri e calciatori da poter corrompere." Giusto alla bisogna.
Racconta di un complotto ordito da Moggi insieme ai giudici Marabotto e Laudi, nella vicenda calcioscommesse, per estromettere la crema dei dirigenti sportivi italiani: Allodi, Corsi, Janich, Dal Cin. Questi ultimi i personaggi che lo hanno introdotto, cotanto professionista, nel mondo del calcio. Il ruolo nel complotto di Moggi? Determinato da sua personale convinzione, senza riscontro alcuno.
Per la contradditorietà di tale testimonianza, vedasi il nostro precedente articolo: Allodi fu assolto e le sentenze statuirono che mai aveva conosciuto il Carbone, nonostante egli si presenti a verbale come suo "uomo occulto" e ne vanti un'intima conoscenza. Il Napoli non fu penalizzato, grazie appunto a questa interpretazione dei fatti. Colmo dei colmi, con una penalizzazione inflitta al Napoli, quell'anno lo scudetto lo avrebbe vinto la Juventus!
Ma andiamo avanti. Marabotto rifiuterebbe di ascoltare la sua deposizione nei confronti di Moggi, accusato di averlo contattato per aggiustare un match di Coppa Uefa, Torino-Hajduk Spalato, nella stagione 1985/86 , attraverso la corruzione dell'arbitro. Carbone non ha intenzione di circostanziare modalità e entità del presunto pagamento, ma aggiunge che la partita terminò in pareggio (1-1), risultato utile al Torino per passare il turno.
Peccato che quella era la partita di andata, e al ritorno in Dalmazia i croati vinsero 3-1, mandando il Toro a casa.
Juventus-Aston Villa 2-1 un'altra partita per cui il Carbone fornì l'arbitro. Dal Cin, cioè l'altro supertestimone di questo processo, cotanto professionista, avrebbe fornito il contatto con la dirigenza juventina, identificata in Morini, salvo poi estromettere dall'affare il Carbone. Naturalmente, nulla sa quanto ad entità e modalità del pagamento.
Ma l'assurdo, per un'aula di tribunale, si tocca poco dopo quando il Carbone accusa il Moggi non di aver compiuto un illecito, ma del rifiuto di compiere un illecito. Moggi non è un uomo d'onore. Con assoluto candore, Carbone rinfaccia a Moggi di non aver ottemperato a un debito nei suoi confronti, contratto dalla precedente gestione del Calcio Napoli, allorchè divenne direttore sportivo del team partenopeo.
E' con malcelato fastidio che racconta di come un vecchio dirigente del Napoli, Pasquale Carbone, gli abbia offerto 200 milioni di lire per ottenere il suo silenzio davanti all'ufficio indagini, e di come Moggi, nel frattempo subentrato, non abbia onorato l'illecito, facendosi negare dal Carbone (Armando), che lo importunava ripetutamente nel garage dove parcheggiava la sua automobile.
Uomini di Moggi sarebbero, secondo lui, Giorgio Perinetti, ora ds del Bari, e Luciano Tarantino, suo vice, pedine occulte ("oscure" nel suo claudicante italiano) del sistema. Il secondo viene indicato come persona che si occupa dei pagamenti in nero. La prova? Un assegno circolare che testimonia di un prestito di 10 milioni di lire effettuato dal Carbone in favore del Tarantino. Che ci azzecca? Niente, appunto.
Il Tarantino gli avrebbe inoltre confidato dell'integrità a un presunto sistema del generale Italo Pappa, ex capo Ufficio Indagini. Naturalmente, come in ogni altra dichiarazione resa, non è in grado di circostanziare con date e luoghi, la confidenza o millanteria di Tarantino, e il motivo della loro conoscenza. Carbone continua ad accennare alla GEA, mostrandone assoluta ignoranza rispetto ai fatti principali, data di fondazione e di attività, giungendo persino ad affermare a mezza bocca che il trasferimento di Ferrara sia stato effettuato dalla GEA, non esistente, all'epoca dei fatti, nemmeno in nuce.
Alla richiesta di conferma da parte dell'avv. Prioreschi, smentisce subito con faciloneria: "Noooo, noooo, non lo so.". E' commedia. E il giudice se ne stanca. Invita teste e pm a concentrarsi su questioni attuali e concernenti al processo.
Le testimonianze del Carbone vanno invece a parare ancora sulle intercettazioni del 1986, atti per altro non appartenenti al processo. Gli avvocati protestano, Beatrice si arrabbia. Il giudice Casoria invita a non agitarsi, dando ad intendere, come spiegherà più tardi, che ha "inquadrato" il soggetto.
Il controesame degli avvocati difensori è spietato. Carbone infila una serie di contraddizioni evidenti rispetto ai verbali del 20 maggio. Quando messo in difficoltà rispetto alla contradditorietà con i fatti realmente accaduti (quelle stesse contraddizioni da noi evidenziate nel nostro precedente articolo) si rifugia continuamente in "non ricordo", che appaiono tanto più comici in un testimone che muove le sue accuse da fatti accaduti nel 1986.
L'incalzare di Prioreschi mina la credibilità del testimone, che offre cambiamenti di versione rispetto al verbale e confusione nei ricordi, ma a piazzare il colpo definitivo è l'avvocato Trofino che ricorda come, in seguito alla sua prima deposizione del 20 maggio, si fosse impegnato a produrre atti e ulteriori testimonianze che circostanziassero e confermassero le sue accuse. Un secondo incontro con i magistrati non ci fu mai, a testimoniare dell'assoluta genericità, gratuità e inconsistenza delle sue prime dichiarazioni, curiosamente rese in modo spontaneo davanti all'autorità giudiziaria.
Gli avvocati chiedono dunque di sentire altri testimoni, tra cui il Tarantino, per testare la credibilità di questa deposizione.
Il giudice Casoria non vede ragione, stante l'irrilevanza e non pertinenza della testimonianza resa.
Insomma, il dossier Carbone ha già incontrato la fine che meritava e che, unici in Italia, avevamo già sottolineato.
Prima vittoria, quindi, delle difese e clamoroso autogoal dell'accusa.
Ma non basta: i Pm napoletani hanno richiesto e ottenuto l'autorizzazione ad intercettare in base a queste inconsistenti dichiarazioni, bocciate come assolutamente irrilevanti, dopo 30 minuti di udienza.
Dichiarazioni assolutamente generiche e mai circostanziate che necessitavano conferme vere e documentali, che non sono mai arrivate.
C'era da ridere ad ascoltare Carbone, e in molti lo hanno fatto.
Noi siamo a chiederci invece con che coraggio il GIP abbia disposto intercettazioni in base alla sua parola. Un clamoroso caso di cattiva gestione della giustizia, che dovrebbe essere di insegnamento a tutti.

pluto
26.05.2009, 20:22
"Juve? Un torto e arbitravi in B"

Calciopoli, l'arbitro Nucini ai pm

26 maggio 2009 (fonte:tgcom)

http://www.sportmediaset.it/bin/14.$plit/C_27_articolo_23778_GroupArticolo_immagineprincipa le.jpg

"Se sbagliavi a favore della Juve arbitravi in serie A, se sbagliavi contro la Juve arbitravi in B". Così l'ex arbitro Danilo Nucini, rispondendo ai pm Beatrice e Narducci nel corso dell'udienza del processo di Calciopoli, ha sintetizzato l'esistenza di un sistema di condizionamento degli arbitri. Lucini ha poi aggiunto: "Se una squadra avversaria della Juve riceveva un favore, questo non veniva visto. Al contrario un torto veniva accettato".
L'ex arbitro ha quindi spiegato che i problemi si evidenziarono soprattutto in occasione di una partita Juve-Bologna quando, a 9 minuti dalla fine, assegnò un calcio di rigore alla squadra emiliana che Cruz tirò fuori ("Bergamo mi disse che se il rigore di Cruz fosse entrato avrei finito la carriera"). Ha ricordato che al raduno di Coverciano fu rimproverato dai designatori, Pairetto e Bergamo, che ebbe una sospensione di 40 giorni e che il campionato successivo arbitrò solo in B.

Un'altra contestazione gli sarebbe stata mossa da Pairetto per non aver ammonito l'interista Di Biagio durante un Inter-Udinese finito 2-1. L'ex direttore di gara ha ricordato che la stagione successiva, in serie B, dopo un Napoli-Ancona 1-2 negli spogliatoi avrebbe incontrato l'ex dg juventino Luciano Moggi il quale gli avrebbe detto "complimenti, ci vediamo presto". Nucini decise allora di preparare una sorta di diario - consegnato ai giudici - in cui annotava i giudizi positivi espressi dai designatori in partite in cui registrava errori a favore della Juve o a svantaggio delle avversarie. Giudizi che, nei casi opposti (errori contro Juve o a favore di rivali), erano invece negativi.

"Chi ascoltava le sirene andava in alto", ha commentato. Di questa situazione Nucini parlò con Giacinto Facchetti, di cui era amico, e il dirigente dell'Inter sembrò "incredulo. Non pensava che succedessero queste cose". Su suggerimento di Facchetti, tentò poi di informarsi nell'ambiente arbitrale su chi fosse Mariano Fabiani, ex ds del Messina ritenuto molto legato a Moggi. Ci furono reazioni imbarazzate poi l'arbitro De Santis gli riferì che "se si voleva fare la serie A si doveva passare attraverso Fabiani e Moggi".

Nucini ha poi detto di aver incontrato Fabiani, il quale gli avrebbe assicurato che avrebbe arbitrato di nuovo in A e lo avrebbe messo in contatto prima telefonicamente con Moggi ("Sta tranquillo, ascolta quello che dice Fabiani e ci pensiamo noi", gli avrebbe detto a telefono il dirigente juventino) e poi di persona, organizzando un incontro in un albergo di Torino. Moggi in quella circostanza avrebbe rassicurato che Nucini "deve essere trattato bene, valorizzato e mandato in serie A". Nucini, sempre in quella occasione, avrebbe sentito Moggi che chiamava Bergamo e chiedeva al designatore di "non mandare Dondarini" ad arbitrare la partita della Juve. Fabiani gli avrebbe consegnato quindi una scheda telefonica raccomandandogli di utilizzare tale scheda per parlare solo con lui e di non fare telefonate a persone diverse. L'arbitro subito dopo avrebbe informato Facchetti dell'incontro, parlandogli anche della scheda sim di cui pero' si sarebbe disfatto.

Il rapporto di Nucini con Facchetti, la scheda ''buttata via'' e la mancata denuncia da parte di Nucini di tali episodi sia agli organismi sportivi ("non mi fidavo dell'ufficio indagini di allora", spiegherà Nucini) sia quando fu convocato dal pm di Milano Ilda Boccassini sono stati gli argomenti al centro di incalzanti domande da parte degli avvocati della difesa, in particolare dei legali di Moggi, Trofino e Prioreschi. "Alla Boccassini non ho detto quello che dovevo dire perché mi sono trovato da solo". Per quanto riguarda il rapporto con Facchetti ha sostenuto che l'iniziale semplice conoscenza è diventata nel tempo un rapporto di amicizia. I legali hanno evidenziato alcune contraddizioni rispetto a quanto dichiarato durante le indagini, soprattutto a proposito della scheda sim. Nel corso dell'udienza sono state ascoltate anche le testimonianze dell'ex dirigente dell'Udinese Francesco Dal Cin e dell'ex presidente del Bologna Giuseppe Gazzoni Frascara. Il processo riprendera' il 16 giugno.

gabriele
28.05.2009, 16:42
<TABLE cellSpacing=0 cellPadding=0 width=570 border=0><TBODY><TR><TD class=style15 vAlign=center align=middle height=100>Processo Calciopoli: Dal Cin, Nucini, Gazzoni</TD></TR><TR><TD align=middle colSpan=3 height=15>
</TD></TR><TR><TD align=left colSpan=4>Udienza Tribunale di Napoli del 26 maggio 2009, SINTESI

DAL CIN

Si è detto incapace di affermare se c'era, nel concreto, un gruppo di potere - identificato in Moggi e Giraudo - e che le sue dichiarazioni si sono sempre basate sul “si dice”.
Tiene ad affermare lo stesso sugli errori arbitrali, ricordando che ogni interpretazione è spesso soggettiva.
Quando gli viene chiesto del rapporto Fabiani-Moggi, risponde: « Fabiani era amico di Moggi. Ma non è che se uno è amico di Moggi è colpevole».

Prioreschi, difensore di Moggi, ricorda che ancora una volta si stanno formulando tesi accusatorie sulla base di congetture e sensazioni, anziché sui fatti concreti. Dal Cin gli da ragione, aggiungendo di non avere notizie dettagliate, « questo potere io l'ho subito, ma se mi chiedete di provarlo… ».

Ricordando la gara tra Messina e Venezia, Dal Cin dice di non aver accolto bene la designazione dell'arbitro Palanca e che più presidenti lo avevano avvisato, sempre sulla base di “sensazioni”. Preoccupato, telefona al designatore Pairetto, chiedendo ed ottenendo delle rassicurazioni. Ammette che i suoi giocatori erano scesi in campo già tesi e prevenuti, così come ammette che le espulsioni erano sacrosante e l'atteggiamento dei suoi giocatori “deprecabile”.

Geremicca, legale di Bergamo, ricorda al tribunale che Dal Cin è stato condannato a 4 mesi di reclusione per frode sportiva. Dal Cin chiede l'acquisizione delle sue memorie difensive in merito.

Prioreschi, per Moggi, viste le precedenti dichiarazioni del teste Carbone, gli chiede se lo conosce. Qui il PM fa opposizione, ricordando che si tratta del teste dell'accusa. Opposizione accolta.

Bonatti, per Pairetto, conclude con una semplice domanda: «il Messina era quindi una squadra scarsa? », Dal Cin è costretto ad ammettere, visti i risultati sportivi, che non lo era.

NUCINI

Nucini passa almeno un paio d'ore a dire che si considerava bravissimo, che non c'è mai stata meritocrazia e che ha sempre avuto pessimi rapporti con tutti i designatori e il mondo arbitrale in generale.
Curioso il suo rinvangare l'episodio in cui non prese alcun provvedimento verso una concitata protesta di Di Biagio (Inter) e che, anzi, lo pregò di non levarsi anche la maglietta altrimenti sarebbe stato costretto ad ammonirlo.
Visti i rapporti con Facchetti, risalenti al '97, è una situazione quanto meno dubbia.
Stanco di questi continui “soprusi” che è convinto di aver subito, dopo Juve-Chievo decise di cominciare a redigere un report contenente tutti gli errori arbitrali favorevoli - anche indirettamente - e contrari alla Juventus, comprensivi di valutazione degli osservatori, per provare che chi arbitrava a favore della Juve restava in A e chi no andava ad arbitrare in B.
Ricorda che, dopo Inter-Udinese, Facchetti entrò negli spogliatoi e lo vide contestare il commissario di gara. Il giorno successivo Facchetti gli telefonò chiedendo ragguagli e da allora cominciarono a frequentarsi con continuità.
In un'occasione, Nucini si recò da Facchetti per parlare di questa assenza di meritocrazia e per mostrargli il suo “report”. Sempre secondo Nucini, Facchetti all'inizio era incredulo, ma poi si convinse e decise che bisognava andare a fondo.
Così Nucini cercò di infiltrarsi in questa presunta combriccola e contattò per primo l'arbitro De Santis, considerato - sempre sul “si dice” - uno che aveva rapporti privilegiati con la commissione. Su suggerimento di Facchetti, Nucini, durante una cena tra colleghi, fece il nome di Fabiani e notò una «reazione furiosa» di Racalbuto. Il giorno successivo, De Santis chiede a Nucini di accompagnarlo agli allenamenti e, durante il tragitto, ne approfitta per chiedere ragguagli sui motivi che lo spingevano a chiedere di Fabiani. De Santis, convintosi della bontà di Nucini, confessò che Fabiani era suo amico da tempo, nonché ex collega presso un carcere minorile.
Nucini, ancora una volta, corre a riferire tutto dal suo amico Facchetti, che si incuriosì.

Successivamente, dopo il match Cosenza-Triestina, Fabiani, allora ds della Triestina, gli si parò davanti in aeroporto, consegnandogli alcuni numeri di telefono. Il tono della conversazione fu amichevole e Fabiani promise a Nucini che avrebbe provveduto a sistemare il commissario qualora gli avesse affibbiato un voto basso, perché l'arbitraggio era stato di suo gradimento (la Triestina aveva perso, difficile non leggerci una battuta).

Dopo giorni, o settimane, non si sa, Nucini ricevette una telefonata da Fabiani per un incontro a Bergamo. Nucini sollecitò Facchetti.
Si incontrano, bevono qualcosa in un bar e poi si accomodano nel mezzo di Fabiani. Qui Fabiani gli garantisce che il “suo uomo” avrebbe pensato a tutto e che presto sarebbe tornato ad arbitrare in Serie A. Così scopriamo che il capo-cupola Moggi era addirittura uomo di Fabiani! Nella stessa occasione, glielo passa al telefono.

Nella stagione successiva, Nucini contestò aspramente un osservatore della CAN, a seguito di questo evento ricevette una telefonata da Fabiani: “non preoccuparti, non fare casini, ci penso io”.
Lui gli diede retta, non fece “casini”, ma venne ugualmente punito. Alla faccia dell'influenza!

A un certo punto, Fabiani porta Nucini all'hotel Concord di Torino e, dentro una delle stanze, incontra Luciano Moggi. Moggi si sarebbe mostrato amichevole e, davanti al Nucini, telefona ai designatori dicendo che quell'arbitro andava valorizzato. Moggi va via e Fabiani consegna una SIM della TIM a Nucini. SIM che, viste le continue contraddizioni in cui cade il teste, non si capisce se è stata utilizzata o se è stata gettata subito. Al ritorno, telefona a Facchetti per poi dirigersi verso l'abitazione dello stesso.

Dopo questo incontro, qualcuno “vicino all'Inter” (Moratti? Ghelfi?) consiglia a Facchetti di mandare Nucini dalla Bocassini. Non avrebbe avuto al suo fianco l'Inter, che aveva timore di un coinvolgimento, e - in solitaria - Nucini si presenta dalla Bocassini ma non ne viene fuori nulla.

Ricordando poi il presunto potere della Fazi all'interno della commissione, dice testualmente: « Se non potevo sopportare che un uomo qualsiasi mi mandasse in Serie A, figuriamoci se potevo sopportarlo da una donna!», frase che avrà reso contenta la Casoria.

Prioreschi, per Moggi, chiede se sia normale, per un arbitro, avere questo tipo di rapporti con un dirigente sportivo. Nucini ammette che non è normale né permesso.
Trofino, per Moggi, fa mettere a verbale uno dei tanti articoli di giornale che criticavano, già nel titolo, l'operato di Nucini in Juve-Bologna e chiede, ironicamente, se anche il Corriere della Sera, come tutti gli altri quotidiani, facessero parte del gruppo di potere.

Bonatti, per Pairetto, chiede a Nucini se avesse portato con se del materiale in occasione della deposizione rilasciata ai Carabinieri. Nucini dice di essersi recato lì a mani vuote, l'avvocato fa notare che vi sono sovrapposizioni speculari rispetto a quanto dichiarato presso l'ufficio indagini. Insomma, un copia-incolla, con qualche piccola aggiunta, in cui però restano nelle medesime posizioni persino le virgole.

Ed anche l'attendibilità di questo teste è andata a farsi benedire.

GAZZONI FRASCARA

Comincia col citare il rapporto che lega la sua famiglia a quella degli Agnelli. Dalla morte dei due fratelli, sostiene, i rapporti con Moggi e Giraudo si erano raffreddati.
Il PM gli chiede dell'influenza del Moggi e della GEA sull'ingaggio degli allenatori e Gazzoni ricorda di quando intendeva assumere Zeman e, conoscendo i dissidi con la Juventus, chiese consiglio a Giraudo ottenendo un «è proprio necessario?» che interpretò come un no.
Di Bologna-Juve ricorda che vide la partita in compagnia di Lapo Elkann e che in occasione del gol, su punizione, di Pavel Nedved, Lapo gli disse: «Giuseppe, mi dispiace vincere in questo modo».
Anche Gazzoni specifica di riferirsi a dei “si dice” e di non poter dire che ci fu un complotto contro il Bologna, sa solo che il Bologna venne colpito, non si sa da chi, né perché né per come.

Come con Dal Cin, anche in questo caso è stato fatto presente che il signor Gazzoni ha delle condanne alle spalle e dei procedimenti in corso.

Per le fidejussioni della Reggina, che secondo l'accusa era in orbita Juve, Prioreschi ricorda che lo stesso Gazzoni aveva dichiarato che la fidejussione era stata rilasciata dalla Sanremo Assicurazioni, il cui agente, da quanto dichiarato, era un certo Giacinto Facchetti, tutt'altro che amico della Juve.
In seguito verrà anche rinfrescata la memoria sulle sentenze stabilenti che non c'era nulla di irregolare in quelle fidejussioni.

A questo punto i legali chiedono l'interruzione dell'udienza, dopo 7 ore di dibattimento e l'aria condizionata fuori uso. La Casoria si chiede nuovamente quanto durerà questo processo e il PM comunica la lista dei prossimi testimoni:

16 giugno: Galati, Aliberti, Paparesta, Canovi, Baldini
26 giugno: De Cillis, Bertolini e la ricostruzioni tabulati dei Carabinieri


</TD></TR></TBODY></TABLE>

gabriele
28.05.2009, 16:53
Questo articolo lo trovato sul sito di ju29ro per farvi capire come stanno trattando i giornali il processo di Napoli.

Processo di Napoli: cosa bolle in pentola?

Clau71 mercoledì 27 maggio 2009 15:34
http://www.ju29ro.com/images/blank.png (http://www.ju29ro.com/component/mailto/?tmpl=component&link=aHR0cDovL3d3dy5qdTI5cm8uY29tL2Rvc3NpZXIvY2Fud GFuYXBvbGktaWwtcHJvY2Vzc28vMTIyOC1wcm9jZXNzby1kaS1 uYXBvbGktY29zYS1ib2xsZS1pbi1wZW50b2xhLmh0bWw%3D) http://www.ju29ro.com/images/blank.png (http://www.ju29ro.com/dossier/cantanapoli-il-processo/45-cantanapoli-il-processo/1228-processo-di-napoli-cosa-bolle-in-pentola.html?tmpl=component&print=1&page=) http://www.ju29ro.com/images/blank.png (http://www.ju29ro.com/dossier/cantanapoli-il-processo/45-cantanapoli-il-processo/1228-processo-di-napoli-cosa-bolle-in-pentola.pdf)


http://www.ju29ro.com/images/stories/varie/cantanapoli01.jpg
Una giornata durata 10 ore, un processo pesante che probabilmente a molti media non interessa più, tanto da inviare pochi effettivi ad assistervi.

Anzi, a giudicare dalle pubblicazioni sui siti delle più note testate nazionali, e a giudicare dal disinteresse mostrato dalle tv generaliste, sembrerebbe proprio che di inviato ce ne fosse uno solo, incaricato di scrivere per tutti.

Molto probabilmente si tratta dell’inviato dell’ANSA, perché l’agenzia è la fonte alla quale molti siti fanno riferimento, ad avvalorare la tesi del copia/incolla: viva la professionalità dei giornalisti nostrani!

Eppure il delirio di Nucini, un arbitro che le cronache dell’epoca (http://archiviostorico.corriere.it/2001/gennaio/15/Zidane_Trezeguet_premiata_ditta_Juve_co_0_01011535 07.shtml) descrivevano come scarso (ma scarso per davvero!), famoso per l’amicizia con Facchetti (cementata da un cartellino rosso risparmiato all'interista Di Biagio in una gara contro l’Udinese) e diventato, in piena attività arbitrale, confidente privilegiato dell’allora presidente nerazzurro, avrebbe meritato un minimo di attenzione e approfondimento.

Non fosse altro che per “salvaguardare la memoria” dello scomparso Presidente nerazzurro al quale Nucini era solito far confidenze durante le loro assidue frequentazioni, e per il quale aveva addirittura redatto un dossier (diario lo chiama), nel quale venivano riportati “i giudizi positivi espressi dai designatori in partite in cui registrava errori a favore della Juve o a svantaggio delle avversarie. Giudizi che, nei casi opposti (errori contro Juve o a favore di rivali), erano invece negativi”.

Un “diario” portato in aula ieri come prova e consegnato ai giudici.

I quotidiani sportivi ignorano la notizia in prima pagina.

Tuttosport si dedica al mercato e alle polemiche sulla stangata disciplinare al Toro, la Gazzetta in taglio alto magnifica la finale di Champions League, ma il titolo centrale riguarda Maldini che polemizza col Milan colpevole di non averlo difeso dalla contestazione degli ultras. Il Corriere dello Sport tratta di Champions League, panchine ballerine, di Figo che prenderà il posto che fu di Facchetti quale “ministro degli esteri nerazzurro” (per quel ruolo è evidentemente necessario uno dalla firma facile: Facchetti con le fidejussioni e l’ex “pesetero” con i contratti), e, per finire, la notiziona della firma di Aquilani che si lega fino al 2013 all’infermeria della “squadra che ama”.

Repubblica, nella versione online, come d’abitudine, presenta la vicenda in modo colpevolista, arrivando addirittura ad omettere le eccezioni degli avvocati della difesa, che, nella versione accreditata all’ANSA, incastrano Nucini su quella che è una menzogna, relativa all’ostracismo che la cosiddetta Cupola gli avrebbe praticato precludendogli ogni possibile direzione in serie A in seguito a quel famoso Juventus-Bologna del 2000/01 in cui fischiò un rigore inesistente a favore dei rossoblù. In realtà, Nucini, non solo arbitrò ancora la Juve nello stesso campionato dopo sole 8 giornate (Juve-Reggina 1-0) ma diresse gare di serie A anche nei campionati successivi, fino al 2004-05. Quindi è totalmente falso quanto sostenuto da Nucini: ”Da allora non ho mai più arbitrato in serie A”, ma a Repubblica non sembra interessare tutto questo, come peraltro non vengono citate le palesi contraddizioni tra le dichiarazioni del teste rilasciate ieri, rispetto a quanto dichiarato dallo stesso Nucini durante le indagini, soprattutto a proposito della famigerata scheda sim, la “pistola fumante” che lui avrebbe gettato una volta venutone in possesso.

Le obiezioni vengono riportate da Tg com e Sportmediaset, fedeli alla pratica del “copia/incolla”, addirittura le stesse frasi e persino gli stessi refusi; in due frasi consecutive l’ex fischietto bergamasco viene chiamato prima “Nucini” e subito dopo “Lucini”.

Passata la nottata, disponibili le edizioni cartacee, sfogliando le pagine ci troviamo davanti ad uno scenario dove regna l’indifferenza, anche se, una volta tanto, qualcuno presenta l’avvenimento in modo quantomeno verosimile.

“Libero” (dalle cui colonne aspettiamo, però, il consueto articolo di Luciano Moggi), “Il Giornale” e soprattutto il “Corriere della Sera” non dedicano una sola riga all’udienza di ieri. Decisamente strano il silenzio del Corriere; certo oggi è il giorno della finale di Champions League, evento che reclama il suo spazio, però c'è un fatto: ieri è stata una giornata particolare per la figura di Facchetti in quanto presidente dell'Inter. Particolare perché è venuto fuori che l'ex terzino nerazzurro aveva al suo "servizio" un arbitro in attività; qualcosa di estremamente grave come ugualmente grave era stata a suo tempo l'indagine condotta dalla giustizia sportiva a suo carico per i famosi pedinamenti (con sentenza di non procedibilità perché defunto nel frattempo). A pensarci bene (o male, fate voi, cari lettori) forse il silenzio del Corriere va ricercato in un motivo che l'alibi della finale di Roma nasconde come la coperta di Linus, soprattutto perché in totale contrapposizione alla linea tenuta dallo stesso quotidiano alcuni giorni fa, quando, da perfetto paladino dell’accusa, il giornale di De Bortoli uscì con un pezzo fuorviante e faziosamente bugiardo. E di sicuro al più presto di questo dovremo riparlare.
Repubblica, fedele all’edizione online comparsa nella serata di ieri, esce con 5 mezze righe del solito tenore: "Udienza a Napoli su Calciopoli. "Se sbagliavi a favore della Juve arbitravi in A, se sbagliavi contro in B" ha detto l'ex arbitro Danilo Nucini. Sentiti anche altri due testimoni, l'ex dirigente Franco Dal Cin e l'ex presidente del Bologna, Giuseppe Gazzoni Frascara".

Quindi, silenzio dai giornali istituzionali: e gli sportivi?

Nessun cenno in prima pagina, come riportato sopra, ma all’interno le sorprese fioccano:

Tuttosport dedica mezza pagina a "Nucini: i buchi dell'accusa" in cui si evidenziano principalmente le contraddizioni dell'accusa, e, mentre si annota che "irrompe Facchetti", c'è dell'ironia quando si riporta la frase di Nucini su Facchetti secondo la quale l’ex presidente nerazzurro fosse “l'unico onesto nel mondo del calcio, ironia che traspare soprattutto dalla chiusura dell’articolo, nella quale è riportata la deposizione di Gazzoni Frascara che accusa (con tanto di virgolette), Facchetti di essere stato con tutta probabilità l'intermediario per la discussa fidejussione che garantì l’iscrizione al campionato della Reggina.

Ma il contenuto più succulento è quello della Gazzetta, dal 2006 il braccio mediatico “ufficiale” dell’accusa. Il giornale rosa spara le cartucce col titolo "Premi per sbagli pro-Juve" ma poi nell'articolo è costretto a riportare delle "tante contraddizioni, i difensori incalzano"; quali siano le contraddizioni, la Gazzetta non lo dice… Il punto saliente? "L'ex arbitro ha ricostruito i passaggi che lo portarono a rivolgersi a Giacinto Facchetti per le sue 'vicissitudini''. Quando cominciò questa frequentazione? Cosa raccontò a Facchetti? Cosa fece il dirigente dell'Inter? I difensori lo incalzano. Lui resiste. E parla di un 'memoriale' raccolto in file di circa 250 pagine, sintetizzato in una sorta di elenco, relativo al campionato 2001-02, quello del 5 maggio, nel quale vengono indicati gli errori commessi dai vari arbitri o assistenti e “premiati” o “puniti” a seconda del vantaggio o dello svantaggio prodotto alla Juventus. “Queste diversità di trattamento a fine stagione le feci vedere a Facchetti”. E questi cosa fece? C'è un esposto (ma chi lo aveva presentato?) alla Procura di Milano. Nucini fu convocato dalla pm Ilda Boccassini. Di cosa parlaste? incalzano i difensori. “Del mondo del calcio” gli estorce il presidente Teresa Casoria dopo vari tentativi di non rispondere. Ma perché di queste vicende non parlò mai con l'Ufficio indagini della Figc? “Non mi fidavo”. Racconta anche della scheda telefonica ricevuta da Fabiani. Tante contraddizioni, i difensori incalzano".

In sostanza, la Gazzetta tenta di resistere, molto più di quanto abbia resistito in realtà Nucini, ma non può esimersi dal riconoscere quanto la puzza di imbroglio ormai stia per rendere irrespirabile l’aria.
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lele
03.06.2009, 00:52
a quando la prox puntata????

Luca
16.06.2009, 20:38
Calciopoli, Aliberti punta dito contro Fabiani
16.06.2009 20.28


Fonte: Dire


Al processo per Calciopoli in corso a Napoli, stavolta la parola è passata all'accusa. E in particolare all'ex presidente della Salernitana, Aniello Aliberti, che, in qualità di testimone, davanti alla nona sezione del tribunale partenopeo ha puntato il dito contro Mariano Fabiani. L'ex dirigente del Messina, nonchè persona molto vicina a Luciano Moggi, è stato accusato di avere proposto ad Aliberti una contropartita economica ("Trecento milioni di lire") "per fare vincere il Messina". Il tutto sarebbe avvenuto sotto il tunnel dello stadio Arechi di Salerno tra la sorpresa dello stesso Aliberti, perchè "una cosa del genere non può essere fatta un'ora prima della partita". Secondo l'ex presidente dei granata, che però ha precisato di non avere elementi a sostegno della sua tesi, il tentativo di aggiustamento della partita era una sorta di copertura per "eventuali favori dell'arbitro Gabriele" che, stando ancora al racconto di Aliberti, a quel punto "non ci favorì, con difficoltà superavamo la metà campo". L'ex presidente della Salernitana ha parlato anche dei rapporti tra Moggi e Fabiani, rispondendo alle domande dei pm Narducci e Capuano (sostituto del pm Beatrice, chiamato alla Direzione Nazionale Antimafia), portando come esempio l'operazione Zoro (difensore ivoriano passato al Messina), che si svolse a Torino, nel corso di una cena cui era presente anche Moggi. Il legale di Fabiani, Silvia Morescanti, ha ottenuto l'acquisizione di due provvedimenti di archiviazione per altrettante denunce-querele circa le quali Aliberti ha detto di non essere al corrente. Una "dimenticanza" anche per quanto riguarda l'ex arbitro Gianluca Paparesta che, tornando ai fatti di Reggina-Juventus, ha detto di non essersi accorto che la porta dello spogliatoio era stata chiusa da fuori, provocando così la pronta risposta del pm, che gli ha ricordato la sua deposizione nella fase istruttoria. In quella sede, infatti, l'ex fischietto di Bari disse che un suo assistente aveva avuto l'impressione che da fuori qualcuno avesse chiuso la porta. Paparesta ha confermato che le schede estere per parlare con Moggi e Fabiani furono consegnate a suo padre, al quale l'ex presidente dell'Aia, Tullio Lanese, avrebbe consigliato di avere buoni rapporti con Moggi per sperare in una una carica nel mondo arbitrale. Ultimo test dell'accusa il procuratore, Dario Canovi che, in particolare, si è scagliato contro la Gea. Prossima udienza il 30 giugno.

alessandro magno
16.06.2009, 22:18
Serie A - "Mi hanno rinchiuso? Non mi sembra"

Eurosport - <abbr class="date updated" title="2009-06-16T17:47:00+00:00">mar, 16 giu 19:47:00 2009</abbr>

L'ex arbitro Paparesta ha deposto oggi al Tribunale di Napoli (http://it.eurosport.yahoo.com/calcio/napoli/) nell'ambito del processo a Calciopoli. Al centro del dibattimento, il famigerato episodio, ancora tutto da verificare, del dopo Reggina (http://it.eurosport.yahoo.com/calcio/reggina/)- Juventus (http://it.eurosport.yahoo.com/calcio/juventus/), quando Moggi e Giraudo avrebbero chiuso nello spogliatoio l'arbitro e i suoi assistenti
http://d.yimg.com/i//ng/sp/eurosport/20090616/25/3725431a383aa7b29adf723f9a36c456.jpg Altre notizie







Moggi l'intimidatore controllava tutto (http://it.eurosport.yahoo.com/02042009/45/moggi-l-intimidatore-controllava-tutto.html)
Quattro anni di squalifica per Moggi jr. (http://it.eurosport.yahoo.com/08042009/45/serie-4-anni-squalifica-per-moggi-jr.html)
Verdetto Gea, Moggi condannati ma senza conseguenze (http://it.eurosport.yahoo.com/09012009/45/serie-moggi-condannati-conseguenze.html)
Moggi "Complotto? Se c'era prima, c'è anche ora" (http://it.eurosport.yahoo.com/15012009/45/serie-complotto-se-c-era-prima-c.html)








IL GIORNO DI PAPARESTA - Al processo di Calciopoli, ripreso oggi davanti alla nona sezione del Tribunale di Napoli, è stata la giornata di Gianluca Paparesta, l'ex arbitro coinvolto in uno degli episodi più inquietanti, ma ancora tutto da verificare, dell'intera vicenda: il burrascoso dopo partita di Reggina-Juve, quando alcuni errori della terna arbitrale avrebbero provocato la furiosa reazione di Moggi e Giraudo, che sarebbero arrivati a chiudere a chiave nello spogliatoio lo stesso Paparesta e i suoi assistenti.
QUEL MISTERO CHIUSO IN UNO SPOGLIATOIO - Una circostanza che oggi Paparesta ha negato davanti al Pm Giuseppe Narducci, anche se con parole non particolarmente convinte: "Non ho avuto la percezione che (Moggi) chiudesse la porta". Il pm a tale proposito gli ha contestato alcune difformità rispetto a quanto dichiarato in istruttoria, quando l'arbitro barese riferì le parole pronunciate da uno dei suoi assistenti: "Ma che, hanno chiuso la porta?". Paparesta è apparso un po' in difficoltà anche quando Narducci gli ha chiesto come mai non avesse giudicato opportuno inserire nel referto arbitrale le veementi proteste di dirigenti juventini. Ammttendo di aver sbagliato, ha solo detto che Moggi e Giraudo protestarono, "ma senza eccedere in parolacce", e che "per non accentuare le tensioni ritenni di non dover segnalare".
TELEFONINI BOLLENTI - Altro tema molto scottante è quello delle schede telefoniche estere, utilizzate dalla presunta cupola per comunicare con la propria rete di contatti: i telefonini, ha confermato il testimone, furono consegnati da Moggi al padre dello stesso Paparesta, Romeo. Sarebbe stato proprio Romeo, su suggerimento del presidente dell'Aia Tullio Lanese, a consigliare al figlio di intrattenere buoni rapporti con Moggi, per realizzare la sua aspirazione a una carica nel mondo arbitrale. Sempre il padre lo invitò, all'indomani della partita di Reggio Calabria, a chiarirsi con Moggi utilizzando proprio il telefonino fornito dal dirigente bianconero. Insomma, anche lasciando stare la storia dello spogliatoio chiuso a chive, di elementi quanto meno oscuri sembrano essercene a sufficienza.
LA DEPOSIZIONE DI ALIBERTI - Nell'aula del Tribunale di Napoli è passato quest'oggi anche Aniello Aliberti, ex presidente della Salernitana (http://it.eurosport.yahoo.com/calcio/salernitana/). Il primo ha raccontato la sua versione del pre-partita di Salernitana-Messina (http://it.eurosport.yahoo.com/calcio/messina/), match del campionato di Serie B 2003-2004, quando il direttore sportivo della squadra siciliana Mariano Fabiani (uno dei "delfini" di Moggi) sotto il tunnel dello stadio Arechi "mi avvicinò proponendomi 300 milioni di lire per far vincere il Messina". Offerta cui Aliberti non diede alcun credito, e che a suo giudizio serviva solo a "coprire eventuali favoritismi da parte dell'arbitro". E in quella partita, a detta dell'ex presidente campano, "l'arbitro di certo non ci favorì... anche se i miei sospetti non sono suffragati da prove".
Guido Guenci / Eurosport

eldavidinho94
17.06.2009, 08:27
si ale, guarda un po quanti fatti
stanno uscendo e stanno salendo a galla
IMPRESSIONANTE
la juve è stata veramente condannata solo
perche VINCEVA A MERAVIGLIA
Paparesta: «A Reggio non fui chiuso dentro»

L'ex arbitro: «Non scrissi nulla del litigio con Moggi, avrei fatto lo stesso con Inter o Milan»

NAPOLI, 16 giugno - Continua la sfilata di protagonisti di Calciopoli al processo in corso a Napoli (a proposito: ricordate il rito abbreviato per Giraudo e alcuni arbitri, l'hanno abbreviato al 26 settembre e al 24 ottobre per le prossime due udienze...), stavolta la parola e' passata all'accusa. E in particolare all'ex presidente della Salernitana, Aniello Aliberti, che, in qualita' di testimone, davanti alla nona sezione del tribunale partenopeo ha puntato il dito contro Mariano Fabiani. L'ex dirigente del Messina, nonche' persona molto vicina a Luciano Moggi, e' stato accusato di avere proposto ad Aliberti una contropartita economica («Trecento milioni di lire») «per fare vincere il Messina». Il tutto sarebbe avvenuto sotto il tunnel dello stadio Arechi di Salerno tra la sorpresa dello stesso Aliberti, perche' «una cosa del genere non puo' essere fatta un'ora prima della partita». E quando andrebbe fatta? C'è un tempo giusto che Aliberti conosce per fare certe cose? viene da domandarsi. Secondo l'ex presidente dei granata, che pero' ha precisato di non avere elementi a sostegno della sua tesi, il tentativo di aggiustamento della partita era una sorta di copertura per «eventuali favori dell'arbitro Gabriele» che, stando ancora al racconto di Aliberti, a quel punto «non ci favori', con difficolta' superavamo la meta' campo». L'ex presidente della Salernitana ha parlato anche dei rapporti tra Moggi e Fabiani, rispondendo alle domande dei pm Narducci e Capuano (sostituto del pm Beatrice, chiamato alla Direzione Nazionale Antimafia: la coppia celebre dei pm è ormai andata in archivio), portando come esempio l'operazione Zoro (difensore ivoriano passato al Messina), che si svolse a Torino, nel corso di una cena cui era presente anche Moggi. Il legale di Fabiani, Silvia Morescanti, ha ottenuto l'acquisizione di due provvedimenti di archiviazione per altrettante denunce-querele circa le quali Aliberti ha detto di non essere al corrente.

PAPARESTA JR. - Ieri era anche il turno dell'ex arbitro Gianluca Paparesta che, tornando ai fatti di Reggina-Juventus, ha detto di non essersi accorto che la porta dello spogliatoio fosse stata chiusa da fuori, provocando cosi' la pronta risposta del pm, che gli ha ricordato la sua deposizione nella fase istruttoria. In quella sede, infatti, l'ex fischietto di Bari disse che un suo assistente aveva avuto l'impressione che da fuori qualcuno avesse chiuso la porta. Ebbene nessuna certezza, come più volte ripetuto fuori tempo massimo, da parte di Paparesta sulla chiusura nello spogliatoio del Granillo. Attenzione, però, perché Paparesta ha spiegato che la mancata refertazione dell'alterco pesantissimo con Moggi e Giraudo non era dovuto al fatto che fosse la Juve la squadfra interessata. Avrebbe evitato di scrivere sul suo rapporto arbitrale del litigio furibondo anche se si fosse trattato di Inter, Milan o altre squadre. L'ex arbitro barese ha poi chiarito che a suo avviso le cose nel calcio non siano cambiate poi molto, segnalando Trefoloni come l'arbitro più vicino agli allora designatori e oggi imputati Pairetto e Bergamo. Paparesta ha confermato che le schede estere per parlare con Moggi e Fabiani furono consegnate a suo padre, al quale l'ex presidente dell'Aia, Tullio Lanese, avrebbe consigliato di avere buoni rapporti con Moggi per sperare in una una carica nel mondo arbitrale. Ultimo test dell'accusa il procuratore, Dario Canovi che, in particolare, si e' scagliato contro la Gea. Prossima udienza il 30 giugno.

jumarco
17.06.2009, 14:36
Leggendo tutto ciò, il mio odio per copollo e c. è semrpe più forte!!!!!
Perchè non ci siamo difesi all'epoca??????
Perchè sono al soldo di *****tti!!!!!!!!!!!

lele
18.06.2009, 05:08
Prepariamoci a vedere quello ke tra poco passara ne fiume...io son li ke aspetto i cadaveri.

gabriele
18.06.2009, 17:23
Paparesta smentisce i condizionamenti di Moggi e scagiona Bertini

mercoledì 17 giugno 2009 23:39



http://www.ju29ro.com/images/stories/altri/paparesta.jpg
L'altro ieri, in un'aula di tribunale di Napoli, grazie alla deposizione dell’ex arbitro, vittima di Farsopoli, Gianluca Paparesta, per l’ennesima volta sono state fatte a pezzettini le balle del 2006, quando i maggiori media mistificarono alcune conversazioni telefoniche riguardanti la famosa Reggina – Juve 2004-05 per far credere che Moggi condizionasse gli arbitri avvalendosi di fantomatici metodi di intimidazione. Fu davvero un caso di sfacciato capovolgimento della realtà, basti ricordare che stiamo parlando di una partita persa dalla Juve grazie a clamorose sviste arbitrali (un rigore negato e due gol annullati ai bianconeri) e che chi sbagliò quelle valutazioni, danneggiando il cammino in campionato della Juve, oltre, ovviamente, a non subire alcuna ritorsione “fisica” come i pinocchi delle gazzette dell’estate 2006 hanno avuto la spudoratezza di raccontare senza mai fare realmente ammenda una volta smascherati, non subì alcuna conseguenza per la propria carriera, dato che in quella stagione è poi stato uno degli arbitri più e meglio impiegati dell’intera CAN, dirigendo 40 partite, tra serie A, B e coppe europee. Semmai, come ha raccontato ieri ai giudici, la sua carriera è stata stroncata dalla calunniosa campagna giornalistica di Farsopoli, altro che Moggi; infatti, una volta archiviata la sua posizione a Napoli, è stato dismesso proprio sull’onda del clamore del fasullo scandalo.
D’altronde, se uno ascolta l’udienza di ieri per quel che è realmente stata (sempre sia lodata Radio Radicale) e poi si mette a leggere i resoconti delle maggiori testate, non può che avvertire la presenza di qualcosa di patologico nell’ostinazione con cui i fatti che ne scaturiscono vengono deformati. Viene da chiedersi, tanto per dirne una, se è solo per motivi di tempo che mai nessuno riporta quel che produce il controesame dei difensori, limitandosi tutti al riassunto della tesi dei pm. Che resoconto è mai questo? Lo sanno, questi esperti di giudiziaria, che, a differenza della Figc nel 2006, il CSM, almeno per ora, non è commissariato da un tifoso dell’Inter?

La deposizione di Paparesta, guidata nella sua prima parte dalle domande del pm Narducci, inizia con la rievocazione delle sue traversie seguite a Farsopoli: dopo lo scoppio dello scandalo, non è più stato riammesso ad arbitrare. Inizialmente, essendo indagato, le ragioni di opportunità ci stava pure, ma dopo l’archiviazione dell’inizio 2008, è stato dismesso comunque.

LA BUFALA DEL SEQUESTRO

Reggina-Juve del 6 novembre 2004: anche qui, Gianluca conferma quanto già raccontato dal padre. Rievoca le proteste nel post-partita di Moggi e Giraudo, veementi ma prive di insulti, e nega di esser mai stato chiuso nello spogliatoio, d’altronde c’erano altre persone con lui. Nel controesame di Trofino (avvocato di Moggi), ammette che la vistosità della reazione dei dirigenti juventini era proporzionata alla vistosità dei suoi errori, nel senso che nel mondo del calcio è una cosa che, per quanto eticamente sanzionabile, capita eccome, e spesso per motivi meno evidenti.
Sul mancato referto relativo alle proteste juventine, nonostante i tentativi del pm di fargli attribuire la sua decisione alle intimidazioni Juve, nel controesame dell’avvocato Trofino, ammette che se, al posto della Juve, ci fosse stata l’Inter o il Milan, le sue valutazioni sarebbero state le stesse. Sulla sospensione che ebbe dalla CAN per quegli errori, inoltre, ritiene che si sia trattato di normale prassi e non di pressioni bianconere. D’altronde, come fa rilevare l’avvocato di Bergamo, nel 2004-05 Paparesta arbitrò un numero ragguardevole di partite, 40 tra campionati, coppe, tornei, un numero che fa di lui un arbitro di punta, uno che viene valorizzato, non certo penalizzato. Inoltre, dopo quel Reggina – Juve, lo stop che subì fu assolutamente minimo: il 14 novembre, e cioè la settimana dopo, già arbitrava Torino-Venezia. Il 25 novembre, addirittura, una partita internazionale come Benfica – Dinamo Zagabria. Il 28 novembre Messina-Fiorentina di serie A.

IL CELLULARE DI PAPA’

Il teste ha poi ripercorso la storia dei rapporti del padre con Moggi e Fabiani, ribadendo punto per punto quanto già raccontato in prima persona da Romeo, per cui vi rimandiamo al corrispondente resoconto (http://www.ju29ro.com/archivi/dossier/cantanapoli-il-processo/45-cantanapoli-il-processo/1216-clamoroso-in-aula-per-il-padre-di-paparesta-son-tutte-leggende.html).
Sulla telefonata post Reggina – Juve a Moggi, Paparesta conferma l’uso del cellulare del padre, che l’aveva invitato a farsi sentire con Moggi per reagire agli attacchi dei media e alle accuse di malafede da parte dei dirigenti juventini. Dal controesame degli avvocati di Fabiani e Bergamo, finalmente capiamo che Gianluca Paparesta manco sapeva che quel cellulare provenisse da Moggi, né che contenesse una sim svizzera. La provenienza del cellulare Gianluca la scoprì solo dopo lo scoppio di Farsopoli. Oltre alla telefonata in cui Moggi gli riattacca il telefono, Gianluca, su invito del padre che gli prestò l'apparecchio, usò quell’utenza anche il giorno dopo, a Bagno di Romagna, previo contatto pomeridiano con Fabiani. Il ruolo di Fabiani in quel caso, come evidenziato nel controesame dell’avvocato dell’ex ds messinese, fu solo quello di interessarsi affinché si spegnessero le polemiche scoppiate in quei giorni. La sera, poi, Gianluca ebbe con Moggi un colloquio più pacato, anche se ciascuno restò fermo alle rispettive posizioni.
Altri contatti ipotizzati dall’accusa sono stati smentiti: il 17 gennaio 2005, da Quarto d’Altino, dove l’arbitro si trovava in compagnia del padre, partì una telefonata a Fabiani, ma si trattava di un appuntamento telefonico di papà Romeo, e Gianluca ricorda che il padre aveva il telefono scarico e provò ripetutamente a chiamare dall’albergo.
Per quanto concerne la telefonata tra Moggi e Bergamo del febbraio 2005, quella famosa in cui parlano della griglia del sorteggio arbitrale per l’imminente giornata di campionato, con Moggi che afferma di sapere che Gianluca tornerà il venerdì da una trasferta in Turchia per un torneo giovanile, il teste nega di aver sentito Moggi, ipotizza che l’informazione gli fosse stata data dal padre (che gliel’ha poi confermato), e per altro fa notare che tale informazione era sbagliata, perché in realtà tornò in Italia solo il sabato (come sosteneva il suo commissario Bergamo).
Per il resto, oltre ai contatti post-Reggio, non ne ebbe mai altri con Moggi e Fabiani, né su quella svizzera né tramite altre utenze. Paparesta conosceva Fabiani di vista, come un dirigente qualsiasi, che incrociava solo quando arbitrava le partite della sua squadra. E Fabiani mai tentò di contattare Paparesta, nemmeno per il tramite di suo padre.

I RAPPORTI CON BERTINI

C’era poi un’altra ipotesi accusatoria sulla quale si fonda l’attribuzione di una Sim svizzera a un altro arbitro, Paolo Bertini. Ebbene, mai Paparesta ebbe contatti con Bertini su Sim svizzere.
Attenzione: Paparesta ha raccontato che Bertini era, tra gli arbitri, quello a lui più vicino, amico e confidente. I due si sentivano spesso, si facevano coraggio nei momenti difficili delle rispettive carriere. Ebbene, su esplicita domanda del difensore dell’arbitro toscano, Paparesta ha detto che Bertini non gli ha mai parlato di telefonini svizzeri, né ricorda di averlo mai chiamato su utenze straniere.
Questo dato non è certo da poco, perché va a smontare un assunto adottato dalla giustizia sportiva in occasione della cosiddetta "Calciopoli" 2 (http://lanazione.ilsole24ore.com/arezzo/2008/08/07/110040-bertini_condanna_meta.shtml), allorché Bertini venne sanzionato (in primo grado; in seguito fu assolto per il "ne bis in idem") proprio per queste accuse della giustizia ordinaria.

JUVE – LAZIO DI COPPA ITALIA

Prima di Reggina – Juve, si era ipotizzato che la longa manus della fantomatica cupola moggiana avesse iniziato a prendere di mira l’arbitro barese dopo la finale di coppa Italia 2004, nel maggio di quell’anno. Si era detto che Paparesta era stato sottoposto a sospensione della CAN in seguito al malcontento della Juve, che aveva perso la coppa.
In realtà, dal controesame di Trofino, scopriamo che Paparesta aveva subito una sospensione a causa della violazione del precetto disciplinare che impedisce agli arbitri di rilasciare dichiarazioni ai giornalisti dopo il match. Paparesta era stato intervistato dalla Rai, e quindi i designatori l’avevano sanzionato. Inoltre, l’avvocato di Bergamo ha ricordato all’arbitro la dichiarazione, in quel post-partita, del laziale Giannichedda: “Devo ringraziare l’arbitro, è stato buono a non darmi il secondo giallo”. Quindi, ci furono anche degli errori pro-Lazio che spiegano la diffidenza di Moggi nei suoi confronti.
Al di là di tutto, resta il fatto che, come ricorda l’avvocato, la sanzione non fu particolarmente pesante: Bergamo autorizzò Paparesta ad andare ad arbitrare un torneo a Ostuni pochi giorni dopo il match incriminato, e che comunque in giugno arbitrò una partita di B e il 27 luglio venne pure mandato a dirigere un match di intertoto.

I RAPPORTI CON I DESIGNATORI

A Paparesta sono state fatte alcune domande sui rapporti fra gli arbitri e i designatori nel periodo incriminato. L’arbitro barese si descrive come una persona introversa, che non rientrava nel novero degli arbitri con un rapporto di particolare confidenzialità con i designatori. Richiesto di fare dei nomi, descrive Trefoloni come il più vicino a Bergamo e Pairetto, e in secondo luogo De Santis e altri.
Curioso poi che il pm abbia chiesto a Paparesta di rievocare come i designatori valutarono, insieme agli arbitri, due partite molto contestate di quell’anno, e cioè, Lazio-Brescia e Lazio-Fiorentina, dirette rispettivamente da Tombolini e Rosetti. Gianluca si ricorda che a Coverciano ci si soffermò molto su un mancato rigore alla Lazio nella prima, e su un mancato rigore alla Fiorentina nella seconda. Curioso, si diceva, più che altro per il fatto che la stessa domanda non gli è stata posta per Reggina-Juve. Evidentemente, i designatori non sottoposero Paparesta a grandi pressioni, per quegli errori ai danni della Juve.
Richiesto dall’avvocato di Pairetto, Paparesta poi nega di aver mai ricevuto da Pairetto richieste di privilegiare qualche squadra in particolare.
E infine, quando l’avvocato di Bergamo gli chiede un parere sul sistema arbitrale ora in vigore per paragonarlo a quello sotto processo, l'ex fischietto barese non rileva particolari differenze.

A proposito, a questo resoconto manca un dettaglio fondamentale: Gianluca Paparesta è stato chiamato a deporre in quanto testimone dell'accusa, risultando, come si è visto, molto più utile alla difesa. E ciò fa tanta più impressione, se consideriamo che sempre l'altro ieri il grande accusatore di Moggi, Franco Baldini, non si è nemmeno presentato.

gabriele
18.06.2009, 17:26
Aliberti e Canovi: Testimonianze seppellite dalle sentenze

giovedì 18 giugno 2009 08:20


http://www.ju29ro.com/images/stories/varie/cantanapoli01.jpg
Singolare la scelta dei magistrati napoletani di affidarsi, in questa udienza, ai testimoni Aniello Aliberti, ex presidente della Salernitana, e Dario Canovi, avvocato ed ex procuratore sportivo. Singolare non soltanto per l'assoluta irrilevanza delle loro deposizioni nel provare l'associazione a delinquere, delineata dagli inquirenti, ma anche e soprattutto per le sentenze, passate in giudicato, che già hanno sconfessato le accuse formulate in data odierna dai testi. Francamente, data la riduzione della lista dei testimoni, richiesta dal collegio giudicante, i Pm napoletani hanno operato, così ci pare, una scelta improvvida e assai scarsa di risultanze.
Dario Canovi racconta, su impulso dei magistrati, dei suoi esposti alle autorità per la concorrenza e a quelle sportive, contro la GEA e i procuratori Zavaglia e Marronaro.
La storia più importante riguarda però la "prima" GEA, come da Canovi definita, ossia la prima organizzazione riconducibile ai "figli d'arte" Cragnotti, Geronzi e De Mita, in un tempo in cui Alessandro Moggi e Zavaglia non erano ancora associati.
Canovi era il procuratore di Alessandro Nesta, al tempo punto fermo della Lazio, società in cui a vario titolo operavano De Mita Jr e Tommaso Cellini, rappresentanti di quella "prima" GEA, per tacere dell'evidente appartenenza al club biancoceleste dei padri di Cragnotti e Geronzi.
Canovi racconta il passaggio di Nesta alla GEA, come confidatogli dal fratello del difensore, Fernando, per altro impiegato nel suo studio professionale.
Il difensore, oggi al Milan, fu accompagnato con una "limousine nera lunghissima" alla Presidenza della Banca di Roma, dove fu ricevuto da Geronzi che, promettendogli un radioso futuro, si sentì di puntualizzare che "ovviamente tu darai la procura alla GEA".
Questa "prima GEA", i cui protagonisti, come noto, non sono nemmeno arrivati a processo a Roma, avrebbe rappresentato un centro di potere che diramava dalla stessa Federazione. Rammenta Canovi che la figlia di Geronzi era una dipendente di Carraro in Figc, mentre il figlio di Carraro era un dipendente di Geronzi.
Insomma, fatti interessanti, ma in nessun modo attinenti al processo e all'accusa qui ed ora formulata.
Quanto alla "seconda GEA", si pronuncia con sostanziale vaghezza e indeterminatezza. Il cambio di procura di Chiellini fu, per ragioni non meglio specificate, "anomalo". Lamenta poi di essere stato l'ideatore del passaggio di Maresca dalla Juventus al Siviglia, ma poi di essere stato escluso come mediatore, in favore di un agente GEA. Scelta a cui avrebbe naturalmente concorso anche il Siviglia. Scelta che, ad ogni modo, il collegio difensivo nega essere avvenuta.
Infine piccolo scoop di mercato: proprio nella famigerata estate del 2006, racconta di avere trattato con la Juventus l'ingaggio di Antonioli come secondo portiere (era il favorito di Buffon), in veste di suo procuratore. Quale rilevanza per il processo? Pare che, "seppur marginalmente", si trovò a trattare con Mariano Fabiani, che alla Juventus non aveva nessuna carica.
Dettaglio del tutto marginale, per usarne il vocabolario, mentre è tutto sommato divertente constatare come certi personaggi abbiano fatto affari con la Juventus di Moggi sino ad un minuto prima dell'Apocalisse, per poi rivelarsi feroci testimoni di accusa 5 minuti dopo.
La difesa, rappresentata da Prioreschi e Trofino, snocciola con facilità una serie di atti giudiziari definitivi, che ridimensionano le seppur deboli accuse del Canovi: archiviazione da parte dell'Autorità Antitrust che nega l'abuso di posizione dominante, archiviazioni varie dell'Ufficio Indagini della Federcalcio (che ha comunque indagato), sentenza del Processo di Roma che attesta nessuna irregolarità nel caso Chiellini e scagiona la GEA dalle accuse dei magistrati e dei giornali.
L'obiezione, mossa dal Canovi, per cui la giustizia sportiva fosse nella totale disponibilità e controllo dei personaggi oggetto dei suoi esposti, è facilmente smontata quando gli si prospettano casi simili a quelli di Moggi: Pastorello, Fedele, Corvino. Asserisce, infatti, di avere inviato un esposto anche contro Pastorello, anch'esso però finito nel nulla.
Aniello Aliberti, invece, depone in merito a un episodio, rilevante solo per l'imputato Fabiani. Un Salernitana-Messina, finito 3-0 per i peloritani, arbitrato dall'arbitro Gabriele, imputato nel processo con rito abbreviato. Il Fabiani si sarebbe avvicinato al presidente campano, un'ora prima della partita, per offrirgli 300 milioni di lire (o l'equivalente in euro, la partita è del 2003), al fine di ottenere una vittoria, con il consenso dell'avversario. Aliberti avrebbe rifiutato, fiutando puzza di bruciato. La proposta, improvvida e inopinata, infatti avrebbe nascosto, nella sua opinione, un accordo diretto con l'arbitro. Aliberti infatti non avrebbe avuto tempo per istruire i giocatori e la proposta di Fabiani sarebbe stata formulata al solo fine di preparare il terreno ad un arbitraggio di parte, quale si rivelò, nell'opinione del teste, quello del Gabriele.
Insomma, Mariano Fabiani è un fine psicologo del malaffare: il Kasparov della frode sportiva.
L'avvocato Morescanti, difensore dell'ex dirigente del Messina, produce però due sentenze di archiviazione, dei Tribunali di Messina e Salerno, in merito alla vicenda. Aliberti nega di aver mai sporto denuncia (un'aggravante, a mio avviso) e di avere soltanto rilasciato queste dichiarazioni al quotidiano La Repubblica. In ogni maniera, la macchina giudiziaria si è messa in moto e ha scagionato il Fabiani.
Interrogato dalle difese, offre invece spunti interessanti riguardo alla prassi dei colloqui telefonici e delle visite con i designatori.
Ammette di avere chiamato più volte Bergamo per lamentarsi dei torti arbitrali, a suo dire subiti, e anche un pranzo con entrambi i designatori, alla presenza anche del funzionario federale Ghirelli, in merito agli stessi temi. Comportamenti che riferisce essere non censurati, ma considerati normali e incoraggiati dai vertici federali.
Le difese lo interrogano in particolare sulle sue lamentele verso l'arbitro Nucini, teste in questo processo.
Aliberti mostra di non ricordare particolarmente bene le sue deposizioni a riguardo. Gli avvocati chiedono e ottengono che la sua deposizione all'Ufficio Indagini della Federcalcio, in data 28 giugno 2006, venga allegata agli atti. In essa, le dichiarazioni dell'Aliberti sugli arbitraggi del fischietto bergamasco, quelle dichiarazioni che ora mostra di non rammentare.

Luca
18.06.2009, 17:28
sta diventando una barzelletta

AlexnelCuore
18.06.2009, 17:35
ma noi intanto abiamo pagato con un anno di serie B, che rabbia:incazzato::incazzato::incazzato:

gabriele
18.06.2009, 17:43
Ho trovato gli stralci degli interrogatori di questi personaggi

<TABLE cellSpacing=0 cellPadding=0 width=570 border=0><TBODY><TR><TD class=style15 vAlign=center align=middle height=100>Processo calciopoli: Aliberti Aniello</TD></TR><TR><TD align=middle colSpan=3 height=15>
</TD></TR><TR><TD align=left colSpan=4>Aliberti Aniello Presidente della società di calcio Salernitana dal 1994 al 2005.

Narducci
Narducci: “ Ha mai avuto occasione di conoscere, intrattenere rapporti con l’imputato, Mariano Fabiani ”
Aliberti: “ L’ho conosciuto, in ambito calcistico, direttore sportivo all’epoca del Messina calcio ”.
Narducci insiste e chiede se in riferimento alla partita Messina -Salernitana si sono verificati accanimento nell'incontro.
Aliberti prende la palla al balzo e dichiara: “sotto il tunnel dello stadio Arechi mi avvicinò proponendomi 300 milioni di lire per far vincere il Messina”. Offerta cui Aliberti non diede alcun credito, e che a suo giudizio serviva solo a “coprire eventuali favoritismi da parte dell'arbitro”. E in quella partita, a detta dell'ex presidente campano, “l'arbitro di certo non ci favorì... anche se i miei sospetti non sono suffragati da prove”.
Prosegue Narducci: “Con riferimento a questa proposta di Fabiani, Lei ritenne di dover fare segnalazione agli allora organi di indagine federale?”.
“Non in quel momento”, Aliberti ha spiegato di non aver accolto la richiesta e di non avervi neppure dato credito perché “ ho sempre pensato che una proposta del genere non può essere fatta un'ora prima della partita ”. “ Penso che sia una cosa concertata ad arte per coprire il favoritismo dell'arbitro”.
Narducci procede chiedendo se ci sono stati rapporti successivi con la società di calcio di Messina per operazioni o iniziative di varia natura e se esistevano per sua conoscenza, percezioni di rapporti tra il Messina e la Juve ed in particolare tra la figura di L.Moggi e Fabiani. Aliberti porta come esempio l'operazione Zoro, allora giocatore del Messina, che si svolse a Torino, nel corso di una cena cui era presente anche Moggi. Narducci chiede: “ In qualche modo la Juve e L.Moggi avevano un interesse a partecipare all’affare?” Alibeti parla di “intermediazione” per la positiva conclusione dell’affare e Narducci ancora: “ Avevano un interesse formale? “ e qui Aliberti ipotizza che Alessandro Moggi fosse interessato alla procura del giocatore. Termina precisando che non ci sono stati altri episodi a testimonianza del legame tra Moggi e Fabiani.
“Partecipava alle riunioni della lega professionisti a Milano? “ chiede Narducci, alla risposta affermativa di Aliberti chiede se a quelle riunioni partecipava anche Moggi e se quest'ultimo avesse titolo a prendervi parte. Aliberti: “ All’epoca non credo che il regolamento lo permettesse....poi successivamente fu modificato...poi da direttore sportivo .....”.

Prioreschi per Luciano Moggi
L'avvocato chiede se la Salernitana nel periodo in cui era presidente, nel corso della stagione 2002-2003 e nella stagione successiva, è stata mai arbitrata dall’arbitro Nucini e se ricorda di aver avanzato lamentele nei confronti di Nucini agli organi federali in relazioni agli arbitraggi o se ha mai chiesto ai designatori che non lo designassero più per la Salernitana… Aliberti non ricorda bene. Parla di lamentele fatte agli organi federali in generale, a Ghirelli e a due designatori, ma non ricorda nei particolari partite o risultati.
Prioreschi chiede di depositare le dichiarazioni rese all’ufficio indagini della federcalcio…” per sollecitare la memoria “.
Prioreschi: “ Ricorda di aver partecipato a Roma ad una cena con i designatori in cui era presente Ghirelli e perché? quali erano le sue lamentele e nei confronti di chi? “
Aliberti: “ Puntualmente quando si arrivava ad una posizione di classifica di quarta o quinta posizione, una serie di arbitraggi ci buttavano indietro “.
Prioreschi insiste: “ Ricorda se questi arbitraggi furono fatti da Nucini? “.. “ Forse in qualche partita “, la memoria del teste vacilla ancora.
Prioreschi:” Hai mai sentito il termine combriccola romana? “
Aliberti: “ Si “
Prioreschi: “ Lei associa Nucini alla combriccola romana? “
Aliberti: “ No “
Prioreschi: “ Ha chiesto ai designatori di informare Carraro di questi arbitraggi negativi? “
Aliberti: “ Ho chiesto di rappresentare ai vertici federali che le cose non andavano bene “

Silvia Morescanti per Fabiani
“ In riferimento al tentativo di pilotare l'incontro di calcio Salernitana Messina, ricorda se ha fatto denuncia querela? “ attacca Moreschini. Alla risposta negativa di Aliberti, l'avvocato chiede richiesta di archiviazione di denunce-querele presentate da Aliberti nei confronti dell'ex ds del Messina in quanto le dichiarazioni non sono state suffragate da nessuna prova effettiva.

De Vita per Bergamo
L'avvocato chiede se ha mai conosciuto Bergamo e se ha avuto rapporti, contatti. Aliberti conferma la conoscenza e i contatti, precisando di averlo chiamato qualche volta “ nella sola funzione di designatore ”. A questo punto De Vita chiede se era consuetudine chiamare il designatore e Aliberti dice che non sa se era consuetudine, lui aveva trovato questo numero e quando doveva lamentarsi di qualcosa sapeva di poter chiamare. I rapporti erano comunque cordiali.

Bonatto per Pairetto
Bonatto: “ Arezzo-Salernitana, ha ricordi di qualche irregolarità o faziosità? ”
Aliberti: “ No faziosità assolutamente… vedendo l’andamento faceva parte di una di quelle partite dove non eravamo stati favoriti “
Bonatto: “ Aveva sospetto di qualche irregolarità? “, incalza l’avvocato.
Qui Aliberti parla di sospetti ed irregolarità a “ iosa “ in ogni partita e viene prontamente contestato dall'avvocato in quando in una dichiarazione resa il 19.05.06, negli uffici della Procura della Repubblica di Napoli aveva dichiarato di non ricordare nessuna circostanza e di non aver mai avuto nessun elemento proprio in riferimento a questa partita.
Chiede conferma ad Aliberti che tentenna “ in quella particolare giornata…molte volte…”.
L'avvocato ricorda anche dell'interrogatorio a Roma all'ufficio indagini chiedendone conferma al teste ed Aliberti conferma di essersi presentato spontaneamente chiedendo un incontro a Borelli; argomento “ la mancata iscrizione della mia squadra fornendo ampia documentazione “. Bonatti chiede se c'erano arbitri che non gradiva e fa il nome di Nucini e Tagliavento. Aliberti ricorda Tagliavento per un arbitraggio “ osceno “ in una partita con la Fiorentina in cui convalidò un gol di mano; sembra escludere particolari lamentele su Nuncini. Anche in questo caso l'avvocato fa presente che in quel famoso incontro a Roma le lamentele si erano concentrate molto più su Nucini, “ e come..”! L'avvocato insiste cercando di farlo ricordare ed interviene la Casoria “..e non ricorda…”, bloccando le incalzanti domande del legale. C’è accordo di tutte le parti e la Casoria acquisisce il fascicolo delle dichiarazioni rese da Aliberti nel 2006.

In sottofondo si sente : “ che Nucini fosse un arbitro mediocre lo sapevano tutti…è talmente evidente” ironicamente...” Aliberti si lamenta che Nucini era scadente “..

<TABLE cellSpacing=0 cellPadding=0 width=570 border=0><TBODY><TR><TD class=style15 vAlign=center align=middle height=100>Processo Calciopoli: Dario Canovi</TD></TR><TR><TD align=middle colSpan=3 height=15>
</TD></TR><TR><TD align=left colSpan=4>Tribunale di Napoli - Udienza del 16 giugno 2009

Canovi Dario, procuratore sportivo fino al 2007.
Di cosa parlerà? Probabilmente di qualcosa di cui non è in conflitto di interessi, ossia procure di calciatori, oppure illuminerà la seduta - finalmente - con qualche fatto e non con confidenze, sensazioni e “sentito dire”?
No purtroppo no, impernia la sua testimonianza sulla GEA World, sua concorrente, in spregio alla verità processuale sancita dalla sentenza del tribunale di Roma ad inizio d'anno. Torna a battere sul tamburo del centro di potere e delle procure dei giocatori estorte.
Ennesima testimonianza boomerang per l'accusa, poichè il controinterrogatorio diventa devastante e gli avvocati difensori colpiscono senza pietà.
Durante l'esame col PM Narducci, Canovi inizia col rivelare che, a cavallo degli anni 2000, ha fatto parecchi esposti contro suoi colleghi, a suo dire rei di un comportamento deontologicamente scorretto. Sempre riguardo alla GEA, venne anche ascoltato dall'antitrust, cui aveva denunciato la posizione dominante della società. Ricorda altresì di aver denunciato Zavaglia, Marronaro ed altri esponenti di quella che secondo Lui sarebbe la prima Gea (in realtà la General Athletic), composta dai figli di Cragnotti, Geronzi e Tanzi, oltre a tale Cellini. Cui si aggiusero, sempre secondo la farraginosa ricostruzione del teste, Zavaglia ed Alessandro Moggi.
“E con ciò?” Vi chiederete voi... Tranquilli ce lo chiediamo anche noi. E' tutto di una irrilevanza ai limiti del ridicolo.
Proseguiamo.

Dice di aver gestito la procura di Alessandro Nesta e di essere stato in società con il fratello di quest'ultimo. Questo per cinque o sei anni. Poi, a suo dire, con la scusa di un contratto di sponsorizzazione, il calciatore venne a contatto con Cellini il quale tramò per portargli via detta procura.
Quindi Nesta sarebbe stato condotto insieme al fratello a bordo di una lussuosa limousine dall'allora Presidente della Banca di Roma, Geronzi, il quale gli intimò, sempre secondo il teste, «Io per te faccio questo, questo e questo (cosa non si sa, ndr) ma è chiaro che Tu la procura la dai a mia figlia».
E così avvenne. «Ma questa era la prima Gea» - per il resto del mondo la General Athletic - si affretta a sottolineare.
Ora siccome nè Cellini, nè la General Athletic, nè Geronzi o sua figlia e tantomeno Nesta o suo fratello sono imputati, si continua a non vedere la rilevanza di tali esternazioni. Ma tant'è...
Proseguiamo.

Passa alla “nuova Gea”, GEA World per noi comuni mortali, a suo dire società egemone sul mercato, un vero centro di potere in sinergia con la federazione, dove il Presidente Federale aveva come dipendente la figlia di Geronzi e quest'ultimo, per par condicio, aveva come dipendente il figlio di Carraro.
Poi, pensate un po', ad un certo punto entra in società adirittura il figlio del CT della nazionale, Lippi, incredibile. Lui crede sia proprio una cosa incredibile. Pur senza alcun regolamento che lo vieti.
Tantissimi sono i casi a suo dire di passaggi alla GEA di calciatori, senza motivo e senza preavviso, come ad esempio Chiellini (Prioreschi sbuffa!).
Il processo GEA non si è tenuto a Roma qualche mese fa? Boh!
Proseguiamo.
Ad esempio lui trattò il passaggio di Maresca al Siviglia ma quando andò a Torino per la definizione il Dg e l'AD del Siviglia gli dissero che chi aveva suggerito loro il nome di Maresca era stato un socio GEA (ma lui con chi aveva trattato? boh!). «C'era sempre la Gea di mezzo»...«Questo è un fatto certo».
Lui crede (e gli avvocati gli fanno sottolineare bene il crede) che la percentuale del trasferimento di Maresca l'abbia incassata la Gea.
«Un' altro fatto certo è che Zavaglia e A. Moggi fossero fissi in corso Galfer, erano sempre lì».
Poco prima del mondiale e dello scandalo trattò il passaggio di Antonioli alla Juventus, con Fabiani, DS del Messina. Poi però la cosa non andò in fondo per lo scandalo.
A questo punto finisce l'esame del PM. Passiamo al controinterrogatorio che riporterò in modo integrale.

Avv.Prioreschi: Cominciamo a mettere un po' di ordine alle sue dichiarazioni. Lei sa che a Roma c'è stato un processo nei confronti degli esponenti della GEA per quanto lei afferma?
Canovi: Sì
Avv.Prioreschi: Lei è stato sentito dalla Procura?
Canovi: No
Avv.Prioreschi: Come no?
Canovi: No
Avv.Prioreschi: Il giorno 24 marzo 2004 alle ore 11:00 nell'Ufficio del dottor Luca Palamara
Canovi: Si, non ricordavo
Avv.Prioreschi: Ahh ecco. Allora lei ha detto di essere stato sentito dall'Antitrust, sa come si è concluso il procedimento?
Canovi: Purtroppo sì
Avv.Prioreschi: Prendo atto che le dispiace ma dovrebbe dire, se non le dispiace, come si è concluso
Canovi: si, io non ero daccordo ma, dunque, l'antitrust...
Avv.Prioreschi: su avanti mica è difficile...
Canovi: no, ma...
Avv.Prioreschi: avanti...
Canovi: non si arrabbi
Avv.Prioreschi: no io non mi arrabbio, semmai è lei che si arrabbia perchè essendo in concorrenza e avendo interesse...
Presidente Casoria: Avvocato...
Avv.Prioreschi: Si, però, signor Presidente, lui non può dire queste cose. Allora lei sa che l'Autorità Garante ha escluso la posizione dominante della GEA?
Canovi: Si
Avv.Prioreschi: Lei sa che c'è stata anche un'indagine della FIGC sulla Gea?
Canovi: A quale si riferisce?
Avv.Prioreschi: Alla GEA World
Canovi: No, ce ne sono state due, una per la prima e una dopo
Avv.Prioreschi: No no... la General Athletic non mi interessa
Canovi: La seconda? si è conclusa qualche mese fa...
Avv.Prioreschi: No è risalente al 2001-2002, anche a seguito dei suoi esposti... Allora sa come si è conclusa?
Canovi: Ahh... Purtroppo sì.
Avv.Prioreschi: No, ma me lo dica, non mi dica “purtroppo sì”
Canovi: Si è conclusa con il proscioglimento. Sa chi era il Presidente di quella commissione?
Avv.Prioreschi: Lasci stare non è pertinente

Macchè lui nel pettegolezzo ci sguazza, l'avrà abituato Narducci.

Canovi: Il presidente della commissione era un consulente della parte... [incomprensibile]
Avv.Prioreschi: Non è vero! Il Presidente di quella commissione era il prof. D'Amelio, degnissima persona. Non le consento illazioni del genere. Signor Presidente queste sono chiacchere. Allora, torniamo a Chiellini. Lei sa che a Roma c'è stata una sentenza in cui sono stati assolti, per i fatti che Lei cita, tutti gli esponenti della GEA?
Canovi: No
Avv.Prioreschi: Non li legge i giornali?
Canovi: Si, ma...
Avv.Prioreschi: Le era sfuggita, questa le era sfuggita
Canovi: No, sono abbastanza attento
Avv.Prioreschi: Vede per sfortuna del teste, signor Presidente, io sono stato anche parte di quel procedimento, quindi non può venire qui a buttare circostanze che sono già state abbondantemente smentite. Anche se in primo grado di giudizio.

Avv.Trofino: Signor Canovi lei è un concorrente della GEA?
Canovi: Assolutamente si...
Avv.Trofino: Lei si è lamentato in passato di queste cose? Ha fatto esposti?
Canovi: Si
Avv.Trofino: Che esito hanno avuto i suoi esposti?
Canovi: Non lo so
Avv.Trofino: Quando li ha fatti gli esposti?
Canovi: Da dieci anni a questa parte
Avv.Trofino: E non ha mai avuto notizia di nessuno? Nè si è mai interessato di saperlo?
Canovi: No
Avv.Trofino: Allora glielo dico io che fine hanno fatto i suoi esposti, sono stati tutti respinti.
Ma come? Lei lamenta una sua situazione, a suo dire di abuso, fa gli esposti e non si preoccupa neanche di verificarne l'esito? Questo vuol farci credere? Ma dai laaa...
Canovi: Avvocato è proprio così
Avv.Trofino: Io sto saggiando l'attendibilità del teste... Perchè se un teste dice una panzana di questa portata... E io lo sottolineo perchè il tribunale valuti l'attendibilità del teste... Vabbè allora andiamo avanti...
Canovi: Vede, io sono stato sentito alcuni giorni fa dall'ufficio indagini
Avv.Trofino: Non c'è più l'ufficio indagini, l'hanno abolito. Non so dove sarà andato, sarà andato da un'altra parte. Vabbé
Canovi: Guardi che la conosco abbastanza la giustizia sportiva
Avv.Trofino: Oh, come la conosce... Dice che è andato all'ufficio indagini e non esiste più
Canovi: Sarà stata la procura federale. Comunque sono stato interrogato in merito ad uno di questi esposti, purtroppo questa è la giustizia sportiva
Avv.Trofino: Come quella di oggi, di ieri e di domani. Per lei quindi non esiste un'autorità. Allora che li fa a fare gli esposti, se poi non ha sfiducia in questi organi? Andiamo avanti. Lei ha parlato di anomalie che esistevano nel mondo del calcio, riferendosi a Davide Lippi, figliuolo di Marcello, che tra l'altro è stato assolto da tutte queste situazioni, ha detto che lo trovava assurdo, le risulta che nel mondo del calcio esistano altre anomalie di questo genere?
Canovi: Per mia conoscenza no. Dovrebbe essere una norma deontologica.
Avv.Trofino: Sta dicendo delle sciocchezze clamorose

Dopo una sfuriata di Narducci, indignato dall'uso del termine “sciocchezze”, l'avv. Trofino piazza i colpi di grazia alla credibilità del teste:
“Il nome di Pastorello le dice niente?”
“Il nome di Corvino le dice niente?”
“Il nome di Fedele le dice niente?”

E Canovi è costretto ad abbozzare, irrilevante e reticente.


<TABLE cellSpacing=0 cellPadding=0 width=570 border=0><TBODY><TR><TD class=style15 vAlign=center align=middle height=100>Processo Calciopoli: Gianluca Paparesta</TD></TR><TR><TD align=middle colSpan=3 height=15>
</TD></TR><TR><TD align=left colSpan=4>Tribunale di Napoli - Udienza del 16 giugno 2009


La novità è rappresentata dalla sostituzione del pm Filippo Beatrice (trasferito alla Direzione Nazionale Antimafia) con il pm Capuano.
Durante la chiamata delle parti, in sottofondo si possono sentire i pm che concordano l’ordine di escussione dei testi. «Questo qua lo possiamo spostare di una o due udienze? E questi due qua?»...«Così noi ci sentiamo questi tre e chiudiamo le schede, e Galati ce lo riserviamo per una delle due udienze di luglio. Perché noi abbiamo il problema di riempire due udienze…». Narducci “eccepisce” al collega: «…[incompresibile] che questa non sia troppo in*******, sennò oggi non si fa niente». Capone: «Eh vediamo, se no noi glielo diciamo…».
Ma come, i pm hanno questa considerazione per l’impermeabilità umorale del Presidente?
“Pubblico ministero, così non va eh!” (cit.).
«Vabbè, mò me li segno e me li vedo oggi i nomi …», bravo!

Paparesta, anche in considerazione delle sua precedente condizione di indagato nel procedimento, è il primo testimone assistito da un legale di fiducia.
Paparesta per tutto quanto non già oggetto dei precedenti verbali si avvale della facoltà di non rispondere, si limita a conferire sulle dichiarazioni già rese in istruttoria.

Dopo aver illustrato tutto il suo CV di arbitro (o ex arbitro non si sa), Gianluca Paparesta riferisce sui suoi legami e quelli del padre con Moggi e Fabiani. Per quanto riguarda i rapporti di Romeo Paparesta con i due imputati, l’ex arbitro Gianluca conferma in modo pedissequo la testimonianza del padre.

Narducci chiede al teste se e in quali occasioni ha utilizzato i telefonini che Moggi aveva dato al padre. Paparesta jr. ricorda le polemiche e le contestazioni successive a Reggina-Juventus del novembre 2004.
Paparesta ricorda la visita nel suo spogliatoio di Moggi e Giraudo, «i quali si lamentavano delle mie decisioni, che vedevano a loro dire sempre la Juventus penalizzata. Queste proteste erano forti, vibrate, però senza mai eccedere in parolacce. Erano solo con toni molto alti, dicendo che era una vergogna che ogni volta che arbitravo la Juventus accadevano queste cose. Ce l’avevo con loro… Nei confronti dei miei assistenti avevano un tono piuttosto simile». Paparesta chiese ai due drigenti di rimanere calmi e di uscire. Narducci chiede di riferire le frasi che Moggi e Giraudo gli avevano rivolto, ma non ottiene nulla di nuovo rispetto a quanto il teste ha già raccontato fino a quel momento.
Pochi minuti dopo i due rientrarono in compagnia del presidente della Reggina, Giraudo evidenziava con toni simili ai precedenti che «i moviolisti di tutte le trasmissioni gli confermavano la colossalità degli errori che lamentava». I movioisti «erano scandalizzati dall’arbitraggio e dagli errori commessi».
Paparesta per la seconda volta invitò i dirigenti a accomodarsi fuori dallo spogliatoio arbitrale.
A questo punto Narducci chiede: «In quelle circostanze, al primo o al secondo accesso, è mai stata chiusa dall’esterno la porta dello spogliatoio in cui vi trovavate?»
Paparesta: «Io non ho avuto mai, assolutamente, nessuna percezione di chiusura di porta o altro. Io ho saputo di questa chiusura nel momento in cui sono venute fuori le prime notizie di stampa che dicevano che a Reggio Calabria c’era stato un arbitro chiuso negli spogliatoi, ma non immaginavo fosse il mio caso. Veramente non ho avuto percezione di questa chiusura».
Narducci procede a formale contestazione: «dal verbale del 13 maggio 2006 su questo specifico punto lei invece dice: “non escludo che proprio nel lasso temporale rappresentato dall’uscita del Moggi e del Giraudo dagli spogliatoi per poi rientrare, la porta del nostro spogliatoio sia stata materialmente chiusa a chiave. Tale ultima circostanza mi sovviene in relazione a un’espressione, se non ricordo male, di uno dei due assistenti che si chiedeva testualmente: ma che hanno chiuso la porta?”. Questa è la circostanza che lei riferì, in particolare di un’espressione utilizzata da uno dei due assistenti».
Paparesta: «Ho detto questo perché sicuramente forse (sicuramente o forse? ndr) anche in maniera forte chiusero la porta. Uscirono sbattendo la porta. Ma io della chiusura con la chiave della porta dello spogliatoio o se questa è avvenuta, io non ho avuto percezione. Perché comunque mai io ho tentato di uscire dallo spogliatoio e ho trovato questa porta chiusa».
Narducci: «Ma questa frase lei la ricorda? Questa espressione utilizzata da uno dei due assistenti».
Paparesta: «Sì, la ricordo perché in quei momenti di concitazione ci fu anche la chiusura della porta. Questo mi ha portato a pensare e a dire questa frase, ma non perché io volessi dire che l’avevano chiusa. Anche perché non avrei motivo per non riferire questo episodio. Io non ho avuto mai percezione della chiusura a chiave dello spogliatoio». Pace in terra agli uomini di buona volontà!
Narducci si arrende: «Ho compreso!».
Paparesta racconta che omise di repertare l’episodio per non acuire le tensioni con la dirigenza juventina, per di più aveva voluto considerare la concitazione del momento e la circostanza che i dirigenti bianconeri non avevano proferito parolacce. Al pm che incalza, Paparesta ribadisce che non voleva acuire le tensioni con quella che era una delle principali società del campionato italiano e fa presente che ha considerato anche che un eventuale provvedimento verso i due dirigenti non avrebbe avuto ripercussioni apprezzabili sull’esito del campionato (una squalifica ad un dirigente non è come una squalifica ad un calciatore o ad un tecnico).
Narducci ricorda a Paparesta che il 13 maggio 2006 ha dichiarato: «Se avessi determinato un deferimento nei confronti dei dirigenti juventini per i motivi sopra accennati ne sarebbe derivata una consistente compromessine delle mie aspettative di carriera».
L’avvocato Prioreschi contesta che si tratta di sensazioni…
Teresa Casoria: «Lo pensava lui, abbiamo capito»
Paparesta ribadisce che «conoscendo il potere e la forza di quella società (la Juve) nell’ambito federale, ha preferito evitare di riportare quei fatti nel referto».

Dopo aver parlato dell’accaduto col padre, Romeo, e su suo stesso consiglio, Paparesta decise di chiamare Moggi per chiarire la sua posizione e per cercare di far cessare i duri attacchi mediatici ai quali - a suo dire - era sottoposto per un’occulta regia del Dg bianconero. Fu così che Romeo Paparesta, utilizzando uno dei telefonini forniti di sim svizzera, chiamò Moggi e lo passò al figlio. La conversazione, secondo quanto riferisce Gianluca Papapresta, ebbe durata brevissima, forse dieci secondi. Non appena Moggi sentì l’arbitro disse chiaramente che con lui non voleva parlare e riagganciò.

Romeo Paparesta, non arrendendosi al rifiuto di Moggi, cercò l’intercessione di Fabiani per far riallacciare il contatto tra il Dg bianconero e il figlio. Nei giorni successivi, utilizzando un telefonino che gli prestò il padre e chiamando un numero già in memoria, dopo due telefonate e tramite Fabiani riuscì a parlare con Moggi. Paparesta riferisce che: «i toni erano molto meno tesi della precedente (telefonata), però ognuno rimase sulle proprie posizioni. Io sostenevo che avrei fatto solo quello che giudicavo giusto fare nel momento che andavo ad arbitrare sia la Juventus che il Milan, che la Lazio, che il Chievo, che qualsiasi altra squadra. Lui sosteneva che invece io a priori andassi quasi a penalizzare la Juventus».

L’attenzione del pm si sposta sui rapporti tra Bertini e Paparesta. L’arbitro barese riferisce del legame di amicizia che lo lega al collega Bertini e di come era solito anche sfogare i momenti di sconforto con quell’amico.
Il pm chiede anche delle telefonate avute con Bertini, in paticolare chiede se abbia usato il telefonino che gli aveva dato il padre, la risposta è negativa.
Il pm chiede delle conseguenze a cui andò incontro dopo gli errori di Reggio Calabria. Paparesta risponde che ci fu una riduzione dell’impiego relativamente alle partite di serie A e alle partite di cartello. Il fermo durò solo una o due settimane.

Narducci chiede al teste se è mai stato a Quarto d’Altino (VE) e se in quella località ha utilizzato un telefonino consegnatogli dal padre.
Qui Paparesta è un po’ contraddittorio: il padre gli avrebbe lasciato il telefonino perché scarico, incaricandolo al contempo di chiamare con lo stesso telefonino Fabiani e rimandare un appuntamento telefonico già fissato. Paparesta jr chiamò il numero memorizzato, ma vanamente. Dopo quell’occasione non ebbe mai più modo di utilizzare i telefonini del padre.

Narducci ricorda a Paparestta che dal 3 all’11 febbraio del 2005 (da giovedì a venerdì compresi) fu impegnato in un toreo under17 in Turchia. In relazione a quest’impegno il pm chiede a Paparesta se in quei giorni parlò con Moggi o con Fabiani, Paparesta risponde di no e, intuendo che il pm glielo chiede perché da una intercettazione sembra che Moggi sapesse la data del suo rientro da quell’impegno, smentisce tutto quanto il dirigente bianconero afferma con sicurezza in quella telefonata. In particolare Paparesta smentisce di essere rientrato dalla Turchia nella data prospettata da Moggi e ricorda di come gli obblighi di partecipazione agli eventi del torneo in cui era impegnato lo rendessero impossibile.

Tornando sui fatti di Reggina-Juventus, il pm chiede se anche in altre occasioni i due dirigenti bianconeri avessero fatto irruzione nei suoi spogliatori. L’ex fischietto barese ricorda di altre decise proteste ( come ad esempio dopo la finale di ritorno di Coppa Italia del 2004 tra Juve e Lazio), ma nessun ulteriore episodio di irruzione negli spogliatoi.
Su domanda di Narducci, Paparesta ricorda che dopo quella finale di coppa rimase fermo per quasi un mese. Il provvedimento di fermo fu motivato dai designatori per l’intervista non autorizzata rilasciata a fine partita ai microfoni della RAI.

Narducci chiede se i designatori Bergamo e Pairetto avessero il medesimo tipo di rapporto con tutti gli arbitri o se con alcuni il rapporto fosse particolare.
Alcuni arbitri usavano intrattenersi di più con i designatori, dopo cena, anche giocando a carte. Vi era «un forte rapporto di confidenza tra i designatori e il collega Trefoloni, che era quello più assiduo a questi incontri e a questi rapporti più confidenziali. C’era anche De Santis. Soprattutto era palese questa differenza con Trefoloni».

Alla domanda se ai raduni arbitrali sia mai stato presente Moggi, il testimone conferma che in una sola occasione, la consegna di alcuni premi di categoria, ha constatato la presenza del dirigente bianconero.

Comincia il controesame delle difese.

Il primo a controinterrogare è l’avvocato Messeri, difensore di Bertini, che era molto amico di Paparesta.
«Bertini le ha mai detto di avere una scheda telefonica svizzera?» Risposta: «No».
«Ha mai telefonato a Bertini su un numero svizzero?» Risposta :«No»
«Bertini era tra quegli arbitri che avevano un rapporto che lei avvertiva come privilegiato con i designatori?» Risposta: «No».

Per la difesa di Moggi il controesame è condotto dall’avvocato Trofino.
L’avvocato chiede a Paparesta, che ha dichiarato di aver omesso di repertare l’irruzione di Moggi e Giraudo soprattutto “perché la Juventus era una delle squadre più importanti del campionato e perché aveva un peso”, «se nell’occasione si fosse trattato dell’Inter, del Milan o di un’altra squadra di peso, la sua valutazione sarebbe stata la stessa?»
Paparesta: «Ovviamente sì».
Trofino: «Tra le ragioni che la portarono a volersi giustificare con Moggi o con altri, vi era anche la consapevolezza di aver commesso un errore vistoso, che aveva danneggiato grandemente la Juventus?».
Paparesta: «Non volevo giustificarmi il mio errore. Volevo solo sottolineare che non c’era da parte mia nessuna volontà di penalizzare nessuna squadra».
In merito al periodo di fermo (per altro piuttosto breve) e alla destinazione a partite di serie B, l’avvocato Trofino chiede a Paparesta di chiarire se questa era la prassi adottata nei confronti degli arbitri che sbagliavano.
Paparesta conferma che quella era la consuetudine e che il fermo da lui subito rientrava nella prassi normalmente adottata.
Il legale di Moggi chiede anche se, nonostante le valutazioni personali dell’arbitro, fosse comunque vietato agli arbitri di rilasciare interviste non autorizzate come invece aveva fatto Paparesta dopo la più volte ricordata finale di Coppa Italia tra Juventus e Lazio. Paparesta, nonostante voglia porre l’accento sui contenuti delle dichiarazioni, deve ammettere che questo divieto esiste.

L’avvocato De Vita, difesa di Bergamo, ricorda a Paparesta che nel campionato 2004/2005 ha arbitrato quaranta partite, l’ex arbitro barese conviene che si tratta di un numero importante. È evidente, come tende a dimostrare la difesa, che in quella stagione Paparesta non subì ostracismi di sorta.
Paparesta dichiara che solo dopo gli eventi di Reggio Calabria venne a conoscenza del telefonino che Moggi aveva dato al padre.
I legale di Bergamo chiede se ai raduni a Coverciano presenziavano anche i dirigenti delle squadre di calcio. «C’era una logica di amalgama tra modo arbitrale e mondo dirigenziale?»
Paparesta: « I dirigenti non venivano, tranne che in occasione dei sorteggi arbitrali. Ricordo di aver visto solo dirigenti o segretari di squadre toscane».
De Vita: «Attualmente percepisce qualcosa di diverso?»
Paparesta: «Attualmente sono fuori e non conosco la situazione all’interno. Sicuramente non vedo particolari differenze».

Interviene l’avvocato Bonatti, difesa Pairetto.
«Lei è mai stato avvicinato in modo anomalo dal Dott. Pairetto con la richiesta di privilegiare alcune squadre o di adottare criteri diversi dai suoi standard di oggettività, le è mai stato richiesto un trattamento preferenziale per chicchessia?»
Paparesta: «No, assolutamente».

Dopo gli interventi degli avvocato Gandossi (per Meani) e Morescanti (Fabiani) Paparesta viene congedato.

Evviva! Forse ci siamo finalmente convinti che Paparesta non è mai stato sequestrato e che Moggi non fa parte dell’anonima sequestri.
</TD></TR></TBODY></TABLE>

Tutto questo naturalmente senza che nessuna cazzetta o corriere si sia preoccupato di riportare le suddette testimonianze, visto che la farsa è sempre più evidente e loro dovrebbero incominciare a chiedere scusa.


</TD></TR></TBODY></TABLE>

</TD></TR></TBODY></TABLE>

Luca
18.06.2009, 17:54
<table border="0" cellpadding="0" cellspacing="0" width="570"><tbody><tr><td class="style15" align="middle" valign="center" height="100">
</td></tr><tr><td colspan="3" align="middle" height="15">
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</td></tr><tr><td colspan="4" align="left">Tutto questo naturalmente senza che nessuna cazzetta o corriere si sia preoccupato di riportare le suddette testimonianze, visto che la farsa è sempre più evidente e loro dovrebbero incominciare a chiedere scusa.


</td></tr></tbody></table>

</td></tr></tbody></table>

avevi dei dubbi?!

AlexnelCuore
18.06.2009, 17:57
ma la nostra società sta a guardare senza dire nulla?

Luca
18.06.2009, 18:59
ma la nostra società sta a guardare senza dire nulla?

la società si è tirata fuori, addirittura volevano costituirsi parte civile

AlexnelCuore
20.06.2009, 15:25
Noi tifosi non abbiamo voce in capitolo altrimenti l'avremmo difesa noi la nostra Signora

Luca
01.07.2009, 15:46
Pure l'Inter in Svizzera

01.07.2009 15:20

È il giorno del contrappasso per il Grande Accusatore del sistema Moggi, Giuseppe Narducci: in aula, per la prima volta da quando è cominciato il procedimento di Calciopoli, Luciano Moggi ascolta per un’ora circa le deposizioni di uomini tornati nell’anonimato ma famosissimi ai giorni del Grande Scandalo e lo fa proprio quando Lucianone conferma che sta per diventare deus ex machina, come consulente, del Bologna, la squadra per la quale - dicono gli avvocati - ha una gran simpatia il pm di Napoli. Ci si emoziona per le dichiarazioni dell’ex arbitro Riccardo Pirrone, che accusa i designatori per le ”gravissime irregolarità” nei sorteggi arbitrali dal 1999 al 2001 (per la cronaca per la Juve di Moggi, allora, zeru tituli: Milan, Lazio e Roma i campioni); qualcuno ha i lucciconi a ricordare quello che veniva definito gola profonda di Calciopoli, l’ex segretario della Can, Dario Galati.
CHIASSO DOPPIO SVINCOLO - Si parla di dossier interisti, ma è proprio Moggi, fuori dall’aula di giudizio, che commenta l’interrogatorio di Teodosio De Cillis, che nel suo negozio a Chiasso vendeva le sim svizzere e del Lichtenstein a Moggi (per il tramite dell’impiegato Juve, Bertolini, anche lui ieri ascoltato dalla presidente di giuria, Teresa Casoria). De Cillis ha confermato di aver venduto in più occasioni diverse schede e ricariche a Giancarlo Bertolini, un dipendente della Juve, e che in una circostanza nel negozio si sono recati anche Moggi e Fabiani. Il danaro gli veniva consegnato da Bertolini - ha precisato - in una busta chiusa. I legali di Moggi, gli avvocati Maurilio Prioreschie Paolo Trofino, e di Fabiani, l’avvocato Silvia Morescanti, hanno chiesto se De Cillis avesse avuto tra i clienti altri esponenti del mondo del calcio. Il commerciante ha citato diversi calciatori e dirigenti di società che acquistavano da lui ”telefonini piuttosto che videocamere”. Tra gli altri il dt dell’Inter Marco Branca, il fratello di Moratti e l’ex attaccante dell’Inter, Adriano.

gabriele
02.07.2009, 16:44
<TABLE cellSpacing=0 cellPadding=0 width=570 border=0><TBODY><TR><TD class=style15 vAlign=center align=middle height=100>Processo calciopoli: CAPOBIANCO</TD></TR><TR><TD align=middle colSpan=3 height=15>
</TD></TR><TR><TD align=left colSpan=4>Tribunale di Napoli - Udienza del 30 giugno 2009

Del poco o nulla che ha da dire di credibile Maurizio Capobianco, chiamato a testimoniare al processo di Napoli, è conscio per primo il P.M. Narducci.
Da qui l'intuizione: estrarre dal cilindro una busta "piena di documenti compromettenti", per cercare di mettere a segno almeno un punto per l'accusa che altrimenti rischia il cappotto.
Documenti messi a disposizione della difesa solo al dibattimento, così che almeno nel breve termine si posa dire che "almeno qualcosa c'era". Vedremo.

Andiamo per ordine. Maurizio Capobianco è un ex dipendente della Juventus presso la quale ha prestato la sua attività lavorativa dal settembre '84 all'agosto 2005. Carriera a salire da impiegato della biglietteria fino a Responsabile del backoffice (“qualcosa di più di un ufficio acquisti”, come lo definisce lo stesso) dal 1999. Passato poi a Semana s.r.l., dal 2005 al marzo 2006, quindi ad Alpitour e poi a spasso.
Che abbia il dente avvelenato è un dettaglio ma il tono usato nella deposizione e soprattutto il modo di tirare conclusioni maliziose anche se irrilevanti su ogni particolare riferito, determinano questo dettaglio come una riflessione assoluta.

Dunque, ad inizio 2005, la Signora Gastaldo, dirigente Amministrativo della Juventus, gli avrebbe consegnato questa fantomatica busta “da portare fuori sede” per evitare che cadessero nelle mani della Guardia di Finanza in controlli futuri. Li porta a casa e nessuno ne chiederà più la restituzione.
Ma come? Non si trattava di documenti importantissimi e compromettenti? Bah!

Contenuto:

a) Un foglietto in cui sono annotati acquirenti di automobili Fiat che hanno avuto sconti, fino al 50%, sull'acquisto.
Tra gli acquirenti abbiamo dirigenti Juventini, calciatori ed anche:
- la Signora Brignotto, cui vicino ci sarebbe appuntata la sigla “Pair”, moglie di Pairetto, che nel '95 acquistò una vettura.
- la Signora Bertetti, cui vicino ci sarebbe appuntata la sigla “Trent”, moglie di Trentalange, che nel '95 acquistò una vettura.
- I funzionari della Federazione, Turchetti e Nizzola, che sempre nel '95 acquistarono una vettura.

b) Un carteggio tra Juventus, Nizzola e Uefa su un presunto caso di positività alla cannabis di Torricelli, sempre epoca '95.

c) Un elenco di fruitori di orologi e regali per le festività e per le celebrazioni delle vittorie a procuratori, giornalisti, dirigenti del calcio, giocatori e staff tecnico e dirigenziale della Juventus.

d) un contratto di sponsorizzazione in cui tal Savan Cubra Dario ricevette un ciclomotore Suzuki, tale personaggio secondo Capobianco sarebbe un amico di Pairetto ed il ciclomotore non sarebbe stato restituito.

Questo è quanto. Ora qualche riflessione sparsa me la concederete...

Allora, prima di tutto, perchè consegnare a Lui questi documenti e non distruggerli, visto che sono datati oltre 10 anni fa? C'era qualcosa di essenziale per il proseguio dell'attività societaria?
Non è mai stato chiarito il motivo del suo licenziamento da Juventus, fossi Travaglio direi che probabilmente un motivo potrebbe essere che il Capobianco portava a casa documenti.
Io, garantista, mi limito alle domande sopra.

Poi, io avrei appuntato vicino ai nomi delle mogli non le sigle “Pair” e ”Trent”, potrebbero confondere, io avrei appuntato al fianco dei nomi delle signore “Pairett” e “Trentalang”, così ero più sicuro dell'anonimato!
Queste cose sono tutte oggetto di giudizio in quel di Torino per il processo ai bilanci societari e non sono stati ritenuti oggetto di imputazione. Quindi non mi pare siano nè così decisivi nè, riguardo alle imputazioni di questo processo specifico, tanto pertinenti. Contenuti insoddisfacenti dal punto di vista probatorio ma scatenanti pruriti colpevolisti, il life motiv di Capobianco e probabilmente anche del PM.

Quindi si entra nel solito circuito malizioso del «Chi frequentava la sede della Juventus?»
«Pairetto l'ho visto qualche volta», e non era vietato. Altri del settore arbitrale? Nessuno, ma «non ero l'usciere».
«Alessandro Moggi era di casa» ma al controinterrogatorio deve ammettere che vedeva in sede anche gli altri procuratori. Bella scoperta.
«Fabiani era di casa» ma al controinterrogatorio deve altresì ammettere che vedeva anche gli altri dirigenti di società. Altra stupefacente scoperta.
Il circuito delle malignità passa quindi al «Moggi e la Gea erano la stessa cosa» e al controinterrogatorio anche a Lui pare sia sfuggita la sentenza di Roma, che sbugiarda tale affermazione.
Interesante invece il passaggio in cui, sempre la confusa Signora Gastaldo, gli chiede consulenza su come far rientrare a bilancio spese irregistrabili effettuate in contanti, come appunto i costi delle schede svizzere. Lui si ingegna e consiglia di vendere gadget e orologi a magazzino per ripianare l'ammanco. Lui sì che se ne intende!
Sempre se fossi Travaglio, direi che questa abilità e ingegnosità nel “fare le creste” potrebbe essere un'altro motivo per cui è stato silurato. Ma si sa che ad un garantista tal pensiero scivola senza attrito.
Pensate che il teste una volta trovò, in una lista degli accrediti degli ospiti della Juventus per una partita di coppa, l'Avv. Gallavotti.
Se fosse un reato accreditare come ospite un dirigente federale, Lotito e la Sensi, che domenicalmente ne hanno a mazzi, dovrebbero finire i propri giorni a Guantanamo!

Su specifica domanda del PM, sostiene inoltre che Moggi gli chiese di mettere a disposizione di Fabiani un'auto e che ne venne acquistata una allo scopo.
L'avv.Morescanti nel controinterrogatorio gli fa notare che tale vicenda è stata oggetto di archiviazione in quel di Messina. «Non è un problema mio», la risposta disarmante.

Ancora la disperata signora Gastaldo è a pregarlo di occuparsi di una prestazione da pagare a Gea di 250.000 euro, per la quale, sostiene, studia un fittizio contratto con la soc. Brond House che, secondo Lui, sarebbe una soc. di copertura della stessa Gea.
Qui nel controinterrogatorio viene smentito dall'avv. Prioreschi che gli fa presente come tale circostanza sia già stata vagliata dal processo di Roma in cui è risultato che tale contratto fosse stato stipulato per un'indagine di mercato di Brand House, che nulla, é stato accertato, ha a che vedere con Gea e/o con i suoi soci.

In fondo, Capobianco, di strafalcioni sulle presunte proprietà delle società ne ha già fatti parecchi, il più eclatante fu attribuire la Semana s.r.l. a Giraudo, mentre poi si scoprì essere di Franzo Grande Stevens e figli. Non proprio la stessa cosa. Sorprendente che prese quell'abbaglio disquisendo su una società per la quale aveva lavorato, figuriamoci l'autorevolezza che ha quando diquisisce di quelle che non conosce!
Sempre a proposito di Semana s.r.l., afferma che nel periodo in cui ha lavorato lì ha intuito il metodo di sostentamento economico del tifo organizzato e degli ultras «tramite il pagamento delle coreografie ad un fantomatico fornitore» ... «non bandierine, ma anche striscioni con insulti».
Per salto logico, quindi, Grande Stevens secondo Lui avrebbe sovvenzionato gli ultras.

Ma non preoccupatevi, perchè Capobianco, Juventus e Semana non hanno più alcun contenzioso in corso: “hanno transato”.
Un'altra formula per dire che la nuova gestione Juventus ha patteggiato di nuovo. Un vizio.


</TD></TR></TBODY></TABLE>

gabriele
03.07.2009, 16:33
<TABLE cellSpacing=0 cellPadding=0 width=570 border=0><TBODY><TR><TD class=style15 vAlign=center align=middle height=100>Processo Calciopoli: C.COPELLI</TD></TR><TR><TD align=middle colSpan=3 height=15>


</TD></TR><TR><TD align=left colSpan=4>Il Pubblico Ministero invita Copelli a riferire sulla partita Reggina Juventus del 06.11.2005 e chiede « é ancora assistente? »
Copelli: « Can di A e B e internazionale »

L’assistente prosegue parlando della partita, « caratterizzata da episodi di carattere tecnico arbitrale che generarono il disappunto e la rabbia dei dirigenti della Juventus. » Ci fu un « mio errore di valutazione, non riuscì ad individuare un tocco con la mano di un giocatore della Reggina e intervenire con i miei collaboratori per concedere il calcio di rigore ».
Si continua a parlare della partita e Copelli segnala gli altri episodi che avevano poi creato le divergenze sulle scelte adottate. Sollecitato dal PM, continua il suo racconto fino al rientro negli spogliatoi dove alcuni giocatori della Juventus e Capello li attendevano per chiedere spiegazioni sull’annullamento del gol, seguiti poco dopo da Giraudo e Moggi che ritenevano di aver subito dei torti e con rimostranza ritornarono sugli stessi episodi. Moggi si rivolse « A me dicendo che avevo commesso un grave errore », ma in quel momento Copelli non riusciva a capire e riconoscere l’errore, solo successivamente, quando « vidi in televisione la sera » notò che non giudicò in modo corretto l'episodio. « Con lei non siamo molto fortunati », la frase che viene rivolta a Paparesta e il collega Di Mauro viene ripreso per un episodio verificatesi negli anni addietro rimarcando che aveva sbagliato nuovamente.
« Le è capitato altre volte nel corso della sua carriera l’ingresso di dirigenti... di avere lamentele manifestate in questo modo? » chiede il PM
« Con tutta questa concitazione no, ma in altre occasioni quando i dirigenti ritenevano di aver subito un torto entravano dicendo che c’era l’errore, che avevano visto in televisione e che la moviola aveva valutato diversamente il mio o l’operato dei miei colleghi.. »
« Successivamente sono rientrati? » insiste il PM
Qui Copelli spiega che ci fu una situazione in cui, « questa è la mia sensazione assolutamente personale », scaturì un alzare i toni perché ritenevano che Di Mauro, nella valutazione dell’azione avesse individuato un fallo di mano che non c’era e non il semplice fuorigioco come continuava a sostenere l’assistente. Uscirono per poi ripresentarsi dicendo che avevano visto in televisione e si vedeva bene che la decisione tecnica era per fallo di mano.
« Poi avete stilato il referto » sollecita il PM
Copelli riferisce di una situazione di tensione in cui, sia lui che Di Mauro, chiesero a Paparesta come dovevano relazionare l’accaduto ottenendo dall’arbitro l’indicazione di non riportare nessun riferimento nel verbale.
Il pm sollecita l’assistente chiedendo se durante l’intervallo della partita gli era stato fatto notare l’errore commesso nel corso del primo tempo. Copelli dice di esserne venuto a conoscenza solo a fine partita.
« In quel campionato ha più arbitrato la Juve?... nel 2004, era già internazionale? » chiede il PM,
Copelli conferma che in quel campionato non arbitrò più la Juventus e che era internazionale.
Il PM: « In qualità di assistente ha avuto rapporti con dirigenti di società sportive? »
Copelli: « Rapporti di amicizia... ho rapporti di conoscenza e amicizia, con Leonardo Meani, collega arbitro interregionale della regione Lombardia »
Il Pm prosegue chiedendo se Copelli è a conoscenza di altri colleghi o assistenti che hanno questi rapporti di amicizia, chiedendogli di fare i nomi. Copelli conferma ricordando: « Sanetti, Tenioli, Saccani » a suo dire legati da amicizia per passati lavorativi. Il Pm ricorda anche « Contini, Puglisi e Babbini » nomi che Copelli aveva fornito in occasione della deposizione del 13 maggio.
C’è una contestazione della difesa e il PM riporta anche un altro passaggio delle memorie del 13 maggio, dove Copelli diceva di non sapere se tra gli assistenti ci fossero persone legate a qualche che società, ma che “alcuni” venivano impiegati più di altri a dirigere certe squadre.

Il PM chiede di riascoltare un’intercettazione del 11.03.2005, la n.506 delle ore 15, che vede Copelli al telefono con Meani. Si parla di un De Santis che si è messo ad arbitrare in modo eccellente e che sembrava essersi tolto il « servilismo » e di un’allusione a Moggi come colui che comandava il calcio italiano. Sempre nella telefonata Meani afferma che sta « rilanciando Messina » ed esorta Copelli a stare attento a R.Rosetti. C’è un riferimento anche a « giochi che sono al nostro interno e al nostro esterno », affermazione che l’assistente spiega parlando della corsa per i mondiali. Il PM insiste chiedendo ripetutamente, ed ottenendo più volte l’opposizione dei legali difensori, se l’allusione a colui che comandava il calcio fosse riferita a Moggi.

La difesa

Sulla telefonata, ritorna anche la difesa chiedendo cosa significava « sto rilanciando Messina sono bravo » contestualizzando che viene detto da Meani dopo che con Copelli hanno parlato di una serie di griglie, di una squadra andata male che gli toccava la domenica successiva…
Copelli dice che il « il ragionamento su Messina o su altri, era legato da un punto di vista tecnico »
Difesa: « mi spiega come fa un dirigente del Milan o di una società a rilanciare da un punto di vista tecnico? »
Copelli: « Ritengo che non ha le capacità per farlo. »
Difesa: « Come si rilancia un arbitro? »
Copelli: « Con le sue prestazioni »
Difesa: « parlando con i designatori? »
Copelli: « Probabilmente si, sono le prestazioni sul campo che fanno la differenza... »
Difesa: « Lei ha detto che a seguito di quell’errore non ha più arbitrato la Juve »
Copelli: « In quel campionato no »
Difesa: « Nel novembre 2005 ha arbitrato Fiorentina- Milan, cosa è successo? »
Copelli: « Ho annullato gol a Gilardino, giocava nel Milan »
Difesa: « Ha arbitrato più il Milan dopo? »
Copelli: « No »
Difesa: « Lei con Meani aveva un’amicizia solida, stretta»
Copelli: « Legata... nata nell’ambito arbitrale »
Difesa: « Lei attraverso Meani ha mai parlato con Galliani? »
Copelli : « No »
A questo punto si ritorna sull’allusione a Moggi, nella telefonata con Meani, Copelli taglia velocemente dicendo che aveva fretta di chiudere il colloquio telefonico con il dirigente milanista: « è stato Meani a dire che Moggi voleva comandare il calcio, io ho detto una mezza parola ».

Si riprende e la difesa insiste: « Non mai visto Galliani rispondeva al collega, ma c’è un’intercettazione, la n. 5833 del 19 aprile 2005, sempre tra lei e Meani ed è dopo Sampdoria- Palermo. Lei dice: “ho bisogno di una mano, sai che non ho mai chiesto niente. Mi sono rotto” e Meani risponde con un : “dirò a Galliani che questo (Copelli) è un nostro uomo” ».
Copelli ritorna sulla partita dove, all’ultimo minuto, concesse un calcio di rigore alla Sampdoria che riportò così una vittoria importante in chiave di accesso alle coppe. Dopo quell’episodio fu pesantemente attaccato da Foschi e per tre giorni sui giornali non si fece altro che parlare del suo errore. L’aiuto che chiese a Meani fu quello di intercedere con Foschi, affinché placasse la polemica che aveva causato anche qualche problema in famiglia, escludendo qualsiasi riferimento al Milan.
La difesa insiste: « e perché “nostro uomo”? »
Copelli si giustifica dicendo di non aver risposto a queste allusioni di Leonardo Meani, in quanto il suo intento era solo quello di placare le polemiche.
Difesa: « quindi Meani andava in libertà, come quando le diceva che Moggi comandava il calcio italiano»
Difesa : « Telefonate con dirigenti di società le poteva fare o erano vietate? »
Copelli: « si, nel regolamento non c’era, perché la norma è stata introdotta nel 2007 »
Difesa: « Quindi si poteva parlare tranquillamente »

Tribunale di Napoli - Udienza del 30 giugno 2009


</TD></TR></TBODY></TABLE><TABLE cellSpacing=0 cellPadding=0 width=570 border=0><TBODY><TR><TD class=style15 vAlign=center align=middle height=100></TD></TR><TR><TD align=middle colSpan=3 height=15>

</TD></TR><TR><TD align=left colSpan=4>

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gabriele
04.07.2009, 15:22
<TABLE cellSpacing=0 cellPadding=0 width=570 border=0><TBODY><TR><TD class=style15 vAlign=center align=middle height=100>Processo calciopoli: DARIO GALATI</TD></TR><TR><TD align=middle colSpan=3 height=15>
</TD></TR><TR><TD align=left colSpan=4>Tribunale di Napoli - Udienza del 30 giugno 2009
Dario Galati, impiegato della Federazione Italiana Giuoco Calcio.

Pubblico Ministero
Introduzione
Galati lavora dal 1992 per la federazione. Entrato con una formula non regolare in quanto pagato con rimborsi spese pur essendo tesserato a tutti gli effetti. Prima alla commissione arbitri in serie C quando designatore era Vittorio Benedetti dove rimane per diversi anni lavorando anche con Lombardo-Tedeschi, Lanese e nell’anno 1998/1999 con Pairetto (CAN di serie C). Pairetto valutò i dipendenti che erano alla Can già dall’anno precedente e puntò sulla sua figura chiedendogli di scegliersi i collaboratori affidandogli la segreteria. Quando a Pairetto venne proposto il passaggio alla Can con Bergamo, chiese a Galati di seguirlo anche se della scelta il teste non era molto convinto. Nel frattempo Pairetto era riuscito ad ottenere per Galati un rapporto di collaborazione continuativa e quindi il dipendente si è sentito in dovere di seguirlo.

PM “ Non era molto convinto del progetto? ”
Galati: “ ..era quasi un’intrusione di un'altra componente in un settore che era della Federazione e in quel caso c’erano state diverse proteste a quel progetto. “
Passò quindi alla Can dove si doveva mettere in piedi il “ professionismo arbitrale”.
Galati continuava a svolgere la sue mansioni alla segreteria. Era lui la persona di fiducia di Pairetto, la M.G.Fazi quella di Bergamo. C’era anche Manfredi che si doveva occupare dei rimborsi spese di assistenti e osservatori. Riveste questo ruolo fino a gennaio del 2000, poi per delle incomprensioni all’interno della segreteria, quando i giornali iniziarono a pubblicare le indiscrezioni sui rolex che la Roma aveva donato al mondo arbitrale, non si sentì più di prestare il lavoro in quella segreteria.
PM: “Tra chi nascevano le incomprensioni?”
Galati inizia qui a parlare di come nasce il doppio designatore. Della famosa cena delle 7 sorelle che si erano riunite per dare il loro assenso ai nomi dei designatori. I nomi delle società che presero parte all’incontro sono: Juventus, Inter, Milan, Lazio, Roma, Fiorentina e Parma. Galati racconta di come Bergamo fu scelto in qualche modo dalla Lega professionisti mentre Pairetto come rappresentante per la Federazione. Sensi non si sentiva garantito dal candidato della Lega e chiese al Presidente Nizzola di avere un rappresentante anche della Federazione. Galati aveva delle perplessità che manifestò espressamente: “Si, non solo io..era un progetto che andava contro l’AIA secondo noi, quindi il prestarsi a quel ruolo era alla fine rinnegare il passato all’AIA. Era un progetto che partiva da una componente che non avrebbe dovuto proprio per l’imparzialità che il settore arbitrale doveva avere.” Pairetto si giustificò dicendo che non poteva dire di no a Nizzola.
PM: “Nel corso della sua breve presidenza giungevano telefonate dalle società calcistiche?”
Galati: “Si, io ne ricordo una perché fu ripetuta più volte nello stesso giorno. Ma elencarne una non ha senso..si tratta di tanto anno fa.
PM: ” Abituale o irrituale?”
Galati: ”Succedeva”
PM: “Lei condivideva queste telefonate o espresse dei dubbi?”
Galati ricorda che quando lavoravo in serie C, Macalli sempre molto rispettoso dell’autonomia del settore arbitrale, le lamentele si presentavano con una lettera della lega professionisti della serie C e si rispondeva con le motivazioni. Non c’era mai contatto.
PM:” Era previsto dal regolamento?”
Galati.” Non penso … era buon senso che non si arrivasse ai contatti.”
PM: “Lei aveva anche l’ indirizzo degli arbitri?”
Galati racconta di come nel periodo natalizio, gli fu chiesto di inviare l’elenco degli indirizzi di arbitri e assistenti a Roma e Lazio e non ritenendolo opportuno, in quanto "è come se si mostravano pronti a ricevere", non li inviò e fece anche un’osservazione: “una società conoscendo il nominativo dell’arbitro il venerdì, il sabato poteva mandare qualsiasi cosa a casa dell’arbitro. Non era mostrarsi al di sopra delle parti. Non accettai di inviare l’elenco, non so chi l’ha mandato successivamente e se fu mandato. Quando scoppia lo scandalo della Roma mi arrabbiai perché potevo trovarmi io in mezzo a quella situazione.”
La Casoria chiede di contestualizzare il periodo che Galati conferma essere la stagione 1999/2000 periodo natalizio.
Il PM chiede se partecipava alle riunioni che si teneva ai raduni della CAN di A e B e chi altro partecipava. Galati conferma la sua presenza, oltre a quella di M.Lippi,Celli, Bergamo, Pairetto, la Fazi e Alessandro Ghini (commissione completa).
PM: “Lei che compito svolgeva?”
Galati : ” La gestione di sinfonia oltre al lunedì a sentirmi con Pairetto per i casi da moviola”
PM: “ E invece il compito della Fazi quale era?”
Galati “ supervisionare il lavoro”
PM:” Materialmente preparava queste griglie?”
Galati:” Non io ma i designatori. Io stampavo l’elenco delle preclusioni, lo inviavo, mettevano giù le griglie al computer e facevo i bigliettini... La Fazi mi aiutava a verificare che la stampa corrispondeva alla griglia del sorteggio”
PM:” Preparavate già le sfere anche materialmente?
Galati: “Si, con i nomi”
PM:” In una di queste riunioni ricorda l’episodio dell’inserimento in una griglia di Domenico Messina piuttosto che in un'altra?”
Galati racconta di come nella stagione 1999/2000 c’era contrapposizione tra il presidente della Roma e il Palazzo (federazione e lega). Capitò che alla seconda giornata in occasione di Roma-Inter ci fu un presunto rigore non concesso alla Roma e Galati segnalò questo episodio per tenerlo sotto controllo. Successivamente, arrivati alla quinta giornata, Fiorentina-Roma venne reinserito nella griglia Messina. Con l’inizio del doppio designatore c’erano molte critiche, sia per come era nato, sia perché ex designatori come Casarin , tramite i settimanali, criticavano il lavoro dei nuovi . Proprio per questo Galati cercava di tenere sotto controllo tutti gli elementi per evitare che si alterasse ancor più la situazione vedendo inserito Messina per quella partita segnalò che non era opportuno proprio perché, se mai fosse andata in un determinato modo, Sensi avrebbe contestato. Non fa nomi di persone, ma gli dissero che l’arbitro doveva restare. Finita la riunione parlò con Pairetto chiedendo come mai non aveva cercato di capire la sua segnalazione; ebbe come risposta: “ ho degli elenchi.” Una frase a cui non sa dare nessuna spiegazione.
Si procede parlando del sorteggio che si teneva il giovedì per l’arbitro scelto per l’anticipo della serie B. Avveniva nella sede della CAN ed effettuato dagli impiegati. Galati ricorda alcune situazioni in cui gli fu detto di non effettuare il sorteggio e di dire che l’arbitro era quello indicando, precisando comunque che sempre furono fornite spiegazioni sul perché e principalmente per scelte tecniche. Alcuni esempi:
- Il derby di Genoa in cui uscì Bazzoli , lo stesso, prima di quella partita, aveva mandato una lettera di protesta, in quanto i designatori avevano già preso gli emolumenti e gli arbitri no, quindi lui doveva pensare alla sua attività lavorativa, anche perché era in scadenza per limiti di età. In quella situazione, probabilmente per fargli recuperare la gara, fu designato e precisa Galati “ sicuramente non era legato al fatto di voler alterare una competizione ”. Quando chiamò Bazzoli per avvertirlo della designazione si sentì rispondere che lui già ne era a conoscenza dal giorno precedente .
- Designazione di Pin giustificata perché aveva avuto un infortunio nel periodo precedente e i due designatori volevano approfittare dell’occasione per i visionarlo insieme e per valutarne l’affidamento, oltre che motivarlo perché l’anticipo andava su telepiù.
- Designazione Fausti per la gara ad Empoli. Anche Fausti era arbitro neo immesso ed aveva difficoltà di inserimento. Anche in questo caso volevano congiuntamente visionarlo.

Si passa poi a parlare della nomina di un arbitro internazione. C’era da rimpiazzare Boggi che si era dimesso, si doveva nominare il nuovo arbitro, da regolamento di competenza del presidente AIA comunicare il nominativo.
I due designatori sostenevano che non si poteva tralasciare l’aspetto tecnico, quindi che, chi era più competente sotto questo particolare, non potevano che essere i due designatori più che il presidente AIA che aveva un compito non tecnico ma amministrativo.
I designatori sostenevano Tomobolini, Gonella, allora presidente AIA, Farina. Non trovando l’accordo mandarono tutto al Presidente Federale e fu chiesto a Galati di fare una sorta di graduatoria aggiungendo anche Massimo De Santis ; una valutazione riferita ai due anni precedenti più l’anno in corso. Fu nominato De Santis. Galati riprende dicendo che per gli arbitri internazionali occorreva prendere in esame altri elementi come la conoscenza delle lingue, anni di appartenenza all’organico tecnico, criterio che in quel caso non fu seguito.

Bussolotti di plastica
Nelle prime giornate della stagione 1999/2000 non avendo ancora a disposizione le palline in metallo furono utilizzati quelle in plastica. Galati parla di una plastica scadente che prestando attenzione permetteva di essere ben individuata. Anche quelle in metallo, che successero a quelle in plastica quando giravano subivano degli ammaccamenti o segni sulla vernice e quindi potevano essere identificabili. Queste palline venivano preparate da Galati e la Fazi e poi controllate dai designatori che solitamente rimanevano soli. Prassi presa dopo un errore. Galati precisa comunque che potevano entrare durante il controllo, la porta non veniva chiusa a chiave

Dopo la Vicenda dei Rolex Galati presta la propria mansione in altri settori seguendo poi Mazzini come responsabile della sua segreteria, da dicembre 2001 fino a maggio 2005.
Galati parla di una telefonata di Mazzini in cui aveva appena saputo che da un controllo effettuato dal vice presidente federale Abete (in quel periodo anche resp. amministrativo Federcalcio), tra i bonifici effettuati e le buste paghe c’erano molte discordanze..sembrava avessero scoperto che c’era un capitolo di bilancio falso. Galati lascerà anche la segreteria di Mazzini, per problemi di inquadramento professionale e perché il contenuto della telefonata lo aveva messo in difficoltà. Inizia qui un contenzioso legale. Rientrerà in servizio a novembre e poi a marzo successivo alla corte di appello federale CAF, ufficio che, secondo Galati, era già stato sotto l’occhio del ciclone per il caso Genoa, era un ufficio additato. Appurò che non esisteva un protocollo, c’era solo un elenco dove non si riportava quello che veniva spedito in uscita. Non si sentiva garantito. Proprio per quello che riguarda la giustizia sportiva, si rifiutò di siglare il sul lavoro fin quando non ci fosse stato un protocollo ufficiale. Entra in gioco la figura di Mostallino, una sua collega, che gli disse che era possibile avere le copie delle veline e bastava quello come protocollo. Ma se le veline sparivano non si poteva ricostruire l’operazione. Galati in quel momento si occupava di spedire documenti. In ufficio, ascoltando dei colleghi, venne a sapere della sparizione di alcuni fascicoli e siccome non venivano protocollati in entrata, automaticamente se sparivano non era possibile verificare se era stato inoltrato in modo corretto e nei tempi previsti dalla giustizia sportiva.
Parla anche di una cartella all’interno del suo computer dove c’era un file particolare al cui interno c’erano dei ricorsi e quando lo fece presente alla sua collega, disse che quel ricorso (Bisceglie-Bitondo) era proprio uno dei fascicoli spariti. Galati si allarmò, proprio perché contenuto all’interno del suo pc. C'erano altri file anomali.
Si ricorda anche che Galati, lavora anche con la Signora Anzellotti.

Il 2 e il 3 maggio uscirono le prime intercettazioni sui giornali in merito al ricorso dei due extracomunitari Boudianskj e Zeytulaev, il cui giudizio era contenuto in un comunicato ufficiale che non si ritrovava tanto che la tipografia che doveva stampare le sentenze sui comunicati ufficiali della CAF, non lo aveva. Anzellotti lo cercò nell’archivio e il comunicato non c’era.
A quel punto le fu chiesto di riscriverlo ma si rifiutò, temeva di essere messa in mezzo a questa vicenda poco chiara. Quando Anzellotti per due volte si rifiutò venne detto che non c’era problema perché lo avrebbe riscritto il tipografo..
“Ma il tipografo come poteva se non lo aveva?” chiede il PM
Galati spiega che il dispositivo compariva anche sul sito internet ed era possibile riprenderlo ma non era lo stesso, in quanto mancava il collegio giudicante che emette il giudizio.
Il caso era quello di due giocatori della Juventus che erano stati tesserati dalla Reggina . C’erano due norme che andavo l’una contro l’altra: una parlava di 3 anni, l’altra di 5 anni. La Juventus aveva presentato ricorso.
Successivamente l’Anzelloti lo chiamò piangendo chiedendogli di raggiungerla, insieme a Lei trovò un altro collaboratore, Pesce, ed insieme gli raccontarono, mostrandoglielo che era uscito fuori il comunicato smarrito.
Il PM chiede di precisare meglio il ruolo della Fazi. Galati dice che anche lei era inquadrata come operatore con una qualifica che corrispondeva a commesso e cercava di fare la sua battaglia per essere inquadrata per le reali mansioni che svolgeva. Cercava di fare più di quello che era dovuto, forse per mancanza di esperienza nel settore tecnico poteva commettere delle leggerezze, cercava di imporsi sui designatori. Successivamente era l’unica a poter interloquire con loro. Viene ricordato da Galati un documento di Pairetto e Bergamo dove erano state appurate le procedure ed era scritto che la Fazi era l’unica che poteva parlare con le società , “L’AIA veniva pagata dalla Lega professionisti e le società qualcosa che pagavano sentivano anche un po’ proprio”.
Mazzini, parlava con tutti i dirigenti di tutte le società. Con la Lazio in particolare per un qualcosa inerente Rocchi dell’Empoli. Mazzini aveva saputo, parlando con Lotito, che era interessato a rilevarlo.

Prioreschi: difesa Moggi
Prioreschi:” Lei ha fatto più volte riferimento alla vicenda dei Rolex. Ci spieghi cosa era, non tutti la conoscano”
Galati spiega come la Roma regalò ai designatori, arbitri e assistenti dei Rolex di diverso valore (ai designatori 25.000 milioni, arbitri 5.000, per gli assistenti non dei rolex ma orologi di altra marca di livello inferiore). Era prassi che i regali per gli arbitri venivano spediti alla segreteria che poi li distribuiva. Non era invece prassi spedirli direttamente. Galati non aveva fornito gli indirizzi e non era stato informato comunque del fatto che apprese soltanto dai giornali.
Per la sparizione del comunicato CAF Boudianskj e Zeytulaev , che è il dispositivo della decisione della CAF, l’avvocato ricorda la procedura: la CAF si riunisce nel pomeriggio, viene emesso con il dispositivo entro la giornata, inserito in rete e comunicato a mezzo fax ai legali delle società costituite e aggiunge :” Non era difficilissimo ritrovarlo”. Galati conferma il procedimento, così come il fatto che il comunicato fosse in quella circostanza favorevole alla Juventus. Prioreschi precisa che la procura di Roma aveva disposto acquisizione di quel comunicato agli atti per il caso Gea, e azzardo un “ era fuori posto o non trovato perché passato alla procura forse…”.
Prioreschi: “Conosce Zunino” chiedendo di entrare nel dettaglio.
Galati ricorda che il secondo giorno successivo all’uscita delle intercettazioni, squillò il cellulare ed era appunto Zunino, era il il 4 maggio. Zunino dice di volerlo incontrare, sa che Galati ha portato un sindacato all’interno della federazione, sa della sua lotta sull’inquadramento professionale e gli chiede di vedersi. Galati gli mostra alcune situazioni per farlo rendere conto dello stato dei dipendenti con la promessa che non avrebbe pubblicato nessuna notizia. Situazione disattesa in quanto da li a breve iniziarono ad uscire articoli, rivisti e non per come li aveva esposti Galati. L’incontro con Zunino è successivo, esattamente ottobre 2006 quando fu ricontattato dallo stesso che gli dice di avere tutte le intercettazioni che non riusciva a sbobinare, non riconosceva le voci. Galati si recò nella sede di Repubblica e ascoltò le intercettazioni che erano contenute in un cd.
Prioreschi: “Lei conosce Lulli?”
Galati risponde di conoscerlo da quando lavorava alla CAN e racconta che lo mise al corrente di un episodio in cui, accompagnatore della terna arbitrale per la partita di CL Inter - Milan, un dirigente dell’Inter di cui non ricorda il nome -"se fa uno sforzo" invita Prioreschi - gli aveva parlato di un dossier che era stato commissionato ad una società privata, ma che non poteva essere usato in nessuna sede.
Prioreschi: “Era stato commissionato da chi?”
Galati : “Dall’Inter”.
Prioreschi: “Chi erano i soggetti attenzionati?”
Galati: “Quelli del mondo arbitrale”.
Piroreschi: ” Lei ricorda se Lulli le confidò se avevano confezionato attività di pedinamento.”
Galati conferma di ricordare solo di un dossier che non poteva essere utilizzato e riguardante il settore arbitrale.
Prioreschi:”Ricorda se era Ghefli?”
Galati:” A me sembra di si..ma non ricordo bene”
Priooresti:” Che ruolo rivestiva?”
Galati: “Dirigente, non so quale ruolo”
Piroreschi: ” Amministratore delegato?”
Galati:”non ricordo”
Prioreschi “Tanto quello era”.

Trofino: difesa Moggi
Trofino: “Nel corso di questa sua disposizione ha parlato di una riunione che aveva visto presente 7 squadre di serie A. Vorrei che chiarisse al collegio, ci dicesse il perché della riunione, oggetto e cosa avvenne”.
Galati chiarisce, che l’oggetto era la decisione sul doppio designatore, uno che avrebbe dovuto garantire alcune società, l’altro altre società. Le squadre del nord, con maggior poter economico Milan, Inter, Juve, protendevano per Bergamo, Sensi, nella sua motivazione vera o falsa che il palazzo cercava di raggirarlo, non accettò e chiese a Nizzola di trovare un candidato che garantisse anche altre società e nasce appunto il doppio designatore
Trofino:” Sa se in questa riunione si votò per individuare i due designatori e la Juve per chi votò?”
Trofino: “ Votò per Bergamo?”
Galati ritiene che, dopo aver sentito l’intervista di Chiusano, la Juventus votò Pairetto.
Il catalizzatore della situazione fu Sensi

Morescanti: difesa Fabiani
Morescanti: ” La sua esperienza alla CAN di A e B quanto è durata?”
Galati: “ 6 mesi 15/07/99 7/01/200”
La Morescanti riprende il tema delle palline riconoscibili, ricordando che quando l’urna gira meccanicamente apporta sempre delle nuove ammaccature e che quindi quelle che all’inizio potevano essere riconoscibili, dopo aver nuovamente girato potrebbero non esserlo più, ”sicuramente capisce che è automatico e non è più riconoscibile” Galati conferma sconfessando quando in precedenza affermato, cioè che erano riconoscibili.
Morescanti: “ Quanto erano grandi e come venivano scritti e piegati i bigliettini?
Galati: “Piegati in quattro, in una pagina dieci riquadri”
Insiste la Morescanti dicendo che, se il bussolotto si apriva il nome non era comunque visibile, ottenendo la conferma di Galati.
Morescanti: “Nel 2004-2005 fisicamente dove lavorava in quale via?”
Galati: ”Via Allegri 14”
Morescanti: “ Il sorteggio dove avveniva fisicamente?”
Galati: “Non ho mai assistito ad un sorteggio successivo”

La Casoria chiede conferma della presenza dei due notai

Bonatti: difesa Pairetto
Bonatti: “Precisazione… aveva già spiegato che con riferimento a quelle designazioni per la serie B non tramite sorteggio …riguardavano anche la serie maggiore?”
Galati: “ Assolutamente no”.
Bonatti:” Riguardavano in ogni caso sempre la stessa società o arbitro?”
Galati: “No”.
Bonatti: “Si può dire che non erano strumentali?”
Galati “…. Non ho mai avuto il minimo dubbio..”
Si parla poi di un “premio”, relativo alle assegnazioni di partite trasmesse in tv, una vetrina per l’arbitro e una motivazione.

De Vita: difesa Bergamo
De Vita: “Quali erano le preclusione, le regole da seguire?”
Galati:” Negli anni sono cambiate..Non erano regole fisse. Quando ero io alla CAN le preclusioni erano legate alla residenza, luogo di lavoro, ripetizioni delle partite, e quello che c’era nel foglio notizie.”
De Vita: “Consentiva verso la fine di ridurre le possibilità di scelta?”
Galati:” Si decisamente.”
De Vita: “Negli ultimi mesi erano delle scelte condizionate”
Galati: “ si”.

Sul controesame di Fabiani ritorna il PM
Ritorna sul fatto che dopo aver stampato il nome, piegato in quattro, e messo dentro la pallina, c’era il controllo dei designatori, “in cosa consisteva, si riaprivano i bussolotti?”
Galati: “Si..”.

Casoria: “Quando si decideva di non fare il sorteggio si faceva apparire?”
Galati:” Nel comunicato ufficiale non ho mai scritto che si trattava di sorteggio, ma sapevo che le motivazioni erano tecniche “
Casoria: “non si diceva?”
Galati: “solo per la serie B”
Casoria: “non si diceva né che c’era stato né che non c’era stato”.
</TD></TR></TBODY></TABLE>

gabriele
04.07.2009, 15:31
<TABLE cellSpacing=0 cellPadding=0 width=570 border=0><TBODY><TR><TD class=style15 vAlign=center align=middle height=100>Processo Calciopoli: T. DE CILLIS </TD></TR><TR><TD align=middle colSpan=3 height=15>
</TD></TR><TR><TD align=left colSpan=4>Tribunale di Napoli - Udienza del 30 giugno 2009

Si rivede Moggi e si riparla delle sim svizzere.

Svizzero…?

Il primo testimone di giornata è Teodosio De Cillis, il titolare del negozio di Chiasso in Svizzera dove avrebbe venduto decine di sim straniere a Moggi, ai suoi incaricati e non solo…

Narducci: «Per ragioni commerciali, ha mai intrattenuto rapporti diretti o indiretti con Luciano Moggi?»
De Cillis: «L’ho visto qualche volta, ma rapporti diretti no, non ne ho intrattenuti. Io parlavo col signor Bertolini». Bertolini è? Lo scopriremo tra venti minuti…
Narducci: «Mi scusi, nel senso che? Che vuol dire parlavo con Bertolini».
De Cillis: «Mi son state chieste delle schede che io consegnavo al sig. Bertolini. Moggi l’avrò visto due o tre volte, ma contatti non ne avevo».
Narducci: «Sì, d’accordo…» Per una volta voglio essere fazioso: mi sa che il pm ha già capito che sarà una malaparata, «…allora restiamo un attimo al rapporto che lei ha evidentemente intrattenuto con Bertolini, come è nato e cosa ha riguardato questo rapporto».

Il teste racconta che Bertolini «si è presentato in negozio e ha chiesto se era possibile avere delle schede svizzere non intestate». Siccome ciò non era possibile, il buon De Cillis ha intestato al padre le schede del gestore svizzero Sun Rise che avrebbe venduto a Bertolini.

Narducci: «E Bertolini le ha mai detto se queste schede erano per sue personali necessità o di “altri”?»
De Cillis: «No, no, no. Non mi ha detto niente il sig. Bertolini».
Al pm che chiede a quando risale questa prima vendita di sim svizzere, De Cillis risponde che non ricorda, gli sembra che si tratti del 2004.Per ottenere un periodo preciso, giugno 2004, il pm deve attingere al “verbale di sommarie informazioni” rese dal testimone in fase istruttoria.
De Cillis spiega che la scelta di intestare al padre le sim è stata una sua iniziativa, dovendole intestare a qualcuno, ha scelto un familiare. Nessuna richiesta in merito alla scelta dell’intestatario gli fu rivolta da Bertolini, che era unicamente interessato a schede non intestate

In seguito vi fu la vendita di schede di un operatore del Lichtenstein, Ring Mobile. Schede che non avevano bisogno di intestazione immediata, il cliente le poteva intestare dopo quattordici giorni dall’acquisto. Ma se non si intestano funzionano lo stesso.

A domanda del pm il testimone dichiara che non è certo della vendita di altre sim svizzere, ma pensa di averne “date” ancora oltre alle tre iniziali schede.
Narducci attinge al verbale delle dichiarazioni rese dal De Cillis il 7 giugno 2006: «dopo quella prima iniziale occasione il Bertolini è venuto a compare le carte sim all’incirca altre dieci o undici volte», in particolare in due occasioni tra gennaio e febbraio 2005 gli avrebbe venduto dodici sim del gestore Sun Rise. De Cillis chiarisce che quelle vendite furono ricostruite grazie agli appunti di un quaderno.
Il pm mostra una ricevuta recante il timbro del negozio del De Cillis, da cui si risale alla vendita di nove schede sim del gestore Sun Rise. Il teste “pensa” che le schede siano state intestate al padre, ma non ne è sicuro. Però ricorda che le ha vendute a Bertolini…

Narducci, stante il limite al numero di schede intestabili ad una sola persona, chiede se altre schede sono state intestate ad altre persone. De Cillis: «No, io le ho intestate tutte a mio padre». Il pm forse è deluso.

In merito alle schede del Lichtenstein, la pubblica accusa cerca di definire il periodo di vendita, ma il teste non ricorda. Narducci ricorrendo al verbale delle dichiarazioni del De Cillis, riporta il periodo: giugno 2005- aprile 2006 . In particolare Bertolini nel periodo in questione avrebbe comprato 45 schede (10+6+8+5+10+6) del gestore Ring Mobile e 324 ricariche (20+120+74+10+60+40).

Dopo più di venti minuti di interrogatorio il pm si ricorda di chiedere al teste “ma chi è Bertolini?”. Ecco, forse pure i giudici se lo chiedono.
Narducci: «Lei ha avuto modo di apprendere quale attività lavorativa svolgesse Bertolini?»
De Cillis «So che lavorava per la Juventus. Mi aveva regalato una maglia per mio figlio e una volta mi ha invitato a Milano per una partita. In quell’occasione ho visto in albergo il signor Moggi»
Narducci: «Lei ha detto che in una circostanza ha avuto modo di incontrare, di avere un rapporto con Moggi…».
De Cillis: «personalmente “l’ho visto” due volte a Milano, una volta a Torino prima di una partita e una volta in negozio»
Narducci: «Quando e per quali ragioni è venuto (Moggi ndr) nel suo negozio?»
De Cillis: «Non ricordo quando sia venuto. So che quando sono venuti erano Bertolini, Moggi e non ricordo se c’era una o due persone. Sono passati in negozio per vedere com’era il negozio e chi gli dava le schede. Ho fatto due chiacchiere con loro circa il funzionamento delle schede, basta nulla di più».
A Narducci che chiede di ricordare chi fossero le altre due persone, De Cillis dichiara che una delle due era Fabiani. De Cillis lo ha riconosciuto solo perché era una persona famosa, era il ds del Messina, ma non ne ricorda neanche il nome!
L’altra persona, da quanto risulta dal verbale del giugno 2006. sarebbe Ceravolo. De Cillis non può confermare, ma da perfetto Sherlock Holmes, sa come scoprirlo: alla dogana Moggi fu fermato da un finanziere desideroso di farsi una foto col dg della Juve. In quelle foto ci sono tutte le persone che erano state in negozio.
Bertolini pagava in contanti, consegnando i soldi in una busta chiusa priva di intestazioni. Narducci: «non tirava fuori i soldi dal portafogli insomma…».

Inizia il controesame, la parola a Maurilio Prioreschi.

Prioreschi chiede a De Cillis quante schede ha venduto a Bertolini nel giugno 2004. Le amnesie del teste permangono. Soccorre ancora il verbale del giugno 2005, le schede erano tre.

Prioreschi: «Lei ha intestato le schede Sun Rise date a Bertolini a suo padre. Le capitava che venissero clienti e le chiedessero di acquistare schede e di intestarle ad altre persone?»
De Cillis: «No».
Prioreschi : «Lei però ha dichiarato di aver intestato le schede a suo padre perché non poteva più intestarne a sé stesso visto che già ne aveva intestato diverse».
De Cillis: «Se ho dichiarato quello a suo tempo, avrò intestato qualche scheda a me che poi ho dato in uso a qualche cliente».
Prioreschi: «Quindi capitava? Non era un fatto così… –insolito ndr-»; «Proprio perché aveva esaurito la possibilità di intestarsene, magari ha intestato a suo padre anche schede per altri clienti…»
De Cillis: «No».
Prioreschi : «Ma prima il pm le ha mostrato una ricevuta per nove schede tutte intestate a suo padre, e lei ha dichiarato ai carabinieri che a Bertolini in quel periodo ne ha venduto solo tre al massimo quattro…»
Su questo punto il teste è molto lacunoso. Si dice sicuro che le nove schede sono state tutte vendute a Bertolini, è una certezza che ricava dall’elenco delle sim vendute in una determinata giornata. Lo stesso elenco fornito ai carabinieri di Roma che l’avevano interrogato e poi contattato telefonicamente.
Prioreschi: «Sono mai venuti a trovarla in Svizzera i carabinieri di Roma?»
De Cillis: «No».
Prioreschi: « Sicuro?»
De Cillis: «Sì»
Prioreschi: «Neanche il 7 giugno 2005 dopo l’esame sono venuti a Chiasso con lei?»
De Cillis: «No»
Prioreschi: «Tornando alle schede Ring…»
De Cillis interrompe. «Quelle è una cosa molto difficile da ricostruire»
Prioreschi: «Lei ha fornito un elenco delle schede Ring ai carabinieri?»
De Cillis: «No»
Prioreschi: «Cioè, lei non ha fornito un elenco di 385 sim Ring ai carabinieri?!»
De Cillis: «No, no»
Prioreschi: «Sicuro?»
De Cillis: «Sì»
Prioreschi: «Non sono venuti da lei i carabinieri a prendere questo elenco? Ci pensi bene…»
Il testimone resta per qualche istante in silenzio, solo dopo che l’avvocato ricorda un’informativa dai carabinieri che riporta quell’elenco, il teste ipotizza che forse ha mandato un fax con l’elenco.

Prioreschi: «Senta, dall’Italia venivano altre persone a comprare schede svizzere da lei?»
De Cillis: «Vengono, vengono continuamente»
Prioreschi: «Anche magari calciatori, personaggi famosi, attori…»
De Cillis: «Io ho tanti, tanti clienti calciatori»
Prioreschi: «Eh! Magari se ci dice»
De Cillis: «schede a calciatori non ne ho mai vendute. Ho venduto telefonini»
Prioreschi: «Quante schede Sun Rise vende all’anno?»
De Cillis: «tra tutti i gestori svizzeri, una cinquantina alla settimana»
Prioreschi: «Tremila l’anno. E di tutte le tremila, lei appunta regolarmente a chi le vende?»
De Cillis: «No»
Prioreschi: «Solo di queste?»
Interviene il Presidente Casoria: «Avvocato tutte queste domande non sono pertinenti. Usare le schede svizzere di per sé non è reato. Nessuno dice che se uno usa una scheda svizzera commette reato».

La palla passa all’avvocato Trofino

Il presidente: «Allora diamo atto che è presente l’imputato Moggi? Revochiamo la contumacia di Moggi Luciano»
Oooolé!

Trofino chiede a De Cillis se oltre ai due interrogatori del maggio e del giugno 2006 ha mai più incontrato i carabinieri. Il teste ribadisce che ha avuto solo colloqui telefonici.

Prende la parola l’avvocato Messeri (difesa Bertini) che chiede quali erano i rapporti con Bertolini e quando lo ha conosciuto.
L’avvocato Messeri poi chiede: «Conosce o ha conosciuto dal 2004 dirigenti di altre società sportive di serie A?»
De Cillis: «Sì ne conosco»
Messeri: «Mi può dire chi?»
De Cillis: «Che importanza ha dire che dirigenti conosco?» Eccolo!
Teodosio, tu di quale parrocchia fai parte? Sotto quale cupola ti ripari?
Messeri:«Io le ho fatto una domanda, se il presidente la ammette»
Teresa Casoria: «Non importa effettivamente, ma risponda»
De Cillis: «non so, io conosco calciatori…»
Messeri: «Io le ho chiesto di dirigenti»
De Cillis: «Non so…, non so nemmeno se Marco Branca è un dirigente. Lo conosco, viene a cambiare telefonino da me, ma non so che importanza…»
Interviene il Presidente Casoria: «Abbiamo acclarato che il suo negozio era frequentato dall’ambiente del calcio»
Messeri: «A me interessava sapere se dal 2004 ad oggi ha conosciuto dirigenti di squadre di serie A e chi»
Teresa Casoria: «Collega persone che frequentano il suo negozio con la dirigenza di squadre?»
De Cillis: «Molto prima che succedesse questa storia era venuto da me anche il fratello di Moratti. Però non conosco dirigenti con cui ho rapporti di lavoro»
Messeri: «Qual è stata l’utilità economica per il suo negozio dalla vendita delle schede telefoniche»
De Cillis: «Guadagnavo 13 euro per ogni scheda e 2/3 euro per ogni ricarica»
Messeri: «Al Signor Bertolini ha praticato prezzi di favore, prezzi maggiorati o prezzi normali?»
De Cillis: «I normali prezzi».

Interviene l’avvocato Silvia Morescanti, difesa Fabiani.
L’avvocato Morescanti chiede conto di due sim Sun Rise e, visto che non sono nell’elenco fornito ai carabinieri, se il teste può dare certezza (anche leggendo i suoi appunti) a chi e quando sono state date. De Cillis non offre risposte certe.

Morescanti:«Lei prima parlava di un certo Marco Branca. Chi è il signor Marco Branca?»
De Cillis: «Senta una cosa, io non voglio tirare in ballo altre persone…»
Morescanti: «Senta io le ho fatto una domanda su una risposta che lei ha già dato al tribunale!»
De Cillis: «Io abito a Como e conosco un sacco di persone. Quindi, l’inter è lì, è ad Appiano. Vicino casa mia abitano tantissimi calciatori dell’inter»
Morescanti: «Non ho capito che c’entra l’inter?»
‘A Morescà, nun crederai anche tu alla favola dell’onestà nerazzurra?
Teresa Casoria: «Branca sarà un dirigente dell’inter»
De Cillis: «è un dirigente dell’inter»
Casoria: «Avvocato abbiamo acclarato già, non le consento più queste domande! Nessuno dirà mai che usare schede svizzere sia reato»
Morescanti: «Io volevo solo sapere chi è Marco Branca»
De Cillis: «Io conosco molti dirigenti. Ho fatto il nome di Branca così, come un nome a caso»
Interviene Trofino:«Ma perché è così preoccupato?». Già, chissà perché…
Casoria: «Vabbè però queste domande suggestive, ad colorandum…»
Morescanti: «Queste non sono domande suggestive signor presidente. Queste sono domande fondamentali visto che ha detto che lui non sa a chi poi ha effettivamente venduto queste schede che poi sono state attribuite o meno»
Dopo le ultime domande dell’avvocato di Fabiani, che De Cillis conosce perché è molto famoso, (chi scrive non sa che faccia abbia Fabiani ndr), il teste viene congedato.

Tereasa Casoria: «Ci sono altre domande? No. Allora il teste può andare, arrivederci e grazie»
Non so che impressione abbiano tratto i miei colleghi di redazione dalle altre testimonianze, ma da questa udienza l’atteggiamento del Presidente mi sembra molto più “guardingo”. L’attenzione di Teresa Casoria pare mirata a non concedere nulla al folklore dialettico.
Questo, da ascoltatore del processo, mi dispiace molto. Comunque mi importa poco, quel che conta è avere un giudice imparziale, quale credo Teresa Casoria possa essere.
Non vorrei però che le prime bordate mediatiche abbiano prodotto un qualche effetto sulla impermeabilità del giudice.

</TD></TR></TBODY></TABLE>

gabriele
06.07.2009, 17:20
<TABLE cellSpacing=0 cellPadding=0 width=570 border=0><TBODY><TR><TD class=style15 vAlign=center align=middle height=100>Processo Calciopoli: R.PIRRONE</TD></TR><TR><TD align=middle colSpan=3 height=15>
</TD></TR><TR><TD align=left colSpan=4>Riccardo Pirrone ex arbitro di A e B dalla stagione 98/99 a quella 2000/01, dimissionario alla fine di tale stagione, è il quinto testimone dell'accusa della giornata processuale del 30 giugno 2009.
Nella prima stagione 98/99, quella con il commissariamento dell'Aia e Gonella a presiedere, per Pirrone le cose vanno sicuramente benissimo. Vige il sorteggio integrale a due fasce A e B, lui fa parte della seconda. Ha la fortuna di essere sorteggiato spesso e questo lo appaga.
A suo dire i colleghi più importanti però si sentivano sicuramente penalizzati, perché non vigeva una classifica di merito. Uno di quelli che si lamentava di più era Collina.
Si passò quindi alla accoppiata Bergamo-Pairetto.
Ai sorteggi erano presenti tutti gli arbitri, nell'aula magna di Coverciano.
Due le urne una per gli arbitri e una per le partite da accoppiare.
"La cosa che saltava subito agli occhi di chiunque seguisse il sorteggio erano sicuramente le gravissime irregolarità".
"Quella più eclatante era che i bussolotti nel 60-70% dei casi si aprivano quando venivano gettati nell'urna", e sempre a suo dire, capitava quasi sempre in quella con i nominativi degli arbitri.
Questo era visibile sicuramente da tutti e qualcuno gli disse che le palline erano difettose e di scarsa qualità. Non c'era alcun controllo ed il Notaio fu introdotto solo dalla stagione 2001/2002, dopo che Lui si dimise (sigh!). Il sorteggio era fatto di norma dai designatori, ma succedeva che alcune volte ad estrarre le palline fossero dei giornalisti presenti. "Tutto sicuramente poco corretto, poco chiaro". Altra anomalia che il Pirrone riscontrava era che le palline venissero mescolate adagio e blandamente, ma soprattutto il fatto che i designatori fissassero di continuo le palline.
Secondo lui le palline erano preparate dai designatori e dalla signora Fazi, e per circa un'ora prima dell'estrazione nella stanza c'era un andirivieni continuo. Andirivieni dei tre, due designatori e la Fazi. Quindi allo scoccare del momento fatidico, la Fazi usciva con i cesti con dentro le buste, una con le palline delle partite e l'altra con le buste suddivise nelle famose griglie. Lui le palline le avrebbe fatte scivolare lentamente, ma invece la ditta Bergamo-Pairetto li faceva cadere cosicché qualcuno si apriva. Questo gli lasciava sicuramente dei gravi sospetti.
A fianco all'urna c'erano unicamente i designatori e i componenti dell'organo tecnico, tra cui ricorda l'attuale presidente AIA Nicchi.
Estranei mai. "Bergamo era quello che fissava di più le palline, dentro di me pensavo, è più anziano e ci vede meno e fa più fatica a tenere d'occhio le palline".
Non ha mai visto da vicino i bussolotti perché sicuramente la signora Fazi a fine sorteggio con una velocità incredibile li faceva sparire.
Nel mondo arbitrale vige la regola "fatti gli affari tuoi o finisci male. C'è omertà".
Fece presente le sue perplessità ad alcuni colleghi ricevendo a suo dire sicuramente sorrisini di conferma. Quindi pescavano i giornalisti la combina andava a gambe all'aria. Dice di aver sentito Recalbuto lamentarsi che il sorteggio di un giornalista l'avrebbe penalizzato perché avrebbe dovuto arbitrare il Milan. Era ghettizzato dall'avvento di Bergamo-Pairetto.
Era in ultima fascia e al 60-70% non veniva mai estratto, malgrado le sue buone prestazioni.
La coppia non lo ha mai valorizzato (?) e durante una cena Ayroldi lo aggredì con un calcione alla presenza di altri colleghi. I designatori non lo tutelarono anzi percepì sicuramente che volessero salvaguardare Ayroldi.
"Queste due persone hanno rovinato il sogno della mia carriera. Non gli interessavo perché ero un uomo libero".
Quindi si dimise e le dimissioni vennero accettate subito (!), e si dimise anche da Associato perché prese l'immediatezza di tale decisione come una dimostrazione che la sua persona fosse scomoda.
Delirante!

Si passa al controinterrogatorio

Avv. Prioreschi - Dunque vediamo lei dice strano che che si aprissero le palline, strano che il designatore le fissasse....
Pirrone - strano anche venissero mescolate blandamente. Certo che era strano.
Avv. Prioreschi - quando dice strano è una sua sensazione o altro
Pirrone -parlo di me, chiaro che sono mie impressioni
Avv. Prioreschi - si apriva sempre una pallina relativa all'arbitro?
Pirrone - dunque, Si aprivano sempre sicuramente le palline determinanti per la designazione
Avv. Prioreschi - Le palline dell'arbitro?
Pirrone - le palline dell'arbitro.
Avv. Prioreschi - mi pare di capire che le palline si aprissero ma il biglietto ma il biglietto rimaneva chiuso ed il nome dell'arbitro non si leggeva
Pirrone - No, non si leggeva.
Avv. Prioreschi - Lei però adesso queste sensazioni me le deve spiegare, come era possibile. Non si leggeva il nome, veniva richiusa, gettata nell'urna, mescolata anche se piano ma mescolata. Ma il designatore aveva l'occhio clinico e la seguiva. Si passava all'estrazione della partita e poi a quella dell'arbitro. Ma se non si leggeva il nome dell'arbitro, tutto sto racconto di fantasia me lo spiega?
Pirrone - Certo glielo spiego sicuramente. Io preparo i bussolotti, quello con il nome che mi interessa non lo chiudo bene. Nel momento in cui si apre so qual'éla pallina che mi interessa perché l'ho preparata io.
Avv. Prioreschi - vede è pure sfortunato perché prima di Lei ha deposto un dipendente della federazione
Narducci - C'è opposizione. No. No.
Avv. Prioreschi - Tolgo sfortunato
Narducci - No mi oppongo alla domanda.
Presidente Casoria - faccia domande dirette "vero che..."
Avv. Prioreschi - le palline lo abbiamo sentito qualche minuto prima le preparavano Fazi e Galati
Presidente Casoria - e lui dice che le preparavano Bergamo e Pairetto
Pirrone - No Presidente non ho detto questo. Ho detto che le controllavano Bergamo e Pairetto da soli
Presidente Casoria - va beh, lei dice che le ultime persone che avevano tra le mani le palline furono Bergamo e Pairetto
Avv. Prioreschi - Ma ha anche detto Galati che le palline si aprivano perché c'era un difetto nel sistema ad incastro
Pirrone - Io Galati non l'ho mai visto ai sorteggi
Presidente Casoria - sì ma è che non si leggeva il nome
Pirrone - su questo ho già risposto, anzi qualche volta le palline arrivavano già aperte
Avv. Prioreschi - questo se l'è ricordato adesso?
Pirrone - sì me lo sono ricordato adesso e lo sottoscrivo.
Avv. Prioreschi - Sì ma io non ho capito ancora se non si leggeva il nome. Non ho capito ed insisto nella domanda
Presidente Casoria - avvocato questa è l'impressione del teste
Avv. Prioreschi - sì Presidente ma io continuo a non capire
Presidente Casoria - avvocato lei non deve capire
Avv. Prioreschi - non capisco
Presidente Casoria - eeeehh non c'è niente da capire, avvocato
Avv. Prioreschi - Se lo dice lei Presidente allora io m'acquieto, però
Pirrone - Senta queste sono le mie sensazioni, dimostri che sono sbagliate e non c'è problema , io sono a posto con la mia coscienza.
Avv. Prioreschi -Grazie a Dio, un processo è ancora una cosa seria e quindi io non ho alcuna necessità di dimostrare le sue sensazioni
Pirrone - avete quello che dico io
Presidente Casoria - va beh, questa è la sua interpretazione degli eventi
Pirrone - io le vorrei ricordare signor giudice che io mi sono dimesso ed ho così rinunciato a circa 15 milioni al mese di guadagno. Però non ho fatto azioni nè contro l'Aia nè contro la Can, solo contro Ayroldi che mi aveva aggredito. Sono stato chiamato 5 anni dopo da qualcuno che si è ricordato quello che allora dissi, qualcuno che ha detto vedi che quello che è successo lui lo aveva detto 5 anni prima.

L'avvocato Trofino si limita ad avere conferma che Pirrone nel maggio 2006 rilasciò una intervista all'Ansa.

Avv. Messeri - volevo fare una precisazione, altrimenti si mette in difficoltà il teste (!), egli infatti ha parlato esclusivamente del periodo fino al 2001. Siccome invece il processo riguarda fatti e sorteggi successivi e le modalità si sono evolute nel frattempo, solo per evitare confusione (e per dire che Pirrone non c'entra una cippa- ndr-).
Presidente Casoria - Abbiamo capito che ha riferito sensazioni di quando Lui arbitrava

Presidente Casoria - Ma Ayroldi che motivo addusse per giustificare il calcione?
Pirrone - disse "così impari a non scherzare più con me"
Presidente Casoria - scherzare in che senso?
Pirrone - Lui in quella riunione ricevette un premio e siccome non è bravissimo nell'esprimersi in italiano, allora lo prendevamo in giro dicendo "ripetici il discorso che hai appena fatto". Probabilmente lui permaloso se l'è presa, scherzava anche Collina e mentre uscivamo dal locale io lui e Paparesta e altri improvvisamente non ne ha potuto più, magari io ho anche esagerato, non nego di averlo preso in giro, però una reazione così violenta non me la sarei mai aspettata

Avv. Benatti - Lei è in grado di dire se c'erano collegamenti tra i designatori e poteri esterni alla federazione?
Pirrone - Non potevo pensarlo. Però durante la visione dei filmati delle partite della giornata precedente mi sono accorto che gli errori anche grossolani commessi a favore delle grandi squadre venivano poco sottolineati mentre quelli a favore delle piccole venivano evidenziati. Anche che gli errori contro le grandi squadre, per grandi squadre intendo Juventus, Milan e Roma quelle più importanti, venivano pesantemente stigmatizzati e sanzionati.
Per cui venivano messi sotto pressione psicologica gli arbitri, non era il mio caso perché a quel livello non sono mai arrivato. Si evinceva questa pressione Sicuramente. Sicuramente.
Avv. Benatti - Lei dice sicuramente quindi nello specifico mi dica partite e arbitri.
Pirrone - guardi nello specifico non posso andare
Avv. Benatti - Ma come. Capisce lei in questo interrogatorio usa sempre l'avverbio sicuramente, cioè che lei è sicuro. Ma tutte le volte che le chiediamo di entrare nello specifico lei fa marcia indietro. Io voglio sapere nomi di arbitri e partite perché dei suoi sicuramente non so che farmene, Chiaro? Ha anche detto che si esprime bene in italiano quindi per favore
Presidente Casoria - no.no.no. Non si può aggredire il testimone
Avv. Benatti - Presidente se è sembrato che io aggredisca
Presidente Casoria - Non è che è sembrato lei aggredisce. Aggredisce
Pirrone -Non c'è problema
Avv. Benatti - chiedo scusa se è sembrato così. Ma insisto e voglio sapere partite e arbitri sennò il sicuramente non ha ragion d'essere
P.M. Capuano - Mi oppongo a questa domanda, viene chiesta una valutazione su impressioni
Presidente Casoria - in realtà l'avvocato vuole ancorare le impressioni a qualche dato reale
Avv. Benatti - ho capito se si tratta di fatti storici bene altrimenti qui ci si lamenta delle sensazioni e poi
Avv. Benatti - Purtroppo che siano solo impressioni (!) lo ha detto fin dall'inizio
Pirrone - Se vuole sapere partite a distanza di nove anni non ricordo. Però posso fare sicuramente i nomi di arbitri come Collina e Braschi che se sbagliavano erano comunque tutelati. Quindi per quelli importanti c'era una sorta di protezione. Mentre Nucini quando sbagliò venne sanzionato e stette fermo due mesi e quelli come me se sbagliavano erano stigmatizzati come pecore (?).

Avv. De Vita - Lei dice che faceva ottime prestazioni, queste trovavano riscontro nei giudizi degli osservatori arbitrali?
Pirrone - il primo anno sì, poi con l'avvento di Bergamo e Pairetto....sui giudizi tecnici i designatori hanno possibilità di....
Avv. De Vita - Io le ho fatto una domanda precisa. Non tergiversi.
Pirrone - I giudizi dei designatori non li ho mai saputi. Ma in base alle designazioni che ricevevo capivo che stavo dietro
Avv. De Vita - non ha mai avuto la curiosità di conoscerli?
Pirrone - Lei non conosce il mondo arbitrale, non si possono sapere. A meno che non sei amico o compare. Gli organi tecnici hanno la facoltà di alzarli o diminuirli, senza che nessuno abbia la facoltà di dire ciò(?).
Io non sono sicuro (finalmente) che i voti in atti non siano stati manomessi
Avv. De Vita -Solo i suoi avrebbero manomesso?
Presidente Casoria - a favore però li avevano manomessi, per avere un giudizio positivo
Pirrone - no a sfavore
Presidente Casoria - come ha esordito dicendo che arbitrava bene
Pirrone - Sì il primo anno sì
Avv. De Vita - secondo Lui poi sono arrivati Bergamo e Pairetto e gli hanno abbassato i voti
Presidente Casoria - ahh, non c'erano Bergamo e Pairetto
Pirrone - No
Avv. De Vita - Senta Lei sa se gli argomenti che propone siano stati ripresi dal giornalista Teotino?
Pirrone - No, so solo che è un giornalista.
Avv. De Vita - Non sa che a seguito di una querela che ha ricevuto in merito a queste tesi sulla irregolarità dei sorteggi, c'è stato un procedimento
Pirrone - So che c'era un processo in corso e che nello stesso avrei dovuto testimoniare, ma poi non fui chiamato.
Avv. De Vita - Grazie. Produrrò quella sentenza di quel procedimento da allegare al verbale.

Avv. Mungiello - Lei è rimasto nel mondo del calcio?
Pirrone - No
Avv. Devita - Non è stato per caso dirigente dell'Ancona?
Pirrone - No assolutamente.
Presidente Casoria - l'aveva già detto che è fuori completamente....

Tribunale di Napoli - Udienza del 30 giugno 2009


</TD></TR></TBODY></TABLE><TABLE cellSpacing=0 cellPadding=0 width=570 border=0><TBODY><TR><TD class=style15 vAlign=center align=middle height=100></TD></TR><TR><TD align=middle colSpan=3 height=15>
</TD></TR><TR><TD align=left colSpan=4>


</TD></TR></TBODY></TABLE>

gabriele
06.07.2009, 17:25
<TABLE cellSpacing=0 cellPadding=0 width=570 border=0><TBODY><TR><TD class=style15 vAlign=center align=middle height=100>Processo Calciopoli: G. Bertolini</TD></TR><TR><TD align=middle colSpan=3 height=15>
</TD></TR><TR><TD align=left colSpan=4>Il teste si presenta: «Sono pensionato, ma svolgo l’attività di osservatore presso la Juventus».
Gli “smile-men” non avevano troncato con tutto quanto avesse a che fare con Moggi?

Narducci: «Ha mai conosciuto il signor Teodosio De Cillis?»
Bertolini: «Sì, l’ho conosciuto quando sono andato a fare degli acquisti da lui, nel suo negozio»
Narducci: «Ci dice il periodo, le ragioni e che cosa ha acquistato?»
Bertolini: «Era nel 2004, circa giugno, mi chiamò il direttore, il sig. Moggi, mi chiese se avevo la possibilità di fargli una cortesia, di poter andare ad acquistare delle schede svizzere, dove sapevo. Io sono partito sono andato a Chiasso, in una piazza ho visto questo grosso negozio tutto luminoso, sono entrato dentro e ho conosciuto questo signor De Cillis»
Narducci: «Quindi la individuazione del negozio è stata rimessa a lei?»
Bertolini: «Sì, sì, sì. Il primo che ho trovato, il più grande»

Se questo quando va ad osservare i giovani sceglie a caso, il più grande e il più luminoso…

Narducci: «Quel colloquio con Moggi è avvenuto in quale luogo?»
Bertolini: «Nella sede della Juventus»
Narducci: «Ha spiegato a lei... ?»
Bertolini: «Mi fece vedere una scheda, mi disse di andare a trovarne una decina»
Narducci: «E che schede le mostrò?»
Bertoini: «Mi feci una fotocopia, sono andato lì dal De Cillis e chiesi quella. Lui mi disse che bisognava intestarle altrimenti non poteva darmele, ma poi me le dette. Erano schede che io non conoscevo»
Narducci: «Lei aveva idea di quale gestore dovessero essere quelle schede?»
Bertolini: «No, non sapevo che tipo era. Avevo la fotocopia per questo e anche perché non me ne intendo di telefonia»
Narducci procede a contestazione: «Lei nel verbale del 8 giugno 2005 ha specificato che le schede che le ha chiesto Moggi erano svizzere…»
Lo ha già detto! Risposta alla seconda domanda. Il bello è che Bertolini precisa e si scusa pure: «altrimenti non andavo in Svizzera».

Narducci: «Per quanto riguarda il denaro che occorreva per queste dieci schede, come avrebbe provveduto lei?»
Bertolini: «La prima volta me li ha dati il signor Moggi di tasca sua»
Narducci: «Nella prima circostanza quante schede ha acquistato?»
Bertolini: «Mi pare che ne avessi chiesto una decina, ma De Cillis subito disse che non ne aveva. Ma mi pare che me ne avesse dato nove o dieci, adesso non ricordo…ma mi pare che erano circa dieci» Che razza di coerenza ha questa risposta? “Gliene chiesi dieci, ma disse che non le aveva e me ne diede solo circa dieci”!!
Narducci: «Per quanto riguarda l’intestazione di queste “circa dieci schede”, a chi vennero intestate?»
Bertolini: «A nessuno, io gli ho detto che le avrei prese solo se non erano intestate»
Narducci: «Ma questo argomento… Cioè questa storia della “intestazione" o meglio “non intestazione”, avevo formato oggetto di colloquio tra lei e Luciano Moggi in precedenza?»
Bertolini: «No, mi ha detto solo di non prenderle se erano intestate»
Narducci: «Appunto! Per capirci meglio, cosa disse sul punto Moggi?»
Bertolini: «Di prenderle solo se non erano intestate a nessuno»
Narducci: «E lei sa se sono state intestate a terze persone? Come ha risolto il problema De Cillis?»
Bertolini: «No»
Narducci: «Erano tutte schede dello stesso gestore svizzero?»
Bertolini: «Penso che mi ha restituite tutte quelle, le ha messe in un pacchetto»
Narducci: «Dopo quella prima occasione ci sono state altre occasioni per lei di ritornare a Chiasso e comprarne altre?»
Bertoini: «Sì. Quante volte mi diventa difficile, sono passati tanti anni. Dopo la prima volta il De Cillis mi diede il suo numero e mi disse di chiamarlo se avevo bisogno di altre schede. Quando il signor Moggi mi diceva di cosa aveva bisogno, io telefonavo al signor De Cillis mi diceva se potevo andarlo a prendere il giorno dopo, mi dava il conto, mi facevo dare i soldi e andavo. Arrivavo là, mi dava la busta chiusa che consegnavo sempre al signor Moggi»
Narducci: «E per quanto riguarda i soldi?»
Bertolini: «Dalla seconda volta il signor Moggi chiamava in amministrazione, mi davano i soldi e io andavo»
Narducci: «Moggi ha mai avuto con lei occasione di spiegare le ragioni per le quali aveva necessità di dover acquistare o reperire queste schede svizzere?»
Bertolini: «No, assolutamente»
Narducci: «Ha mai ricevuto incarico e ha dunque mai acquistato presso ill negozio del De Cillis schede del gestore Ring Mobile del Lichtenstein?»
Bertolini: «Io non so quale mi dava. Io andavo lì chiedevo delle schede e lui mai mi diceva quali mi dava “queste sono di questo gestore o di quel gestore”. Non ho mai saputo di quale ditta me le dava»
Narducci: «Ma lei ha detto che chiamava prima il De Cillis per dirgli di cosa aveva bisogno»
Bertolini: «No, dicevo di cosa avevo bisogno. Solo una volta ma ha detto di dire che le schede erano di una società diversa, punto. Però non so il nome, non so niente»
Narducci chiede lumi
Bertolini: «Una volta a telefono De Cillis mi ha detto di riferire al direttore che le schede che c’erano prima non c’erano più e c’era un altro tipo»
Teresa Casoria: «Questo glielo disse lo stesso De Cillis?»
Bertolini: «Sì»

Narducci: «Lei ha mai avuto occasione di recarsi nel negozio di De Cillis in compagnia di Moggi? In una di queste svariate occasioni…»; il pm fa l’allusivo.
Bertolini: «Sì, una volta il signor Moggi voleva vedere il negozio e siamo andati a Chiasso»
Narducci: «Siete andati da soli o accompagnati da altre persone?»
Bertolini: «No, io il Direttore e il signor Fabiani»
Narducci: «Il signor Fabiani sarebbe?» Fa lo gnorri.
Narducci: «E’ venuta con voi anche una quarta persona?»
Bertolini: «No»
Narducci: «Non è mai stato presente insieme a lei in quel negozio a Chiasso il signor Ceravolo?»
Bertolini: «No, con me mai»
Narducci appare spiazzato: «Sentaaa….» e rimane qualche attimo interdetto.«Riesce a precisarmi, anche in linea di massima, per quanto tempo è durato questo rapporto, quanto tempo lei si è recato a Chiasso? Lei ha detto che inizia la cosa nel giugno del 2004…»
Bertolini: «Più o meno altre sei o sette volte. Penso che sia andata avanti un anno e mezzo circa»
Narducci: «Per quanto riguarda il prezzo di acquisto che veniva praticato a lei, dunque la somma in contanti che lei consegnava, era quello corrente di acquisto delle schede?»
Bertolini: «Questo non lo so. Lui diceva la cifra. Penso di sì, pensiamo di sì»
Narducci: «C’è stata occasione per lei o per altre figure dirigenziali della Juventus in quel periodo di assicurare biglietti o partecipazioni al signor De Cillis ad incontri di calcio o ad altre manifestazioni?»
Bertolini: «No, il signor De Cillis aveva espresso il desiderio di vedere alcune partite, un paio a Torino e mi sembra un paio a Milano. Io l’ho espresso al Direttore, e il signo Moggi gli fece trovare gli accrediti. Ma non lo ha mai chiesto…»

Narducci: «Grazie non ho altre domande»

Teresa Casoria: «Chi dei difensori vuole fare domande?… Non ci sono domande? Possiamo mandare? Congedato!»

Tribunale di Napoli - Udienza del 30 giugno 2009
</TD></TR></TBODY></TABLE>

gabriele
08.07.2009, 16:29
<TABLE cellSpacing=0 cellPadding=0 width=570 border=0><TBODY><TR><TD class=style15 vAlign=center align=middle height=100>Processo calciopoli: Di Mauro Aniello</TD></TR><TR><TD align=middle colSpan=3 height=15>

</TD></TR><TR><TD align=left colSpan=4>Aniello Di Mauro, assistente di gara, volgarmente guardialinee, è anche lui testimone d'accusa al processo di Napoli.
Ha chiuso la sua esperienza "sul campo", per raggiunti limiti di età nella stagione agonistica 2005/06.
Il suo contributo è richiesto dal P.M. Narducci in ragione di quella famosa gara, Reggina Juventus 2-1, che è ormai diventato il tormentone preferito dallo stesso P.M.
Non riesce a trovare l'ombra di un indizio di illecito finora, figuriamoci a provarlo.
Ma insiste, pensare che non avesse dovuto girarsi per convenzione dall'altra parte un assist glielo aveva servito su un piatto di argento Nucini, con i suoi dossier e i suoi caffè prolungati con Facchetti. Non interessa, l' obiettivo è sì la "cupola" ma non quella che emerge ormai prepotente dalle carte e dall'analisi delle situazioni post 2006, bensì quella farlocca che non sta in piedi, quella delle sensazioni e dei sentito dire, del pettegolezzo orchestrato ad arte. Peggio per lui. Spero che sia ben pagato per sopportare lo stress dei vari flop, almeno.
Di Mauro ricorda il concitato finale di quella gara in cui una sua decisione fece annullare il goal del pareggio al 95' alla Juventus.
In quella segnalazione, causa un cattivo funzionamento del dispositivo elettronico di segnalazione/comunicazione sbandiera in modo improprio il fuorigioco di Kapo, dopo che Paparesta aveva convalidato.
Subito la sua segnalazione impropria generò l'equivoco che i calciatori della Reggina cavalcarono sostenendo un inesistente fallo di mano.
Ma il guardialinee spiega sia a Camoranesi che a Tancredi e Capello a fine partita che la sua segnalazione è per fuorigioco.
Al rientro negli spogliatoi ci fu un sommario confronto con gli altri tre componenti del collegio arbitrale e lui serenamente rassicurò gli altri sulla sua decisione.
Dopo qualche minuto entrarono nello spogliatoio Moggi e Giraudo e contestarono ai presenti quelli che a loro dire erano errori tecnici che avevano penalizzato la Juventus.
A lui imputarono che era recidivo perché aveva già sbagliato contro la Juventus precedentemente, lui ribatté che nel passato aveva sbagliato ma quella sera Kapo era in fuorigioco. A Paparesta addebitarono il fatto che con Lui fossero sfortunati e a Copelli, ovviamente, la svista sul mancato rigore per fallo di mano di Balestri.
Poi entrò anche Foti che invece si complimentò con Lui per la segnalazione, ed era presente anche Ingargiola.
Se ne andarono sbattendo la porta. Paparesta che aveva l'obbligo di refertare preferì soprassedere ad un episodio su cui si è fatta molta letteratura di fantasia ma che in realtà appare ormai riportato nell'alveo della assoluta normalità. Quindi il Di Mauro dopo aver fatto la doccia se ne andò per primo, senza sforzo, abbassando semplicemente la maniglia. Ohibò, e il sequestro di persona?
Pensate a quante fandonie ci hanno raccontato in questi tre anni i Farsopolisti!
Pensate a questo capo di imputazione: Sequestro di persona - Moggi, insieme all'amministratore delegato della Juve Antonio Giraudo, è indagato per concorso in sequestro di persona, in relazione ad un episodio avvenuto al termine della partita Reggina-Juventus del 6 novembre 2004, conclusasi 2-1 per i calabresi. I due dirigenti avrebbero chiuso a chiave negli spogliatoi l'arbitro Gianluca Paparesta ed i suoi collaboratori Cristiano Copelli e Aniello Di Mauro perché la terna arbitrale non avrebbe assicurato "un esito favorevole della gara della Juventus".
Un'accusa legata a quella precedente. L'arbitro e i guardalinee, infatti, "privati della libertà personale" sarebbero stati minacciati con "plurime espressioni verbali".

Niente male vero come fantasia?
Eppure milioni di persone ancora oggi non sanno che quelle sopra sono tutte balle! Perché chi con tanta solerzia ha pubblicato le motivazioni dell'avviso di garanzia a nove colonne oggi non ripara con altrettanta solerzia a tale ignominia? Vergogna.
Sarà per questo che Freedom House vuole cambiare lo status dell'informazione Italica da "Parzialmente libera" a "Libera di sparare *******"? Probabile.
Torniamo al nostro Di Mauro, il quale in serata telefona a Mazzei che lo rassicura « Non ti preoccupare ».
La mattina successiva è la volta di Bergamo e anche qui nessun problema.
Poi il mercoledì sentendo Mazzei che è il suo dirigente di riferimento, gli viene riferito che « Bergamo è incazzato con te ».
Ed ecco che cerca un chiarimento con Bergamo, in quella famosa intercettazione n .2063 che la stampa ci spacciò come probante del clima di "terrore" che i due designatori avevano instaurato qualora si sbagliasse contro la Juventus.
Ora, effettivamente Di Mauro in quella telefonata appare visibilmente emozionato, ma Bergamo lo tranquillizza subito « Arrabbiato io? zero, perché si sbaglia tutti. La Juventus o il Canicattì, per me è lo stesso, la tua è solo una meccanica di segnalazione errata ».
Della ghigliottina e delle torture preventive ipotizzate non vi è traccia.
« Ho sbagliato ma nella mia testa c'era il fuorigioco » ribatte il guardialinee « giuro sulla testa dei miei figli » aggiunge (giuramento che da qualche superiore del Meani, ma molto superiore, forse abbiamo già sentito, un modus operandi?).
« Quando ci rivediamo a Coverciano, noi faremo rivedere l'episodio e tu dirai che non ha funzionato il meccanismo e quindi hai segnalato in modo improprio. Punto Discorso chiuso. Tu pensi che io possa mettere in dubbio una persona per un meccanismo di segnalazione? »
Qui mi sarebbe piaciuto chiedere al P.M. "quanti soldi costa alla comunità tutto ciò?"
Il Di Mauro prese la giornata di stop e nonostante Narducci cerchi in tutti i modi di fargli dire il contrario chiosa con un « fu tutto normale ».
Guardate, a volte spero che ci sia dietro a tutto ciò chissà che restroscena, perché altrimenti è una vicenda di una tal inconsistenza e tal livore che è veramente inaccettabile come inciviltà, prima di tutto.

Tribunale di Napoli - Udienza del 30 giugno 2009



</TD></TR></TBODY></TABLE>

Luca
08.07.2009, 18:27
Moggi: "Calciopoli? Ero solo un guardiano"
08.07.2009 18.58


Luciano Moggi torna a parlare dello scandalo di Calciopoli, che nel 2006 sconvolse il mondo del pallone e che lo vede imputato nel processo di Napoli. "Quel processo dimostrerà che io non ero altro che un guardiano, altro che associazione a delinquere - ha detto l'ex dg della Juventus a Radio Padania -. Io cercavo solo di sapere, lo si leggerà nelle intercettazioni".

lele
10.07.2009, 03:37
quanto manca x la sentenza...

gabriele
10.07.2009, 07:29
Caro Lele non prima della fine dell'anno

Luca
10.07.2009, 11:26
CALCIOPOLI, Bergamo: "Voglio controbattere punto per punto"

L'ex designatore è intervenuto alla presentazione del libro "Er Go de Turone" di Massimo Zampini. Ecco le sue parole raccolte da "GiulemanidallaJuve", associazione che raggruppa numerosi tifosi e azioni della Juventus.

Un Paolo Bergamo tranquillo, sicuro e molto motivato, quello che è intervenuto alla presentazione del libro di M. Zampini “Er Go de Turone”. Un intervento che ha toccato molti punti a noi noti, dal famoso gol annullato a Turone fino ad arrivare a calciopoli, perché «ci ha rovinato la vita», chiosa l'ex designatore.
Bergamo ripercorre la sua carriera e la maledetta estate del 2006, vuole parlare di calciopoli perché «non vi immaginate cosa vuol dire quando come arbitro sei giudicato, come assicuratore sei giudicato, ma soprattutto come persona . Ti ritrovi da un giorno all’altro sui giornali con giornalisti e fotografi sotto casa. Per l’opinione pubblica sei un imbroglione e disonesto».
Si mette in dubbio l’uomo e non solo il professionista, una costante che ha accompagnato tutta la farsa del 2006.
Ancora incredulo per quanto gli piovve addosso tre anni fa, ricorda come il suo primo campionato da designatore venne vinto dalla Lazio, il secondo dalla Roma e a seguire da Milan e Juventus, che oltre a dominare il campionato fino all’ultima giornata, si giocarono la finale di Coppa Campioni: «sfido chiunque a dire che c’era un’anomalia. Squadre costruite bene, forti, in quel momento dettavano legge nel campionato e vincevano».
E l’Inter? «Dico la verità: me ne fece tante Facchetti!» . Di cosa? Di telefonate naturalmente!
Il defunto Facchetti non riusciva a digerire i 13 pareggi su 19 partite dell’Inter. Situazione che cambiò nel girone di ritorno, durante il quale Inter e Juventus raccolsero gli stessi punti: a Torino vinsero i nerazzurri, con Ibra squalificato dalla prova TV e arbitro De Santis; a Palermo , sempre con De Santis, non venne concesso ai bianconeri un rigore al limite dell’area; a Firenze, la partita precedente lo scontro con la Juventus, il Milan vinse e nessuno dei diffidati venne ammonito.
«Un imbroglio costruito», lo definisce Paolo Bergamo, così come è evidentemente costruita l’accusa sulle palline del sorteggio, tirata di recente in ballo da Pirrone a Napoli. Un sorteggio che il primo anno veniva effettuato dai designatori, ma che successivamente, su indicazione di Carraro, fu presieduto da un notaio e a seguire, per renderlo ancora più trasparente, coinvolse anche un giornalista, che pescava la pallina all’interno dall’urna.
Le telefonate le facevano tutti, le lamentele del lunedì erano una prassi. Tutti avevano il numero dei designatori, proprio perché la stessa Lega li aveva forniti. «Tutti quelli che avevano necessità mi hanno chiamato: non era vietato, anzi mi dicevano di uscire dalla campana di vetro», incitando una maggiore sinergia, intraprendendo una strada nuova, quella che Bergamo definisce «umanizzazione dell’arbitraggio». Bergamo sa bene quello che dice. Indica il proprio cellulare e commenta: «Vi faccio vedere questo, c’è il numero di Facchetti che ho conservato, voglio vedere quale giudice mi dirà che l’ho inventato».
Si ricorda il rimprovero di Carraro all’indomani di Roma-Juventus. Un Carraro spazientito, disturbato dal fatto che non furono seguite le sue indicazioni. Bergamo si difende: «Io l’arbitro lo preparavo!». Racconta che passò molti minuti al telefono con Racalbuto, spronandolo a farsi vedere tranquillo senza farsi intimorire, incitandolo a seguire il più possibile la palla e raccomandandosi di non sbagliare, «non una parola per dire in un senso o nell’altro». Purtroppo, Racalbuto non era l’arbitro adatto per quella partita - ammette l’ex designatore - ma il «sorteggio era questo, non truccato, ma un sorteggio normale», due gli internazionali disponibili in griglia, ma ad uscire fu proprio Racalbuto!
Dagli episodi alla rabbia, il passo è veloce: «Io voglio controbattere punto per punto le accuse, quando finirà esco a testa alta da questo problema!».
Ci sono episodio inquietanti che hanno lasciato «noi con il cerino in mano, l’agenzia che avevo tolta da un minuto all’altro. Ma noi che responsabilità avevamo?», si chiede Bergamo. Non si può fare un processo in 20 giorni. Ricorda come Ruperto gli disse che non sarebbero stati ammessi testimoni perché si doveva chiudere tutto in fretta. Allora, non volendo subire l’onta di una squalifica, Bergamo si dimise: «Altri non hanno avuto il coraggio», hanno finito per scontare una squalifica. «Squalifica per cosa?», si domanda ancora l’ex designatore: non hanno trovato denaro, donne, regali…
L’unica partita ancora in dubbio per illecito è Lecce-Parma. Prima dell'incontro, Bergamo fu chiamato da De Santis - «come sempre accade» - che gli raccontò di un clima «incredibile», una partita che entrambe le squadre volevano vincere. Bergamo lo rassicurò, invitandolo a mettersi in mezzo: «Vincila tu la partita!». Proprio questo «mettiti in mezzo» è finito per essere il capo d’accusa per l’ex designatore, perché sostengono che «nel gergo dei clandestini, mettiti in mezzo significa il pareggio e vincila tu il rafforzativo». Scuote la testa.
Le assicurazioni. Bergamo chiarisce anche questo aspetto che lo ha visto coinvolto in due diversi episodi, quello con i Sensi e quello con Giraudo.
Situazione «malintesa volutamente» - dice Bergamo, parlando della polizza dei Sensi - tanto che, finita anch’essa sul tavolo del PM Palamara, fu archiviata in tre mesi dopo aver verificato che i Sensi sottoscrissero quell’assicurazione con il loro abituale assicuratore, che non conosceva Bergamo, e dopo che si appurò che dai libri contabili nessuna provvigione era uscita.
Con Giraudo, il problema proprio «non esiste», perché – precisa Bergamo – «non poteva nemmeno fare polizze, la Juventus si serviva di un broker», che aveva trovato nella INA Assitalia di Roma l’offerta migliore.
La polizza venne emessa da Roma e successivamente appoggiata alla sua agenzia: «E' un fatto tecnico, non una trattativa – ci spiega l’ex designatore – con Giraudo non ho mai assolutamente trattato nessun tipo di polizza. Quando toccherà il mio turno a Napoli, porterò le polizze che sono state emesse a Roma, porterò il documento originale e voglio vedere chi può dire il contrario! ».
Le 42 telefonate di Moggi a Bertini: si ritorna su un episodio senza logica, presunto e da dimostrare. Ci pensa Bergamo a precisare: «Ancora non è mica dimostrato che le schede le avesse Bertini o gli altri. Io devo credere a Bertini, non hanno trovato niente e dice che la scheda telefonica non ce l’aveva». Come dargli torto?
L’ex designatore ricorda una recente causa vinta con l’Espresso, che «non poteva pubblicare» le intercettazioni: un PM, a Roma, «ha accertato che i documenti che sono arrivati ai giornali sono partiti dallo stesso computer di quello che faceva le indagini, un servitore fedele dello Stato ha passato alla stampa i faldoni… lo dice un PM e credo che siano cose inquietanti».»
Inquietanti come la difesa che la Juventus ha messo in piedi per calciopoli: lo stesso Bergamo ci tiene a precisare, a tre anni di distanza, che questa linea lo lascia ancora perplesso.
Si sorride ricordando il gol di Turone, perché arbitro di quella partita fu proprio Bergamo. Ieri come oggi, i media misero in dubbio tutto, non per ultimo l’onore dell’assistente: episodio che pochi ricordano – precisa Bergamo – tanto che non riuscì a sopportare il clima di polemiche in cui era finito e diede le dimissioni. In quel momento «era più facile dire che l’arbitro e l’assistente permisero alla Juve di vincere il campionato», nonostante Bergamo ottenne un bel voto per quell’arbitraggio. Un episodio che ne richiama molti altri, tristemente noti, che sono finiti ad alimentare quel sentimento popolare diventato col tempo causa principale della nostra condanna.
Non poteva mancare un ricordo della partita disputata a Perugia , quella che costò alla Juventus uno scudetto. Arbitrava Collina e l’intervallo tra il primo e il secondo tempo durò un’ora e un quarto: un episodio eccezionale, ma che «il regolamento non impediva», precisa l’ex designatore. Bergamo era in tribuna: «Dietro avevo i dirigenti della Juventus e davanti Gaucci», il prefetto lo sollecitava a chiamare Collina per dirgli che da lì a poco il campo sarebbe ritornato agibile grazie al buon drenaggio testato anche in altre partita, la Federazione lo cercava al cellulare, ma «i regolamenti sono chiari»: l’arbitro nell’intervallo non può parlare con nessuno e «in campo è l’unico giudice». Curiosa anche la precisazione che l’ex designatore tiene a sottolineare: «Non ho ricevuto nessuna telefonata di protesta della Juventus, ve lo giuro, non è successo!».
In chiusura, vale la pena soffermarsi su questa affermazione, spero ben augurante, di Bergamo: «Vediamo quando è finita di cosa possono accusarmi». Voglia di giustizia quella dell'ex designatore: la stessa giustizia che tutti noi speriamo di vedere trionfare.

mplatini62
10.07.2009, 12:54
quanto manca x la sentenza...

...Il tempo necessario per far vincere qualcos'altro
ai Mentecatti! Magari la Coppa dei Campioni...
tanto agognata.
Così alza sta benedetta coppa, emula finalmente
suo papà(altra stoffa, altro stile)e...
finalmente sarà contento il bimbo *****tti e tutti
i suoi accoliti, NH compresa!

Ciao lele.

gabriele
10.07.2009, 16:46
Processo calciopoli flash: Clamorosa sospensione

10 luglio 2009 14:02



NAPOLI

Colpo di scena al Processo di Napoli su Calciopoli, dopo la riammissione delle parti civili da parte della Cassazione, avvenuta nella giornata di ieri.
La Dottoressa Teresa Casoria, Presidente del Collegio Giudicante si è presentata in aula molto contrariata e ha annullato tutte le udienze previste fino al 13 ottobre 2009, quando, se non saranno ancora disponibili le motivazioni della scelta effettuata dalla Cassazione, sarà costretta a rinviare ulteriormente i lavori, con il rischio che si arrivi a Gennaio.

Per tale motivo oggi non si è svolto il previsto esame del teste dei CC che aveva materialmente lavorato all'analisi dei tabulati e delle SIM addebitate a Luciano Moggi.

Lo scenario adesso appare ingarbugliato. La riammissione delle parti civili potrebbe determinare il riesame di tutti i testi finora ascoltati e addirittura l'ammissione di altri nuovi.

Per la Casoria, che aveva escluso le parti civili per motivi di "economia processuale", rimane la possibilità dopo aver letto le motivazioni, di escludere nuovamente le parti civili, ma con una motivazione diversa.

La decisione della Cassazione è andata contro anche al parere del Presidente del Tribunale di Napoli, per cui all'orizzonte si prevede un ulteriore scontro che avrà come prima conseguenza il rallentamento del Processo la cui sentenza di 1° grado appare a questo punto lontanissima.

Guzer
10.07.2009, 17:27
stava filando tutto troppo liscio e spedito...mah a pensar male sembra sta sospensione cada giusta giusta per le ferie...

alessandro magno
11.07.2009, 23:07
che bello la giustizia italiana , e poi c'è pure chi li difende sti vagabondi di giudici e pm che non lavorano mai .

AlexnelCuore
11.07.2009, 23:24
Ma che strano, stava andando tutto per in verso giusto ora devono vedere cosa inventare ancora contro Moggi

Luca
12.07.2009, 09:18
Napoli fra rinvii, ricusazioni e Tavaroli

Rinviato al 13 ottobre il processo di Napoli per Calciopoli: la Cassazione ha riammesso le parti civili che erano state tagliate fuori (Brescia, Atalanta, Bologna, Roma, Figc, Ministero Economia, ecc). E ora potrebbe essere ricusata la corte, i tempi rischiano di allungarsi. Con il rischio-prescrizione, che magari fa comodo a tanti ma non al capo della Cupola, secondo i pm, Luciano Moggi. "Io voglio la verità": per questo ha chiamato 50 testimoni e spera saltino fuori le altre intercettazioni. Spera anche che arrivino novità da Milano, dal maxiprocesso Telecom: l'ex dg della Juve è stato ammesso come parte civile contro Tavaroli e c. Respinto invece il figlio Alessandro. Via libera anche per Paolo Bergamo, Massimo De Santis (finito nel Dossier Ladroni, chiederà milioni di euro di risarcimento). Le carte di Milano potrebbero risultare utili anche a Napoli. Quando si ripartirà...

mplatini62
12.07.2009, 15:58
E come dicevo nel mio ultimo post...
serve il tempo necessario per...

Poi dici che non sarebbe utile
una profonda riforma dell' INGIUSTIZIA italiana...

Anche in questo settore ci vorrebbe un Brunetta,
per combattere i fannulloni e i mangiastipendio
a ufo.

lele
12.07.2009, 17:16
Caro Lele non prima della fine dell'anno

Ciao fratello omonimo..e allora aspettero' seduto in riva al fiume..per quel periodo dovrei essere di ritorno in italia...:sciarpa:

gabriele
13.07.2009, 16:33
Ciao fratello omonimo..e allora aspettero' seduto in riva al fiume..per quel periodo dovrei essere di ritorno in italia...:sciarpa:


Caro lele ti apettiamo a braccia aperte, però dopo le ultime notizie che arrivano dal processo di Napoli penso che il tutto slitterà per l'anno prossimo

gabriele
12.08.2009, 16:57
Capobianco: c'erano regali, ma non per gli arbitri



Una delle deposizioni più attese al processo di Napoli, da almeno due anni a questa parte, era quella di Maurizio Capobianco, un ex dipendente della Juventus che nel settembre 2005 se ne andò col dente avvelenato, tanto da intentare causa davanti al Tribunale del Lavoro di Torino. Molto scalpore, nella primavera del 2007, destò un'intervista nella quale si diceva in grado di svelare, finalmente, importanti retroscena sui fantomatici metodi moggiani di corruzione arbitrale, fino ad allora mai provati nonostante la "macchina spropositata" delle intercettazioni. Il 30 giugno scorso, in un'aula di Napoli, per Capobianco è giunto il momento della verità.

“Così Moggi pagava gli arbitri”. O forse no.

"Così Moggi pagava gli arbitri" è il titolo di un articolo pubblicato da La Repubblica (http://www.repubblica.it/2007/05/sezioni/sport/calcio/capobianco-accusa/capobianco-accusa/capobianco-accusa.html) in data 11 maggio 2007 a firma di Marco Mensurati che riportava un’intervista al teste, responsabile del Back Office della Juventus F.C. dal 1999 al 2005. Chi si ricorda di quell'intervista avrà sicuramente presente il passaggio in cui Capobianco si riservava di fare in un secondo tempo il nome degli arbitri a cui erano destinati dei beni di ingente valore.
Finalmente arriva il momento di spiegarlo nella sede deputata: il tribunale. E come ormai d'abitudine in questa storia, quando si viene al dunque la montagna partorisce il topolino.
Infatti, le rivelazioni di Capobianco si sono limitate alla descrizione del contenuto di una busta che, nei primi mesi del 2005, la signora Gastaldo, all’epoca dirigente amministrativo della società bianconera, gli avrebbe consegnato con la richiesta di tenerla fuori dall’azienda. Il teste ha raccontato di aver custodito la busta presso la sua abitazione, anche perché non gli fu mai chiesto di renderla. All’interno della busta avrebbe rinvenuto un elenco di assegnatari di sconti fino al 50% per autovetture Fiat, tra i quali figurerebbero le mogli di Pairetto e di Trentalange, che avrebbero acquistato un'autovettura nel '95. Curioso: si tratta, in entrambi i casi, di fischietti torinesi, che in quanto tali, ricordiamo, erano preclusi dalla possibilità di dirigere partite della Juve (e ovviamente del Toro). Incalzato dall’avvocato Trofino, il teste è stato costretto a riconoscere che tale sconto veniva applicato a numerose persone che gravitavano nell'orbita Juve, ammettendo di averne usufruito lui stesso in almeno due occasioni nelle quali ha acquistato un’autovettura scontata per poi rivenderla immediatamente e trarne profitto.
Quanto al discorso dei beni di valore dati in dono agli arbitri, che è poi l'ipotesi per la quale erano state preannunciate rivelazioni clamorose, Capobianco ha raccontato di aver rinvenuto, sempre all’interno della medesima busta, un elenco di orologi acquistati e destinati ai giocatori, staff tecnico dirigenti, alcuni giornalisti ed alcuni procuratori. Questo è quanto, di arbitri non vi sarebbe nemmeno l'ombra. Quali siano i beni destinati agli arbitri, e quali siano gli arbitri beneficiari degli stessi, nemmeno in quest’aula di tribunale si è potuto sapere. A questo punto, si aspetta con ansia un articolo di Repubblica per chiarire ai suoi lettori i dettagli anticipati con tanta enfasi due anni fa.

Ancora con la storia della GEA

"La Gea e la Juve sono la stessa cosa", così Capobianco, in barba alle sentenze di un tribunale della Repubblica, ha poi voluto definire il rapporto che intercorreva tra la società di procuratori e la società bianconera. Volete sapere in base a quali fatti ha fatto tale affermazione? Semplice, per aver a volte visto Moggi senior in compagnia del figlio. Incalzato dai legali della difesa, ha poi precisato di averlo visto, Moggi senior, anche in compagnia di altri procuratori, non necessariamente della GEA. D'altronde, è normale che un dirigente calcistico abbia a che fare con procuratori di giocatori, o no? Significativo il commento di Teresa Casoria: “Il figlio stava spesso dove stava il padre ed è pacifico che fossero due entità diverse”. Il presidente del tribunale anche in questa circostanza ha dato l’impressione di avere compreso che questo processo è basato sulle ”chiacchiere”. La Morescanti (difesa Fabiani) ha poi ricordato che il tribunale di Messina, in seguito ad una deposizione di Capobianco, nella quale aveva riferito di un regalo di autovettura a un parente di Fabiani, si è pronunciato decretando l'archiviazione del relativo procedimento.

Insomma, nemmeno con la deposizione di Capobianco i tifosi bianconeri sono riusciti a comprendere il motivo delle sentenze di tre anni fa. Ultimamente Oliviero Beha, mai tenero in passato con la Triade, ha invitato i suoi colleghi a raccontare ciò che sta emergendo realmente in questo processo, mentre Alessandro Gilioli de L’Espresso ha pubblicato un articolo nel quale se la prende coi giudici rei di non essere in sintonia con l'atmosfera colpevolista del 2006. Chi può aver timore che tra qualche mese il diavolo del calcio italiano possa uscire pulito anche da quest’aula di tribunale? Qualche sospetto ce l’abbiamo…

Luca
12.08.2009, 21:27
Insomma, nemmeno con la deposizione di Capobianco i tifosi bianconeri sono riusciti a comprendere il motivo delle sentenze di tre anni fa.


perchè chi ha emesso le sentenza lo ha capito il motivo?

jumarco
13.08.2009, 13:37
Riusciranno a far passare tutto ciò nell'ombra.....................

gabriele
05.11.2009, 16:50
Legale di Moggi: processo non serio <?xml:namespace prefix = o ns = "urn:schemas-microsoft-com:office:office" /><o:p></o:p>

Redazione lunedì 26 ottobre 2009 00:47 <o:p></o:p>
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RICUSAZIONE UGUALE DEBOLEZZA - L'avvocato Maurilio Prioreschi, uno dei legali dell'ex dg della Juventus Luciano Moggi, a margine dell'udienza di ieri a Napoli, ha affermato: "La ricusazione è il segno della debolezza dei pm perchè viene dopo che sono stati sentiti 20 testi che hanno solo espresso opinioni e pareri. Questo processo non è serio perchè è basato su chiacchiere da 'bar dello sport' e io non posso essere ricusato né dai pm né dalle parti civili". Il noto penalista, poi, aggiunge: "Le intercettazioni che hanno dato vita a calciopoli sono state disposte in seguito a una informativa dei carabinieri del settembre dal settembre 2005 dopo che era stato sentito il solo Dal Cin, ex dirigente del Venezia: e le opinioni da questi espresse e le voci di spogliatoio sono diventate i gravi indizi in relazione al reato di associazione per delinquere. Mentre non vi era nessuno degli elementi per l'iscrizione degli indagati nel registro della procura".
IERI A NAPOLI UDIENZA BREVE - Ieri si è svolta a Napoli una breve udienza del processo di Calciopoli. Doveva essere ascoltato come testimone un sottufficiale dei carabinieri che ha partecipato alle indagini, ma non si è presentato per un impedimento e l'udienza è stata rinviata al 30 ottobre prossimo. I pm Giuseppe Narducci e Stefano Capuano hanno quindi indicato la lista dei testimoni da interrogare il 30 ottobre: c'è anche Carlo Ancelotti. Il processo prosegue, in attesa che la settima sezione della Corte di Appello di Napoli si pronunci sull'istanza di ricusazione presentata dai pm nei confronti del giudice Teresa Casoria, per quelle che i pm sostengono essere anticipazioni di giudizio. Il giudice Casoria disse che c'erano anche processi "più seri da celebrare", riferendosi a quelli con imputati detenuti e, in un'altra occasione, avrebbe espresso un giudizio negativo sull'attendibilità di un teste Armando Carbone,. Queste le motivazioni della ricusazione.<o:p></o:p>
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eldavidinho94
07.11.2009, 09:54
:quoto: qui sopra c'è tutto cio che non è uscito in tv...

ecco qui l'altra versione dei fatti, uscita IMMEDIATAMENTE
ieri sera verso le 8, in tutti i telegiornali...RIDICOLO!

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Novità da Calciopoli: i sorteggi arbitrali erano truccati, Bergamo nega con decisione

<small> </small><!-- <EdIndex> --> http://static.blogo.it/calcioblog/processo_calciopoli_sorteggi_truccati.jpg

Da Napoli arrivano oggi nuove rivelazioni in merito alla vicenda Calciopoli (http://www.calcioblog.it/categoria/calciopoli), a renderle è stato Manfredi Martino che all’epoca ricopriva la carica di segretario del Can, la commissione arbitri nazionale. Di fronte ai giudici napoletani l’uomo ha dichiarato che i sorteggi con cui venivano assegnati gli arbitri ai singoli incontri di campionato potevano benissimo essere truccati e spesso lo sono stati. Le palline con le quali il sorteggio veniva effettuato erano vecchie e usurate per cui facilmente riconoscibili, il tutto sarebbe stato messo in atto, secondo gli inquirenti, per favorire determinate squadre, su tutte prevedibilmente la Juventus (http://www.calcioblog.it/categoria/juve).
Martino ha poi fatto riferimento ad una partita in particolare, Milan - Juve dell’8 maggio 2005, i bianconeri vinsero con gol di Trezeguet (http://www.calcioblog.it/tag/david+trezeguet) su assist in rovesciata di Del Piero e in pratica si aggiudicarono lo scudetto. Il testimone ricorda che in quell’occasione ci fu un particolare episodio che gli fece pensare che stesse accadendo qualcosa di strano e lo ha raccontato ai giudici: “A mia sensazione durante il sorteggio per la scelta dell’arbitro di quella partita qualcosa non andò secondo il verso giusto perché ci fu uno strano colpo di tosse del designatore Bergamo quando il giornalista incaricato dall’Ussi scelse la pallina gialla degli arbitri.”
<!-- </EdIndex> --> Per la cronaca fu designato Pierluigi Collina, a voler essere maliziosi ci potrebbero essere state delle pressioni affinché un match così importante fosse diretto dal miglior fischietto. Tra i presenti all’udienza di oggi c’era un impassibile Luciano Moggi (http://www.calcioblog.it/tag/luciano+moggi), lo stesso non si può dire invece di Paolo Bergamo che, in seguito alla testimonianza di Martino, ha rilasciato una deposizione spontanea in aula per invalidare quanto dichiarato in precedenza: “Mi preme chiarire con precisione come avveniva il sorteggio. In un’aula aperta al pubblico e davanti alle telecamere della tv ci sistemavamo a un tavolo lungo quattro o cinque metri. A un’estremità c’era Pairetto e davanti a sé aveva un’urna di vetro dove venivano poste le palline con all’interno i nomi degli arbitri. Al centro del tavolo sedeva un notaio incaricato dalla Figc, e c’ero io. All’altra estremità del tavolo c’era l’altra urna con all’interno le sfere relative alle partite da abbinare. Dalla sua posizione Pairetto non poteva vedere cosa ci fosse nell’altra urna. Inoltre noi non conoscevamo il nome del giornalista che sarebbe stato designato dall’Ussi se non pochi attimi prima del sorteggio.”
Elementi queste che se fossero confermati renderebbero effettivamente difficile credere che i sorteggi potessero essere pilotati con tanta disinvoltura. Il processo di Napoli sta entrando nel pieno, fino alla fine dell’anno saranno ancora di scena i testimoni chiamati dall’accusa, a gennaio entreranno in causa quelli della difesa. La strada verso la sentenza è ancora lunga e non sono esclusi nuovi e continui colpi di scena. Nel frattempo c’è la cronaca della giornata di oggi, le dichiarazioni di Martino e la smentita di Bergamo, argomenti che certamente non mancheranno di suscitare nuove polemiche.

AlexnelCuore
09.11.2009, 21:27
Il processo "Calciopoli" entra nel vivo: schede svizzere e Ancelotti...


Calciopoli entra nel vivo: dopo la deposizione di Manfredi Martino, dipendente Figc, della scorsa settimana ora si andrà a tambur battente sino a Natale come ha voluto il presidente Teresa Casoria, ricusata dai pm ma con tanti fans su Facebook. Dopo aver parlato del sorteggio arbitrale, domani in aula a Napoli deporrà il maresciallo dei carabinieri, Di Laroni che si occupò delle famose schede svizzere di Luciano Moggi. Facile prevedere battaglia dagli avvocati difensori. Venerdì poi maxiudienza, dal mattino sino a sera: chiamati dall'accusa sflileranno Ancelotti, Preziosi, Babini, Cellino, Puglisi, Morganti e Trefoloni. Non si sa ancora se sarà presente anche Luciano Moggi (che a fine mese dovrebbe passare, come opinionista, da Libero al Giornale del suo amico Feltri). Ai primi di dicembre, a Livorno e poi anche a Roma, Paolo Bergamo, l'ex designatore, presenterà il suo libro su Calciopoli (ci saranno novità clamorose?) mentre, sempre in dicembre, sono attesi due appuntamenti molto importanti. Il 14 ultima udienza per il rito abbreviato (la sentenza potrebbe slittare ai primi di gennaio): per Antonio Giraudo i pm hanno chiesto cinque anni, ma anche l'arbitro Rocchi (che ha diretto domenica sera Inter-Roma) ha chiesto di essere subito giudicato. Il direttore di gara fiorentino, che è anche internazionale, è sotto accusa per Chievo-Lazio 0-1 del 2005. Per lui il pm ha chiesto un anno e quattro mesi di condanna, reato di frode sportiva: Rocchi, che è uno degli arbitri migliori della squadra di Collina, non è mai stato sospeso in maniera cautelare dall'Aia. Anzi, la giustizia sportiva lo ha sempre prosciolto. Ma che succederebbe se fosse condannato, anche se solo in primo grado, nel processo penale? Un bel problema per il presidente Marcello Nicchi. Il 21 dicembre la corte d'appello deciderà in merito al ricorso per ricusazione presentato dai pm nei confronti del giudice Casoria. Il 22 in aula uno dei personaggi chiave dei pm Narducci e Capuano (ha sostituito Beatrice, trasferito a Roma). E' il maggiore dell'Arma dei carabinieri, Attilio Auricchio, promosso adesso colonnello dopo l'inchiesta su Calciopoli. Auricchio insieme con Baldini, braccio destro di Capello a Londra, è il vero nemico di Luciano Moggi. Quella del 22 dicembre, potrebbe essere un'udienza-chiave. Da gennaio, comunque, spazio ai testi delle difese. La sentenza forse nel 2010.

AlexnelCuore
10.11.2009, 00:57
La tosse asinina di Manfredi Martino"Molti uomini sono destinati a ragionar male altri a non ragionare affatto e altri ancora a perseguitare coloro che ragionano" (Voltaire).

In attesa di conoscere le sorti della richiesta di ricusazione che i P.M. Narducci e Capuano hanno inoltrato nei confronti del Presidente Teresa Casoria, continua in aula a Napoli la sfilata dei testimoni dell'accusa. Il 6 novembre è stato il turno del signor Manfredi Martino, uno dei due componenti, insieme a Maria Grazia Fazi, della segreteria della CAN e alle dirette dipendenze dei designatori Paolo Bergamo e Pierluigi Pairetto.

Nel maggio del 2006 lo presentarono come il testimone chiave per l'accusa. Lui, fedele al ruolo assegnatogli, pareva aver messo radici negli uffici dei Carabinieri di Roma e in quello dei Pubblici Ministeri, protagonista di deposizioni fiume che duravano fino a notte fonda.

Il ruolo di grande accusatore, in realtà all'inizio avrebbe dovuto toccare a Dario Galati, ex-collega di Martino e della Fazi. Il Galati fu contattato, prima dello scoppio dello scandalo, da alcuni di quei giornalisti che, avendo la cattiva abitudine di frequentare i bassifondi delle Procure, avevano già in mano le intercettazioni.

Quando Galati capì il ruolo che volevano assegnargli, si tirò indietro. Non si trattava infatti di scoperchiare il "sistema", ma di accusare scientemente solo alcune persone che di questo sistema facevano parte, ma la cui eliminazione "fisica" era funzionale alla sopravvivenza del sistema stesso.

Quando fu chiaro che Galati era un galantuomo e che non sarebbe stato "utile" a fare da sponda alle ragioni dell'accusa, il candidato a sostenere il ruolo fu individuato in Manfredi Martino. Stesse mansioni di Maria Grazia Fazi, stessi rapporti più o meno confidenziali con dirigenti di società, con arbitri, con dirigenti federali. Stessa tendenza a infilare il becco nei rapporti istituzionali tra tutti gli attori finora citati. Eppure la Fazi è imputata, il Martino è solo un testimone.

Da testimone in "pectore" fin dai primi giorni di maggio del 2006, contrariamente a quanto hanno scritto i giornali in questi giorni, cominciò subito a raccontare che, a suo avviso, il sorteggio era truccato. E quello del sorteggio "truccato" è stato il piatto forte anche della sua deposizione ufficiale da testimone al processo.

L'esame e il controesame del testimone Martino è stato lunghissimo, circa quattro ore, ed è stato presentato sui giornali come un clamoroso punto a favore dell'accusa.

Noi non esprimiamo alcun giudizio in merito, ci limiteremo a descrivere i passi salienti dell'udienza per permettere al lettore di farsi la propria opinione liberamente.

L'udienza inizia con le generalità. Martino spiega che lavora alla FIGC fin dal 1998, dapprima con Galati e la Fazi e infine con la sola Fazi. Spiega poi quali fossero i suoi compiti specifici fino ad arrivare ai dettagli sul sorteggio arbitrale. Sollecitato dal PM spiega, a beneficio del Tribunale, il significato di griglia, fasce, preclusione e le attività preliminari per la predisposizione del sorteggio. Racconta che lui stesso solitamente predisponeva i foglietti con i nomi degli arbitri e quelli delle partite, da inserire poi nelle palline usate per il sorteggio. Il tono di voce è incerto e Narducci più volte gli contesta di aver detto cose leggermente diverse negli interrogatori del 2006.

Ecco alcuni passi della lettura del verbale della deposizione di Martino del 12 maggio 2006 effettuata da Narducci in aula: "... Nel corso degli anni le sfere sono sempre state le stesse e con il passare del tempo le stesse presentavano visibili segni di usura. In particolare a causa dei difetti di apertura e chiusura delle sfere, nel corso dei sorteggi le stesse venivano battute per terra per aprirle e proprio tale azione meccanica aveva provocato con il passare del tempo una perdita della vernice nella parte della rigatura per l’avvitatura di ciascuna semisfera. Tale mancanza della verniciatura differiva da sfera a sfera per grandezza della chiazza. Tale usura riguardava in modo particolare le sfere di colore giallo contenenti i biglietti indicanti gli arbitri, mentre erano di numero inferiore quelle verdi e rosse che presentavano tali segni distintivi. Generalmente l’estrazione delle sfere avveniva prima delle partite e poi dell’arbitro, ma non sono in grado di indicare le volte in cui è avvenuto diversamente, ossia prima l'arbitro e poi la partita o in cui l’azione è avvenuta in contemporanea. Al sorteggio veniva portato un numero di buste corrispondente a seconda della stagione ad un numero di fasce in cui venivano suddivise le gare ovvero se il sorteggio prevedeva che le partite fossero divise in un dato numero di fasce. A tale numero corrispondeva naturalmente un medesimo numero di arbitri divisi per tale fascia. I sorteggi mediamente duravano poco, tra i 10 e i 15 minuti circa, e si svolgevano in un’atmosfera solitamente serena caratterizzata anche da pause dovute a scambi di battute fra i designatori e le persone presenti alle operazioni, tanto da determinare un atteggiamento solitamente amichevole e non certo di rigido controllo. Mi viene chiesto quindi a cosa potesse servire l’inserimento di una pallina gialla caratterizzata da segni distintivi e rispondo che ciò era legato all’esigenza dei due designatori di poter individuare una scelta arbitrale a loro gradita di fatto aggirando le maglie del sorteggio innanzi al notaio. In pratica, il momento importante era rappresentato dalle pause di cui sopra accennato laddove Pairetto da una parte e il giornalista dall’altra rimanevano sospesi con le sfere tra le mani all’interno dell’urna stessa afferrando la sfera prescelta o anche dopo che la sfera raccolta era stata portata fuori dall’urna e prima che fosse aperta. In pratica Pairetto, a cui spettava l’onere di scegliere la palla verde o rossa relativa alle partite, nel caso in cui era necessaria abbinare una scelta arbitrale individuata dai designatori, temporeggiava con scioltezza per qualche istante in attesa che il giornalista designato provvedesse a prendere la pallina gialla".

Dopo aver letto il verbale comincia un interessante siparietto:

NARDUCCI: "Può indicare per cortesia qualche situazione particolare legata a qualche giornata di sorteggio di quel campionato 2004/2005 legata a questo meccanismo che Lei ha descritto?"
MARTINO: "Sinceramente è difficile... ehm... ehm... ricordare i singoli sorteggi. Personalmente, ma a mia sensazione, una cosa del genere potrebbe essere successa verso la fine del campionato. Era la partita che praticamente decideva quel campionato stesso che era un Milan-Juventus preceduto da tantissime polemiche, perché fu squalificato se non ricordo male Ibrahimovic per prova televisiva, quindi Ibrahimovic che era allora tesserato per la Juventus saltava quella partita, quindi si decideva la stagione e a sensazione posso dire di...".
PRIORESCHI (avv. difensore di Moggi, con tono incredulo): "A sensazione?".
PRES. CASORIA: "eh, e mo spieghiamo... Sensazione in che senso? Su che è fondata questa sensazione”.
MARTINO: "Mmm... dal momento in cui ho assistito al sorteggio, però non sono in grado di dire con certezza se è avvenuto o no, ma è sicuramente una sensazione...".
PRES. CASORIA: "Vabbè, qual è l’evento che le ha fatto avere questa sensazione?"MARTINO: “Mi ricordo... ehm... mi ricordo, non so se ci sono le immagini essendo un sorteggio sicuramente aspettato da tutti… mi ricordo... mi ricordo che secondo me il designatore Bergamo nel momento in cui è uscita la partita Milan-Juventus, nel momento in cui il giornalista si apprestava a scegliere la pallina per abbinare l’arbitro, mi ricordo che tossì. Ora io ripeto non so se possa essere provato da eventuali immagini, però è un mio ricordo”.
NARDUCCI: “Questa è l’unica circostanza che lei rammenta e sulla base della quale lei fa questo tipo di considerazione per quel sorteggio?".
MARTINO: "Guardi, il sorteggio… ho sentito prima che rileggeva il mio verbale.. è sempre stato a differenza di quanto comunque lì ho dichiarato e anche sottoscritto, prima il sorteggio della pallina della partita e poi il sorteggio della pallina dell’arbitro da parte del giornalista. Ripeto, se poi nel frattempo è mai successo di una eventuale irregolarità da parte di questa prassi io non sono in grado di dirlo, posso dire che la maniera per cui – mi sembra di ricordare fu la domanda che mi fu posta – si poteva tra virgolette aggirare il discorso del sorteggio era quella che non so se bene o male ho descritto nel verbale che ha letto il dott. Narducci".
PRES. CASORIA (che comincia a spazientirsi): "E cioè?".
MARTINO: "Cioè se effettivamente si riusciva… il giornalista riusciva a scegliere la pallina dell’arbitro prima che fosse scelta la pallina della partita. Questa è, secondo me, l’unica maniera per truccare il sorteggio, ecco".
NARDUCCI: "Dunque in occasione di quel sorteggio?".
MARTINO: "In quel sorteggio sicuramente.. uhm... sicuramente ... mi ricordo di questa tosse nel momento in cui fu scelta quella pallina".
PRES. CASORIA: "Chiarisca meglio, non abbiamo capito il colpo di tosse che incidenza aveva?".
MARTINO: "Ma guardi, io non......".
PRES. CASORIA: "No, no. Lei, nella sua sensazione... intendiamoci! Il colpo di tosse quando avvenne?".
MARTINO: "Nel momento in cui il giornalista scelse la pallina (dell'arbitro ndr) abbinata a quella partita. Però il sig. Bergamo poteva... cioè... poteva capitare, soprattutto nel momenti cruciali della stagione, in particolare nei momenti in cui erano attaccati dai giornalisti o che le cose non erano andate bene poteva avere anche... una cosa nervosa... per cui poteva tossire, ecco".
NARDUCCI (innervosendosi): "Mi scusi Presidente procedo a contestazione... dal verbale di assunzione di informazione reso al PM 28 maggio 2006 dal Martino... sul punto, al di la della circostanza del colpo di tosse... lei dice: “Torno a spiegare per farmi comprendere meglio la prassi regolare che Bergamo e Pairetto avrebbero dovuto osservare durante le fasi dell’estrazione delle palline. Pairetto doveva estrarre le palline relative alle partite. Prassi voleva che Pairetto doveva leggere il bigliettino relativo alla partita di calcio sorteggiata e solo in quel momento il giornalista prescelto, che si trovava a fianco di Paolo Bergamo, avrebbe dovuto a sua volta estrarre la pallina contenente il nome dell’arbitro, così poi da poter determinare il regolare abbinamento partita-arbitro. Sia in occasione dell’incontro Milan-Juve, sia in occasione di quest’altra gara di quel campionato – lasciamo stare per un attimo adesso di quale gara si tratta – mi sono accorto che Gigi Pairetto, magari contestualmente colloquiando con qualcuna delle persone presenti in sala, non aveva fatto la prescritta operazione da prassi, ma aveva indugiato ed aveva poi estratto realmente la pallina e letto il bigliettino della gara solo dopo che aveva notato quale era la pallina concretamente presa nelle mani dal giornalista." Cioè dunque Lei dice che, al di là del colpo di tosse in questa circostanza ed in un’altra che lei non riesce a collocare esattamente nel tempo, aveva notato una variazione della prassi?".
PRIORESCHI: "Possiamo leggere anche quello che dice il 19 maggio su questa estrazione perché se no è monca..."
PRES. CASORIA: "Vabbè sentiamo questa contestazione avvocato..."
NARDUCCI (inviperito): "Dooopo lo fa Lei...!"
MARTINO: "Praticamente... ehm... a tergiversare essendo comunque il giornalista a scegliere la pallina dell’arbitro... il tergiversare era... il giornalista gli piaceva comunque mettere la mano dentro e girare in attesa della scelta da parte del Pairetto della pallina della partita, quindi il tergiversare io lo intendevo dire... magari mentre il Pairetto stava per prendere la pallina nel frattempo già il giornalista ha messo la mano dentro l’urna e girato le palline degli arbitri e scelto la pallina che avrebbe estratto, dopo comunque che Pairetto avesse scelto la pallina della partita. Non so se sono stato chiaro...".
NARDUCCI: "Oltre a questa circostanza vi sono altre situazioni nel corso di quel campionato in cui lei ha potuto apprendere o verificare che erano stati alterati incontri di calcio della Serie A?".
MARTINO: "Sinceramente... ehm... no... sinceramente NO".

A questo punto Narducci, indispettito, gli ricorda, procedendo all'ennesima contestazione, che in un altro verbale aveva parlato di una partita di febbraio 2005 tra Sampdoria e Fiorentina in cui Bergamo gli disse che Dondarini aveva favorito la Sampdoria in quanto società amica di Pairetto, che lo stesso Pairetto era amico di Zamparini e che Carraro aveva nel corso della stagione chiesto un occhio di riguardo per Lazio e Fiorentina affinché potessero rimanere in A. Qui il nostro commento è d'obbligo! Cosa c'entra la Juventus? Se la Fiorentina doveva essere aiutata, perché con la Sampdoria sarebbe stata penalizzata? Mah!

Incalzato dal PM imbufalito, il testimone va in confusione e arriva a dichiarare che se nel maggio del 2006 aveva dichiarato quelle cose è perché si ricordava meglio e che adesso è passato tanto tempo. Poi dice che ogni designatore aveva i suoi arbitri preferiti.

La parte più interessante della deposizione di Manfredi Martino si chiude qui. Narducci continua l'esame del testimone portando la discussione sugli assistenti, la cui designazione, nel corso della permanenza di Martino alla CAN era stata curata da Celli, Nicchi e Guidi e poi successivamente da Mazzei a partire dal 2002/2003.

Martino però conferma che Bergamo e Pairetto avevano sempre l'ultima parola sulla scelta degli assistenti e che, di norma, con arbitro giovane andavano sempre assistenti esperti e viceversa.

Il motivo per cui fu allontanato Nicchi, a detta di Martino, era la sua indipendenza e ciò lo aveva portato a scontrarsi più volte con i designatori anche se il teste non ricorda di preciso quando. Martino dichiara anche che si vociferava che la Fazi avesse remato contro Nicchi, circostanza che fa insorgere gli avvocati della difesa che ricordano al teste di rimanere sui fatti e di evitare di parlare di "voci".

La discussione si sposta poi sull'allontanamento della Fazi dalla segreteria e Martino ricorda che i designatori gli dissero che ciò accadde perché lei non aveva accettato il fatto di non poter più frequentare Coverciano dove si radunavano periodicamente gli arbitri e gli assistenti. Dichiara inoltre che aveva avuto notizia che la Fazi aveva litigato con Moggi e Meani, e infine racconta che stessa sorte era toccata a lui, qualche anno prima, quando gli fu chiesto di non andare più a Coverciano perché, a suo dire, aveva fatto una battuta sulla Roma.

Narducci a questo punto si inalbera e chiede ulteriori spiegazioni a Martino sul perché non fosse gradito a Coverciano.

Martino balbetta e Narducci insiste, chiedendo se la cosa fosse stata influenzata dall'esterno. Il testimone torna a parlare di "sensazioni", scatenando le ire degli avvocati e del Pubblico Ministero.

A questo punto il Presidente CASORIA chiede a Martino di spiegare "tutte queste cose oscure che ci viene a dire".

Come si può immaginare, l'atmosfera in aula è surreale. Si passa al racconto dei rapporti tra il testimone e l'arbitro Massimo De Santis.

Martino racconta che De Santis è un suo ottimo amico e che è un personaggio abituato a millantare in molteplici occasioni.

Con riferimento alla famosa Lecce-Juventus, ribadisce che i designatori apprezzarono l'operato dell'arbitro e racconta che nello spogliatoio, dopo la partita Moggi e Giraudo vennero a salutare la terna, tra cui l'assistente Enrico Ceniccola, che a quanto riportato ebbe un gustoso siparietto con Moggi in cui entrambi si augurarono che, in futuro, potesse essere sempre designato per le partite della Juventus. La circostanza, per la cronaca, è stata smontata nel controesame dall'Avv. Morescanti. Ceniccola, infatti, dopo Lecce, non fu mai più designato per le partite della Juventus!

Viene fatta ascoltare in aula una telefonata tra Martino e Piero Sciascia, dirigente della FIGC, in cui quest'ultimo gli chiede dell'interrogatorio che il Martino aveva sostenuto a Torino da Guariniello, nel corso dell'inchiesta poi archiviata dal Giudice Maddalena.

Narducci chiede poi se, a suo parere, il De Santis, nel corso della stagione 2004/2005 avesse cambiato atteggiamento nei confronti della Juventus.

Qui c'è un passaggio interessante: Martino, raccontando come si era arrivati alla leggenda di De Santis arbitro filo-juventino, specifica che il famoso gol di Cannavaro in Parma-Juve del 99/00 non fu annullato, perché De Santis aveva fischiato prima che la palla entrasse in rete.

Martino conclude poi dicendo che, a suo parere, gli arbitraggi di De Santis nelle partite della Juventus potrebbero esser stati inconsciamente condizionati da quell'episodio.

Al che l'Avv.Prioreschi non può fare a meno di sottolineare che l'inconscio in Tribunale ancora non l'aveva mai visto.

CONTROESAME

Il controesame del testimone Martino si apre con Paolo Bergamo che chiede di rendere una dichiarazione spontanea in cui spiega come avveniva il sorteggio:

“Voglio solo rubare 5 minuti a questo processo perché mi preme chiarire con precisione e con esattezza come avveniva il sorteggio. Non voglio poi entrare in altri meriti. Dunque, questo sorteggio avveniva precisamente così: eravamo ad un tavolo lungo circa 4-5 mt, ad una estremità c’era Pairetto con un’urna grossa come... io sto facendo segnale... di vetro, dove venivano inserite le partite che erano state messe in una busta dal sig. Martino. Dalla posizione di Pairetto, fra questi metri, c’era seduto tutte le volte un notaio che era stato incaricato dalla Federazione perché doveva controllare la regolarità del sorteggio, dopo ci stavo io; a distanza di circa 5 mt c’era un’altra urna dove venivano messe le sfere con le partite, quindi il primo fatto importante è che Pairetto dalla sua posizione non poteva vedere le palline che erano nell’altra urna, perchè la distanza era talmente diciamo alta, i 4-5 metri, che lui non poteva vedere cosa c’era dentro l’urna. Non solo. Ad ogni sorteggio noi chiedevamo chi era il giornalista incaricato dall’USSI che avrebbe fatto il sorteggio, perché noi fino al momento in cui si faceva l’estrazione non conoscevamo il nome del giornalista. Si chiedeva: “Chi è il giornalista incaricato?”, si alzava il tizio, diceva “Hanno telefonato a me”, perché era il presidente dell’USSI, il sig. Capone, che lo incaricava. Veniva lì, aspettava che Pairetto sorteggiasse la partita, dopo di che lui sorteggiava l’arbitro”. Poi continua: “Non solo. Avveniva in un'aula dove il pubblico era ammesso. C’erano giornalisti. Tutte le volte c’erano almeno 20-30 giornalisti che assistevano, che controllavano. C’erano le telecamere della televisione, c’erano a volte dei dirigenti di Società, dei presidenti di Società, quindi era un sorteggio pubblico che veniva fatto alla presenza di chi voleva partecipare.”

Successivamente prende la parola l'avvocato Silvia Morescanti (difesa Fabiani), che riesce a far confermare al Martino che l'episodio del colpo di tosse era solo una sua sensazione e che in ogni caso l'esito del sorteggio tagliava la testa ad ogni sospetto, essendo stato estratto Collina, a detta di tutti il miglior arbitro del mondo.

Soprattutto smonta il famoso "teorema Ceniccola", dimostrando che l'assistente dopo Lecce-Juve non fu designato più per le partite della Juventus.

L'avv. Bonatti (difesa Pairetto) chiede al Martino se avesse mai ascoltato i designatori dare indicazioni agli arbitri affinché favorissero una squadra piuttosto che un altra. Martino risponde secco "NO".

Il controesame di Maurilio Prioreschi (difesa di Moggi) comincia con l'elenco di tutte le date in cui Manfredi Martino ha deposto presso gli organi inquirenti, in particolare ben due volte alla procura di Torino nel 2005, per sette volte dai CC di Roma o dai PM di Napoli ed infine due volte all'ufficio indagini della FIGC nel 2006.

Prioreschi successivamente inizia un lungo tiro al bersaglio, che mette a nudo tutti i limiti della versione raccontata dal Manfredi Martino.

Innanzitutto gli rinfaccia che a febbraio 2005, quando depose da Guariniello a Torino, non fece minimamente accenno ad un eventuale sorteggio truccato. Lo incalza poi accusandolo di essere stato manipolato dai Carabinieri. Martino crolla e ammette che i Carabinieri erano convinti a prescindere che il sorteggio fosse truccato, e che pretesero da lui una spiegazione logica a questa convinzione.

Ecco quindi che Martino snocciola il famoso teorema delle palline ammaccate e della tosse, teorema di cui neanche lui sembra molto convinto, visto che ribadisce più volte che trattasi di sue “sensazioni”.

Ma Prioreschi non si ferma. Ottenuto il primo punto a favore, tira fuori una dichiarazione firmata dal Martino ai Carabinieri, nella quale il testimone dichiara: "Per il momento non ho altro da aggiungere e nel restare a disposizione per qualunque chiarimento che dovesse presentarsi, voglio ribadire la mia assoluta estraneità a condotte riguardanti la gestione delle designazioni arbitrali con particolare riferimento al campionato 2004/2005, tenuto conto che nel campionato corrente si è tornati ad un metodo a designazione diretta anche degli arbitri".

Il difensore di Moggi gli rinfaccia dapprima il termine “ribadire”, sottolineando che non vi è traccia nei verbali della stessa dichiarazione, ed infine lo mette all’angolo, insinuando che tale dichiarazione possa essere stata fatta per paura di un suo coinvolgimento come imputato, e quindi su consiglio più o meno velato degli stessi inquirenti. Martino cade dalle nuvole e afferma di non ricordare neanche di aver mai firmato una cosa del genere. Prioreschi non ha pietà e affonda:

AVV.PRIORESCHI: “Non gliel'hanno fatto presente. Quindi Lei non sa perché ha dovuto specificare... voglio dire: le avranno detto "stai attento, puoi essere coinvolto", l'avranno sollecitata, pressata... non voglio dire minacciata... qualcosa devono averle detto perché Lei fa una dichiarazione di questo genere...”

Con il testimone in bambola, Prioreschi tira fuori una lunga lista di SMS e di telefonate tra Martino e Meani (Milan ndr), nel quale il primo comunica al secondo, prima degli orari ufficiali, designazioni, griglie, assistenti ed altre informazioni riguardanti le terne arbitrali.

Poi comincia a fare domande sull’argomento.

AVV. PRIORESCHI: E perché fa queste anticipazioni?
M. MARTINO: Perché mi aveva chiesto di farlo...
AVV. PRIORESCHI: E vabbè, mi scusi...che significa? Non è che lo fa una volta... glielo chiedeva ogni volta? Lo faceva sistematicamente. Io ne ho presi tre o quattro, ma ce ne sono...
M. MARTINO: Sì, sì.
AVV. PRIORESCHI: Quindi Lei lo faceva sistematicamente?
M. MARTINO: Sì.
AVV. PRIORESCHI: Quindi si poteva fare questa cosa o meno?
M. MARTINO: Ehm, chiaramente non si poteva fare.

Manfredi Martino sembra capire che quanto sta accedendo potrebbe ritorcersi contro di lui e afferma che tutto quanto veniva detto e fatto tra lui e Meani era pura accademia e che tra i suoi compiti c’era appunto quello di assicurare la “customer satisfaction” dei suoi interlocutori, attraverso anche millanterie come quelle appena lette ed ascoltate. Dichiara che tutto quello che veniva fatto rientrava nei compiti istituzionali della segreteria, che comunque era interessata a percepire gli umori delle singole società verso il mondo arbitrale.

Tombale l’entrata a piedi uniti del giudice Casoria:

PRES. CASORIA: Cioè son parole al vento, insomma?
M. MARTINO: Eh sì... per quel che mi riguardava sì... ripeto: il discorso era per sentire l'umore del Milan nei confronti degli arbitri... quindi il mio è un assecondarlo.

Il controesame di Prioreschi termina con il testimone molto provato.

Le domande di Trofino (difesa Moggi), Messeri (Arb.Bertini) e De Vita (Bergamo) aggiungono pochi spunti ad un quadro ormai delineato.

Il PM Narducci allora tenta una mossa disperata e prende nuovamente la parola ritornando sulla dichiarazione del Martino circa il presunto sorteggio "truccato" antecedente la partita Juve-Milan, nel quale lo stesso Martino aveva parlato di "un fatto percepito a sensazione".

Martino conferma tutto e allora Narducci contesta l'affermazione con la lettura del verbale del 12 maggio del 2006, nel quale Martino dice di aver "ricevuto disposizioni da entrambi i designatori affinché venissero predisposte le palline in un determinato modo".

La trappola di Narducci scatena l’immediata reazione degli avvocati della difesa che costringe il Pres. Casoria a prendere la parola per calmare gli animi e a chiedere al testimone di chiarire definitivamente la circostanza.

Martino risponde dapprima che le indicazioni che venivano date erano in relazione alle griglie e che poteva capitare di mettere il bigliettino X in una pallina particolarmente ammaccata, ma poi successivamente parla di “imbarazzo” quando bisognava presentare al sorteggio una pallina troppo ammaccata, per cui i designatori gli dicevano addirittura di sostituirla.

Il Pres. Casoria a questo punto sbotta, notando le incongruenze gravi rispetto a quello che Manfredi aveva detto ore prima ("le palline erano tutte più o meno ammaccate e sverniciate, quindi facilmente riconoscibili") e lo richiama all'ordine, asserendo che le sue dichiarazioni attuali sono quanto meno ambigue e gli ricorda che “deve dire la verità” e che è perseguibile per falsa testimonianza!

L’udienza prosegue tra le urla del PM Narducci che viene richiamato all’ordine dal Pres. Casoria, e che infine pretende nuove spiegazioni dal Martino con riferimento a queste presunte inserzioni di bigliettini "x" nelle palline:

MARTINO: "Io ne ricordo a mente tre o quattro di casi nei quali in un paio la pallina fu cambiata perché troppo ammaccata... e in un altro paio di occasioni durante la prima giornata della stagione 2004/2005, nella quale mi fu detto di mettere il fogliettino riguardante una determinata partita in una pallina leggermente più ammaccata, senza vernice delle altre... e l'altra non me la ricordo... La seconda era in un sorteggio relativo alla Serie B. Ed era alla presenza di entrambi i designatori.
NARDUCCI: “Oltre a queste due occasioni, ci sono altri casi in cui è successa una situazione più o meno uguale a queste?
MARTINO: “No.”

Narducci a questo punto molla la presa, sfinito.
E anche noi, che abbiamo dovuto farne il resoconto, non siamo freschissimi!
I lettori avranno ormai abbastanza materiale per farsi un'idea.
Noi ci limitiamo a ricapitolare quanto abbiamo ascoltato:

1) Carraro disse di avere un occhio di riguardo per Lazio e Fiorentina.
2) Secondo Bergamo, la Sampdoria era stata favorita nella partita contro la Fiorentina (Ma non doveva avere un occhio di riguardo?).
3) Martino e Meani, su input di Galliani, parlavano tutti i giorni di arbitri, assistenti e griglie.
4) Nella stagione 2004/2005 De Santis, nel dubbio, fischiava contro la Juventus.
5) Lotito chiamava tutti i giorni i designatori.
6) Della Valle (Fiorentina) e Corsi (Empoli) frequentavano Coverciano.
7) Ceniccola non ha mai più fatto l’assistente in partite della Juventus nonostante le battutacce di Moggi.
8) I verbali di Manfredi Martino sono tutti diversi.
9) I carabinieri partono dalla soluzione (il sorteggio è truccato!) e arrivano al problema (Il sorteggio è truccato?).
10) Se il sorteggio di Milan-Juve era truccato, non era truccato per favorire la Juventus, visto che la partita fu arbitrata da Collina, arbitro notoriamente sgradito agli ex dirigenti bianconeri.

Ma allora, perché la Juventus è andata in serie B?

Chiudiamo la nostra analisi riportando quanto scritto da Enzo Bucchioni su IL GIORNO dell'8 novembre 2009:

"E non sappiamo neppure quanto equilibrio ci sia nelle dichiarazioni di Manfredi Martino al processo per Calciopoli. Secondo lui il sorteggio era truccato. Ora io vago tra il sentirmi offeso e il sentirmi indagato. E con me tutti quei venti-trenta giornalisti che a turno per un paio d’anni hanno tirato su le palline dall’urna di Coverciano. Qui non si tratta di stare con Bergamo o contro Bergamo, con Pairetto o contro Pairetto, si tratta solo di stare con la verità. Io non ho mai estratto palline calde o fredde, o palline ammaccate come dice Manfredi Martino. E come me hanno fatto tutti i rispettabilissimi colleghi. Non ho mai sentito i colpi di tosse dei designatori e se anche li avessi sentiti avrei pensato all’influenza di stagione. In questo paese senza equilibrio, ormai ognuno può dire quello che vuole impunemente. Per questo mi aspetto in tempi brevi una discesa in campo dell’Unione stampa sportiva in difesa di una categoria spesso indifendibile, ma non nel caso in questione. Chiedo troppo? In caso contrario la magistratura dovrebbe farsi dare i nomi di tutti i giornalisti e denunciarli per favoreggiamento nei confronti della «Cupola» di Moggi. Perché negli anni di Calciopoli, gli arbitri non li sorteggiavano Bergamo e Pairetto, ma i giornalisti. Per ricordarlo non serve un mago, basta un po’ di memoria. Datemi l’equilibrio, solleverò il mondo: ma l’impresa è titanica."




I nostri video sulla deposizione di Manfredi Martino:

YouTube- Calciopoli: Martino Manfredi tra "non so" e "non ricordo"
YouTube- Calciopoli: l'interesse del Milan per le griglie - 1
YouTube- Calciopoli: l'interesse del Milan per le griglie - 2
YouTube- Beha critica la Gazzetta su Calciopoli- 8/11/09

Bianconero10
10.11.2009, 11:31
Moggi: "Indagate i giornalisti"
Calciopoli, l'ex dg bianconero attacca

All'apertura della nuova udienza del processo Calciopoli torna a tuonare Luciano Moggi in una deposizione spontanea in riferimento alle dichiarazioni rese da Martino, ex segretario Can, in cui accusava un giornalista sportivo di essere condizionato nella scelta della pallina da sorteggiare da un colpo di tosse di Pairetto. "Se questo è vero - ha detto l'ex dg bianconero -, il giornalista era parte della combine e andrebbe dunque indagato".

La provocazione di Moggi è rimbombata fuori le mura del Tribunale di Napoli dove è iniziata una nuova udienza del processo Calciopoli davanti alla nona sezione penale, collegio A. Il riferimento dell'ex dirigente bianconero va all'ultima udienza e più precisamente alle dichiarazioni rese da Manfredi Martino in cui l'ex segretario del Can aveva parlato di un colpo di tosse dell'ex designatore Pairetto in modo da condizionare la scelta del giornalista sorteggiato alla scelta delle partite alla vigilia di un Milan - Juve, partita decisiva per l'assegnazione dello scudetto 2004-2005. "Non lo so se è vero - ha continuato Moggi - ma se così fosse sarebbero da indagare tutti i giornalisti sportivi e i notai che hanno partecipato ai vari sorteggi".

eldavidinho94
10.11.2009, 11:49
esatto, indagate i giornalisti
se erano li, ad estrarre le palline vecchie e riconoscibili
erano corrotti anche loro, o no?

si danno la zappa sui piedi

eldavidinho94
10.11.2009, 11:53
Ancora su Calciopoli, le palline e il Televideo vivente

http://juvemania.it/wp-content/uploads/2009/11/calciopoli.jpg (http://juvemania.it/wp-content/uploads/2009/11/calciopoli.jpg)


Come prevedibile, la stampa sportiva italiana, nella quasi totalità, ha pensato bene di dare il giusto risalto alle esternazioni di tale Manfredi Martino, dal 1999 al 2006 nella segreteria della Can, protagonista nell’ambito del processo Farsopoli Calciopoli di Napoli. L’aggettivo più usato per le “nuove” rivelazioni sul meccanismo dei sorteggi arbitrali è stato senza dubbio “interessante“, seguito da “sconcertante“. Tralasciando la stupidaggine delle palline letta e commentata ieri (http://juvemania.it/calciopoli-i-colpi-di-tosse-e-le-palline-nellurna/), passiamo oltre, dato che la stragrande maggioranza delle testate italiane ha omesso (volentieri) che non si è parlato solo di Moggi e Juventus, a Napoli. Sono state infatti tirate in ballo altre società, quali Lazio, Fiorentina e – soprattutto – Milan. Ma torniamo al nostro Martino, il quale nello specifico si occupava di inserire nelle palline colorate i foglietti contenenti i nomi degli arbitri (http://adv08.edintorni.net/affiliati/click/?q=arbitri&a=6375&e=5&y=6&j=BB10E2C30B677DED7D6A802B1B9A553Dhttp%3A%2F%2Fadv ertiser%2Eedintorni%2Enet%2Fredirect%2Easp%3FidG%3 D1536%26idA%3D89973%26query%3Darbitri%26cpk%3Da%26 idU%3D218%26location%3Dhttp%253A%252F%252Ffeed%252 Eedintorni%252Enet%252Fkelkoo%252Fredir%252Easp%25 3Fgo%253D1%2526track%253D%2525keywordid%2525%2526u rl%253Dhttp%25253A%25252F%25252Fit%25252Eshopping% 25252Eyahooapis%25252Ecom%25252Fctl%25252Fgo%25252 FoffersearchGo%25253F%25252Ets%25253D1257728999723 %252526%25252Esig%25253DwXeHDW2eO75sIqTcv%25255FqY JmoUiIk%25252D%252526catId%25253D100332123%252526l ocalCatId%25253D100303523%252526comId%25253D298470 1%252526offerId%25253D6efdb888171d3b5df9e526af962d fd60%252526searchId%25253D217146178141%25255F12577 28999723%25255F2169476%252526affiliationId%25253D9 6919291%252526country%25253Dit%252526wait%25253Dtr ue%252526ecs%25253Dok%2526id%253D6efdb888171d3b5df 9e526af962dfd60%2526query%253Darbitri%2526country% 253Dit%2526category%253D100303523%2526merchant%253 D2984701%2526operator%253Dand&r=&x=1257853129671&z=tt.lh.64249C1F1826EFED8A7B0B58D1FD3ACB&i=336) e le partite in programma. “In occasione della prima partita di campionato della stagione 2004-2005 mi venne chiesto da Pairetto e Bergamo di inserire un biglietto X all’interno di una determinata pallina particolarmente ammaccata”. Si, avete letto bene: la Cupola – ops, quella no, dato che Sandulli ammise che non esisteva: diciamo I Poteri Forti - volevano pilotare una gara di campionato per aiutare una determinata squadra. Ma non lo scontro decisivo per lo scudetto o in occasione di un match-salvezza particolarmente importante: per la prima partita di campionato… Meglio ben cominciare una stagione, direte voi, e posso anche concedervelo; peccato che in quell’occasione non ci furono episodi sospetti di alcun tipo, tali da poterli ricondurre ad un pilotaggio da parte dell’arbitro.
Nello specifico:


la Juve schiantò il Brescia 3 a 0, chiudendo di fatto il match con Trezeguet ed Ibrahimovic nel primo tempo:
l’ Inter pareggia con il Chievo a Verona (queste le parole dell’allenatore Mancini a fine gara: “”È chiaro che avrei preferito una vittoria, ma non dite che non sono soddisfatto. Sapevamo che la gara non era facile perché affrontare il Chievo nelle prime giornate di campionato è sempre difficile. Noi, per altro, abbiamo avuto molti gocatori impegnati con le loro nazionali, quindi un po’ di stanchezza era da mettere in conto. Tuttavia la partita, come sempre accade, è stata decisa a episodi, potevamo andare sul 2-0, invece nel capovolgimento di fronte abbiamo subito il pareggio“);
il Milan pareggia 2-2 con il Livorno, tra l’altro giocando praticamente tutta la gara in dieci per l’espulsione di Dida ed il rigore conseguente per atterramento di Vigiani in area (qui il commento sul sito ufficiale: “Il Milan inizia il campionato 2004-2005 con un pareggio in casa contro il Livorno. La gara per i rossoneri era cominciata bene, con il gran gol di Clarence Seedorf dopo due minuti dal fischio d’inizio della gara. Poi al 7’ l’episodio che ha cambiato la partita: Dida atterra Vigiani, per Pieri è calcio di rigore ed espulsione diretta. Se il penalty ci sta, è tutto da dimostrare che Dida fosse ultimo uomo e che Stam non potesse recuperare su Vigiani che si era allungato il pallone. Giocare in dieci uomini per quasi l’intera durata del match non ha certo facilitato le cose per i rossoneri che, subito il pareggio di Lucarelli appunto su rigore, hanno trovato la forza di reagire. Nuovo vantaggio firmato Seedorf, nuova pareggio da parte di Lucarelli. Una gara che la squadra ha giocato bene, ma che purtroppo non ha portato i tanti sperati tre punti“) e la Roma vince in casa contro la Fiorentina con una rete di Montella. Due espulsioni in questa gara da parte di Dondarini, ma sacrosante: Viali che perde palla e trattiene Totti (ultimo uomo) trascinandolo a terra dopo 13 minuti (nessuna protesta) e Cassano che da uno schiaffo a Chiellini nel recupero del primo tempo;
L’unica partita che potrebbe essere un po’ “strana” è Sampdoria – Lazio, vinta dai biancocelesti con un rigore di Di Canio ed espulsione del portiere sampdoriano. Ma a rivedere l’episodio, Antonioli travolge effettivamente Inzaghi lanciato a rete: rigore sacrosanto fischiato da Rosetti e nessuna protesta da parte dei giocatori doriani (l’episodio, infatti, in molti se lo ricordano non per la dinamica che ha portato al penalty, ma per la conseguente litigata in campo tra Inzaghi e Di Canio per chi dei due doveva tirarlo…).

In definitiva, non riusciamo a capire quale di queste partite (e come, più che altro) sia stata “taroccata”, come non riusciamo a capire quale delle Big sia stata eventualmente aiutata: misteri della Fede, si diceva una volta.
Ma torniamo alla ricostruzione di Martino, il quale prosegue: “I designatori mi dissero che Carraro aveva chiesto di aiutare Fiorentina e Lazio a non andare in serie B”. Ma non sa nulla sul “come” e sul “chi” sarebbero i protagonisti di questi “aiuti”. Quindi trattasi di aria, o poco più.
In aula sono stati lette infine alcune intercettazioni di sms tra Martino e l’addetto agli arbitri del Milan Meani. “Sapevo che non era regolare ma lo facevo per mantenere buoni rapporti con le società soprattutto quelle più importanti e per sondare i loro umori”. Sulla questione arbitri e sorteggi si è scritto veramente tanto; ricordo la ricostruzione relativa alle presunte irregolarità affibbiate a Moggi, il quale nel corso di un intercettazione telefonica indovinò in anticipo l’arbitro di una gara importante; episodio che, per l’accusa, era chiaramente un fatto grave, ovvero una prova inequivocabile che Moggi sapeva in anticipo chi avrebbe arbitrato una determinata gara e che magari l’aveva pure scelto lui. Peccato che i solerti giudici non conoscessero affatto, all’epoca del processo e del dibattimento-lampo, il meccanismo di assegnazione degli arbitri per le gare di cartello, le fasce meritocratiche e tutto il resto (in pratica: se c’è una gara importante e ci sono tre arbitri Top designabili, di cui uno già assegnato ed uno non assegnabile per aver arbitrato una delle due squadre la domenica prima, è PALESE che sarà designato il terzo). Concetti semplici, che la maggior parte delle persone non conoscono e chi li conosce fa finta di essersene dimenticato.
Ma chiudiamo, venendo al fatto unanimamente definito dalla stampa come “grave“: gli sms con i nomi degli arbitri designati partivano dal cellulare di Martino verso quello di Meani appena dieci minuti dopo il sorteggio. Avete capito bene? Il fattaccio grave è che questo Martino faceva da Televideo vivente a Meani come ad altri, comunicando con un messaggino l’arbitro già designato qualche minuto prima (o magari in contemporanea) rispetto al tempo necessario per leggerlo/sentirlo in TV.
C’è bisogno di commentare ulteriormente?

AlexnelCuore
10.11.2009, 16:18
Moggi: "Perchè l'intercettazione di Carraro è passata inosservata?"

Stamane vi abbiamo dato conto della prima desposizione spontanea (http://www.tuttojuve.com/?action=read&idnotizia=11889)resa da Luciano Moggi al processo "Calciopoli" in corso a Napoli. Dopo aver detto la sua in merito alle dichiarazioni dell'ex segretario della Can, Manfredi Martino, sui sorteggi pilotati, l'ex direttore generale della Juventus ha poi puntato l'indice su Franco Carraro, all'epoca presidente della Figc: "La sua intercettazione e' passata inosservata. Sono stato anche accusato di aver fatto retrocedere il Bologna, quando poi si va a leggere un'intercettazione dell'allora presidente Figc Franco Carraro nella quale dice al designatore Bergamo che bisogna aiutare Lazio e Fiorentina ad evitare la retrocessione. Guarda caso retrocedono Bologna e Brescia e si salvano Lazio e Fiorentina".
Moggi si autoassolve: "Detto questo vorrei chiedere cosa c'entra in tutto questo il sottoscritto, impegnato a difendere gli interessi della propria società di appartenenza e totalmente all'oscuro delle iniziative del presidente Federale", ha dichiarato Lucianone.

gabriele
11.11.2009, 16:06
<TABLE border=0 cellSpacing=0 cellPadding=0 width=570><TBODY><TR><TD class=style15 height=100 vAlign=center align=middle>Calciopoli, dichiarazione Moggi</TD></TR><TR><TD height=15 colSpan=3 align=middle>

</TD></TR><TR><TD colSpan=4 align=left>Tribunale di Napoli - Udienza del 10 novembre 2009. Dichiarazione spontanea di Moggi

L’udienza si apre con l’avvocato Catalanotti (sembra, almeno “a sensazione” di chi scrive) che non trova una collocazione, alla fine trova una sedia e si siede (si piazza in prima fila di fianco ai pm...).
Il presidente rivolto ad una delle due colleghe: «Ma non ho capito, non ci stanno all’economato due sedie in più? La prossima volta le vado a piglià io. Vogliono stare tutti in prima fila»!

In aula è presente Luciano Moggi che chiede subito parola per rendere dichiarazione spontanea.
E così Moggi per la prima volta prende la parola nel processo: «Presidente grazie di concedermi cinque minuti del vostro tempo. Io credo di dover dire qualcosa perché dal 2006 sono stato massacrato in tutti i sensi, ritengo anche ingiustamente…»
Qui si sente qualcuno che sbuffa, il Narducci?
Moggi: «…Vorrei far presente una cosa, all’udienza del 6 (udienza precedente) non c’era nessun giornalista tranne un giornalista dell’ANSA. Il quale giornalista dell’ANSA ha fatto un resoconto più o meno di questo tipo. “…erano decolorate, e per questo riconoscibili le palline che venivano usate per i sorteggi arbitrali. È quanto ha detto Martino, all’epoca segretario CAN, ascoltato come teste alla nuova udienza del processo calciopoli in corso davanti ai giudici della nona sezione del Tribunale di Napoli eccetera…”. Non dice nient’altro, guardi la gazzetta dello sport come titola in prima pagina: “Ecco come truccavano i sorteggi”. Credo che questo sia l’esempio tipico di quello che esce da quest’aula, evidentemente c’è qualche uccellino che dice cose che non dovrebbe dire, e i giornalisti invece di riferirsi ai propri referenti che erano quelli dell’ANSA, si riferiscono altrove.
Io non so chi sia, ma qualcuno lo sa qui dentro. (vero signori in prima fila? - ndr).
Detto questo, vorrei passare appunto al discorso del processo.
Il processo è partito, la seconda parte di calciopoli…»
Interviene la Casoria:«Però non un comizio eh? Le spontanee dichiarazioni devono attenere all’imputazione».
Moggi : «Presidente io non sono pratico… Il processo è partito con due persone in particolare: Franco Dal Cin, che è noto nel calcio come uno che ha venduto una partita e sono girati 250.000 euro in una borsetta, squalificato per cinque anni. Ed è partito con Armando Carbone, il quale ha detto tranquillamente di essere un che comprava arbitri e aggiustava partite.
Quindi queste sono secondo me chiacchiere da bar, che in un processo penale non hanno senso anche per effetto dell’articolo 194 del codice penale. Però… siamo qui e discutiamo.
Allora entrerei nel merito dell’udienza del 6 ultimo scorso.
Il Martino viene sentito in undici interrogatori dai quali emerge praticamente quello che (non – ndr) si è sentito l’ultima volta. Per la prima volta lui ha detto quello che non si è sentito in undici interrogatori compreso quelli sportivi.
Su domanda dei miei avvocati, sul perché non lo avesse detto al dottor Guariniello, ha candidamente risposto che “non ci ha pensato”. Cioè, non ha pensato a dire quello che ha detto qua, e cioè che due volte i designatori gli hanno detto di mettere le palline.
Il Martino viene poi sentito dai carabinieri di Roma, capeggiati dal Maggiore Auricchio in data 12 maggio, è un interrogatorio effettuato alla presenza di quattro tra ufficiali e sottufficiali dei carabinieri, che incomincia alle 19:00 e finisce alle 1.15: quattro pagine di verbale.
Qui singolarmente cominciano ad affiorare ricordi sulle palline usurate e la tardata percezione sul sorteggio Milan-Juve, dove Pairetto, a dire del Martino, avrebbe tardato per una frazione di secondo ad estrarre la pallina con la squadra, rispetto all’estrazione dell’arbitro fatta da un giornalista.
Questo verbale si chiude con una sua dichiarazione di estraneità ai fatti calorosamente messa a verbale dal Martino, che però lui non ha detto di aver mai fatto, anche se era preoccupato per la sua posizione.
Il tredici maggio il Martino consegna le palline ai carabinieri e sottoscrive un altro verbale. Viene interrogato di nuovo, questa volta dal pm di Napoli, il 19 maggio 2006 e torna sulla percezione di Milan – Juve; per la cronaca è stato sorteggiato Collina, il miglior arbitro in circolazione. Quello che tutti volevano che fosse l’arbitro di quella partita.
E adesso una parentesi su Collina. Intanto Collina viene in questa partita e non espelle Nesta, danneggiando la Juventus.
Successivamente ci viene ad arbitrare la partita di Supercoppa italiana… Adesso dovrei spiegare un attimo come funziona queste cose: Ci sono i tempi normali di 90 minuti e poi ci sono i tempi supplementari. Al termine del primo tempo supplementare se una squadra è in vantaggio, finisce la partita e quella squadra vince la partita. Bene, Collina in quella partita ha concesso, alla fine del primo tempo supplementare un rigore a favore del Milan. Poi Trezeguet ha pareggiato e poi abbiamo vinto ai rigori.
Viene fuori cosa? Si va a leggere le intercettazioni, ed è strano signor presidente che l’intercettazione non sia dentro questo processo (cercheremo di mettercele noi…), viene fuori che Collina parla con Meani dirigente del Milan addetto agli arbitri, e cosa dice? “Io vorrei parlare con Galliani (vicepresidente del Milan e presidente delle Lega calcio), però vorrei parlare con Galliani in un luogo sicuro” cioè, Meani aveva un ristorante, “dovresti fissare con Galliani un appuntamento a mezzanotte quando il locale tuo è chiuso, io giro dalla porta di dietro e nessuno mi vede…”.
Adesso, voglio dire, a pensar male certe volte ci si indovina. Lasciatemi pensar male…
Collina in pratica ha detto una cosa da arbitro in attività, e se fosse stata veramente una cosa, come ha sostenuto lui, che poteva portare lui in una carriera di direttivo di arbitri, prima di tutto doveva andare in Lega, perché Galliani era presidente di Lega. Non doveva aver bisogno di quello che era un luogo chiuso, a mezzanotte, dalla porta di dietro. Questo attualmente è il designatore italiano degli arbitri. Detto questo, credo ci sia poco da dire.

Per quanto riguarda poi il colpo di tosse, bisognerebbe domandare al Martino (e questa sarebbe una cosa interessante), se il segnale era diretto al giornalista che ha pescato nell’urna e se quindi questo giornalista faceva parte della combine. In questo casi tutti i giornalisti che hanno partecipato ai sorteggi dovrebbero, insieme ai notai, essere considerati facenti parte della combine. Io questo non lo so se sia vero o no, però se questo qua, basta un colpo di tosse per dire che un sorteggio è truccato, allora tutti quelli che hanno partecipato al sorteggio giornalistico devono essere incriminati, portati in aula ed essere interrogati. Perché tutti facevano parte di questa cosa, compresi i notai.
Il presidente sollecita Moggi a terminare: «Tanto li può intervenire quando vuole, il codice le dà questa possibilità».
Moggi: «Mi permetta ancora due cose, che mi riguardano personalmente».
Casoria: «Poi c’è anche la difesa tecnica. Lei ha due validi difensori»
Moggi: «Presidente, non ho parlato mai, non ho disturbato.
La prima: la dichiarazione di Manfredi Martino. Io ho un capo di imputazione perché il Martino è andato dal pm e ha detto: “neppure informalmente le società di calcio possono sapere le designazioni della quaterna fino alle 12.15, fino a quando cioè arrivano alle società di calcio i fax mandati dalla Federazione”
Allora, io ho detto nell’interrogatorio che ho sostenuto che ciò non era vero perché io avevo telefonato. È successo che la mia segretaria durante un mio viaggio a Milano mi ha telefonato e mi ha detto il nome dell’arbitro e io ho detto: “va bene, e gli assistenti?”, “gli assistenti non ci sono”. Erano le 11:53. Io le ho detto”quando mi ritelefona, mi dica che gli assistenti sono questi”. Ecco, io ho ricevuto un capo d’imputazione perché conoscevo il nome degli assistenti. Bene, siccome quello che dava le notizie quando io ho telefonato, era proprio Martino Manfredi, le dava a tutti quanti, adesso io vi faccio vedere: io 11:53, 11:51 sempre a Meani “Copelli e Ambrosino” (è un sms registrato. Partita prima di Lecce, questa è anche più grave secondo me, “Arbitro Trefo (sarebbe Trefoloni), non mollate vi prego”. Questo lo dice il segretario della CAN. E questo viene a fare il testimone. Adesso voi dovete guardare, se avete l’occasione, si riferiva alla partita Lecce – Milan, dovreste guardare cosa ha fatto Trefoloni in quella partita e se in pratica era una cosa che poteva giustificarsi. Poi ce n’è anche altre, addirittura 11:34 manda sms: “Collina, De Santis, Farina eccetera”. Non sto a tediarvi di più.
Per dimostrarvi l’attendibilità di questo teste, che praticamente lascia il tempo che trova. Io lo dio per me, poi lo dovrete giudicare voi.

Poi c’è l’ultima cosa e ho finito.
Mi hanno incolpato, tra le altre cose, della retrocessione di alcune squadre, tra cui il Bologna ed il Brescia.
Io ero attento a seguire la mia squadra, non per la retrocessione, ma per vincere il campionato. La squadra mia era la Juvenus.
Si vanno a sentire delle intercettazioni, e si sente cosa? Che il presidente federale, dottor Carraro in persona telefona al designatore e gli dice: “Adesso non si può fare niente perché la Lazio va a giocare a Milano, però da domenica bisogna tentare di salvare la Lazio” e assieme alla Lazio c’era la Fiorentina. Io sono stato incolpato!
Il presidente federale dice queste cose, io cosa c’entro con la retrocessione di due squadre, nella fattispecie il Bologna e il Brescia?

Questo è il problema di questo processo. E però le intercettazioni sono sparite, ed è sparito pure il presidente federale.

Ho finto presidente».


</TD></TR></TBODY></TABLE>

gabriele
12.11.2009, 16:41
<TABLE border=0 cellSpacing=0 cellPadding=0 width=570><TBODY><TR><TD class=style15 height=100 vAlign=center align=middle>Calciopoli, esame Di Laroni</TD></TR><TR><TD height=15 colSpan=3 align=middle>

</TD></TR><TR><TD colSpan=4 align=left>Tribunale di Napoli - Udienza del 10 novembre 2009. Esame Maresciallo Di Laroni.

Casoria: «Allora pubblico ministero, chi è il teste presente?»
Narducci: «Presidente prima di iniziare l’esame del testimone, io informalmente ne ho parlato con alcuni difensori…». Praticamente l’esame verte sulla ricostruzione del traffico telefonico delle utenze di gestori stranieri, riportate in tre annotazioni dei carabinieri inserite nel fascicolo. Siccome sono annotazioni di tipo tecnico, il pm (stante la natura “tignosa” dell’argomento, e fatto salvo il diritto al controesame delle altre parti), chiede di non fare l’esame del teste, ma di limitarsi ad acquisire le tre annotazioni. Per questo ha bisogno però del consenso di tutte le altre parti. «Questa soluzione permetterebbe di superare questa parte molto faticosa, che è una parte di ricordo e di riferimento del teste a questi dati».
Il presidente chiede il parere delle parti.
Catalanotti: «Per quanto riguarda la parte civile non c’è nessuna obiezione signor presidente». E quando mai Catalanotti si oppone al “valoroso” Narducci, per l’occasione anche compagno di banco.
Messeri: «Da parte mia c’è opposizione». Questa eccezione già sarebbe da sola sufficiente a respingere la proposta del pm».
Ma, incredibile, Russo: «La responsabile civile Juventus si oppone». Non ci posso credere, la Juventus che si oppone a qualcosa dell’accusa!!!
Casoria: «Pubblico Ministro, dobbiamo procedere all’esame del teste»

Viene introdotto il teste, Maresciallo «Di Laroni Michele nato ad Avellino… effettivo al Nucleo dei carabinieri del Comando provinciale di Roma».

Di Laroni, prima delle domande chiede: «Presidente, una cortesia: se posso consultare andando avanti, atti a mia firma».
Casoria: «In aiuto della memoria, senz’altro».

Narducci: «Lei ha partecipato a questa attività di indagine. Vorrei sapere da lei se nel corso delle indagini avete acquisito elementi relativi alla utilizzazione, da parte delle persone nei cui confronti le indagini venivano condotte, di utenze cellulari di gestori telefonici stranieri. E se sì, sulla base di quali elementi concreti è stato possibile questa acquisizione di dati»
Di Laroni: «Sì. Allora noi tramite tutto un lavoro di analisi abbiamo acquisito una serie di elementi che ci portano a ritenere che alcuni dei soggetti potessero avere delle utenze riservate per alcuni loro colloqui, e soprattutto erano delle utenze di carattere internazionale».

Interviene l’avvocato Messeri che chiede al presidente di invitare il teste a riferire chi, quali soggetti hanno fatto materialmente fatto le indagini. Questo per valutare se si tratta di testimonianza di diretta o di dati riferiti indirettamente da testimone, il tutto anche per evitare continue interruzioni.

Il teste riferisce che sono tutte attività che ha seguito direttamente insieme a altre persone di cui era sovraordinato.

Narducci dice a Messeri di non scavalcare la fila: «Lei può attendere il suo turno no? Mi scusi».
Casoria: «Andiamo…avanti, avanti».

Di Laroni: «io ho seguito le indagini dal momento che è arrivata la prima delega nell’estate 2004, sono stato incaricato dal Maggiore Auricchio, insieme al mio gruppo di lavoro. Dal momento che abbiamo redatto la prima nota del 19 settembre 2004, in cui si dava evasione alla delega da parte della Procura della Repubblica di Napoli e venivano chieste tutta una serie di attività tecniche, ho sempre seguito l’indagine fino ad oggi, tolto alcuni servizi di osservazione, tutto il resto è stato seguito da me direttamente. Essendo in una struttura sovraordinata, riferivo tutto al mio superiore che all’epoca era il Maggiore Auricchio.
L’indagine parte con un’attività tecnica che va dal mese di ottobre/novembre 2004 fino al mese di giugno 2005.
Nel corso di tale attività tecnica, alcuni soggetti di cui noi monitoravamo le utenze, e in particolare il signor Luciano Moggi e a quelli all’epoca designatori arbitrali, Bergamo e Pairetto, qualora parlavano sulle utenze che noi monitoravamo, abbiamo raccolto una serie (di) elementi che ci facevano ritenere che gli stessi potessero utilizzare altre utenze, che noi ovviamente non intercettavamo. In particolare ciò si comprendeva da alcune telefonate che facevano tra di loro. Del tipo: “ma il telefono non lo hai acceso?” oppure: “guarda che squillava il telefono, perché non hai risposto ieri sera?” Ovviamente noi sulle utenze monitorate non avevamo nessuna traccia di queste parole»
Il maresciallo riferisce che nonostante i loro sforzi, monitorando anche altre utenze, non avevano avuto riscontro di queste telefonate.
«Fino a quando non arriviamo al 09 febbraio 2005, allorché in una conversazione intercettata sull’utenza fissa in uso al signor Paolo Bergamo (1:20 di notte). Chiamava un’utenza internazionale, che corrispondeva essere precisamente svizzera. Questo suffragava la nostra ipotesi che i soggetti potessero usare altri…»

Narducci: «Partì la telefonata, ma poi parlavano?»
Di Laroni: «Sì sì, dall’altro lato ovviamente ha risposto Moggi Luciano e hanno parlato per diverso tempo. Credo che duri venti minuti questa telefonata. Ad inizio telefonata il Moggi si mostrò perplesso, forse aveva visto il numero da cui veniva chiamato e Bergamo rispose: “no guarda stai tranquillo, tanto chiamo dall’utenza di casa”. I due soggetti nel parlare inizialmente fanno riferimento ad una conversazione che forse era già in corso…»

Messeri «Presidente per il contenuto aspettiamo le trascrizioni»

Casoria: «Perché il contenuto? Quello non può dichiararlo?»
Proreschi: «Magari senza farcirlo di commenti, “quello era preoccupato”, “quello …”».
Narducci: «Le trascrizioni poi le leggiamo, intanto…»
Casoria: «Dobbiamo fissare un principio, le trascrizioni le devono leggere i giudici e le devono interpretare i giudici. I commenti lasciano poi… (rivolta a Messeri) Io dico che può riferire. Perché dice che non può, che pregiudizio porta? Poi controlleremo se quello che dice quando andremo a leggere. L’opposizione viene rigettata»

Di Laroni: «… e niente proseguono e parlano sostanzialmente de calcio, di problemi che erano legati alla Federazione della gestione politica. E poi parlano dei sorteggi relativi alla giornata di campionato che si stava per apprestare. Inoltre gli stessi fanno riferimento prima del termine della telefonata che si risentire… si risentiranno l’indomani mattina quando prima insomma prima dei sorteggi (cioè: concordano che si sarebbero risentiti la mattina successiva quanto prima –ndr).
A questo punto inizia un’attività di analisi su questa prima utenza individuata. Questa utenza, attraverso il centro di cooperazione delle Polizie doganali di Chiasso, potevamo accertare che era un’utenza svizzera mobile, in particolare del gestore Sunrise.
A questo punto chiedevamo ai gestori nazionali, e specifico nazionali, se questa utenza faceva traffico sul territorio nazionale, sul territorio italiano».

Messeri: «Presidente scusi, non vorrei interrompere, ma sono costretto. Chiedo di conoscere a quali fogli il teste sta facendo riferimento»

Casoria: «Ma sta deponendo a memoria».
Messeri: «Stava leggendo…»
Di Laroni: «è solo un foglio dal quale ho letto il numero di telefono, abbiamo seguito 52 utenze».
Casoria al teste: «Ogni volta che vuole leggere deve chiedere il permesso».
Di Laroni: «In relazione a questa utenza abbiamo chiesto ai gestori (italiani - ndr) il tabulato dal 1 gennaio 2005 al 15 marzo successivo. Effettivamente questo telefono faceva traffico sul territorio nazionale. Per chiamare attivava i ponti delle reti nazionali. In particolare si rilevava che questo telefono aveva conversazioni con altre due utenze dello stesso genere».
Il teste chiede il permesso di consultare l’informativa e a richiesta dell’avvocato Messeri indica la pagina.
Anche sulle due successive utenze sono stati fatti i medesimi accertamenti, per verificare se si chiamassero sol tra di loro.
Si scopre che le tre schede erano intestate a De Cillis Armando.
Dal 21 febbraio 2005 le utenze vengono monitorate per quindici giorni. L’esito è negativo, non producono alcun traffico, tant’è che venivano staccate.
Le indagini continuano sulle utenze monitorate, permane però il «sentore che alcuni dei soggetti continuassero ad utilizzare utenze diverse da quelle monitorate».
Fino ad arrivare al maggio 2006, quando «l’indagine viene portata alla conoscenza dell’opinione pubblica»
Il pm interrompe e chiede se successivamente al 09 febbraio 2005 risultasse atro traffico sulla prima utenza svizzera intercettata nella chiamata di Bergamo. La risposta del teste è: «No».
Senza che venga richiesto, il Maresciallo riferisce che solo una delle tre utenze ha un «traffico sporadico» con una utenza nazionale TIM, risultata intestata alla signora Vallebona Alessandra, moglie convivente di Paolo Bergamo».
Essendo ormai l’indagine di pubblico domino, il 27 maggio Teodosio De Cillis si presenta spontaneamente ai carabinieri di Como, ai quali dichiarava di essere titolare di un negozio di telefonia a Chiasso.
Sentito dai carabinieri di Roma il 7 giugno a Como, Teodosio De Cillis forniva un elenco di nove schede sim del gestore Sunrise tutte intestate al padre Armando. Nove schede, comprese le tre già note ai carabinieri.
Avendo queste nove utenze, i carabinieri decidono di chiederne i tabulati per un periodo più ampio, dal 30giugno 2004 al giugno 2006.
Ai gestori nazionali furono chiesti i dati complessivi archiviati dai sistemi di rete dei gestori nazionali. Dati inerenti la captazione sul territorio italiano del flusso telefonico di queste utenze.
Dall’esame si evince che queste schede sviluppano traffico non solo tra loro, ma anche con altre dodici schede del gestore straniero Sunrise.
Narducci chiede di elencare queste ulteriori dodici schede.
La stessa indagine e per lo stesso periodo (30 giugno 2004-giugno 2006) viene svolto anche per queste schede, che mostrano avere traffico con utenze italiane, con le precedenti già note e con altre dieci schede straniere, tutte del gestore Sunrise, tranne una appartenente al gestore sloveno Motel.
Anche per queste schede viene seguito lo stesso iter percorso per le precedenti.
È stata svolta un’analisi approfondita delle prime ventuno schede, «l’analisi è consistita nel cercare di associare ad ogni singola scheda un probabile utilizzatore. Per fare ciò è stato seguito un metodo di lavoro», il seguente: «innanzitutto abbiamo analizzato l’ubicazione di tutte le celle agganciate in chiamata dalla sim che faceva la telefonata, al fine di individuare i luoghi frequentati da questa sim e quindi dal relativo soggetto. Questo dato lo abbiamo correlato, interpolato con il novero dei soggetti che ci emergevano dalle indagini. Tipo, se dalle indagini emergeva che un soggetto generalmente risiedeva nella città di Roma perché era la sua residenza oppure risiedeva a Napoli perché aveva l’attività lavorativa eccetera, lo abbiamo interpolato con questi dati certi che promanavano con tutta l’attività investigativa che avevamo svolto nell’anno precedente.
Altro dato significativo che abbiamo considerato, è stato che alcune di queste schede chiamavano numeri di gestori nazionali».
A questo punto sono state chieste le anagrafiche ai gestori nazionali (fu chiesto a chi fossero intestate le utenze nazionali). «Una volta ottenute le anagrafiche, il soggetto intestatario è stato messo in correlazione, per età, per grado di parentela, collega di lavoro, eccetera, con novero di persone che secondo noi potessero avere queste schede.
Ultimo dato interpolato con l’attività investigativa svolta è stata l’analisi dei dati di queste schede con l’analisi dei dati promananti dall’attività tecnica dei telefoni nazionali intercettati».
Dopo tutto questo i carabinieri sono «arrivati a ritenere ragionevolmente che ameno alcune di queste schede potessero essere di alcuni soggetti».
Partendo dalla prima scheda, che avevano certezza (dalla intercettazione con Bergamo), appartenesse a Moggi, seguendo il metodo di cui sopra, hanno scoperto «che le celle agganciate con maggior frequenza si trovavano nella città di Torino oppure nella città di Napoli», città messe in relazione con Luciano Moggi.«Le stesse celle agganciate da questa prima scheda erano le stesse agganciate dalle utenze nazionali di Moggi». Non solo, seguendo i movimenti di Moggi si notava che le celle agganciate da queste sim erano le stesse che coprivano le zone laddove Moggi si trovava per seguire la Juventus. Bingo!!!
Con lo stesso sistema i carabinieri hanno attribuito una delle prime tre sim, «con buonissimo grado di probabilità, a Bergamo Paolo». Qualora Bergamo era a Coverciano, la sim straniera presumibilmente di Bergamo, agganciava una cella che serve Coverciano.
Su queste due utenze si ha il riscontro di quelle chiamate cui fanno riferimento Bergamo e Moggi nella famosa telefonata delle 1:20 del 09 febbraio 2005.
Allo stesso modo si è attribuita la terza sim a Pairetto.
Partendo quindi dalle frase, “ti ho chiamato”, “il telefono squillava” eccetera si sono trovati i riscontri sul traffico delle prime tre sim.
Facendo ricorso all’informativa, Di Laroni ricorda che il «3 gennaio 2005, il giorno che precede i sorteggi per la diciassettesima giornata di andata del campionato di Serie A, alle 09:43 sull’utenza monitorata in uso a Paolo Bergamo, Moggi chiama Bergamo e questi dice: “Ma io ti ho risposto… tu non mi hi risposto…, squilla…, no ma io ti ho chiamato cinque minuti fa”, dice “ma io ti ho risposto, tu non hai risposto…, ieri sera avevo fatto la stessa cosa all’una suonava e non rispondevi”.
Effettivamente noi andiamo vedere questa telefonata delle 9:49 sulle due utenze internazionali, che con buon grado di probabilità in uso a Moggi e a Bergamo alle 9:42 risulta un contatto di brevissima durata. Alle 9:53 loro si dicono: ”guarda accendilo che adesso ti chiamo”, effettivamente risulta un contatto di due minuti. E infine lo stesso giorno alle 9:55 risulta un contatto di undici minuti».
Di Laroni va avanti con queste ricostruzioni.
Snocciolando per l’ennesima volta i numeri delle sim, il Di Laroni attribuisce a Pairetto una sim in precedenza associata a Bergamo. Narducci lo corregge.
Prioreschi: «Tanto sono tutte ipotesi…è inutile…»
Narducci, stufato: «Buaahhh…»
Casoria: «Vabbè questi trovano i contatti».
Di Laroni: «Sono dei dati che noi abbiamo rilevato dall’analisi, non è che… abbiamo cercato di interpretare i dati…».
Procedendo con queste ricostruzioni Di Laroni riferisce il contenuto di una telefonata: «Moggi chiama “a” Pairetto e gli dice una frase, “ma ti vergogni pure a rispondere? Perché ieri sera non mi rispondevi?” e Pairetto rispondeva, “sai che non lo avevo acceso”, e così via…». Dai tabulati delle prime tre sim, erano stati riscontrati i tentativi di chiamata tra le sim presumibilmente di Moggi e Pairetto.
Di Laroni sottolinea che su una delle prime schede dal 15/10/2004 fino al 25 febbraio 2005 c’è un traffico costante. Successivamente a tale data e fino al 7 giugno 2005 (ove non vi è più nessun dato) ci sono stati soltanto dei (alcuni - ndr) contatti, di brevissima durata e solo in entrata. Erano solo tentativi.
Sulla stessa utenza “presumibilmente” in uso a Moggi si sono riscontrate anche chiamate in entrata provenienti da una cabina telefonica di Napoli sita in via Ruffo di Calabria, da una cabina telefonica di Bari sita in C.so Vittorio Emanale II (Bari nuova o Bari vecchia? – ndr) e da un’utenza mobile intestata a tale Quirico Ferdinando della provincia di Asti.

Con lo stesso “metodo” si risale ad altre utenze operanti a Bari e riconducibili a Gianluca Paparesta compreso tra le persone nel novero delle persone “attenzionate”. La scheda riconducibile a Paparesta ha la particolarità di fare chiamate a molti numeri di persone riconducibili all’arbitro barese. Tra queste anche la nota chiamata di dell’arbitro a Moggi dopo Reggina – Juventus, telefonata intercettata in modalità ambientale e durata cinquanta secondi.

Potremmo continuare con queste ricostruzioni, Di Laroni ne fa molte.

Con la medesima modalità (aggancio delle celle, incrociata con la residenza e la presenza degli attenzionati) il Di Laroni e i suoi attribuiscono «con buon grado di probabilità» una di queste schede a Pieri Tiziano.
È curioso che la scheda attribuita a Pieri aggancia una cella a Torino quando va ad arbitrare Juve-Chievo e la cella di Recco alle 20:14. Cella agganciata “a scendere” sulla Torino-Savona, “Era Pieri che tornava a casa dopo la partita”.
«A scendere»??? E come fa a sapere se uno percorre la carreggiata nord o la carreggiata sud?
Lo stesso iter viene seguito per ricondurre schede anche a Cassarà, Dattilo (a favore del quale truccano il moviolone di Biscardi, si ricava da un’intercettazione tra il giornalista e Moggi) e Racalbuto. Per questi viene adottato il metodo “Pieri/Torino-Savona”, il 26 ottobre 2004 Racalbuto si trova a Piacenza per arbitrare, però a Piacenza la “sua scheda” non aggancia celle. In compenso alle 23:25 la “sua scheda” la si ritrova a Somaglia, che si trova lungo il tragitto tra Piacenza e Gallarate (VA) dove abita il Racalbuto. Ah però! Dopo soli 55 minuti dalla fine della partita! Ma Racalbuto non si lava, non si intrattiene negli spogliatoi dopo la gara?
Il 16 gennaio 2005 la scheda Racalbuto la si ritrova persino a Sarroch (CA)… (questa è solo una battuta, una licenza che si prende l’autore).
Dalle intercettazioni emerge una telefonata del 3 dicembre 2004 (giorno di sorteggi) tra Moggi e la Garufi, durante la chiamata il DG bianconero risponde ad un’altra telefonata. Si sente Moggi dire: “oh, la peggiore che ti poteva capitare. Però tu fa una partita regolare, senza regalare niente a nessuno, con tranquillità, perché qua a me serve… ok Dondarini.. ma a me mi serve Fiorentina-Bologna… e poi mi serve il Milan di avanzare… eehh nelle ammonizioni per fare, per fare le diffide insomma.. Vabbè tanto comunque ne parliamo stasera… verso le 21:00/21:30”. Il teste ricorda che Racalbuto quella giornata fece Reggina-Brescia, alla Juve toccò Dondarini e Fiorentina -Bologna fu diretta da De Santis.

E così il teste prosegue la recita delle circostanze dalle quali hanno “interpolato” e ricondotto “presumibilmente” la scheda appartiene a Racalbuto.
In particolare il maresciallo sottolinea che l’arbitro varesino arbitra alcune volte squadre che la domenica successiva devono incontrare la Juve. In particolare su domanda di Narducci specifica che ammoniva giocatori già diffidati.

Così sono state indagate le prime nove utenze.

L’amorevole Narducci chiede una pausa per il teste, che impavido: «No, no, posso continuare anche per le altre dodici utenze».

Casoria: «Pubblico ministero lui dice che non è stanco».
Di Laroni: «Un bicchier d’acqua, sì».
Casoria: «Allora sospendiamo».

Cinque minuti sono pochi allora la magnanima Teresa Casoria concede un quarto d’ora.


</TD></TR></TBODY></TABLE>

gabriele
12.11.2009, 16:46
<TABLE border=0 cellSpacing=0 cellPadding=0 width=570><TBODY><TR><TD class=style15 height=100 vAlign=center align=middle>Calciopoli, controesame Di Laroni</TD></TR><TR><TD height=15 colSpan=3 align=middle>

</TD></TR><TR><TD colSpan=4 align=left>Tribunale di Napoli - Udienza del 10 novembre 2009. Prima parte del controesame del Maresciallo Di Laroni.

Nessuna parte civile interviene.

Avvocato Giampiero Piro per Dattilo Antonio
Avv. Giampiero Piro: «..ha fatto riferimento a delle telefonate sulla scheda presumibilmente attribuita a Dattilo verso utenza nazionale ed in particolare due relative ai signori Dante e Mazzon. Sono state fatte annotazioni di indagini in relazioni ad eventuali rapporti di questi soggetti con Dattilo? ».
Di Laroni: «No».
Avv. Giampiero Piro: «Né in senso positivo, né in senso negativo? ».
Di Laroni: «No».


Avvocato De Vita per Bergamo

De Vita: « Ha detto che è stato utilizzato un programma per elaborare i dati che vi hanno inviato i gestori internazionali... vuol specificare che programma è? ».
Di Laroni: «L’analisi sui tabulati è stata fatta dalle persone.. cioè da me e dal collega Aldo di Foggia, che troverà a tergo dell’informativa..troverà allegata all’inf. quella del 28.03.07, un allegato molto consistente con dei grafici… per fare quei grafici è stato utilizzato..per dare un’idea … una panoramica dei contatti che casomai.. ».
De Vita: « C’è stata un’elaborazione dei dati?.. avete inserito i dati ad uno ad uno..? ».
Di Laroni: «Il programma… metti il dischetto che consegna il gestore e il programma li acquisisce direttamente così come li da il gestore… ».
De Vita: « Il vostro apporto tecnico è stato quello di inserire i dischetti ed elaborarli? ».
Di Laroni: «Si solo per i grafici..per dare l’idea di massima».
De Vita: « Con riferimento all’utenza in uso a Bergamo … che voi ritenete sia stata in uso a Bergamo... vuole dirci quale è stato il periodo di più utilizzazione di questa scheda?..736 finale».
Di Laroni: «Informativa, 1 dic. 2007… dati richiesti da giugno 2004 a maggio 2007 nel territorio italiano..quello che ci danno i gestori .. ha fatto traffico dal 05.10.2004 al 30.09.2005..ma nell’analisi dei dati abbiamo notato che fino al 26.11.04 contatti normali..una certa consistenza ..successivamente contatti sporadici e soprattutto con gestori nazionali».
De Vita: « Soprattutto o esclusivamente? ».
Di Laroni: «Dovrei vedere il tabulato..quello che ricordo solo fissi e mobili nazionali».
De Vita: « E le altre utenze che voi riferite a Bergamo.. (284 finale)..se può darci lo stesso paramento.. ».
Di Laroni: «No parametro… dati dei gestori… se è andato all’estero e parla solo con .. da giugno 2004 ..i sistemi di rete intercettano il dato di questo telefono che va dal 26.11.04 al 10.02.05».

Avvocato Cirillo per Ambrosino Marcello

Avv. Cirillo: «Le risulta che sul territorio di Torre del Greco, dove risiede Ambrosino, c’erano altre, numerose schede del Lichtenstein..schede straniere».
Di Laroni: «No .. non siamo mai riusciti a d analizzare le schede del Lichtenstein.,..il de Cillis, che ne ha date un elenco di 385, .. ne siamo riusciti ad individuare tre…ma non avevamo dati sufficienti per dire con buon grado di probabilità a chi potevano essere associate . L’abbiamo analizzate ma con esito negativo .non avevano dati sufficienti».
Avv. Cirillo: «Dati sufficienti per lei cosa vuol dire? perché si collegavano tra schede estere o perché si collegavano con utenze fisse nazionali? ».
Di Laroni: «I gestori non ci fornivano dati sufficienti..erano o dati ristretti ..o sporadici..era impossibile... perché noi dovevamo analizzare le celle..tante volte i gestori potevano non dare nemmeno le celle.. ».
Avv. Cirillo: «Ci sono 200 contatti no cinque o 10...di queste schede non identificate su questa zona di Torre del Greco....questi 200 contatti non li avete analizzati o li avete analizzati e non avete ottenuto risultato? ».
Di Laroni: «Quali contatti? noi..siamo arrivati a questi numeri seguendo la catena.. avevano le prime… tre poi De Cillis.. ci ha dato le altre 6 .. ».
Avv. Cirillo: «Scheda num.. solo questa 70 e 80 (numeri di contatto) ..altre due che operano sullo stesso territorio..poi..la num…che da uno stesso numero di contatti sul territorio.. ».
Di Laroni: «Sono utenze che fanno parte delle tre noi che avevamo trovato..? ».
Avv. Cirillo: «Queste risultano dagli atti Maresciallo, me lo deve dire lei».
Casoria: «Che pagina? ».
Avv. Cirillo: «..trascrizione dei dischetti del Lichtenstein..È un dischetto a parte questo del Lichtenstein».
Casoria: « dischetti che ha depositato il pm? ».
Avv. Cirillo: «A noi è corso l’obbligo di acquisire tutto.. devo rifarmi alla dichiarazione di De Cillis.. le link-mobile non hanno anagrafiche.. non ha nessun obbligo di registrale..De Cillis ..dice: “vi posso dire solo quali schede ho venduto perché..ma io non so a chi.” e può darsi anche ai soggetti che inviava Luciano Moggi. Quel dato lo ha raccolto dalle fatture che ha…».
Avv. Cirillo: «Quando avete collegato questa scheda svizzera ad Ambrosino, vi siete assicurati che nel territorio non vi erano altri tesserati altri iscritti, procuratoti, tesserati aia e figc..?».
Di Laroni: «Cosa intende per posto? ».
Avv. Cirillo: «Torre del Greco».
Di Laroni: «.. più elementi… l’elemento di Torre del Geco… quando si sposta e andava a Milano.. ».
Avv. Cirillo: «Io le ho chiesto… c’erano altre persone? ».
Casoria: «Nel momento della partenza c’era..? ».
Di Laroni: «Non lo abbiamo verificato perché.. ».

Avvocato Messeri per Bertini

Avv.Messeri: «Devo fare una premessa. Apprezzo lo sforzo e il lavoro del Maresciallo, però chiedo che tutto questo vada ricondotto nelle regole del codice di rito per poi avere un dato processualmente utilizzabile..passi dagli articoli… il testimone può essere autorizzato a consultare, in aiuto della memoria, documenti da lui redatti. Ha fatto riferimento ad una informativa (28.03) non firmata da lei… a cura di.. può leggere lei? ».
Di Laroni: «.. indagine a cura Di Foffia, Di Laroni, Lucchese… il comandante firma per trasmissione.. ».
Avv. Messeri: «Da quando tempo si occupa?..primo atto..? ».
Di Laroni: «Mi occupo da luglio del 2004. Il maggior Auricchio, fu incaricato da delega della procura di Napoli di portare avanti questo tipo di indagine.. il maggiore Auricchio ci chiamò e io e Di Foggia siamo quelli che fanno da riferimento.. il primo atto è stato l’esito della delega…sfociata in una prima informativa del 19.04.04».
Avv. Messeri: «Oggetto dell’indagine..di cosa vi dovevate occupare? ».
Di Laroni: «La delega veniva fuori da altro procedimento penale.. su episodi di calcio scommesse… dall’indagine emergevano dei collegamenti tra alcuni soggetti, tra cui Moggi e arbitri, tra cui De Santis, Palanca e credo Gabriele..avevano contatti con la Gea World…che veniva ricondotta a Luciano Moggi..gestita dal figlio, Zavaglia..e ci veniva richiesto di approfondire se questi arbitri avevano contatti con questa società».
Avv. Messeri: «Che genere di indagine avete fatto? ».
Di Laroni: «Abbiamo acquisito una serie di atti.. i conti correnti, perché si parlava di regalie..indagine conoscitiva che è sfociata in un’informativa firmata da Aurichhio…veniva richiesto di intercettare solo i soggetti della delega, i componenti della Gea e una sola utenza che noi associamo a Moggi.. nel mese di ottobre.. nelle varie note.. abbiamo allargato..perché ci siamo resi conti che non erano solo quei soggetti….verosimilmente Bergamo, Pairetto e Lanese».
Avv. Messeri: «..nella prima indagine, quale era e nei confronti di chi..?».
Di Laroni: «Ma io… valutare i contatti tra gli arbitri, Moggi Luciano e Gea.. se vedo la delega..posso dirlo..».
Avv. Messeri: «..voi diciamo che in relazione ad un’ipotesi di reato che poi poco c’entra.. perché ho sentito dire dalla televisione che poi la Gea ha avuto un processo in altra sede …si è aperto un altro filone..che è sfociato….».
Di Laroni: «L’ipotesi iniziare era ipostesi di concorrenza illecita.. quello che é stato a Roma ci ha pensato Roma.. quando l’indagine è stata portata a conoscenza dell’opinione pubblica.. Roma ha detto la Gea ha sede a Roma….si è divisa … ma partivano da illecita concorrenza per la Gea e illecito sportivo per gli arbitri».
Avv. Messeri: «Le deleghe gli arrivavano dalla Procura della Repubblica di Roma o Napoli ?».
Di Laroni: «Mai da Roma..solo dopo maggio, Napoli ha fatto l’avviso a tutti i vari indagati..non monitoravano più niente.. mai avuti contatti fino ad allora con Roma..credo che abbia chiesto alla procura di Napoli ed ha fatto uno stralcio.. io ho seguito solo deleghe di Napoli».
Avv. Messeri: «L’indagine… si parte dal mondo ippico e si arriva a Gabriele.. ».
Di Laroni: «No…sempre di illecito sportivo..scommesse di calcio…».
Avv. Messeri: «Solo e soltanto legate al calcio, con ipotesi di reato.. ».
Di Laroni: «Illecito sportivo ed illecita concorrenza con violenza…nel mondo del calcio… c’erano una serie di persone.. ».

Difesa Moggi: «Siccome noi lo abbiamo fatto..l’ipotesi iniziale dell’informativa del 19 sett.2004 era associazione a delinquere finalizzata all’illecita concorrenza..con violenza e minaccia.. di illecito sportivo non si parla…».

Di Laroni: «Quando abbiamo attivato le intercettazioni abbiamo scoperto dell’altro… le prime intercettazione attivate a ottobre 2004 durano 25 gg … allarghiamo le persone ad altri soggetti.. il 6 novembre partono le vere e proprie intercettazioni».
Avv. Messeri: «Voi stessi fate delle … ?».
Di Laroni: «Secondo noi emergono».
Avv. Messeri: «Quali soggetti e chi sono stati..? ».
Di Laroni: «Molteplici: Moggi, il figlio, Zavaglia, Geronzi.. ».
Avv. Messeri: «quelli che si ricorda…».
Di Laroni: «Bergamo, Pairetto, De Santis, Gabriele, Palanca, la Fazi, Carraro, Pirelli Francesco (segr.figc) ..».
Avv. Messeri: «Bertini?».
Di Laroni: «No, non era intercettato..non ho potuto fare il confronto tra l’utenza verosimilmente e le utenze come fatto con qualche altro soggetto».
Avv. Messeri: «Può spiegarmi meglio?».
Di Laroni: «Si, quelli che monitoravo avevo un elemento in più.. ».
Avv. Messeri: «Cosa ha fatto in più per gli intercettati rispetto ai non intercettati?».
Di Laroni: «Non ho potuto intercalare i dati promananti dall’attività tecnica (celle) rispetto ai dati come ubicazione… delle schede straniere..».
Avv. Messeri: «Non ha confrontato il tabulato di quella sim con il tabulato dei cellulari …».
Casoria: «.. per Bertini solo il contatto.. ».
Avv. Messeri: «Per chi è stato intercettato in più cosa aveva?».
Di Laroni: «Per gli intercettati avevo dei numeri da dove potevo ricavare la cella…».
Avv. Messeri: «..delega sull’acquisizione dei tabulati …che tipo di attività ha svolto.. la procura le ha chiesto di acquisire traffico telefonico su territorio nazionale?.. ».
Di Laroni: «….analizzato… ho scritto a tutti i gestori nazionali.. Vodafone..Wind..Telecom.. ».
Avv. Messeri: «..Ci dica l’elenco».
Di Laroni: «….Tim,…».
Avv. Messeri: «..Con chi ha parlato?».
Di Laroni: «..centro nazionale.. a cui ci rivolgiamo che gestisce…».
Casoria: «La persona fisica vuole sapere?».
Avv. Messeri: «Elemento importante per chi ha formulato il capo d’imputazione… se dal possesso della scheda, che viene attribuita attraverso un procedimento indiziario.. si va formulare un’accusa di associazione a delinquere..Ho a che fare con un tabulato la cui natura è discutibile… alla cui formazione non partecipo e non partecipa nemmeno il Maresciallo che lo analizza… sulla cui attendibilità ho forte dubbi.. non per colpa del Maresciallo o del procuratore della Repubblica… Da chi ha acquisito, per verificare, come e da chi è stata formulato..?».
Di Laroni: «Tutti i gestori hanno formato un pool AG che si occupa dei rapporti con l’autorità giudiziaria..a cui noi inviamo la richiesta dei tabulati e loro ce li trasmettono».
Casoria: «C’è una persona fisica? ».
Di Laroni: «Per me c’è la Tim, la Vodaofne… »..
Avv. Messeri: «..Elenco delle società con la loro sede legale, dove ha scritto.. perché se ho necessità di chiedere dati..so dove..altrimenti mi trovo davanti ad una testimonianza che mi si ferma qui perché non fa riferimento al teste di riscontro.. ».
Di Laroni: «Io le faccio un elenco..mi servono gli atti».
Avv. Messeri: «Se c’è la sua firma.. ».
Di Laroni: «I decreti che ho inviato…a quale numero..».
Casoria: « Li potrà portare la prossima volta».
Avv. Messeri: «Intanto, che dica l’elenco..questo lo saprà!».
Di Laroni: «Tim, Vodafon. Telecom, Wind.. hanno sede a Roma, Telecom a Milano via.. ».
Avv. Messeri: «Via? ».
Casoria: «.. la via la sa?.. vuole mettersi in contatto».
Avv. Messeri: «C’è andato di persona?… ».
Di Laroni: «L’indirizzo di prima o di oggi? Telecom a Milano…».
Casoria: «Sono facilmente reperibili».
Avv. Messeri: «In che modo?».
Di Laroni: «Inviando notifica a mezzo fax del decreto di esibizione… risposto o via mail.. e siccome era consistente.. esempio la Tim ci siamo recati di persona a prenderli».
Avv. Messeri: «Si è recato lei? se mi dice dove è andato e chi glieli ha dati.. ».
Di Laroni: «Adesso a Trastevere…alla Wind mi sono recato a Roma..Cesare Viola, 48».
Avv. Messeri: «Da chi li ha presi? ».
Di Laroni: «Lei non conosce…se lei vede… dei dati alla rinfusa che non capisce..l’omino allo sportello».
Avv. Messeri: «Di cui non sa la generalità.. ».
Di Laroni: «..che ha il compito di trattare con l’autorità giudiziaria…»..
Casoria: «..non mi sembra il caso di insistere.. »..
Avv. Messeri: «Vorrei capire la paternità per poi poterlo esaminare..gli sto chiedendo da dove materialmente lo ha acquisito. »
Casoria: «… glielo ha detto .. .. ».
Avv. Messeri: «Ha preso cartaceo o supporto informatico?».
Di Laroni: «Supporto informatico H3G un’email».
Avv. Messeri: «Prima ha detto di essersi recato personalmente.. ».
Casoria: «…per qualcuno email.. ».
Avv. Messeri: «Supporto informatico di che tipo? ».
Di Laroni: «Quasi tutti cd o anche dvd».
Avv. Messeri: «Il contenuto in cosa consisteva? ».
Di Laroni: «Tutte le chiamate… quello che viene archiviato nei sistemi di rete del gestore..una chiamata…una durata...l’ubicazione delle celle, spiegazioni. Legenda, se si tratta di sms o fonia..etc.. ».
Avv. Messeri: «Gestore per gestore, sa come è stato formato?».
Di Laroni: «No».
Avv. Messeri: «Dopo cosa ne ha fatto del supporto informatico?..che attività materiale ha fatto?».
Di Laroni: «Ricopiarlo nei computer e l’ho analizzato, il supporto informatico è rimasto sempre originale anche perché sono immodificabili.. in nessun modo..ne ho fatto una copia nei computer dell’ufficio per interpretare».
Avv. Messeri: «Lei è in grado di dire che contengono tutti i dati, nessuno escluso, che il gestore aveva nei loro archivi? ».
Di Laroni: «No, io ho analizzato solo quelli del supporto. Se poi il gestore mi ha nascosto.. ».
Avv. Messeri: «Che tipo di analisi?».
Di Laroni: «Secondo il metodo di lavoro illustrato.. ».
Avv. Messeri: «Cosa è una cella? ».
Di Laroni: «Ogni telefonata si collega ad un ponte radio più vicino ..quello che serve più vicino la zona».
Avv. Messeri: «Perché… la sua telefonata (esempio) parte dal suo telefona e dove finisce?».
Di Laroni: «Passa dal ponte radio più vicino..se quello a 100 metri che è quello che dovrebbe utilizzare…è occupato passa a quello più vicino.. ».
Avv. Messeri: «Ha potuto verificare dai supporti, se ad esempio, se le celle erano le celle più vicine.. o poteva essersi verificato di aver trovato un ponte radio occupato?».
Di Laroni: «Non c’è il discorso del ponte radio occupato..i ponte radio sono molti ravvicinati».
Avv. Messeri: «Quindi, dai dati non si può stabilire…».
Casoria: «Può testimoniare che era la prima cella? Non lo sa… non lo può dire.. ».
Avv. Messeri: «Esiste all’interno dell’arma un corpo speciale che si occupa.. la sua esperienza deriva da titoli di studi particolari..esperienza fatta sul campo? ».
Di Laroni: «Esperienza sul campo, ventennale.. iniziando dai radio base degli anni 90 con i primi cellulari.. ».
Avv. Messeri: «Scheda 155.. pag.77 della sua informativa…Se non ho capito male ha parlato di periodo richiesto.. avete richiesto tabulati da gennaio 2005 a 25.11.05? ».
Di Laroni: «No periodo più ampio ..un attimo dal..Aspettate volte rispondere voi…secondo gruppo, 12 utenze, dati compl. archiviati sui loro sistemi di rete..relativi alla captazione.. dal 01.06.04 fino a gennaio 2007. Il gestore mi risponde .. posso dare il traffico sui miei sistemi.. dal 21.10.04 al 25.11.05..oltre questo periodo non ho altri dati. Parliamo di utenza estere.. se ho un num. nazionale non chiedo a tutti i gestori, solo alla Tim.. loro mi hanno dato..si deve collegare su un ponte italiano poi lo manderà al vicino se sta in Italia e poi all’estero ..e qui la perdiamo…serve solo per costruire questo rilancio.. ».
Avv. Messeri: «Esempio, scheda svizzera chiama da Italia scheda svizzera che si trova in Italia.. ».
Di Laroni: «Si aggancia la primo ponte che genera un numero indefinito.. ».
Avv. Messeri: «Il ponte ha una memoria?».
Di Laroni: «Si».
Avv. Messeri: «Quando parla di acquisizione dei dati del gestore, ha acquisito i dati della scheda o dei ponti?».
Di Laroni: «..della scheda…».
Avv. Messeri: «Quando arriva sul supporto del gestore..è il risultato di un’elaborazione che ha fatto il gestore che passa dal primo ponte radio e va a fare il percorso che andava descrivendo..? ».
Di Laroni: «..i gestori a livello nazionale inseriscono quei numeri e ti danno tutto quello che esce… è un qualcosa di dibattuto .. ci danno la loro schifezza poi “vedetela tu”..però questi dati sono stati sempre sufficienti per vedere un risultato
Avv. Messeri: «..territorio italiano (tra schede svizzere)…fa roming.. cosa si intende? ».
Di Laroni: spiega: «.… ogni gestore fornisce…».
Avv. Messeri: «Chi sceglie il gestore? ».
Di Laroni: Quella che è la mia esperienza.. è sempre il ponte più vicino.. Se è più vicino il Telecom è Telecom… etc.. ».
Avv. Messeri: « Finale 155, leggo la sua informativa: per associare la sim sono tate individuate le celle con maggior frequenza in chiamate, può farmi l’elenco delle celle agganciate a questa scheda? …».
Segue elenco vie, strade etc..
Avv. Messeri: « Ci sono quindi delle celle con minor frequenza che non sono queste indicate nella sua informativa.. ».
Casoria: « Quelle non di Arezzo..più o meno, proporzione».
Opposizione in aula : «Con quale criterio una ce la mette e l’altra no? ».
Casoria: «..quelle con maggior frequenza… dai tabulati risulta pure quelle minusvalenti.. il teste dice che la persona è residente in Arezzo».
Avv. Messeri: « Lei sa ad esempio sa che località è Battifoglia è in Arezzo, quanti km dista dalla ditta?».
Di Laroni: « No, per me sono tutte nel comune di Arezzo.. non capisco».
Avv. Messeri: « Sa quanti abitanti fa? l’estensione?».
Avv. Messeri: « Faccio riferimento alla sua informativa, parla sempre del comune di Arezzo residenza e dimora. Cosa intende per dimora? ».
Di Laroni: « Dove di solito dimorava».
Avv. Messeri: « Ha fatto indagini?».
Di Laroni: « Ho chiesto una residenza anagrafica, non sono andata sul posto a verificare.. »
Avv. Messeri: « Ha verificato, ad esempio è andato a Covercinao ad acquisire le presenze, quando invece questa scheda aggancia celle di Arezzo o del comune.. ha verificate se Bertini si trovava ad Arezzo?».
Di Laroni: « Non sempre».
Avv. Messeri: « Mi dica quando?».
Di Laroni: « Non so in quale occasione.. ».
Avv. Messeri: « In quale tipo di indagine?».
Di Laroni: « È potuto capitare che dalle investigazioni in generale potevo sapere che era in Arezzo».
Avv. Messeri: « Mi dica che giorno…».
Casoria: «Se in quel giorno aveva accertato se era in Arezzo».
Di Laroni: «Non ricordo.. ».
Avv. Messeri: «Ha effettuato indagini? .. ».
Di Laroni: « Non ricordo.. ».
Avv. Messeri: «Avrà effettuato un’annotazione? ».
Di Laroni: « Forse altri colleghi.. ».
Casoria: «Se questa notizia che era in Arezzo è incartata in un’annotazione.. ».
Di Laroni: «No»
Avv. Messeri: «Lei sa che in Arezzo in quel periodo risiedevano, o dimoravano altri soggetti tesserati Figc o Can o Aaia o con altre cariche? e se si quali?».
Di Laroni: «Per quelle che erano nostre notizie, come arbitro Can risultava solo il Bertini. Tesserato Figc non so.. se dimorava qualcun altro dall’elenco in nostro possesso (dati li prendeva sul sito di Federazione e Aia), risultava solo il Bertini».
Avv. Messeri: «Il dato è utilizzato per un ragionamento induttivo…Ad esempio Marcello Nicchi sa chi è? ».
Di Laroni: «Arbitro.. ».
Avv. Messeri: «Sa dove dimora?».
Di Laroni: «No?».
Avv. Messeri: «Ghindari?».
Di Laroni: «Forse anche lui designatore».
Avv. Messeri: «Mancini Piero sa chi è?».
Di Laroni: «Presidente dell’Arezzo…».
Avv. Messeri: «Pieroni Ermanno?».
Di Laroni: «Dirigente sportivo.. anche in Ancona… arrestato.. non sapevo».
Avv. Messeri: «Camerota Ciro?».
Di Laroni: «Assistente credo»
Opposizione in aula, si sente: « ..che elenco avete?».
Avv. Messeri: «Parliamo dei raduni..ha messo in relazione la presenza di Bertini ai raduni?».
Di Laroni: «Sempre dai dati acquisiti da Figc e Aia.. ».
Avv. Messeri: «Foglio di presenze?».
Di Laroni: «Quello che ci ha dato l’Aia…».
Avv. Messeri: «Sulla base di queste presenze, lei ci ha parlato della presenza di Bertini il …. sa quanti altri raduni si sono svolti in quel periodo?».
Di Laroni: «Ho messo in relazione data con raduno.. se c’era il dato del gestore..se non c’era non lo metto in relazione».
Avv. Messeri: «Quindi non ha acquisito tutti i dati relativi a tutti i raduni e le presenze.. ».
Di Laroni: «Ho acquisito tutti i dati.. ho detto anche che ad un certo punto non hanno carattere di continuità i dati che mi forniscono i gestori... in corrispondenza del raduno è possibile che non mi hanno dato nessun dato.. dato discontinuo…».
Avv. Messeri: «A me risulta che ci sono altri 6 raduni fino al 31.03.05…Quante volte ha partecipati senza telefonare? ».
Di Laroni: «No, il gestore non mi ha dato altre date».
Casoria: « Ha fatto ricerche? ».
Avv. Messeri: «Il 4 giugno 04, c’è stato un raduno?».
Di Laroni: «Consulto l’atto..può darsi .. ».
Casoria: «Ci porterà la prova che c’è un’eccedenza di raduni rispetto alle telefonate.. faremo il confronto».
Si sente in aula: «Era presente ma non telefonava?».
Di Laroni: «Questo non lo so.. ».
Avv. Messeri: «Solo quando Bertini è all’estero.. ».
Di Laroni: «Ho messo in correlazione dei dati certi.. ».
Avv. Messeri: «Ci sono raduni in cui lei non ha dati ed ha verificato come nella circostanza in cui è andato all’estero? ».
Di Laroni: «Non ho indicato perché non c’erano dati».
Avv. Messeri: «Perché solo quando è andato all’estero?».
Casoria: « Sarà emerso dalla telefonata.. ».
Avv. Messeri: «Non c’erano telefonate».
Di Laroni: «Esaminiamo solo se ci sono dati.. ».
Avv. Messeri: «Quale dato ha esaminato quando era all’estero? ».
Casoria: «Vabbé, è una notizia che ha saputo altrimenti insomma non risultando dalle celle.. si è chiarito che non c’era neanche questo aggancio.. ».
Di Laroni: «Lo rilevo dai tabellini che è all’estero e vado a vedere.. mi incuriosisce.. ».
Casoria: «Perché non telefona..ha fatto l’indagine.. una curiosità».
Avv. Messeri: «Viene attribuito il possesso una scheda sulla base di dati indiziari..un elemento importante per l’accusa, per attribuire la scheda è la presenza degli arbitri a Coverciano. Avete acquisito l’elenco di tutti i raduni fino a marzo 2005 ed a quanti di questi raduni Bertini era presente.. quanti di questi raduni la scheda 155 aggancia telefonate da Coverciano e, sela risposta è inferiore al numero della presenza di Betini, ..la scheda non aggancia.. se e perché non ha evidenziato questo dato ..come ha fatto quando Bertini era all’estero?».
Di Laroni: «Se c’era un elemento».
Casoria: «Perché non è stato mossa da curiosità?».
Di Laroni: «Se ci sono dati, elemento interessante… Bertini non c’era ..ed era importante dire.. ».
Avv. Messeri: «Quando Bertini era a Coverciano e non telefona non era interessante?».
Risponde no

Obiezione in aula: «I dati li doveva mettere tutti… altrimenti come ci difendiamo?».
Casoria: «Noi abbiamo un foglio di presenze? si..possiamo fare un riscontro se effettivamente…».

Avv. Messeri: «..sull’informativa parla della … coincidenza di due determinati eventi..la presenza di Bertini coincide con le telefonate che vengono agganciante con la scheda 155….due eventi in correlazione?».
Di Laroni: «Quelle delle partite.. di due».
Avv. Messeri: «Quali?».
Di Laroni: «Messina-Milan, arbitro Bertini..e quel giorno aggancia celle di Messina…Inter-Fiorentina..a Milano in cui aggancia delle celle di Milano lo stesso giorno».
Avv. Messeri: «La famosa scheda finale 155 ha mai telefonato o mai ricevuto dalla scheda che finisce con 284 attribuita a Bergamo?».
Di Laroni: «Consultano gli atti no».
Avv. Messeri: «E quella assegnata a Pairetto? ».
Di Laroni: «Nessuno.. ».
Avv. Messeri: «..riepilogo di dati di tutte le schede che si sono telefonate a vicenda, scheda 194 attribuibile a Moggi che leggo che fa 9 telefonate alla scheda 155 e ne riceve 20.. ».
Di Laroni: «C’è scritto qua., dovrei consultare tutti i dati.. pag. 83».
Avv. Messeri: «Ora però, nella scheda di Moggi, le ricerco il dato, a pag. 35 parlando dello stesso dato…la 194 con la 155 risultano cinque in uscita e nessuno in entrata.. ».
Di Laroni: «Può essere che ogni gestore da, per la stessa telefonata anche 3 tipi di dati… che a priori non posso eliminare…può darsi che sulla scheda 194 aveva un secondo in più per me è un’altra telefonata.. questo è quello che ci fornisce…».
Avv. Messeri: «…ho capito…anche di tabulati al netto.. quindi non torna lo stesso netto.. ».
Di Laroni: «..avvocato non saprei rispondere.. consulto i tabulati..accendo il computer.. ».
Obiezione in aula: « Quando ha scritto l’informativa non li aveva esaminati?».
Casoria: «Potrebbe essere un errore materiale..e vediamo.. ».
Di Laroni: «..un attimo che si deve accende.. ».
Casoria: «Piano piano.. ».


</TD></TR></TBODY></TABLE>

gabriele
16.11.2009, 15:51
<TABLE border=0 cellSpacing=0 cellPadding=0 width=570><TBODY><TR><TD class=style15 height=100 vAlign=center align=middle>Calciopoli, controesame Di Laroni II parte</TD></TR><TR><TD height=15 colSpan=3 align=middle>

</TD></TR><TR><TD colSpan=4 align=left>Tribunale di Napoli - Udienza del 10 novembre 2009.
Parte finale del controesame dell’avvocato Messeri al Di Laroni.

Dopo una breve pausa, concessa al teste Di Laroni, per reperire sul computer i dati del traffico tra le schede svizzere contrassegnate dalle cifre finali 155 (attribuita da carabinieri a Bertini) e la “194” (sempre dai carabinieri attribuita a Moggi), il deste deve confermare la discrepanza di dati che emerge incrociando il traffico delle due schede. Risulta che: la scheda “155” ha chiamato tot volte (5) la scheda “194” e non ha ricevuto chiamate dalla medesima. Dai tabulati però risulta che nello stesso periodo sulla scheda “194” c’è traffico diverso con la scheda “155”.
In pratica, mentre secondo il sistema seguito dai carabinieri Bertini chiama cinque volte senza ricevere telefonate da Moggi, lo stesso sistema ci dice che Moggi chiama venti volte Bertini e riceve nove chiamate dallo stesso Bertini.

Di Laroni: «Da una parte c’è un dato e dall’altra no. Ma questi sono i dati forniti da gestore. Non c’è una spiegazione, non sono in grado di darla». Anche se poi, all’avvocato esseri che contesta la correttezza dell’informativa, spiega che il tutto potrebbe ricondursi al contemporaneo “aggancio” di più celle durante la stessa chiamata.

Casoria: «Quindi il dato di cinque chiamate è quello attendibile?»
Di Laroni: «Sì, più o meno sì».
Casoria: «Queste dato di “cinque” si riferisce allo stesso gestore?»
Di Laroni: «No a gestori differenti».
All’incalzare dell’avvocato Messeri, il presidente chiede: «Ma dai diversi gestori, risulta lo stesso orario?»
Di Laroni: «Differiscono di alcuni secondi. Mentre uno mi dà 16:03:21, l’altro mi dà 16:04:30, l’altro ancora mi dà 16:05…»
Casoria: «Allora potrebbero essere anche meno di cinque!?»
Di Laroni.« Sì, potrebbero essere meno di cinque».
Di Laroni: «No».
Messeri:«Perfetto»

Su intervento del pm Narducci, che chiede di differire alla udienza successiva la questione relativa alla discrepanza di dati, il tutto per dare modo al teste di reperire dati che possano soddisfare le domande delle difese, il presidente dice al teste comunque di portare il computer per le verifiche e consultazioni del caso.
Di Laroni: «Sì presidente, io posso fare tutte le ricerche, però non avrò mai un dato esatto. Perché io posso supporre che ha mandato una telefonata, ma a me basta che ci sia uno o due secondi di differenza, per me sono due telefonate differenti. Sono contestabili perché sono due telefonate diverse».
Casoria: «Questo non si può controllare a monte?»
Di laroni: «No»
Casoria: «Dobbiamo rimanere i questa…» …Incertezza signor Presidente?
Di Laroni: «Dipende dal gestore».
Casoria : «Non si può risolvere questo dubbio e non è risolvibile?»
Di Laroni: «No. Abbiamo dati alla medesima ora che sono differenti: e io che ne so quale di quelli è quello giusto? »

Si passa poi a ricostruire le chiamate tra la scheda “155” con schede di gestori nazionali appartenenti a Gianluca Paparesta e con un’altra scheda svizzera “da attribuirsi presumibilmente a Paparesta”.

L’avvocato Messeri chiede delle schede del Lichtenstein
Di Laroni: «Le schede erano 385. De Cillis ci disse che non sapeva indicare a chi le aveva vendute o se le aveva vendute a Tizio e magari intestate a Caio. Quelle schede hanno la particolarità di non avere anagrafica. De Cillis ci disse che in quel periodo aveva preso 385 schede e che le aveva vendute tutte., ma non sa dire quando e a chi le ha vendute».
Per queste ultime schede i gestori hanno fornito i dati, ma sono inservibili per il tipo di ragionamento seguito dai carabinieri. I tabulati di queste schede sono stati comunque acquisiti, ma non permettevano un’analisi con un minimo di attendibilità, inutile proprio provarci.

Qui finisce l’esame dell’avvocato Messeri.
Vista l’ora la giornata finisce qui. A Di Laroni viene chiesto di ritornare per l’udienza successiva.



</TD></TR></TBODY></TABLE>

AlexnelCuore
17.11.2009, 21:22
Calciopoli, venerdì Zeman e De Santis in aula. Si parla di Lecce-Parma


Processo a Calciopoli: venerdì a Napoli si torna in aula e si parlerà della partita Lecce-Parma. La gara, secondo l'accusa, fu concordata. Venne arbitrata da Massimo De Santis, che forse sarà presente all'udienza. All'ex designatore Paolo Bergamo fu contestata una frase, intercettata. Questa: "Mettiti in mezzo, e vinci tu la partita...". La frase fu detta da Bergamo a De Santis, preoccupato per le tensioni che c'erano, con i due club che rischiavano la retrocessione in B. Secondo i pm, "mettiti in mezzo" vuol dire pareggiare nel gergo degli scommettitori clandestini. "Mai giocato né scommesso in vita mia", la difesa di Bergamo. Il broker livornese, che ai primi di dicembre presenterà un suo libro su Calciopoli, sarà presente in aula, e potrebbe anche fare una dichiarazione. Fra i testi dei pm ci sarà anche Zeman, a quei tempi allenatore del Lecce. Poi dovrebbe esserci Cellino, n.1 del Cagliari, rimproverato dal giudice Casoria per le sue assenze in aula. Intanto Luciano Moggi garantisce che lui non vuole la legge sul processo breve che dimezzerebbe (anche) Calciopoli. Sulla stessa posizione Bergamo. Vogliono che il processo vada avanti, sicuri di poter avere carte (anche nuove) a loro favore. Intanto, un po' di chiarezza si potrà avere il 14 dicembre quando ci sarà la sentenza di primo grado per chi ha chiesto il rito abbreviato: fra questi anche Antonio Giraudo (5 anni di condanna per associazione a delinquere, hanno chiesto i pm). Sempre su Calciopoli: il n.1 della Juve, Jean Claude Blanc, ha ribadito che per lui e i giocatori il club bianconero ha "vinto 29 scudetti" e se quest'anno vince il trentesimo metterà la terza stella sulle maglie. Molti tifosi bianconeri sono con Blanc. I due scudetti di Calciopoli, come noto, furono revocati dal commissario Guido Rossi e uno fu assegnato all'Inter. Fra Juve e Inter i rapporti da allora restano tesi.

eldavidinho94
18.11.2009, 14:02
L’avvocato Paco D’Onofrio sulla restituzione degli scudetti alla Juventus (http://juvemania.it/lavvocato-paco-donofrio-sulla-restituzione-degli-scudetti-alla-juventus/)

YouTube- D'Onofrio interviene a Lunedì di Rigore

AlexnelCuore
20.11.2009, 15:03
Calciopoli, Zeman accusa il nemico in aula: "Moggi mi ha rovinato"

Zdenek Zeman, interrogato a Napoli in qualita' di testimone nel processo Calciopoli, ha attaccato, com'era prevedibile, l'ex direttore generale della Juventus, Luciano Moggi: "Ho allenato in pace fino al 1998 - ha dichiarato il boemo -, poi si e' scoperto che Moggi non mi voleva in squadre tipo Bologna e Palermo. A Napoli approdai con il suo consenso, voleva rovinarmi la carriera. Alla settima giornata, dopo il pareggio a Perugia, fui esonerato: noi facemmo una grande partita, vincevamo e ci fu fischiato contro un rigore inesistente. In tv fui mandato via dal signor Corbelli”.
Ad avallare le dichiarazioni di Zeman, è stato un altro grande "nemico" di Moggi, l'ex presidente del Bologna, Gazzoni Frascara: "Volevo prendere Zeman, ma Moggi me l´ha vietato".

alessandro magno
20.11.2009, 15:20
lo ha mandato a napoli per rovinargli la carrierà :rideretanto::rideretanto::rideretanto: invece non poteva andare a palermo e bologna , molto piu scarsedel napoli in quegli anni.

questo delira :vomito:

AlexnelCuore
20.11.2009, 15:22
questo ha sempre delirato......è stato lui che voleva rovunare noi

eldavidinho94
20.11.2009, 17:56
bell’allenatore delle cause perse,
inconcludente al momento decisivo! secondo me,
come lui è gasperini oggi, e forse anche un po spalletti

ma lo reputo veramente orgoglioso, solo gasperini puo competere con lui

in ogni caso, una voce fuori dal coro,
è stato punito per questo
credo che abbia fino ad oggi parlato semrpe
male ed a sproposito

AlexnelCuore
20.11.2009, 19:18
Ferlaino smentisce Zeman: "Il suo esonero non fu voluto da Moggi"


Corrado Ferlaino, ex presidente del Napoli, smentisce le accuse lanciate stamane da Zdenek Zeman durante l'udienza del processo "Calciopoli", in corso a Napoli: "Non è mai stato nel mio stile far decidere ad altri. E impossibile che l'allora dg della Juve Moggi potesse esonerare il tecnico del Napoli - ha spiegato Ferlaino ai microfoni di Radio Marte -. E' passato molto tempo e non ho dei ricordi precisi, ma mi pare strano che io potessi dare peso alle parole di un tesserato di un altro club. Se fosse stato un tesserato del Napoli allora avremmo discusso io e lui per trovare una ragione e prendere una decisione. Ma, ripeto, essendo Moggi un tesserato della Juventus, se avesse detto qualcosa di diverso, non gli avrei dato ascolto. Non so e non mi interessa sapere perchè Zeman possa aver detto quelle cose".

alessandro magno
20.11.2009, 21:56
semplice ha detto quelle cose per fare vedere agli altri e convincere se stesso che esiste.

gabriele
21.11.2009, 09:58
Posto questo articolo tratto dal sito giùlemanidallaJuve che mi sembra interessante :

<TABLE border=0 cellSpacing=0 cellPadding=0 width=570><TBODY><TR><TD class=style15 height=100 vAlign=center align=middle>Si naviga ancora “a vista”</TD></TR><TR><TD height=15 colSpan=3 align=middle>


</TD></TR><TR><TD colSpan=4 align=left>Abbiamo letto sui giornali, a dire il vero solo su uno, “truccavamo i sorteggi”; abbiamo ascoltato, tramite l’audio integrale di Radio Radicale, di come taluni colpi di tosse davano la sensazione che ci fosse qualcosa di poco regolare; abbiamo trascritto in maniera integrale di come, successivamente, Bergamo e Pairetto non abbiano mai dato indicazioni agli arbitri perché favorissero una piuttosto che un’altra squadra; abbiamo evidenziato, attraverso la testimonianza di Manfredi Martino, che i carabinieri davano per certo, risulta dai verbali, che il sorteggio era manipolato ma non riuscivano a capire come.
Abbiamo letto articoli di giornalisti che caldeggiavano una sana e saggia presa visione di quello che è accaduto a Calciopoli, spronando a non dare retta a quella fascia di bianconeri che, invece e secondo loro, non hanno capito cosa si celava dietro al più grande scandalo a cui il calcio italico sia andato incontro, mettendo nero su bianco frasi del tipo: “La Juventus ha una condanna prescritta per abuso di medicinali volti ad alterare i risultati delle partite. Due grandi scandali (Doping e Calciopoli) e due volte la stessa società coinvolta. Questo deve far riflettere.”
Abbiamo violato il silenzio, in un'Italia dove si sono pubblicizzate le sciabolate e nascoste le verità, e ancora oggi ci troviamo nuovamente a dover scrivere, sottolineare, evidenziare quello che si continua a dichiarare nell’aula 216 del tribunale napoletano.
Venerdì 20 novembre 2009, all’esame Zednek Zeman, il grande accusatore.
Dalle prime indiscrezioni (non abbiamo ancora a disposizione l’audio integrale dell’udienza) è risultato quanto segue: «Ho allenato in pace fino al '98 - ha dichiarato Zeman - poi si è scoperto che Moggi non mi voleva in squadre tipo Bologna e Palermo». E ancora: «Alla settima giornata, dopo il pareggio a Perugia, fui esonerato: noi facemmo una grande partita, vincevamo e ci fu fischiato contro un rigore inesistente. In tv fui esonerato dal signor Corbelli (ex presidente del Napoli, ndr) ». Secondo Zeman egli approdò al Napoli con il consenso di Moggi in quanto intendevano rovinargli la carriera e ciò è venuto alla luce di alcune dichiarazioni, ha spiegato Zeman, fatte da Corrado Ferlaino. Anche l'ex presidente del Bologna Gazzoni Frascara, ha ricordato Zeman, disse: «Volevo prendere Zeman, ma Moggi me l'ha vietato».
Nella seconda parte della deposizione da "teste", il tecnico di Praga ha rivelato, secondo lui, un’altra pressione della vecchia dirigenza juventina nei suoi confronti. «Casillo, nel 2004 presidente dell'Avellino, mi rivelò di aver ricevuto una telefonata di Moggi nelle settimane in cui la squadra si stava giocando la salvezza in serie B: "Se molli Zeman, l'Avellino si salva", disse Moggi a Casillo. Il presidente non lo ascoltò e io insieme al club retrocedemmo in C».
C’è stata, sempre secondo indiscrezioni, anche la testimonianza di Enrico Varriale che ha dettagliato le influenze di Luciano Moggi sulla redazione sportiva della Rai diretta prima da Paolo Francia e poi da Fabrizio Maffei, evidenziando le scelte professionali del caporedattore Ignazio Scardina, imputato in questo processo con Moggi per associazione a delinquere. "Quando conducevo "Stadio Sprint" la Juventus mi fece un embargo lungo un anno. Non mandavano più giocatori ai microfoni per le interviste del dopogara, Capello sarà venuto una, forse due volte. Moggi, quando si presentava, litigava. Ritengo che tutto sia nato a fine 2004 durante una trasmissione in cui, presente Capello, lanciammo un servizio che parlava del processo per doping alla Juventus.” E ancora: “Era molto strano, e motivo di lamento di almeno quattro giornalisti Rai, che Scardina inviasse sulla Juventus un collaboratore esterno con sede a Milano come Ciro Venerato. Non era neppure di stanza a Torino, ma a Milano. La Juve, come servizio, è paragonabile alla nazionale: di prima importanza, da affidare a un inviato esperto. E invece veniva assegnato sempre a Venerato. Soprattutto, gli davano i pezzi delicati come l'intervista a Zeman dopo Lecce-Juventus o quella da realizzare con Cannavaro dopo la diffusione del filmato che lo riprendeva nello spogliatoio del Parma con una flebo".
Ora la domanda che vorrei sottoporre è molto semplice: c’è qualcuno che è in grado, dopo quanto si è potuto ascoltare fino ad oggi dalle udienze, di dichiarare apertamente che sono uscite prove a favore dell’accusa?
Per dovere di cronaca è giusto riportare quanto segue. Corrado Ferlaino, ex presidente del Napoli Calcio: «Non è mai stato nel mio stile far decidere ad altri. È impossibile che l'allora dg della Juve potesse esonerare il tecnico del Napoli ». Massimo Zamparini, presidente del Palermo Calcio: «Dopo l'esonero di Del Neri contattai Zeman insieme a Papadopulo e Zaccheroni. Foschi voleva confermare Del Neri e forse aveva ragione lui. La scelta, però, cadde su Papadopulo, ma non ci fu nessun intervento da parte di Moggi o di altri contro Zeman, è stata una mia scelta».
E’ importante, al termine di quanto avete letto, ricordare una cosa. Teresa Casoria, Presidente del Collegio Giudicante del processo che si sta tenendo a Napoli, pronunciò in aula lo scorso 10 luglio: “Inutile che perdiamo tempo, ci sono processi più importanti che aspettano”.
Processo breve o meno, da Napoli emerge chiara una cosa: si sono spesi, e si stanno spendendo, un quantitativo enorme di denari pubblici per cercare di dimostrare che la Giustizia Sportiva aveva ragione, nonostante l’oggettiva mancanza di prove e reati ma continuando nello “sport” intrapreso tre estati fa: navigare a vista.



</TD></TR></TBODY></TABLE>

Adesso alcune considerazioni mie o meglio una sola domanda al :vomito: "simpatico " Zeman :

Sei stato esonerato( in ordine ) da : Lazio, Roma, Fenerbahce, Napoli, Salernitana, Avellino, Lecce, Brescia, Lecce, Stella Rossa ( Eliminato dell' Europa dallo squadrone cipriota Apoel ) e continui a pensare che era colpa di Moggi, non è che sei un tantinello scarso :icon_biggrin: ?
La dichiarazione poi che l'Avellino sarebbe retrocesso per colpa di Moggi mi fa sbelicare ancora di più:rideretanto::rideretanto::rideretanto:
IO quell'anno vidi parecchie partite dell'Avellino e vi posso assicurare che sembrava di assistere a oggi le comiche, e che ad Avellino c'è ancora gente che se lo trova in mezzo alla strada lo picchia con la mazza da baseball

A Zeman smetti di drogarti, che il vero tossico sei tu, o almeno cambia spacciatore

alessandro magno
21.11.2009, 13:43
grande gabriele le tue considerazioni le conivido al mille per cento, son meglio dell articolo.

AlexnelCuore
21.11.2009, 22:18
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gabriele
23.11.2009, 16:05
<TABLE border=0 cellSpacing=0 cellPadding=0 width=570><TBODY><TR><TD height=60 vAlign=bottom width=400 align=middle>Farsopoli di M. ROCCA del 22/11/2009 10.09.42</TD></TR><TR><TD class=style15 height=100 vAlign=center align=middle>Calciopoli: esame Varriale</TD></TR><TR><TD height=15 colSpan=3 align=middle>

</TD></TR><TR><TD colSpan=4 align=left>Tribunale di Napoli - Udienza del 20 novembre 2009. Esame teste Varriale.

Presidente D.ssa Teresa Casoria: «Allora Varriale? Sentiamo Varriale? Lei è Varriale? Allora si accomodi e pronunci la formula».
Il teste pronuncia la formula, declina le generalità e dichiara la sua residenza.
Presidente D.ssa Teresa Casoria: «Professione?».
Varriale: «Giornalista» ( mah, cominciamo bene. Il Presidente deve avere le mie stesse perplessità sulla risposta perché ricorda immediatamente al teste che deve dire la verità altrimenti, per legge, potrebbe essere incriminato per falsa testimonianza).
P.M. Narducci: «Che mansioni svolgeva in RAI dal 2004 al 2006? » ( lo so io che faceva).
Varriale: «Ero inviato e conduttore della testata (te la darei io una bella testata) RAI Sport (fozza rroma), la testata che per la RAI si occupa di informazione ( parolone) sportiva».
P.M. Narducci: «Chi era il dirigente, il responsabile della testata?» (il responsabile della testata sarei io se lei permette e che testata)
Varriale: «Il direttore prima…Paolo Francia e poi Fabrizio Maffei».
P.M. Narducci: «E il suo collega Scardina?»
Varriale: «Era il capo della sezione calcio. La redazione era divisa in calcio, motori e sport vari e Scardina era il capo della sezione calcio in cui io ero inquadrato».
P.M. Narducci: «Quindi gerarchicamente.. ».
Varriale: «Era il mio superiore».
P.M. Narducci: «Poi c’era il direttore della testata. Può evidenziare fatti dimostrativi del rapporto tra Scardina e Moggi. Fatti dimostrativi delle influenze esercitate da Moggi all’interno dell’esercizio pubblico televisivo?».
Varriale: «Posso dire che nella mia trasmissione, per un certo tempo, abbiamo avuto una sorta di embargo da parte della Juventus (Moggi faceva l’embargo spazialeeeee). Nel senso che Stadio Sprint, una trasmissione che ancor oggi conduco, che si basa sull’intervento a caldo dei protagonisti dopo la partita. C’è un contratto che lega la RAI alla Lega calcio e c’è un obbligo per quanto riguarda i tesserati, almeno 1 per squadra, di venire al nostro microfono salvo eccezioni rare come il silenzio stampa. Che però non può essere protratto oltre un certo tempo (la da lui l’autorizzazione a fare il silenzio stampa alle squadre e ne indica anche la durata. Un pelo supponente no?) altrimenti ci sono delle sanzioni contrattuali. Io ho avuto di subire (non sa l’italiano, ma quale giornalista daiiii, un analfabeta) questo embargo da parte della Juve. Che era particolarmente nocivo per la trasmissione perché, convengono tutti, le indicazioni di rilevanza e di interesse che la Juventus suscitava e continua a suscitare (alla faccia di quelli come lui) perché quella con il maggior numero di tifosi in Italia. Ho cercato di far presente queste cose e per esempio non ho avuto una grandissima rispondenza (un lessico da nobel ..per la chimica). Io quando loro non venivano andavo da Scardina e ai livelli superiori e poi ho fatto domande anche in Comitato di redazione della testata ma non abbiamo (si passa al plurale maiestatis, lui e la manipoli) mai avuto il riscontro rispetto a questa situazione che poteva essere, prendere provvedimenti nei confronti della Juventus che non veniva alle nostre trasmissioni. Se poi mi chiede le cose che ho potuto leggere come giornalista e poi come persona che si è informata (insomma se volete che cavalco il “sentimento popolare” antiJuventino, sono qui per questo…) e che ha visto nelle intercettazioni, certo, posso dire che c’era un certo tipo di influenza».
P.M. Narducci: «No…no…io parlo di quelle che a Lei risultano indipendentemente da quello…Mi scusi lei ha detto che c’era stato una sorta di embargo, da che cosa era stato originato?». (semplice, dalla sua indisponenza!)
Varriale: «Guardi io questo l’ho ricostruito a posteriori (dopo le istruzioni dei P.M.). Nella mia trasmissione io ho sempre fatto le domande. Qualche problema e qualche polemica (qualche) c’è sempre stata, ma è uno stile (beh, ognuno ha lo stile che si merita) che è sempre stato premiato dai telespettatori e poi, questo è un pensiero che mi è venuto in mente: che questa è l’essenza del giornalista (complimenti). Evidentemente queste domande o alcuni argomenti che venivano posti in essere non erano particolarmente graditi e in televisione abbiamo avuto modo di interloquire su questo punto e sulla natura delle domande che io o gli inviati (la manipoli) gli facevamo. Avevamo idee diverse ed è stato manifestato questo anche in televisione …vari episodi che hanno visto tutti i telespettatori».
P.M. Narducci: «Si ma c’è stato dopo la ricostruzione fatta a posteriori (secondo me gli fa l’occhiolino) una circostanza più particolare delle altre. Scendiamo dal generico».
Varriale: «Guardi io mi ricordo che ci fu una (una?) trasmissione, che conducevo alla fine del 2004 e che doveva essere una specie di excursus di quello che sarebbe accaduto nel 2005 (previsione del futuro, chiromanzia,consultazione degli astri o cosa?). Io avevo in studio Tosatti e l’allora direttore della gazzetta dello sport (quel giornale di Milano non pulito, rosa, combinazione) e avevamo come ospite da Torino Capello. Noi inserimmo un servizio anche sul processo doping della Juventus (e cosa c’entrava? Così tanto per fomentare). Già dopo la messa in onda di quel servizio capii che qualcosa non era piaciuto e da quel momento in poi i rapporti con la Juventus.. avvertii che erano cambiati (maddaiii). Devo dire un episodio che mi ricordo particolarmente, poi sa è passato tanto tempo, ma ricordo che Capello l’ho avuto solo un’altra volta all’ultima giornata o alla penultima, qualche volta veniva Moggi e capitava più di litigare che di fare interviste».
P.M. Narducci: «Ho capito. Mi sembra di comprendere (come non aveva capito?) che la mancanza alla sua trasmissione era un inadempimento contrattuale perché c’era un obbligo…».
Varriale: «Come c’è pur adesso».
P.M. Narducci: «Questo è mai stato discusso con i suoi superiori dell’epoca?».
Varriale: «Certo. Era stata sollevata anche in sede sindacale dal comitato di redazione, quello che porta avanti le nostre istanze di base e sia anche dall’Usigrai che era il sindacato dei giornalisti della Rai. Ci furono documenti e prese di posizione».
P.M. Narducci: «Che risposte sono state fornite a lei e agli altri da parte di Scardina?».
Varriale: «Che si stava intervenendo: vedrai che la prossima settimana verranno. Qualche volta venivano, cioè veniva Moggi. Insomma le risposte è (da bocciatura in terza elementare) che si stava facendo qualche cosa».
P.M. Narducci: «Senta e con riferimento a vicende riguardanti il giornalista Ciro Venerato può dirci se hanno avuto o generato colloqui, prese di posizioni sue o di altri e Scardina (anche il P.M. non è che sia una cima in italiano, neh!)?».
Varriale: «Venerato era un collaboratore esterno con contratto a tempo determinato (chissenefrega) in forza alla sede RAI di Milano. Capitava spesso che veniva inviato sulla Juventus e questa cosa non era gradita a molti (molti, una, la manipoli) e qualcuno (chi sarà?) fece anche ricorso alle vie legali: la Sanipoli. Altri in assemblea manifestarono il loro malumore e chiesero più volte al sindacato di intervenire perché l’anomalia era costituita dal fatto che la Juventus, che come valenza era equiparata ad una manifestazione della Nazionale come importanza, non veniva seguita da inviati con lunga militanza (da a rroma) e veniva invece seguita da un collaboratore con sede a Milano che quindi si doveva spostare per fare il servizio (boh!). Anche su questo ci furono assemblee (cioè il sindacato Rai non ha un .zzo da fare.) documenti sindacali, richieste che ottennero risposte interlocutorie. Ci fu una cosa in particolare che colpì un pò tutti e fu oggetto di un documento sindacale (naltro), perché nell’aprile 2005 quando ci fu la vicenda famosa del filmato di Cannavaro, che non fu trasmesso da una trasmissione sportiva (vero era TV spazzatura), chiedemmo come redazione di fare un’intervista allo stesso giocatore. Fu inviato Ciro Venerato per dribbling, che all’epoca non aveva il contratto per dribbling e nonostante questo fu inviato lui. La cosa noi la sollevammo, la chiedemmo a tutti i vertici, facemmo un comitato (un contratto per Ciro?) e Maffei rispose che non ne era a conoscenza. Ci fu un’assemblea (ancora naltra) in cui non riuscimmo a farci spiegare il perché». (quindi decideste per un’altra assemblea? fatte 30 fatene 31, no?).
P.M. Narducci: «Scardina su questa questione? Sull’utilizzazione impropria del collaboratore esterno (e sui fichi e il prosciutto di fossa, cosa ne pensava?)?».
Varriale: «Non posso dare una risposta precisa. Alcuni colleghi protestavano in maniera piuttosto decisa (non avevano digerito l’insalata. Un assembleina?), anche con ricorsi per dequalificazione professionale ma le cose non cambiavano».
P.M. Narducci: «Non ho altre domande» ( Finito? Tutto qui? Non mi dica che ho perso tre ore per trascrivere il nulla più assoluto, posso dare una testata anche a lei P.M.?)


</TD></TR></TBODY></TABLE>

gabriele
23.11.2009, 16:19
<TABLE border=0 cellSpacing=0 cellPadding=0 width=570><TBODY><TR><TD class=style15 height=100 vAlign=center align=middle>Calciopoli: Carmignani</TD></TR><TR><TD height=15 colSpan=3 align=middle>

</TD></TR><TR><TD colSpan=4 align=left>Tribunale di Napoli - Udienza del 20 novembre 2009. Carmignani

Prima dell’audizione del secondo teste di giornata, la difesa di Scardina, “con l’accordo delle altre parti” e con i pm che “nulla osservano”, deposita la sentenza della Corte dei Conti che ha dichiarato il difetto di giurisdizione della medesima in ordine ad eventuali responsabilità contabili dell’ex caporedattore della Redazione calcio di RAI Sport.

Viene introdotto il teste Carmignani.

Narducci ricorda che il teste è subentrato sulla panchina del Parma nelle ultime giornate del campionato 2004/2005.
Narducci: «Io vorrei che lei ci dicesse tutto quello che è successo durante Lecce-Parma del 29 maggio 2005». Che domanda è?! “Tutto quello che è successo”, tutto che?
Carmignani: «Lecce-Parma era una partita fondamentale per la salvezza, che coinvolgeva molte squadre. Fu una partita dalle vicende alterne: andammo in vantaggio noi… (0-1, 1-1, 2-1, 2-2, 3-2, 3-3 – ndr). Avemmo cinque ammoniti che erano tutti in diffida. Alla fine della partita, quello che forse serve a voi che io posso raccontare, quello che io ho visto e ho sentito, è stato che un mio giocatore, Vignaroli –tra l’altro un ragazzo molto educato-, minacciò e insultò pesantemente l’arbitro, che era il signor De Santis. Ma lo minacciò proprio in una maniera…”Vengo a casa tua… ti…”, cose molto pesanti”. Rimasi sbalordito e lo tirai via».

Carmignani dopo quell’episodio si aspettava una pesantissima squalifica (due o tre mesi), quando apprese da Minotti che la squalifica era solo per una giornata, si meravigliò molto. L’arbitro romano aveva riportato solo le proteste di Vignaroli per l’espulsione del compagno Contini. Carmignani riferisce che al giocatore che protestava, l’arbitro avrebbe risposto: “Tanto questa partita non ve la lascio vincere”.
Un paio di giorni dopo appreso questo episodio, Carmignani cercò di sollecitare Baraldi e Cinquini per una forte presa di posizione. Dei due, Cinquini fu quello che fece desistere l’allenatore e l'A.d. parmensi dai bellicosi propositi mediatici.
Dopo l’andata dello spareggio con il Bologna, Carmignani (deluso anche per il risultato), in conferenza stampa disse : «Ho visto e sentito cose mai viste», motivo per il quale fu subito sentito dai due ispettori della Lega calcio.
Dopo quel colloquio con gli inviati dell’ufficio indagini, non fu più ascoltato da nessuno, fino a quando non fu convocato dai pm di Napoli.

Narducci: «Lei ha detto che furono ammoniti vari giocatori del Parma, tutti diffidati».
Carmignani: «Di questo me ne accorsi dopo però. Coincidenza strana è che furono ammoniti tutti in ordine alfabetico. Bolano, Bonera, Contini, Giardino e Morfeo a partita già finta. E poi Vignaroli».
Narducci: «Cioè Morfeo fu ammonito a partita già finta?»
Carmignani: «Sì, c’era un calcio d’angolo, l’arbitro fischiò la fine dopo il recupero -fece tre minuti di recupero, per amor del cielo-, e Morfeo, che aveva il pallone in mano per darlo a chi doveva battere in calcio d’angolo, lo calciò via forte. L’arbitro lo pese come un gesto di… e lo ammonì e fu squalificato».
Riflessione personale: ma allora anche il Bologna usufruì del presunto sistema delle ammonizioni scientifiche ai diffidati?
Narducci: «Contini invece?»
Carmignani: «Era la seconda ammonizione. Fu espulso perché inseguendo un uomo, sa…, fece fallo, quando ci si tiene un po’ l’uno un po’ l’altro, seconda ammonizione e fu espulso».
Qui il pm resta in silenzio per quasi sette secondi, come se aspettasse dell’atro dal teste, il quale infatti sembra cogliere l’assist e continua: «Mi ricordo la seconda ammonizione di Bolano, che è un tipo un po’ impulsivo, avvenne dopo due o tre minuti. Però fu un’ammonizione perché fece un’entrata di quelle un po’ dure…».
Narducci: «Ho capito».
Casoria: «Chi Bolano fece un’entrata dura?»
Carmignani: «Sì Bolano. Le ammonizioni ci stavano, quella di Bolano, Contini…»
Casoria: «Erano motivate insomma».
Carmignani: «Sì, secondo me sì»
Ci risiamo, gli attaccanti schierati dal duo Capuano&Narducci diventano i migliori stopper delle difese.
Casoria: «Andiamo avanti».
Carmignani: «Può anche darsi che dopo tre minuti l’arbitro possa dire: “stai attento”. Succede tante volte, magari dei falli più pesanti non sono stati ammoniti. Però i falli c’eran stati. Quello di Giardino non so che fallo fosse, magari disse qualche cosa… Anche l’ultima di Morfeo, calciò via la palla in modo incavolato…».
Narducci: «Mi scusi, invece per quanto a quella reazione, a quegli insulti di Vignaroli a De Santis, esattamente in quale momento accadono?»
Carmignani: «Finita la partita, stavamo rientrando, eravamo ancora in campo, l’entrata degli spogliatoi era tra le due panchine. Io dalla panchina di destra sentii Vignaroli, che mi era sempre sembrato un ragazzo tranquillo, e gliene disse di tutti i colori. Gli disse: “Vengo a casa tua a Roma…Ti picchio…”. Gli dissi: “ma cosa dici?” e lo trascinai via».
Che fine ha fatto Vignaroli? La cupola queste cose non le perdona, confeziona prontamente un paio di mocassini di cemento…
Narducci: «Ebbe modo di discutere con Vignaroli, con altre persone o con altri giocatori per chiedere spiegazioni su quello che era accaduto, in particolare sulla vicenda di Vignaroli?»
Carmignani: «Nel viaggio di ritorno Vignaroli si era chiuso in sé stesso. Io pensai che aveva capito di aver fatto una cavolata. Non pensavo, non sapevo altro. Io mi misi con il mio staff a pensare alla formazione per la partita col Bologna… Non ebbi modo di parlare con Vignaioli. La prima volta che parlai con lui, fu quando gli telefonai per sapere se l’arbitro gli aveva detto quella cosa lì (“questa partita non ve la lascio vincere”- ndr). Poi basta, riprendemmo gli allenamenti…».
Narducci chiede al teste di riportare la frase che De Santis durante la partita avrebbe detto a Vignaioli mentre protestava.
Carmignani molto interessato all’episodio riferisce anche che aveva chiesto a Baraldi se si poteva trovare un filmato dal quale si potesse leggere il labiale dell’arbitro. “Purtroppo” il labiale non c’era.
Narducci: «Quella frase oltre che da Vignaroli, venne ascoltata anche da altri giocatori presenti e che in quel moment magari erano presenti vicino a questo giocatore?»
Carmignani: «Io ero convinto che l’ avesse sentita ad esempio Apolloni che era dietro la panchina che faceva da assistente, ma quando glielo chiesi, mi disse che non aveva sentito. Era un momento di confusione, c’erano altre persone…» Il teste confonde quanto si sarebbero detti in campo De Santis e Vignaioli con quanto i due si sarebbero scambiati a fine gara.
Narducci: «Lei parlando con Baraldi e Cinquini, apprese che già sapevano dell’episodio».
Carmignani: «Sicuramente quello che per primo seppe da Vignaroli fu Mintoti. Poi Mintoti sicuramente telefonò prima a Baraldi, poi non so se avvertì Cinquini e poi avvertì me».
Narducci: «Lei ha detto che constatò diversi atteggiamenti di Baraldi e Cinquini. Ma perché in definitiva la sua società non denunciò quell’episodio?»
Carmignani: «Non lo so. Poteva essere una cosa che andasse contro la società».
Narducci: «E Vignaroli le spiegò perché da parte sua c’era intenzione di non denunciare l’episodio?»
Veramente ha già detto che non parlò con il giocatore, e infatti: «No, io questo l’ho saputo in un secondo tempo che Vignaioli non lo avrebbe confermato di fronte agli avvocati della Lega. Io ho ricevuto la lettera della Lega che comunicava che non c’era luogo a procedere. L’avrò saputo dopo un mese».
Narducci insiste: «Ha mai chiesto a Vignaroli o ha mai chiesto ad altre persone per quale ragione Vignaroli quando è stato ascoltato dall’Ufficio indagini dice cose diverse da quelle che lei aveva ascoltato».
Carmignani: «No, non lo so. Credo di ricordare che avesse detto al Maresciallo, dal quale io ero stato qua a Roma (Di Laroni? –ndr), che siccome era senza contratto, pensava che la cosa gli venisse a suo danno. Vignaroli a me non ha mai detto… a causa di un infortunio io lo rividi solo negli spogliatoi a Bologna dopo la partita (ritorno dello spareggio salvezza – ndr)».

Narducci: «Li era allenatore del Parma anche nella gara con la Lazio del 27 febbraio 2005?»
Carmignani: «Sì, quella fu una partita che noi perdemmo. Stavamo perdendo 1-0, ci furono un paio di episodi in area della Lazio e l’arbitro non dette rigore. L’arbitro era il signor Messina. Io alla seconda occasione mi alzai e andai verso il campo e urlai: “ma cosa aspetti a dare rigore?!”. L’arbitro mi mandò fuori. Poi dal boato capii che la Lazio fece il 2-0».
Nerducci: «Non ho altre domande grazie».
Già ha finito?

Il controesame inizia con le domande dell’avvocato Froio per Vittoria 2000 srl
Froio: «Lei ha riferito i dubbi di Cinquini circa l’opportunità di denunciare l’episodio avvenuto in campo tra Vignaroli e De Santis, e anche il giocatore avrebbe fatto marcia indietro. Questo le hanno riferito e le hanno riferito anche che sarebbero stati danneggiati da un’eventuale denuncia che avessero fatto. E’ corretto, ha detto questo?».
Carmignani: «No. Io ho detto che Cinquini disse: “No, non facciamo niente, non andare a dire cose…, pensiamo alla partita, stiamo tranquilli calmi…”».
Froio: «Questo è l’unico motivo?»
Carmignani: «Questo è l’unico motivo».
Carmignani avrebbe voluto una reazione. Cinquini spegneva i fuochi e Baraldi pensava alle vacanze.
Froio: «Per quanto riguarda Vignaroli, era senza contratto e secondo lui non era opportuno fare queste dichiarazioni per quale motivo?»
Carmignani: «Io l’ho saputo dopo, da interposte persone. Dell’episodio con De Santis non mi ha più riferito niente».

Avvocato Balestra per Ceniccola.
Balestra: «Se il Parma avesse perso la partita, sarebbe retrocesso o visto i risultati delle altre partite…?»
Che domanda? È ovvio che sarebbe retrocesso!
Balestri: «Il pareggio andava bene?»
Carmignani: «No a noi andava bene la vittoria! Se noi vincevamo retrocedevano Fiorentina e Bologna».
Balestri: «Se perdevate andavate allo spareggio?»
Carmignani: «C’era una situazione che coinvolgeva otto o nove squadre, anche il Lecce poteva retrocedere…»
Qui si sente Trofino che commenta la risposta: «Bravo…!».

Avvocato Picca per i Della Valle e la Fiorentina
Picca: «Lecce-Parma. Lei ricorda se questa partita fu l’ultima a terminare in quella giornata?»
Carmignani: «Avevamo la radiolina in panchina, ma non ricordo. Non lo ricordo».
Picca: «Ricorda se nei tabelloni allo stadio o riportati i risultati degli altri campi?»
Carmignani: «Mi pare che non fossero riportati».
Picca: «Quindi lei non ricorda che mentre si giocava la partita sui tabelloni luminosi dello stadio fossero riportati i risultati?»
Carmignani: «Secondo me non vennero riportati i risultati. Mi pare, non potrei giurare».
Picca: «Ricorda se mentre stavate ancora giocando fosse già chiusa la partita della Fiorentina col Brescia? E se fosse già terminata la partita tra Sampdoria e Bologna?».
Carmignani: «No, non posso dirlo. Ero talmente preso, come faccio…».
Picca: «Non ricorda neanche che era finita la partita del Siena con l’Atalanta?».
Carmignani non ricorda queste successioni temporali.

È la volta dell’avvocato Mungiello, difensore di Racalbuto.
Mungiello: «A termini di regolamento l’ammonizione a Morfeo per aver calciato via il pallone, c’era?»
Carmignani: «Si può ammonire certo. Poi magari per altre cose non ammoniscono».
Il teste ribadisce che tutte le ammonizioni erano in qualche modo giustificate.

Casoria commentando con le sue colleghe: «Ma perché ci sono delle ammonizioni obbligatorie?»
Carmignani: «No».
Mungiello: «Presidente è sempre a discrezione dell’arbitro. Presidente, se uno dà un pugno ad un giocatore, l’arbitro deve espellerlo!».
Segue piccola disputa sull’interpretazione del regolamento da parte dell’arbitro.

Il microfono all’avvocato De Nigris.
De Nigris: «Torniamo alla partita Lazio-Parma. Ci può spiegare meglio come andò la partita e anche il risultato?»
Carmignani: «2-0 per la Lazio. Ci fu un rigore per la Lazio per un fallo di mano di Bonera, saltò a gomiti larghi… Poi noi giocammo una partita prevalentemente d’attacco, si crearono un pari di situazioni in cui reclamavamo il calcio di rigore. Però io dalla panchina seguivo l’onda dei miei giocatori che reclamavano il rigore. Al secondo episodio andai verso la linea e con foga disse all’arbitro: “ma quando ce lo dai questo rigore?!”. E lui mi mandò fuori».
De Nigris: «Secondo lei ci furono delle irregolarità fuori norma in questa partita? »
Carmignani: «No. Da parte nostra reclamavamo due rigori…»
D Nigris: «Sì però questo reclamare?»
Carmignani: «Non c’è mai niente di certo. Non ci fu niente di particolare».
De Nigris: «Qundi il risultato fu nella norma diciamo?»
Carmignani: «Io credo che quell’anno lì…»
Qui si sente un colpo di tosse…, mi sembra Narducci, tanto che il teste ha una piccola esitazione!
Casoria: «Silenzio!»
Carmignani riprende: «…io credo che quell’anno lì tanti episodi dubbi vennero sempre a sfavore nostro, però ne ricordo anche alcuni a favore. Una volta con la Juventus forse c’era un rigore per loro (!). Voglio dire, come si fa a dire…?» Postfrsa Carmignani è forse il primo in Italia che dice una cosa del genere!
De Nigris:«Ma fu come lei già disse, “un incontro equilibrato”?»
Carmignani: «Io ce l’avevo con l’arbitro, perché secondo me erano rigori, però…»
Casoria: «ma lei ha detto che fu un incontro equilibrato?«
De nigris: «E’ nei verbali»
Carmignani: «Sì. Loro vincevano 1-0 e noi attaccavamo»

È la volta dell’avvocato De Vita.
De Vita: «Riguardo all’atteggiamento di Cinquini (per la vicenda Vignaroli-De Santis - ndr), ricorda se le disse che avrebbe chiamato Bergamo?»
Carmignani: «Sì, disse una cosa del genere: “Parlo io con il signor Bergamo per segnalare questo fatto”».

La parola all’avvocato Cirillo: «Lei ha parlato di Lazio-Parma, vuole dare un giudizio suo sull’arbitraggio di questa partita? Che sensazione ha avuto di questo arbitraggio?»
Carmignani: «Io non ero neutrale, io ero l’allenatore del Parma. Per me c’erano due rigori per noi, ma non ricordo se ci fu qualcosa a favore nostro. L’allenatore in campo vede la partita a senso unico»
L’avvocato procede a formale contestazione, riprendendo l’interrogatori del 10 giugno 2006 reso ai carabinieri del Lazio, in cui il teste affermava che l’arbitraggio e la distribuzione dei cartellini non ravvisava atteggiamenti di particolare sfavore.

Poi spontaneamente Carmignani dice: «Scusate, io non posso portare nessun contributo, per amor del cielo. Però arbitrare è la cosa più difficile che ci sia. È più difficile che fare gol, una parata, ecc… Quando arbitravo i giocatori in allenamento, io li attaccavo alla rete, perché non gli andava mai bene niente! Quando avevo un giocatore che non si poteva allenare, lo prendevo e lo facevo arbitrare, così ne sentiva! Così come ne sentivo io. È difficilissimo arbitrare».

Casoria: «Va bene, questo complemento… Lei può andare».

Povero Narducci.


Una domanda sorge spontanea in tutto questo Moggi e la Juve cosa c' entrano ?

</TD></TR></TBODY></TABLE>

AlexnelCuore
23.11.2009, 22:40
Processo "Calciopoli", domani Moggi all'attacco di Zeman


Calciopoli, domani di nuovo in aula a Napoli: di sicuro ci sarà di nuovo l'imputato numero 1, quello che per i pm era il capo della Cupola. Si tratta, ovviamente, di Luciano Moggi. Stavolta l'ex dg della Juventus chiederà di parlare e attaccherà il tecnico Zeman, che lo aveva accusato di avergli rovinato la carriera. I due si erano conosciuti ad una cena a Napoli come aveva ricordato l'allenatore nel film Zemanlandia. Moggi, in una tv romana (Gold Sport) ha dichiarato: "Zeman è un bugiardo che soffre di complessi: non è più sereno. Che c'entro io con gli esoneri in Turchia e Serbia?". A Napoli, Moggi spiegherà altre vicende. In aula anche Francesco Ghirelli e Tullio Lanese. Tutti testi dell'accusa. Sarà assente, invece, l'ex presidente della Figc, Franco Carraro.

eldavidinho94
24.11.2009, 12:36
Moggi: «Ora basta, mi sono stufato! Querelo Zeman»

http://www.tuttosport.com/images/00/C_3_Media_929600_immagine_l.jpg


L'ex dg della Juve risponde al tecnico boemo che nel processo di Napoli su calciopoli lo aveva accusato alla sbarra: «Io l'ho fatto esonerare perché vittima del "sistema Moggi"? In realtà lui viene cacciato perché non sa allenare»
NAPOLI, 24 novembre - Luciano Moggi ha dato mandato ai suoi legali per querelare Zeman dopo quanto dichiarato in aula, la scorsa udienza, dal tecnico boemo al processo Calciopoli in corso davanti alla nona sezione penale - collegio A - del tribunale di Napoli. Lo ha rivelato lo stesso ex direttore sportivo della Juventus durante le sue dichiarazioni spontanee rese oggi in aula. «Ora mi sono stufato - ha detto Moggi ai giornalisti lasciando l'aula - non è possibile che è tutta colpa mia. Zeman ora prenderà una denuncia».

LE ACCUSE - Nella scorsa udienza di Calciopoli il tecnico boemo aveva dichiarato in aula, come teste convocato dall'accusa, che il suo esonero, in particolare, dal Napoli, era stato provocato dal "sistema Moggi". «Questo presunto sistema - ha detto in aula Moggi - non esiste. Io tutte quelle cose non le ho fatte. Piuttosto se davvero Zeman pensa che sia stato io a farlo andare al Napoli e poi a farlo esonerare per rovinargli la carriera, come ha lasciato intendere, dovrebbe ringraziarmi perché ha guadagnato cinque miliardi di lire netti per un anno. Zeman, in realtà, è stato esonerato da Napoli come da Parma, Lazio, Salernitana, Lecce e all'estero dal Fenerbahce (Turchia) e Stella Rossa di Belgrado perché non sa allenare, è lento e impacciato nel parlare e i giocatori non lo capiscono».

Guzer
24.11.2009, 14:36
Zeman, in realtà, è stato esonerato da Napoli come da Parma, Lazio, Salernitana, Lecce e all'estero dal Fenerbahce (Turchia) e Stella Rossa di Belgrado perché non sa allenare, è lento e impacciato nel parlare e i giocatori non lo capiscono».

:rideretanto::rideretanto::rideretanto:

maurizio
24.11.2009, 15:10
Bilanci Juve, Triade assolta. Moggi denuncia Zeman

Nessuna condanna al processo sui conti della vecchia gestione bianconera.


http://images.virgilio.it/sg/sportuni/upload/mog/0000/moggi-bettega-giraudo-3n9.jpg

ZEMAN ACCUSA MOGGI


http://images.virgilio.it/sg/sportuni/upload/zem/zeman4.jpg (http://sport.virgilio.it/calcio/calciopoli-zeman-moggi-mi-ha-rovinato-carriera.html)
"Mi ha rovinato la carriera" (http://sport.virgilio.it/calcio/calciopoli-zeman-moggi-mi-ha-rovinato-carriera.html)





Antonio Giraudo, Luciano Moggi e Roberto Bettega sono stati assolti "perchè il fatto non sussiste", al processo per i conti della vecchia gestione della Juventus. La causa si è celebrata con il rito abbreviato ed era lo sbocco dell'inchiesta sulle cosiddette plusvalenze sulla compravendita di giocatori. La Juventus, davanti alle richieste dei pm Gianoglio e Pacileo - tre anni per Moggi e Giraudo, due per Bettega - aveva proposto di patteggiare una pena pecuniara, ma il giudice ha assolto del tutto il club.

Alla lettura del dispositivo hanno assistito Bettega e Giraudo, i quali hanno lasciato il Palazzo di Giustizia di Torino senza fornire dichiarazioni. "È il trionfo della giustizia - ha commentato invece uno degli avvocati difensori, Andrea Galasso - sulle considerazioni metagiuridiche che hanno animato questa dolorosa vicenda giudiziaria".

LA DENUNCIA A ZEMAN: "Zeman non sa allenare, lo denuncio per falso". Luciano Moggi passa al contrattacco. Nell'udienza del processo a Napoli su Calciopoli, l'ex direttore generale della Juventus ha tuonato: "Il boemo non è capace di allenare, come dimostrano tutti gli esoneri della sua carriera e ora si prenderà una denuncia. Mi sono stufato, non è possibile che sia tutta colpa mia. Questo presunto sistema non esiste, io tutte quelle cose non le ho fatte".

Intanto il pm Narducci introduce un nuovo capitolo: i passaporti rinnovati tramite la segreteria della Juventus agli arbitri, in particolare all'ex disegnatore Pierluigi Pairetto.

maurizio
24.11.2009, 15:17
Ma per la questione Passaporti ?...non erano
altri... i club ..indagati ???
Perchè narducci non si interessa delle cose acclarate..
anzichè cercare sempre nello stesso buco ...che vergogna incredibile.
Dio come odio questa gente..con troppi poteri ..che anche davanti all'evidenza
non si arrendono maiii....... o così. o così ...incredible :incazzato:

jumarco
24.11.2009, 15:57
Rivoglio moggi!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

eldavidinho94
25.11.2009, 13:34
Moggi: “Un’assoluzione che conferma i miei trionfi”

È singolare come una formula in puro burocratese appaia al contempo tanto limpida: «Il fatto non sussiste». E così, il sottoscritto, Antonio Giraudo e Roberto Bettega sono stati assolti ieri al processo per la presunta manipolazione dei conti della vecchia gestione Juventus. I pm avevano chiesto tre anni per me e Giraudo, due per Bettega. La Juve, dal canto suo, aveva proposto di patteggiare una pena pecuniaria ma il giudice ha accolto conferito alla società un’assoluzione piena. Plusvalenze e compravendità illegale di giocatori? Invenzioni. Doping amministrativo? Neanche l’ombra.E pensare che tutto l’impianto accusatorio si reggeva su due pilastri, rivelatisi poi giganti dai piedi d’argilla: 1) le valutazioni di compravendita non sarebbero state congrue a quello che si è rivelato il vero valore di alcuni calciatori come Zidane, Mutu, Maresca, Miccoli e tanti altri; 2) dubbi riguardo alcune operazioni di intermediazione.
Da qui è nata una pletora di capi d’imputazione, che spaziavano dalla truffa alla Federazione con parametri sbagliati di iscrizione ai campionati fino a reati tributari. La verità è che ogni addebito si è rivelato totalmente infondato: se io decido di pagare un giocatore X un certo prezzo è perché il mercato dice che quello è il costo. Non si può contestare il fatto che io abbia speso troppo o troppo poco per un calciatore (http://adv.edintorni.net/click/?mo=T&ky=calciatore&af=6375&ct=it&rf=http%3A%2F%2Fjuvemania%2Eit%2Fmoggi%2Dunassoluz ione%2Dche%2Dconferma%2Di%2Dmiei%2Dtrionfi%2F&re=&ts=1259156010812&hs=c368b2b0e3d3133ff55aa267984d38b7), soprattutto considerando che simili valutazioni sono state fatte a posteriori. E quindi tutto frana, come la sentenza ha perfettamente dimostrato.
Prima Roma, dunque, poi Torino, aspettando Napoli: tutti i giudici stanno verificando che la marea mediatica ha portato solo fango e la verità è ben altra. Con l’esito del processo di ieri la Juve ha risparmiato 70mila euro e ne è uscita giustamente pulita: una certificazione che il lavoro svolto nei dodici anni a Torino è stato perfetto, un attestato indiscutibile ai successi ottenuti sul campo e dietro la scrivania (http://adv.edintorni.net/click/?mo=T&ky=scrivania&af=6375&ct=it&rf=http%3A%2F%2Fjuvemania%2Eit%2Fmoggi%2Dunassoluz ione%2Dche%2Dconferma%2Di%2Dmiei%2Dtrionfi%2F&re=&ts=1259156010812&hs=b05b8dd51faab97f5cb1d24ebf29ea1d).


<address>Luciano Moggi per Libero

</address>

gabriele
25.11.2009, 16:55
Tratto dal sito ju29ro





Cric & Croc

Luciano Moggi lo aveva promesso qualche settimana fa.
Non sarebbe stato più spettatore passivo, ma sarebbe sceso in campo per cominciare a puntualizzare e a replicare attraverso le dichiarazioni spontanee, alle deposizioni rese dai testimoni dell'accusa.

Aveva cominciato nel corso dell'udienza del 13 novembre, replicando pesantemente alle dichiarazioni rese in aula da Manfredi Martino, e ha continuato ieri, 24 novembre, con una filippica al vetriolo di circa 10 minuti.
I suoi missili terra-aria stavolta sono stati puntati dapprima contro il PM Narducci, accusato di aver avuto un tono arrogante nei suoi confronti durante i primi interrogatori del 2006, poi contro Zeman, protagonista di una delirante deposizione il cui "riassunto" potete seguire qui (http://www.juveforum.it/dossier/cantanapoli-il-processo/1548-zeman-un-testimone-cosi-e-cosi.html). Le ultime due bordate dell'ex- Direttore Generale della Juventus sono riservate al "santo subito" Facchetti, e alla fraterna commistione tra arbitri e guardalinee organizzata da Leonardo Meani, definito recentemente, da Roberto Beccantini, il "preservativo" milanista di Galliani per i rapporti con gli arbitri.

Moggi prende la parola verso la fine dell'udienza, dopo aver ascoltato gli altri testi presenti in aula, tra cui una delle sue segretarie di quando lavorava alla Juventus, Morena Mosca.
La dichiarazione spontanea appare il giusto corollario alla testimonianza della sua ex segretaria.
Regalare gadgets e biglietti era infatti una usanza consolidata, e ne approfittavano tutti, finanche i carabinieri che periodicamente si recavano in visita ispettiva nella sede di Corso Galfer.
Queste affermazioni determinano un gustoso siparietto tra il Presidente Casoria e il PM Narducci che, insofferente e polemico, le definisce "fesserie e sciocchezze".
La Casoria insorge e "spegne" il Narducci con una bastonata ben assestata, intimandogli di lasciar parlare l'imputato e ricordandogli che l'imputato può dire quello che vuole. Moggi - Narducci 1-0.

Emerge un particolare interessante dallo scontro tra Moggi e il PM. Moggi accusa Narducci di averlo accolto con tono arrogante nel maggio del 2006, nel corso del primo interrogatorio, subito dopo lo scoppio dello scandalo. "Lei ha finito, Moggi" questa la frase che Narducci avrebbe pronunciato.

Narducci, nel corso dell'esame a Morena Mosca si era soffermato sulle telefonate tra la segreteria della Juve e quella di Diego Della Valle come indizio dei contatti illeciti per salvare la Fiorentina. Moggi stigmatizza questa affermazione dichiarando che si sentivano spesso, da molti anni, con Della Valle e che, se avesse voluto fare qualcosa di illecito, non lo avrebbe fatto certamente passare dalla segreteria! Quello che Narducci dimentica (o fa finta di non sapere) è che la segreteria della Juventus ha contatti con tutte le segreterie delle altre squadre, con le quali ci sono tutta una serie di adempimenti di reciprocità su biglietti, trasferte e altri impegni istituzionali.

Nel corso della deposizione Moggi si accalora, il tono di voce si fa più duro, sferzante, soprattutto quando parla di Zeman. Le dichiarazioni del tecnico boemo hanno profondamente amareggiato Moggi ("mi ha rovinato la carriera"), che non fa nulla per nasconderlo. Gli rinfaccia le cifre che ha guadagnato a Napoli, dove, secondo Zeman, sarebbe stato Moggi a mandarlo per metterlo in difficoltà. La redazione del Team si sta chiedendo se forse non è meglio mettersi contro Moggi per farsi mandare a Napoli a 2,5 miliardi di lire all'anno; in questo modo avremmo risolto un bel po' di problemi.

Poi Moggi inizia a parlare di calcio e dell'importanza dei risultati, della sovranità dei "fatti" rispetto alle "chiacchiere". Ecco dunque che snocciola il curriculum di Zeman: retrocessioni, esoneri, piazzamenti mediocri con regolarità disarmante. Gli appunti di Lucianone infilzano "l'allenatore migliore d'Europa" fino a farlo diventare un Oronzo Canà un po' più tecnico. E alla fine l'annuncio: "I miei legali stanno studiando una querela".

Le ultime "attenzioni" sono dedicate a Babini, il guardalinee amico di Leonardo Meani, che lo aveva accusato (udienza 13 novembre) di andare regolarmente negli spogliatoi degli arbitri a fine partita.
Moggi spiega che era permesso ai dirigenti andare negli spogliatoi a fine partita e che, a differenza di altri dirigenti in odore di santità, lui non ha mai ricevuto 4 mesi di squalifica per essere andato nell'intervallo a parlare con la terna arbitrale, proferendo strane minacce ("Adesso capisco tutto, ci penso io....")

Babini aveva raccontato di aver chiesto ai designatori di arbitrare la Juve. Moggi lo asfalta: "Se leggete le intercettazioni, vedete che alle 11,53 io sapevo le terne, mentre alle 11,40 Meani telefonava direttamente a Babini per dirgli che era stato designato insieme a Puglisi, Cric e Croc, e gli impartiva anche ordini su come alzare o abbassare la bandierina!"

Il fiume in piena si placa. La Casoria ascolta e annota tutto. Moggi ringrazia e affila la lingua per la prossima deposizione spontanea. Ci sta prendendo gusto. Si siede proprio mentre da Torino arrivano altre buone notizie

gabriele
25.11.2009, 16:58
Tartto dal sito ju29ro

Clamoroso a Napoli: alla Juve distribuivano gadgets




Meno di un'ora è durata ieri l'udienza del processo Calciopoli a Napoli. Ciò a causa della defezione dei testi principali previsti, ovvero Carraro, Ghirelli e Lanese. Carraro per precedenti impegni nelle aule del tribunale di Avellino, gli altri due perché si sono avvalsi della facoltà di non rispondere, il primo in quanto indagato nello stesso procedimento e poi prosciolto dal GUP, il secondo in quanto ha scelto il rito abbreviato. La sola testimonianza sentita in aula oggi è stata quella della signora Mosca Morena, impiegata della segreteria generale della Juventus, attualmente in congedo per maternità.
La signora Mosca inizia la sua testimonianza dicendo di essere stata assunta nell'ottobre del 2001, da Giraudo, Moggi e Bettega, e di lavorare in segreteria generale. Si occupava della gestione organizzativa interna, di rispondere al telefono e anche dell'organizzazione delle trasferte della Juventus. La parte iniziale dell'interrogatorio verte sugli omaggi elargiti dalla Juventus agli addetti ai lavori, ai collaboratori ed anche ai designatori. Infatti, il PM le chiede:
"Nell'ambito di queste mansioni Lei si è mai occupata della preparazione, e poi dell'invio, del recapitare biglietti omaggio relativi alle partite?”
Mosca: “Gestivamo la biglietteria omaggio, avevamo una dotazione di biglietti nostri di segreteria che ovviamente venivano dati dai dirigenti ai dipendenti piuttosto che consulenti o collaboratori esterni”
PM: “Senta, si è mai occupata della preparazione di questo materiale e dell'invio di questo materiale in relazione ai designatori arbitrali in quegli anni, parlo di Paolo Bergamo e Pierluigi Pairetto?”.
Mosca: “Allora, non ricordo esattamente quante volte possa aver preparato del materiale, può essere capitato un paio di volte di aver preparato gadgettistica, però i gadgets potevano essere dei gagliardetti piuttosto che dei calendari squadra piuttosto che pins, comunque cose inerenti la società e veniva dati comunque ad altre persone, forse una volta, un paio di volte ”.
PM: “Cosa, non ho capito una volta o un paio di volte, scusi?”.
Mosca: “Il materiale, le ripeto, erano delle gadgettistiche della società, quindi potevano esserci dei pins, potevano esserci dei calendari, potevano esserci materiale inerente comunque..., forse delle magliette, materiali della società, quindi che venivano... delle borse che venivano preparate, e poi questo non lo facevo io, lo facevano altre persone, venivano lasciate in reception e poi prelevate dalle persone che venivano indicate ”.
PM: “Mi scusi e Lei ricorda soltanto questo materiale e non i biglietti omaggi di cui abbiamo parlato?”.
Mosca: “Biglietti omaggio sinceramente io non ricordo di aver preparato, so che ad inizio anno c'erano delle tessere, ricordo chiaramente che ad inizio anno venivano date delle tessere omaggio che venivano date a più persone, quindi c'era un elenco, una serie di persone a cui venivano date le tessere omaggio, poteva capitare che delle persone.... , nella fattispecie Lei mi faceva la domanda del sig. Bergamo e del sig. Pairetto, io ricordo che il sig. Pairetto avesse fatto un paio di volte richiesta di biglietti aggiuntivi”.
Il Pm contesta alla teste di non ricordare bene i fatti. Rilegge il verbale del 30 maggio 2006 e ricorda quanto affermato dalla teste all'epoca dell'interrogatorio, ovvero che i biglietti omaggio venivano dati a Pairetto in una busta identificata dalla lettera P, e che i due designatori venivano indicati dalla segreteria, con le sole iniziali, ovvero P e B. La teste conferma e ribadisce che era usanza della segreteria usare delle abbreviazioni per velocizzare le registrazioni.
Il Pm chiede: “Questo è l'unico caso, che Lei rammenta, di persone non indicate con il proprio nome e cognome, con le proprie estese generalità, e solo con una sigla, ovvero con una lettera dell'alfabeto?”.
“No, usavamo dei sinonimi piuttosto che magari dei nomi abbreviati”, risponde la teste.
PM: “Sempre in relazione [ai designatori]?”.
Mosca: “Non in relazione a loro, in relazione ad altre persone....”.
Definito il capitolo “gadgets” e biglietti omaggio, il PM vuole approfondire i rapporti tra la Juve e Pairetto, chiede infatti alla teste:
“Lei come addetta a questa segreteria si è mai occupata ovvero ha mai potuto constatare che la struttura della segreteria di cui Lei faceva parte si è occupava anche di questioni relative al rinnovo di passaporti riguardanti Pairetto?”.
La teste chiarisce che in segreteria si sono sempre occupate del rinnovo dei passaporti dei dirigenti, o dei calciatori. Nel caso specifico ricordava una una telefonata finalizzata a velocizzare il rinnovo di alcuni passaporti, visto che loro avevano dei contatti diretti con la questura. Il Pm "aiuta" la memoria della teste rileggendo il verbale del 30 maggio, in cui è verbalizzato che la richiesta proveniva da Moggi e che i passaporti da rinnovare erano quelli del socio di Pairetto e della moglie di questo. La signora Mosca conferma e ribadisce che, essendo passati oltre tre anni, non ricordava bene i singoli episodi.
Il Pm chiede, infine, se ricorda che nella primavera del 2005 fossero intercorsi frequenti colloqui tra i Della Valle e Moggi. Morena Mosca chiarisce che capitava spesso di sentire la segreteria della Fiorentina e che, anzi, era prassi prendere accordi con le altre squadre prima degli incontri di calcio, per risolvere problemi logistici e l'invio di biglietti omaggio. Il Pm contesta ancora, rileggendo il verbale in cui si afferma che nella primavera del 2005 ci sono state diverse chiamate dei Della Valle a Moggi.
La signora contesta che all'epoca le venne chiesto, in specie, se ci fossero state parecchie telefonate in quella primavera, ma le telefonate erano frequenti con tutte le squadre in ogni periodo dell'anno.
La teste viene quindi congedata. Nessun avvocato delle difese o delle parti civili ha operato il controesame.
Questa deposizione ci ha permesso di apprendere che:
1. la Juve ha distribuito gadgets anche a Pairetto, come “anche ai carabinieri che si sono recati nella sede della Juve per fare le verifiche”, come ha poi precisato Moggi nella sua dichiarazione spontanea;
2. la Juve distribuisce biglietti omaggio anche a Pairetto, oltre che a tutte le forze dell'ordine di Torino, come detto poi da Moggi;
3. la Juve ha fatto rinnovare il passaporto al socio di Pairetto, il che, ci permettiamo di affermarlo, è sicuramente meno grave che fabbricarlo ex novo in autonomia come successo all'ombra della Madonnina;
4. Moggi si sentiva spesso con i Della Valle, e non solo nella primavera 2005, come precisato da Moggi.

Sulla rilevanza penale di queste scoperte lasciamo ampia facoltà di valutazione al lettore

eldavidinho94
04.12.2009, 13:27
Calciopoli, accuse all'Inter

Guardalinee: chiese clemenza su referto


Anche l'Inter era coinvolta in Calciopoli. A rivelarlo è un guardalinee, Mario Coppola, intervenuto come testimone a sorpresa nel processo in corso a Napoli. Coppola ha confessato di aver subito pressioni dall'ex designatore Gennaro Mazzei per ammorbidire un referto arbitrale nei confronti del difensore nerazzurro Ivan Cordoba espulso durante una gara contro il Venezia. "Non ho obbedito - ha detto Coppola - ma poi non ho più fatto gare di A".
Tutte le società calcistiche e in particolare quelle "che avevano un peso maggiore", raccomandavano e facevano segnalazioni: è quanto ha sostenuto Rosario Coppola, che ha citato l'esempio di un Inter-Venezia. Per tale vicenda avrebbe ricevuto sollecitazioni da parte di Gennaro Mazzei (collaboratore dei designatori Bergamo e Pairetto), che avrebbe ricevuto a sua volta sollecitazioni, per ammorbidire il referto nei confronti del difensore dell'Inter. Allora la testimonianza non venne verbalizzata dai carabinieri in quanto "non interessava" agli investigatori perché non emergeva dalle intercettazioni telefoniche in possesso degli inquirenti.

Coppola si è soffermato, inoltre, sul ruolo dell'ex dirigente milanista Leonardo Meani presso il quale molti guardalinee, a suo dire, si facevano raccomandare. Gli assistenti, a loro volta, cercavano di farsi raccomandare dai dirigenti delle società "per avere visibilità ed essere in un certo giro".

jumarco
04.12.2009, 14:50
Calciopoli, accuse all'Inter

Guardalinee: chiese clemenza su referto


Anche l'Inter era coinvolta in Calciopoli. A rivelarlo è un guardalinee, Mario Coppola, intervenuto come testimone a sorpresa nel processo in corso a Napoli. Coppola ha confessato di aver subito pressioni dall'ex designatore Gennaro Mazzei per ammorbidire un referto arbitrale nei confronti del difensore nerazzurro Ivan Cordoba espulso durante una gara contro il Venezia. "Non ho obbedito - ha detto Coppola - ma poi non ho più fatto gare di A".
Tutte le società calcistiche e in particolare quelle "che avevano un peso maggiore", raccomandavano e facevano segnalazioni: è quanto ha sostenuto Rosario Coppola, che ha citato l'esempio di un Inter-Venezia. Per tale vicenda avrebbe ricevuto sollecitazioni da parte di Gennaro Mazzei (collaboratore dei designatori Bergamo e Pairetto), che avrebbe ricevuto a sua volta sollecitazioni, per ammorbidire il referto nei confronti del difensore dell'Inter. Allora la testimonianza non venne verbalizzata dai carabinieri in quanto "non interessava" agli investigatori perché non emergeva dalle intercettazioni telefoniche in possesso degli inquirenti.

Coppola si è soffermato, inoltre, sul ruolo dell'ex dirigente milanista Leonardo Meani presso il quale molti guardalinee, a suo dire, si facevano raccomandare. Gli assistenti, a loro volta, cercavano di farsi raccomandare dai dirigenti delle società "per avere visibilità ed essere in un certo giro".



E adesso qualcuno terrà in considerazione questo testimone????
Oppure *****tti farà come il cavaliere verso tutte le accuse contro di lui, e cioè che sono invenzioni di gente pagata da altri?????
Io spero sempre che un giorno o l'altro si venga finalmente a scoprire che lòa scoietà più marcia d'Italia è quella di *****tti (come i suoi denti)!!!!!

AlexnelCuore
04.12.2009, 15:12
ah finalmente pian piano si arriva alla verità

gabriele
04.12.2009, 17:01
Scusate so che questo articolo è una ripetizione di quello postato da Elda, ma mi sembra più completo ( Gli admin decidano cosa fare )

Coppola: Facchetti entrò nello spogliatoio



VENERDI' 04.12.2009 -
ANCORA COPPOLA SU FACCHETTI - Sempre nel corso della sua deposizione, l'ex guardalinee Coppola, che ricordiamo è uno dei testimoni dell'accusa, ha dichiarato che durante quell'Inter-Venezia 2-1 del 16 settembre 2001, Facchetti entrò nello spogliatoio della terna tra il primo e il secondo tempo.
Nel corso del controesame, inoltre, Trofino ad un certo punto si è fortemente alterato, chiedendo ad alta voce di far emergere il modo vergognoso con cui è stata condotta l'indagine. La Casoria gli avrebbe prontamente risposto: "Avvocato...ogni cosa a suo tempo!".
DAL PROCESSO DI NAPOLI - Oggi in aula il guardalinee Coppola ha dichiarato che dopo un Inter-Venezia del 16 settembre 2001, in cui fu espulso Cordoba per un pugno a Bettarini, fu chiamato dal designatore Mazzei che gli chiese di cambiare referto e di modificare il pugno con una strattonata, specificando che l'ordine veniva dall'alto.
Coppola ha dichiarato che, però, si rifiutò di cambiare il referto e che per questo motivo non fu più designato per partite di Serie A.
Coppola, interpellato ancora sulla questione, ha detto che, nel corso degli interrogatori sostenuti con i Carabinieri Auricchio e Di Laroni, il discorso scivolò anche sull'Inter, ma gli risposero: "L'Inter non ci interessa".
Maurilio Pioreschi, uno degli avvocati di Luciano Moggi,dopo le dichiarazioni di Coppola, secondo quanto riporta Tuttosport, è rimasto di sasso ed ha dichiarato: "E’ vergognoso vedere che degli ufficiali dei Carabinieri omettano di verbalizzare un circostanza del genere. E con la deposizione di Coppola abbiamo avuto l’ulteriore dimostrazione che era già emersa da altre testimonianze, che in questa indagine e poi nel processo c’era un solo obiettivo quello di colpire la Juventus e Moggi".
Nel frattempo, dopo che abbiamo dato per primi questa notizia, subito dopo le 12, osserviamo che quasi tutti i giornali ne parlano, con poche esclusioni. Fermandoci ai siti online dei tre principali quotidiani sportivi notiamo che la notizia troneggia, come è giusto che sia, essendo uno scoop, nella home page di Tuttosport e del Corriere dello Sport, mentre sulla Gazzetta è riportata in un piccolo riquadro in terza fila (questo è rilevato alle ore 14.30). Ma la cosa non ci stupisce visto il ruolo che il giornale rosa di piccolo formato ha assunto nell'estate del 2006. Questa è una notizia che li spiazza, che fa vacillare il teorema. Sembra che lo stesso Ruggiero Palombo, giornalista della Gazzetta molto attivo nell'estate 2006, in un intervento su RadioRadio, a proposito delle dichiarazioni di Coppla, abbia detto: "Lascerebbe intendere che sia stata condotta un'inchiesta non a 360 gradi ma un'inchiesta a tesi".

gabriele
04.12.2009, 17:11
<TABLE border=0 cellSpacing=0 cellPadding=0 width=570><TBODY><TR><TD class=style15 height=100 vAlign=center align=middle>TRATTO DAL SITO giùlemanidallajuve


Calciopoli: Morganti

</TD></TR><TR><TD height=15 colSpan=3 align=middle>


</TD></TR><TR><TD colSpan=4 align=left>Tribunale di Napoli - Udienza del 13 novembre 2009. Esame e controesame Morganti.

PM : «Lei nel 2004 arbitra Messina-Atalanta, vuole riferire?».
Morganti: «Accadde che sospesi per impraticabilità del campo – non ricordo il minuto- non c’erano i requisiti per la sicurezza dei giocatori».
PM : «A che minuto e che risultato..?».
Morganti: «1 a 0 per il Messina , al 21’ su calcio di rigore».
PM : «Sospese e rientrò negli spogliatoi.. Cosa fece?».
Morganti: «Cercai di mettermi in contatto con Bergamo e Pairetto, c’era poca ricezione, dissi che avevo preso questa decisione..».
PM : «Successivamente ha parlato con Bergamo? ».
Morganti racconta di aver parlato con Bergamo al successivo raduno di un precedente in cui un giocatore si era fatto male.
PM : «Dopo la partita Messina-Atalanta, lei quando ha ripreso ad arbitrare in serie A?».
Morganti: «Non ho rivisto la tabella delle gare. Ci fu la sosta natalizia, poi in serie B…non ricordo, a metà febbraio…»
In realtà, come poi si precisa in aula, riprese a metà gennaio. Il campionato riprende il 6 gennaio e il PM chiede se in quella particolare data fu chiamato ad arbitrare e Trefoloni risponde «no».
PM : «E’ stato quarto uomo in Lecce-Juventus..anche in quel caso il campo..».
Morganti: «Si…a discrezione dell’arbitro..».
PM : «Da chi era composta la quaterna?».
Morganti: «De Santis, Cennicola, Griselli….condizioni particolari..non ricordo la data.. occorre anche capire i problemi del campo.. in che maniera drena…».
PM : «Cosa successe al termine dell’incontro?... ».
Morganti: «Ci furono, come in tutte le gare, i soliti dirigenti –più o meno simpatici-..». Non ricorda il risultato.
PM : «Ricorda quale dirigente della Juve? ».
Morganti: «Secco e Moggi…Moroni e non ricordo il nome dell’Ad del Lecce».
PM : «Vennero distribuite della magliette?».
Morganti: «..il Lecce prima della gara..Secco alla fine».
PM : «A chi le consegna?».
Morganti: «nello spogliatoio..il capo quaterna è colui che le prende in consegna e poi c’è la divisione».
PM : «Lei che rapporti aveva con Bergamo e Pairetto?».
Morganti: «Rapporto che si può avere con i responsabili..disposizioni tecniche».
PM : «Rapporto di amicizia con qualcuno dei due? ».
Morganti: «No».
PM : «E’ stato penalizzato per le vicende intercorse in Messina-Atalanta?».
Morganti: «Penalizzato?».
Casoria: «e sentiamo..».
Morganti: «In modo diretto, esplicito no».
PM : «Così pensa..».
Opposizione: «Cosi pensa che c’è opposizione».

Prioreschi
Prioreschi: «Solo una specifica sulle partite dopo Messina-Atalanta». Chiede, ed ottiene conferma da Trefoloni, che dopo la partita Messina Atalanta, arbitra il 09.01.05 Triestina-Perugia, il 12.01.05 Siena-Roma, 16.01.05 Chievo Verona. E chiede conferma se ricorda di aver solo saltato il turno del 06.01.05 e se tutto questo era assolutamente normale. Morganti conferma che era normale. Il Pm si oppone, dopo che Prioreschi legge un brano dove Morganti dice di non ritenere di essere stato penalizzato, chiede che venga letto tutto e la Casoria fa procedere nella lettura.
Prioreschi: «Lei ricorda di essere stato, l’11.05.2006, dai carabinieri di Roma. Ricorda a che ora è entrato?».
Prioreschi fa verbalizzare che il teste è entrato alle 11.00 ed uscito alle 14.45, 3 ore e 45 minuti per 2 pagine e mezze di verbale.

Catalanotti
Catalanotti: «Le designazioni erano condizionate dalla volontà delle società più importanti..Juventus, Milan, Inter.. ?».
Morganti: «Non le so rispondere».
Opposizione perché si chiede una sua ..probabilmente..considerazione.. e interviene al Casoria: «si oppone o non si oppone? Ma che ci opponiamo quello non sa rispondere..».
Confusione in aula, Catalanotti dice «che è uno di quei casi in cui i fatti non si scindono…». Ricorda che alla medesima domanda, Morganti si era esposto positivamente.

Casoria: «E vediamo.. perché oggi ha detto non so rispondere e prima si?».
Morganti: «..la mia opinione alla fine è una mia considerazione ..».
La difesa chiede se il clima era colloquiale...e si sente «possiamo anche dire che è stato pressato».
Casoria: «Mentre lei rispondeva non verbalizzavano..o solo alla fine?».
Morganti: «No..alla fine».
PM : «Non è che è illegale…è la prassi».



</TD></TR></TBODY></TABLE>

gabriele
04.12.2009, 17:20
<TABLE border=0 cellSpacing=0 cellPadding=0 width=570><TBODY><TR><TD class=style15 height=100 vAlign=center align=middle>TRATTO DAL SITO giùlemanidallajuve

Calciopoli: Babbini

</TD></TR><TR><TD height=15 colSpan=3 align=middle>


</TD></TR><TR><TD colSpan=4 align=left>Tribunale di Napoli - Udienza del 13 novembre 2009. Esame e controesame Babbini.

Casoria: «Pigliamo Babbini..via».
Babbini, impiegato al ministero dell’interno presso la Questura di Forlì. Assistente di linea per 20 anni di cui 6 da internazionale.
PM : «Nel corso della sua carriera, ha conosciuto Meani? ».
Babbini: «Sono amico».
Lo conosce da più di 20 anni. Babbini giustifica la sua conoscenza attraverso la frequentazione del ristorante di Lodi di Meani ed il fatto di essere un ex arbitro anche lui. Meani ha arbitrato fino alla serie D, ma da appassionato, continuava ad arbitrava le partitelle settimanali dell’Inter e del Milan. Poi è iniziato il suo rapporto di collaboratore con il Milan. Babbini era a fine carriera quando Meani ricevette l’incarico dal Milan, «molto tardi..due o tre anni».
PM : «Quante volte ha arbitrato la Juventus?».
Babbini: «L’ultima volta la ricordo bene, quell’anno morì mio madre. Juventus-Milan, novembre 99’.
Ricorda di non aver arbitrato la Juventus dal 2000 al 2005, se non la finale di andata di Coppa Italia e un’amichevole a cesena. PM : «Il suo vertice da chi era composto?».
Babbini: «Dal 99’ Bergamo e Pairetto e con loro c’erano Nicchi, Guidi e Celli poi rimosso… Mazzei per gli assistenti».
PM : «Lei ha parlato di queste cose?...».
Babbini: «Il ricordo va all’ultima stagione. Si sa che quando un arbitro fa la mia carriera, si raccolgono nell’ultima stagione i frutti. Non arrivarono perché non dovevo essere designato… tagliato fuori da partite importanti . Chiesi a Mazzei che mi rispose di chiedere a Pairetto. Non era una risposta per ridere, ma secca, decisa e precisa».
PM : «Vuole specificare?».
Babbini: «Come le ho detto, gliela recito..».
PM : «Lei lo chiese?».
Babbini: «No!».
PM : «Perché?».
Babbini: «Anche perché quella stagione iniziò sotto brutti auspici. Sampdoria-Lazio, importante, era il primo posticipo, mi inquadrarono che sbadigliavo. Spiegai che era una questione emotiva, un modo di reagire all’emozione».
Ricorda poi di aver visto in televisione qualche mese fa la partita Italia-Irlanda e Buffon è stato inquadrato mentre sbadigliava. (si paragona a Buffon)
A seguito di quell’episodio, fu sospeso perché fu una brutta figura per la categoria. Babbini polemizza ancora, dicendo che la Fifa lo riteneva degno di essere inserito nei propri albi ed invece i designatori lo ripresero in malo modo per la storia dello sbadiglio.
PM : «Lei ne ha mai parlato con i suoi colleghi?».
Racconta di come c’erano oche e brutti anatroccoli e lui, Puglisi, Morganti e Contini facevano parte del «frate bene fratelli». Nel senso che venivano adoperati per partite difficili (spareggio salvezza) perché erano conosciuti e ben voluti da tutti. All’interno del loro gruppo, certe cose venivano dette.
PM : «Cosa rappresentavate?».
Babbini: «Il malcontento. Vedevano i nostri colleghi, anche sbagliando… arrivare ad arbitrare la Juventus».
PM : «A chi allude?».
Babbini: «Io non alludo a nessuno. Ho rilasciato a Napoli una dichiarazione su Calcagno, assistente internazionale molto bravo..il tempo mi ha dato torto…Quando fu fatto internazionale, quasi sicuramente aveva altri ragazzi meglio di lui.. Dovevamo stare attenti anche a fare parola perché altrimenti –trac-..c’era la serie B..».
PM : «Conosce il suo collega Consoli? ».
Babbini: «Sono amico, faceva parte di quelli che erano graditi più ad una squadra, alla Juventus. Era internazionale».
PM : «E a chi capitava anche?».
Babbini: «Nitro, Griselli..le partite della Juventus erano importanti ..si curava..».
Il Pm chiede, riprendendo il discorso prima abbandonato, se ha mai approfondito questa vicinanza di Pairetto alla Juventus.
Babbini ricorda che mentre stava vedendo una partita in tv di Champions League della Juventus, vide Pairetto in tribuna centrale insieme ai due figli. Contini lo chiamò al telefono per lo stesso motivo. Non gli «sembra, a livello di immagine», qualcosa di opportuno, «qualcosa da dire l’avrei..».
PM : «Nel corso della sua attività capitava che i dirigenti entravano negli spogliatoi? ».
Babbini parla di scaramanzia. Ricorda di Massimo Moratti, sempre insieme a Facchetti che salutava all’inizio della partita; Sensi a fine partita e spesso si lamentava .. «C’è da dire che sapevo per interposta persona e dalla tv che Moggi insieme al suo amico (che chiama il fornaio) era sempre presente».
Viene ascoltata una telefonata tra Meani e Babbini con oggetto l’arbitro Bertini.
PM : «Di che parlate?».
Babbini: «Come in tante telefonate, io e Meani -ci sentivano anche 7 volte in un giorno- non solo per il calcio..perché L. Meani aveva in mente che ci fosse la possibilità che nell’ambiente si facesse la caccia ai diffidati.. quando dico “diabolico Bertini” non è niente di personale..». Racconta poi di come Bertini, ogni qual volta suonasse il cellulare, si allontanava per non far sentire agli altri. La definisce «stupidaggine», però rimarca il fatto. Prosegue ricordando che, essendo pratico di informatica e computer, fece una statistica esaminando tutte le decisioni del giudice sportivo - precisando in una successiva telefonata allo stesso Meani - non trovando quello che Meani chiedeva in modo così evidente, che non era quella la strada giusta. Il processo sportivo ha imputato a Babbini una colpa proprio per queste statistiche fatte per un dirigente.

Prioreschi

Prioreschi: «Ho capito che lei, mentre era assistente aveva questo rapporto di amicizia con Meani..».
Babbini: «Si, si».
Prioreschi: «E’ consentito sentirsi con un dirigente?».
Babbini: «Sicuramente qui si parla di Meani..non è che ci fosse solo lui..è comune di altri colleghi».
Prioreschi: «Era quindi normale?».
Babbini: «No, ma in quel mondo del calcio era normale».
Prioreschi: «Questa era la prassi».
Babbini: «Si, non si faceva niente di male».
Prioreschi: «Ha detto che Consolo, Mitro, Grisello..erano considerati vicino alla Juventus».
Babbini: «Non proprio così. Facevano spesso la Juventus».
Prioreschi: «Senta, ci sono assistenti che facevano spesso il Milan, che erano meglio graditi? ».
Babbini: «Nelle telefonate…».
Prioreschi: «Se è a sua conoscenza..».
Babbini: «La risposta è si. Sono gli assistenti bravi, il Milan voleva assistenti bravi e fidati».
Prioreschi legge il verbale del 07.06.06 reso si carabinieri di Napoli in cui dice: «La mia amicizia è stata improntata alla lealtà, anche se devo dire che erano contenti che venivamo assegnati io, Puglisi, Stagnoli, Rotelli..che ritenevano graditi e bravi».
Babbini: «Lui aveva piacere che andassimo noi perché aveva rapporti più amichevoli».
Prioreschi: «Lei ha detto che il Milan voleva assistenti bravi..».
Babbini: «Erano tutti bravi e internazionali».
Prioreschi: «Le risulta che Puglisi era un ultras del Milan? ».
Babbini Conferma
Ed aggiunge che lui è Bolognese, filo interista.
Prioreschi: «Quando è stata fatta sentire la telefonata, stava facendo sue considerazioni? </B>».
Babbini conferma
Prioreschi: «Meani le da l’incarico perché è esperto di informatica?».
Babbini: «Esperto è una parola grossa..».
Prioreschi: «Lei ha citato..».
Babbini: «Lui..mandava … gli auguri di Natale anche agli assistenti internazionali ..io gli trovai gli indirizzi su internet…lui faceva bella figura..con la società».
Prioreschi: «Lei, visto che ha questa amicizia non le sembrava corretto rifiutare?».
Babbini: «Buoni rapporti.. ce ne sono parecchi, non solo Babbini ma Copelli, Contini..».
Casoria: «L’elenco dei bravi..».
Babbini: «Molti, perché Meani non era nato come dirigente del Milan, ma come addetto allo spogliatoio di San Siro..Io avevo piacere di andare a fare il Milan».
Prioreschi procede a contestazione rileggendo il verbale del 18.04.05, dove risponde che lui, oltre a Brontolo (Puglisi) graditi al Milan, dovevano rifiutare queste designazioni..sopratutto Puglisi.
Babbini: «Mi sento di dover rispondere… quella telefonata è di un dirigente che si sente di aver vinto una battaglia ma io gli dico che l’ha persa, perché loro hanno dato il contentino… ti hanno annullato il gol..allora ti mando Babbini e Puglisi..eccoli la».
Prioreschi chiede la storia della bandierina.
Babbini: «Devo rispondere come dissi a lui..non mi dire di alzare la bandierina di qua e di la perché sai bene che io alzo per quello che vedo».


Gandasi – difesa Meani-

Gandasi: «Lei ha arbitrato Milan-Chievo».
Babbini: «Ho commesso errori in quella partita..molto probabilmente l’avvocato di Meani vuole sentimi dire di aver annullato un gol regolare ..».
Gandasi: «Secondo il giornale era buono, ha avuto rimproveri da Meani?».
Babbini: «Sinceramente le dico di più.. Crespo si girò dicendo “si era in fuorigioco”, guardai verso la panchina di Meani e mi fece segno..» che andava bene. «Seppi alla fine del primo tempo…Costacurta mi disse che era regolare..».
Gandasi: «Eravate graditi anche se annullavate gol?».
Babbini: «Ero gradito perché ero amico. Meani gradiva che andassimo noi perché si viveva il pre-partita in modo “guascogna”!».
Racconta alcuni episodi e parla di amicizia e confidenza sviluppata anche al tavolo mentre mangiavano… Racalbuto aveva amicizia con Meani perché ci aveva arbitrato insieme. Ricorda che Facchetti giocava a tennis con Meani e che una volta andò anche lui ad assistere; andava in montagna con De Biase.. Nel suo ristorante giravano un po’ tutti.
Gandasi: «Vi era un principio per le designazioni?».
Babbini: «Il fatto stesso che certe persone – nei verbali sono vericabili – nel 2003 e 2004 feci una statistica sugli assistenti designati da Mazzei: in serie A erano stati 28-29, 17 per la Juventus, 22 per il Milan, 24-25 Inter, 26 Roma. I numeri danno le dimensioni di che tipo di rotazione. Puglisi era da un po’ che non arbitrava .. facendo una partita con Collina, Milan-Roma, ci fu un passaggio di mano di Inzaghi, dalla parte di Puglisi. Da quella volta non venne più impiegato».
Gandasi: «Milan Chievo era infrasettimanale, con chi aveva giocato la domenica precedente?».
La settimana precedente di giocò a Siena e fu annullato un gol regolare a Sevchenco. La stampa ne aveva parlato, in quanto si era in una fase cruciale della stagione.

Mungiello

L’avvocato chiede se era un hobby per Babbini arbitrare. L’assistente ricorda che era un hobby ma non come impegno. Guadagnava circa 28, 30 milioni di lire all’anno. Per arbitrare in serie A riceveva 2.200,00 € lordi, in serie B 750,00 € e 150,00 € per fare il quarto uomo.
L’avvocato sollecita il teste chiedendo se questo succedeva per ogni partita e dopo la risposta affermativa, chiede ancora il perché ci teneva tanto ad arbitrare la Juventus, visto che il compenso era uguale per tutte le partite di serie A.
Babbini: «Io non faccio l’arbitro per soldi, ma solo per passione».
Mungiello: «Non pensa che non la mandavano perché non era in grado ….in una partita così..».
Babbini: «Nel 2002-2003 arrivai primo nella graduatoria.. il desiderio … chissà perché per la maglia bianconera non andavo bene».
Si ritorna a parlare di Pairetto in tribuna centrale insieme ai figli, fatto ritenuto da Babbini «non anomalo, ma non consono». La difesa a questo punto gli chiede cosa c’è di diverso rispetto al suo rapporto con Meani. «Esistono i soldati e i generali. Se i generali danno questo esempio, non si devono lamentare se i soldati sbadigliano in partita», è la risposta di Babbini che enfatizza ancora la storia dello sbadiglio.

Morescanti
Morescanti: «A lei risulta che Pairetto era delegato Uefa? ».
Babbini: «Si».
Morescanti: «Può essere che eri li per quello..».
Babbini: «Con figli e famiglia?».
Morescanti: «Ha mai visto Collina a San Siro?».
Babbini: «Non con i suoi figli..ma presente».




</TD></TR></TBODY></TABLE>

gabriele
04.12.2009, 17:24
<TABLE border=0 cellSpacing=0 cellPadding=0 width=570><TBODY><TR><TD class=style15 height=100 vAlign=center align=middle>TRATTO DAL SITO giùlemanidallajuve


Calciopoli: Trefoloni

</TD></TR><TR><TD height=15 colSpan=3 align=middle>


</TD></TR><TR><TD colSpan=4 align=left>Tribunale di Napoli - Udienza del 13 novembre 2009. Esame e controesame Trefoloni.

Casoria: «Babbini e Morganti si allontanino dall’aula».
Inizia con la formula di rito, la l’esame del teste Trefoloni.
PM : «Lei è stato, non so tutt’ora, arbitro alla Can?..».
Trefoloni: «Si, tutt’ora».
PM : «In serie A quando è stato promosso?..».
Trefoloni: «..nella stagione 99-00, a disposizione dalla stagione 00-01».
PM : «Chi erano i designatori?».
Trefoloni: «Bergamo e Pairetto».
A questo punto il PM chiede a Trefoloni se conosce i due designatori e la Fazi, il teste risponde affermativamente soffermandosi sulla figura della Fazi, che definisce «la segretaria», che curava «i rapporti con gli arbitri particolarmente».
Secondo l’arbitro il ruolo della Fazi, era di «intermediario tra arbitri e commissione», forniva un «supporto psicologico» . Ricorda che era convinzione di Bergamo che la maggiore «sensibilità» femminile, era utile per capire. «Grande stima» nutrita dai designatori e un rapporto di continuità con le giacchette nere, perché seguiva gli arbitri nei raduni e fungeva da «supporto». Dettaglia ancora meglio: «Ci parlava, cercava di capire il nostro stato di serenità, le nostre condizioni del momento (problemi personali o arbitrali)» verificava, se erano state «smaltite problematiche anche a livello mediatico».
PM : «Quando lei parlava con la Fazi..per lei cosa rappresentava?».
Trefoloni: «Io sono arrivato alla Can con un percorso rapido». Racconta come per la prima volta (non era mai accaduto)passa, solo dopo due anni nella categoria inferiore, alla massima serie e come questo rendesse «stretto» il rapporto con i designatori - Bergamo in particolare che lo aveva seguito nella precedente stagione- e di conseguenza della Fazi. Il teste aggiunge che «quello che la Fazi raccoglieva, se ne faceva portatrice con Bergamo».
PM : «Nel 2004 esce dalla Can e sa perché? ».
Trefoloni: «Si, su sua richiesta». Ricorda come, su richiesta di Carraro, la Fazi fu invitata a rimanere a Roma, impedendole di fatto di seguire gli arbitri nei raduni. Reputando il gesto come una danno alla propria immagine, decise di chiedere trasferimento.
PM : «Ha mai cercato di rientrare alla Can? ».
Trefoloni: «Mi ha confidato di essere rimasta ferita…che non capiva e non condivideva..in un primo momento.
PM : «Ha fatto tentativi?».
Trefoloni: «Nel dimostrarmi il suo dispiacere, ha fatto riferimento –non so quanto millantando o meno- di aver fatto presente la cosa a Ghirelli e al direttore generale della Juventus».
PM : «E cosa disse a Moggi?».
Trefoloni: «A me disse solo che era dispiaciuta -e non so nemmeno in che termini- ma che aveva esposto il disappunto e il desiderio..».
PM : «Sa perché sollecita Moggi? ».
Trefoloni: «No».
Il PM procede a contestazione dal verbale del 16.05.2006 ed ad analoga domanda risponde: «La Fazi mi ha riferito di aver interessato Moggi (settembre, ottobre, comunque prima della fine dell’anno) per perorare la sua causa, ritenendo questi persona in grado di poter incidere in decisioni di questo tipo all’interno della struttura federale, in particolare quella arbitrale».
Trefoloni: «..più di altri personaggi all’interno del mondo calcistico..aveva un ruolo di grande visibilità e reputato persona con peso all’interno della struttura..».
PM : «Aveva ruoli federali?».
Trefoloni: «No.. Moggi ..per buoni rapporti..è una mia considerazione che facevo. Per lo spessore, in quel momento..persona che poteva essere ascoltata , mettere una buona parola».
Il Pm ritorna sul rapporto Bergamo-Fazi e chiede cosa gli confidava.
Trefoloni: «Essendo io arrivato con una certa rapidità, ero un po’ la mascotte del gruppo, il più inesperto». Trefoloni spiega poi come c’era, su di lui, una «programmazione, un investimento da proteggere perché poteva difettare di inesperienza». Un rapporto «protettivo, al di là dei ruoli».
PM : «Aveva modo di parlare di come arbitrare le partite?».
Trefoloni ricorda come il supporto psicologico veniva fatto dalla Fazi. «Accoglieva dei messaggi che poi trasmetteva al designatore . Non avendo conoscenze tecniche precise –materia prettamente arbitrale- le istruzioni erano di Bergamo e la Fazi si faceva portatrice».
PM : «Nel rapporto diretto con Bergamo, le dava mai consigli?».
Trefoloni: «Dava molti consigli..prodigo…su tutta la sfera, dalle cose più futili come l’abbigliamento fino ad una visione legata alla gestione arbitrale. Quello che lui intendeva per arbitrare bene -una prerogativa-quella di immaginare un arbitro forte.. » che non doveva permettere ciò che non era corretto ma allo stesso tempo «trasparente».
PM : «Le stesse cose gliele diceva anche Pairetto?».
Trefoloni: «A livello tecnico più da Bergamo che da Pairetto, che ritengo condivise. Posso parlare di quelle cose che mi diceva Bergamo».
PM : «Il suo inserimento nella griglia Roma-Juventus..».
Trefoloni: «Posso dire che, per ragioni contingenti, al momento c’erano tensioni ed aspettative. Considerando che il mio repertorio -non avevo fatto un campionato di visibilità tale da essere papabile per quella gara- manifestai perplessità di essere inserito in quella griglia. Mi trovai con Bergamo al funerale del padre di Pairetto..stava valutando la possibilità di inserirmi in quella griglia… manifestai perplessità con la Fazi e con Bergamo, salvo poi dare la mia disponibilità. Io, Collina, De Santis… eravamo a girare uno spot …in un clima gelido. La mattina successiva - nella notte avevo avuto problemi di salute: nausea, vomito- chiamai la Fazi e dimostrai la problematica dello stato influenzale. Non avevo 39 di febbre ma non stavo bene . Ci sentimmo alcune volte..poi le mi disse: “prendi una decisione perché Bergamo vuole inserirti…. Senti un medico e fatti dare l’indisponibilità”. Nel pomeriggio il medico di guardia constatò il mio stato e fece un certificato medico».
Trofino: «Lei ricorda di essere stato sentito in data 14.05.2006, negli uffici del nucleo operativo .. di Roma?».
Trefoloni: «Si».
Trofino: «A che ora iniziò?».
Trofino verbalizza che l’incontro durò circa 6 ore (dalle 17.00 alle 23.00) -senza sospensione - producendo 3 fogli di dichiarazioni.



</TD></TR></TBODY></TABLE>

AlexnelCuore
04.12.2009, 18:49
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Pirata
04.12.2009, 22:21
Il giorno delle rivincite si sta avvicinando... :fischio:
...anche se quel anno di B non ce lo toglie più nessuno! :011:

AlexnelCuore
04.12.2009, 23:33
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Luca
06.12.2009, 18:49
Ho seguito un pò l'evolversi della situazione e come sempre abbiamo detto qui sul forum lo ripeto anche ora: non mi giunge nulla di nuovo!

Anzi una cosa di nuovo c'è: finalmente qualcuno ha avuto il coraggio di parlare e chissà come mai non gli è successo ancora nulla.
Direte voi che è stato solo qualche giorno fa. Vero! Ma intanto è riuscito a parlare mentre altri non hanno avuto nemmeno il tempo di farlo...

Ma non lo sapevamo tutti che nel 2006 bisognava colpire chi sennò era destinato a vincere per altri minimo 10 anni?

Smorziamo anche agli entusiami però. Leggo che gli onesti potrebbero pagare caro queste dichiarazioni di Coppola e vedo troppo entusiamo in giro.
Tutto è falso perchè sono passati 8 anni e per la giustizia sportiva è già andato tutto in prescrizione. Gli onesti non corrono nessun rischio (e te pareva!!)

Mi direte che però ora c'è in campo la giustizia ordinaria. bè certo ma al massimo Moratto e compagnia rischiano un ammenda...

Luca
06.12.2009, 18:52
Da Tuttosport online 12/06/2009

Coppola, il pentito che fu tenuto nascosto a Borrelli



TORINO, 6 dicembre - Il giorno dopo, riascoltata con attenzione la deposizione dell’ex assistente Rosario Coppola (http://www.tuttosport.com/ricercakey/Rosario%20Coppola)al processo su Calciopoli (http://www.tuttosport.com/ricercakey/Cal%C2%ADciopoli)in svolgimento a Napoli, è necessario fare una precisazione fondamentale. E cioè che Coppola non voleva “accusare” l’Inter, ma tutto un “sistema” di cui anche l’Inter era componente sostanziale. E bisogna trarre una constatazione amara e, per alcuni dubbi, inquietante: le parole del teste furono giudicate “non interessanti” dai carabinieri che verbalizzarono la sua deposizione (spontanea) il 20 maggio del 2006. Quasi che - ecco l’inquietudine - le indagini fossero mirate a sostanziare l’esistenza di un teorema (la “cupola” e il “sistema-Moggi”) piuttosto che acquisire nuovi elementi che facessero chiarezza a 360 gradi. «Io - ha dichiarato Coppola - non ero andato lì per denunciare l’Inter, ma tutto un sistema. A me capitò di subire pressioni per quella squadra, ma avrebbe potuto benissimo riguardare qualcun altro». E dire che Francesco Saverio Borrelli (http://www.tuttosport.com/ricercakey/Francesco%20Saverio%20Borrelli), allora capo dell’Ufficio indagini, aspettava come manna dal cielo qualcuno che vuotasse il sacco.
PREGIUDIZI - Naturalmente, come spesso accade nel caso in cui le accuse non siano rivolte verso una parte ben definita (Moggi è un bersaglio grosso, facile e persino scontato, ormai...), è subito iniziata la corsa a delegittimare il teste. Con argomenti grossolani (“Era stato messo a riposo per inadeguatezza”) usando pesi diametralmente opposti, per esempio, nei confronti dell’ex arbitro Danilo Nucini, teste fondamentale dell’accusa, che ha basato tutta la sua deposizione su argomenti analoghi a quelli di Coppola, salvo lasciare trasparire un senso di rancore e di frustrazioni molto più marcati rispetto a quelli dell’ex assistente. Oppure con tesi che evidenziano chiaramente come non sia stata ascoltata la deposizione del teste. Vediamole.
I TEMPI - L’argomento più “gettonato” riguarda la tempistica delle rivelazioni di Coppola: «Si è svegliato dopo otto anni...». In realtà, come abbiamo già visto, l’ex assistente aveva già detto queste cose ai carabinieri il 20 maggio 2006: «Mi dissero che non gli interessava perché di quella società non emergeva nulla nelle intercettazioni...». Affermazioni che hanno esposto l’avvocato di parte civile Vigoriti («E se non interessava allora - ha chiosato *perché dovrebbe interessare adesso») alla reprimenda del presidente Casoria: «Qui interessa tutto, avvocato, anche perché quello che si dice qui è molto più importante rispetto a ciò che si disse allora...». Chissà cosa farebbe, se potesse tornare indietro, il giudice Borrelli che, catapultato in un mondo a lui sconosciuto, era alla ricerca pubblica di un “pentito”, un Mario Chiesa del calcio che rompesse l’omertà. «Avevo sentito l’appello di Borrelli - ha spiegato Coppola - e andai a deporre proprio per aiutare gli inquirenti a capire come funzionava il mondo del calcio. Per spiegare come Bergamo e Pairetto rimasero fagocitati dal meccanismo dei favori. Ci facevamo raccomandare da tutti, dirigenti del calcio, ma anche questori e preti. E i segnalinee andavano da Meani, il dirigente del Milan, perché li aveva conosciuti anche quando lui faceva l’arbitro ». E fece i nomi, Coppola, tre anni fa e non solo ieri l’altro a Napoli.
IL REFERTO - C’è anche chi ha sostenuto che l’episodio riferito da Coppola sia poco verosimile perché «il referto vie*ne scritto subito dopo la gara e dunque era impossibile modificarlo». Esempio clamoroso di come si affrontino con leggerezza, o per lo meno senza informarsi a fondo, argomenti comunque delicati. Perché Coppola ha spiegato in modo estremamente esaustivo come le pressioni (per tramite del designatore Mazzei) arrivarono in vista della riunione della Commissione d’appello che doveva ridurre da 2 a 1 le giornate di squali*fica a Cordoba. «E in effetti * - ha spiegato - dopo pochi minuti mi chiamarono per i componenti della commissione per dirmi se confermavo o meno il referto (verbalmente, quindi, avrebbe dovuto fare retromarcia). Io confermai e non andai più in A. Perché funzionava così: se non ti adeguavi al sistema subivi ritorsioni ». Già: per Coppola il problema non erano l’Inter o la Juventus, ma un intero sistema. Che se non era degno di assegnare scudetti a qualcuno, non lo era per nessuno.

Pirata
06.12.2009, 18:59
Viva la giustizia! :bevuta: :vomito:

PS: Bentornato Luca! :icon_wink:

maurizio
06.12.2009, 19:34
Speriamo Napoli faccia chiarezza, e per tutti.
impensabile che c'erano tante squadre, e gli onesti ..no.
nelle intercettazioni ..grazie, erano i re.
ma quì c'è stata malafede al massimo. sentendo queste ultime
dichiarazioni, e non fare qualcosa ..di quei tempi.è vergognoso.
e per i carabinieri. e per il Pm.
ps
per gli elkann. solo vergogna.

gabriele
07.12.2009, 16:28
Questa è un'integrazione dell' interoggatorio del guardalienee Coppola tratto da ju29ro

Coppola, gli inquirenti e il teorema Juve


"Ma che modi sono?", chiede l'avvocato Prioreschi.
Ce lo chiediamo anche noi, dovrebbero chiederselo in tanti, ma partiamo dall'inizio della deposizione del teste Rosario Coppola nell'udienza del 4 dicembre nel corso del processo Calciopoli.
Ricordiamo che nel maggio 2006 Borrelli non perdeva occasione, davanti a centinaia di microfoni spianati, di dire che non c'era un "pentito", che "nessuno collabora, c'è omertà nel calcio", ed invitava chi sapeva a collaborare.
Rosario Coppola, ex assistente fino al 2002, ricorda in aula che nel maggio 2006 raccolse il grido di dolore di Borrelli e si presentò spontaneamente dai carabinieri:
"In sostanza io, di mia iniziativa, mi sono messo in contatto con i carabinieri di Roma proprio perché avevo sentito l'appello del giudice Borrelli, che aveva difficoltà a scoprire, ad entrare un attimino nel gruppo degli arbitri, cioè della mentalità degli arbitri. Perché avevo terminato da poco e, in qualche modo, dalla mia piccola e modesta posizione potevo in qualche modo dare uno spaccato di questo ambiente, di come funzionava, di come funzionava la gestione del gruppo".
Coppola, interrogato dal pm Narducci descrive un mondo arbitrale nel quale tutti, assistenti e arbitri, andavano avanti con raccomandazioni e segnalazioni tra le più varie (anche di questori e preti), tutto per ottenere più visibilità, per dirigere le partite più importanti. Descrive il potere della coppia Bergamo/Pairetto e parla di pressioni. A questo punto il pm Narducci gli chiede di entrare più nello specifico e Coppola esaudisce la richiesta affermando:
"Nello specifico, io ho portato come esempio una mia esperienza personale che era, anche oggettivamente, in qualche modo, riscontrabile. [...] Avevamo delle pressioni, a me personalmente è capitato di avere delle pressioni. Una volta c'è stato un reclamo da parte della società su quanto era stato riportato sul referto, io sono stato avvisato da uno dei designatori, Gennaro Mazzei, però, assolutamente, metto la mano sul fuoco, non era un'iniziativa sua personale. Proprio per la figura, ripeto, relativamente modesta, non avrebbe mai preso un'iniziativa del genere. Qualcuno gli ha detto di chiamarmi. Mi dice "Guarda da qui a mezz'ora, da qui ad un'ora ti chiameranno da Milano, dove c'è la Commissione Giudicatrice, di Appello, e ti chiederanno se effettivamente quanto riportato sul rapporto risponde a verità, oppure se devi aggiungere qualche correzione. Mi raccomando, questo giocatore ha preso due giornate di squalifica, di conseguenza cerca un attimino di... ".

Il pm Narducci chiede di che partita si trattasse e Coppola risponde: "Era Inter-Venezia, c'era stata una violenza consumata, un cazzotto, da parte di Cordoba. automaticamente gli davano una giornata di squalifica, per il fatto che l'azione era dall'altra parte del campo c'era l'aggravante di un'altra giornata di squalifica, per cui questo giocatore ne aveva avute due. Ebbi questa sollecitazione di intervenire affinché dicessi che non era un cazzotto, si stava svincolando, stava cercando di allentare la presa di Bettarini, era Bettarini l'altro giocatore. Fatto sta che, guarda caso, dopo una mezz'oretta fui chiamato da Milano, registrarono, c'è la registrazione della telefonata, perché funziona in questo modo, e mi fecero questa richiesta "Ma sa, la società dice che c'è stato uno strattonamento, non è proprio una vera violenza...". Io, da arbitro, riconfermai tutto, avevo visto tutto per bene. Ecco, da quel momento, io non ho fatto più la serie A".

Il pm Narducci non si dimostra molto interessato ad approfondire la notizia di reato portata alla luce da Coppola, e prosegue seguendo il suo filo conduttore, con domande su altri imputati.
Fermiamoci un attimo, perché di quanto ha detto Coppola sui fatti riferibili all'Inter non c'è traccia nel verbale redatto dai carabinieri. Eppure avrebbe dovuto esserci, perché si tratta di una notizia di reato che andava quantomeno trascritta, riportata sul verbale, e sulla quale, come affermato da Coppola, era facile fare delle verifiche.
Se ai carabinieri non interessava, e a Narducci neppure in fase dibattimentale, chi si dimostra addirittura infastidito dalla notizia è l'avvocato Vigoriti. Qui vale la pena riportare la trascrizione integrale del suo controesame:

Avv. Vigoriti: Avvocato Vigoriti delle Amministrazioni Statali costituite parti civili. Solo una precisazione, non ricordo se Lei ha precisato a proposito di quell'episodio della pressione fatta su di Lei per cambiare la sua versione di quel fatto. Lei ha detto che è stato chiamato telefonicamente da Milano... non ricordo se ha detto da chi...
Coppola: Sì, sì, da Gennaro Mazzei che era il nostro referente, che faceva parte della Commissione, sì.
Avv. Vigoriti: Senta ma, come mai di questo episodio non troviamo menzione nelle dichiarazioni che Lei ha reso a suo tempo...
Coppola: Per un motivo molto semplice, ringrazio anche a Lei per avermi fatto questa domanda. Quando incontrai i carabinieri, su mia richiesta d'altronde, questo episodio andava a toccare una società come l'Inter che, non lo so, provai da parte dei carabinieri in modo sbrigativo ma assolutamente, come dire ... l'argomento non gli interessava
Avv. Vigoriti: Non interessava a chi, ai carabinieri?
Coppola: Ai carabinieri. Mi fu detto "A noi non risulta che l'Inter facesse pressioni, non abbiamo registrazioni..."
Avv. Vigoriti: Chi le ha detto questo? I carabinieri?
Coppola: Il capo, ora il nome..
Avv. Vigoriti: No, no, a prescindere dal nome.
Coppola: Sì, sì, i carabinieri. Non trova, addirittura, menzione nel rapporto...
Avv. Vigoriti: Allora mi faccia capire. Lei aveva intenzione di riferirlo e Le è stato impedito?
Coppola: E' stata la prima cosa che io ho riferito, dopodiché la discussione è slittata su altre cose.
Avv. Vigoriti: E' slittata?
Coppola: E' slittata su altre domande, cioè "Lei conosce questo, è possibile che gli assistenti sapessero..."
Presidente Casoria: Avvocato, però ha chiarito che i carabinieri gli hanno detto che siccome non risulta dalle intercettazioni...
Coppola: "Non è un argomento di discussione, non è un argomento di discussione perché non ci interessa"
Presidente Casoria: Lo hanno bloccato, ha spiegato, hanno detto "A noi non ci risulta, non ci interessa"
Avv. Vigoriti: Sì Presidente, però, se non interessava allora non dovrebbe interessare neanche adesso...
Preseidente Casoria: Ho capito ma non è che ...
NOTA: si sente sghignazzare in aula, con un accentuato mormorio e la voce di un Prioreschi alterato.
Avv. Prioreschi: Che vogliamo fare? Le domande che non piacciono le vogliamo cancellare?
Avv. Vigoriti: Io ho fatto semplicemente delle domande...
Presidente Casoria: Devo imbavagliare il teste? Mi dica. Il pubblico ministero gli ha fatto la domanda e lui ha risposto, non ho capito! Questa circostanza è emersa in base a una domanda che ha fatto il pubblico ministero.
Avv. Vigoriti: Invece pare che non fosse interessante nel corso delle indagini preliminari, a giudizio della polizia giudiziaria, questa è la mia perplessità.
NOTA: caciara in aula e toni concitati.
Presidente Casoria: Avvocato, siamo al dibattimento, mo' vale quello che si dice qui, ha più importanza di quel che si è detto. Ha spiegato che cosa gli hanno detto i carabinieri.
Avv. Vigoriti: Sono trent'anni che faccio questo mestiere, quindi lo so bene. Era una mia perplessità.
Presidente Casoria: Ma ha risposto ad una domanda del pubblico ministero, non possiamo cancellare.
Avv. Vigoriti: Ma io non voglio cancellare niente, ho fatto la domanda, mi ha risposto che i carabinieri non l'hanno voluto sentire: adesso, viceversa, è interessante...
Presidente Casoria: Testimone, Lei conferma questo fatto, Lei ha detto, "Inter-Venezia, questo non ci risulta"
Coppola: E' il motivo per cui io sono andato
Presidente Casoria: Ah! Lei è andato proprio per questo. Benissimo, andiamo avanti, ha chiarito
Coppola: Posso spiegare .. io sono andato lì come arbitro, a me non interessava una società o l'altra. Sono andato a portare la mia piccola esperienza che riguardava una società che, del resto, sembra che non c'entrasse nulla. Ad un certo punto mi è stato detto "No, no ci interessa che parli di questo, se vogliamo parliamo di queste altre società", questo mi è stato detto.
Presidente Casoria: Abbiamo chiarito il punto.
Avv. Vigoriti: Sì, sì, molto chiaro.
Coppola: Sulla stessa partita, per esempio, nell'intervallo io ho avuto la visita del presidente Facchetti negli spogliatoi, sempre sullo stesso argomento. Cosa che si parla di altre persone ma non si parla di...
Avv. Vigoriti: Credo di aver capito
Coppola: E' abbastanza chiaro il discorso, mi sono presentato per dire questi fatti, che poi riguardasse l'Inter è un caso, se riguardava un'altra società sarebbe stato lo stesso

E sono tre. Tre gli episodi, di cui siamo a conoscenza, nei quali emerge che Facchetti si recava negli spogliatoi nell'intervallo: Chievo-Inter (http://www.rainews24.rai.it/it/news.php?newsid=32899) 2-1(inibito dal 18 febbraio al 2 marzo 2003), Udinese-Inter del 2003/04 (http://archiviostorico.corriere.it/2003/settembre/29/Dondarini_finisce_una_partita_piu_co_0_030929335.s html) e, per ultimo durante l'intervallo di Inter-Venezia descritto da Coppola. Eppure i giornali italiani raccontano ancora la leggenda metropolitana di Moggi che entrava negli spogliatoi, cosa che faceva, perché lecita, a fine partita e non nell'intervallo.

Lasciando stare i "santi", il controesame di Vigoriti affonda il dito nella piaga: ai carabinieri non interessava che Coppola parlasse di fatti legati all'Inter.
Ma che modo è di condurre un'indagine? Come si fa a non riportare una notizia di reato in un verbale? Eppure di uomini e mezzi per fare una facile verifica ne avevano, erano "I magnifici 12 della squadra Offside", secondo un articolo di Repubblica ripreso in un nostro articolo (http://www.juveforum.it/dossier/cantanapoli-il-processo/494-calciopoli-perche-napoli.html). Ben dodici carabinieri sulle tracce di Moggi e compagni, roba da far invidia al Capitano Ultimo che indagava su ben altri delinquenti.

Altri particolari vengono portati alla luce dal controesame, sempre per le parti civili, dell'avvocato Catalanotti, che riportiamo integralmente:

Avv. Catalanotti: Avvocato Catalanotti per il Brescia Calcio. Se il teste ricorda chi partecipò all'esame, se ci fosse un ufficiale, un sottufficiale e il nome in particolare.
Coppola: No, erano dei nomi di copertura, questo lo dò per certo perché si presentarono con un nome però, poi, quando firmai il verbale vidi che c'erano dei nomi diversi. Più di questo non so.
Avv. Catalanotti: Lei rilesse il verbale prima di sottoscriverlo?
Coppola: Sì, sì, certo
Avv. Catalanotti: E non fece osservare agli ufficiali di polizia giudiziaria che la circostanza relativa all'Inter non era verbalizzata, e non chiese il perché di questa omissione?
Coppola: E' vero, ci ho pensato dopo, ma dal momento in cui non interessava l'argomento non ebbi motivo di sottolineare la cosa. Dopo un'ora e mezza...
NOTA: Si sente la voce di un difensore, in sottofondo: Un'ora e mezza?
Coppola: Un'ora e mezza, sì.
Avv. Catalanotti: Scusi Presidente, il teste, se ho ben capito, nella premessa, nella introduzione dell'esame testimoniale, ha precisato che si era spontaneamente...
Presidente Casoria: "Motu proprio", sì.
.Avv. Catalanotti: "Motu proprio" presentato accogliendo un invito del dottor Borrelli. Quindi, se ho ben capito, l'accesso del teste all'indagine era in funzione di aprire un riflettore, di far chiarezza... semplicemente, all'obiezione "Ma noi dell'Inter non vogliamo sapere nulla", Lei non ha obiettato dicendo "Ma io sono qui per parlare delle cose che non andavano bene nel calcio, delle malefatte, non soltanto della Juventus"? Scusi eh!
Avv. Prioreschi: Ma la Juventus chi l'ha nominata? Ma che c'entra la Juventus?
Avv. Catalanotti: Vorrei sentire la risposta...
Avv. Prioreschi: Ma Lei gli mette in bocca la Juventus, ma che modi sono?
Avv. Catalanotti: Un'altra squadra qualsiasi coinvolta nel processo, scusate...
NOTA: gran rumore in sottofondo e vibrate proteste di Prioreschi, con voci accavallate.
Presidente Casoria: Comunque ripetiamo, dice "Lei perché poi non ha insistito a dire qua si deve mettere l'Inter..."
Coppola: Ripeto, qui stiamo facendo dei nomi di società, ma io non ero andato lì per accusare l'Inter, ero andato per accusare il sistema creato dai designatori al riguardo, cioè, o tu facevi quello che ti dicevano loro, oppure eri tagliato fuori, portando come esempio mio personale. Sfortuna (o fortuna, non si comprende bene ndr) ha voluto che riguardasse l'Inter.
Presidente Casoria: Quindi Lei non aveva fatti da portare di altre società? O ha portato anche altre società?
Coppola: L'esempio palese è quello che Le ho detto, di aver ricevuto, poi, due giorni dopo, le pressioni affinché io cancellassi qualcosa del referto fatto in campo. La cosa riguardava l'Inter, poteva riguardare il Venezia, la Juventus, o chicchessia. Ho avuto queste pressioni, pressioni che hanno sempre subìto anche gli altri colleghi, e chi ha la possibilità di verificare sui giornali si renderà conto di quante volte ci sono stati questi ravvedimenti miracolosi da parte degli assistenti, degli arbitri, che la domenica vedevano una cosa e, guarda caso, il martedì dopo si ricordavano di aver sbagliato qualcosa, era una prassi.
Presidente Casoria: Va bene, ci sono altre domande?
Coppola: Poi lasciamo stare il discorso... se loro mi hanno detto così, io... erano i primi tempi, probabilmente loro parlavano di, non avevano le intercettazioni, le telefonate .. "ma questo non ci interessa..."
Avv. Catalanotti: 20 maggio 2006.
Presidente Casoria: Lei prima ha detto "Non ci risulta dalle intercettazioni".
Coppola: Sì, sì, mi dissero così.

L'avvocato Catalanotti poteva fare il nome di qualsiasi altra squadra però, guarda caso, infila nella domanda solo la Juventus. Sarà scattato lo stesso meccanismo anche nella mente dei carabinieri che ascoltarono Coppola? Dalle risultanze dell'udienza sembrerebbe proprio di sì. E tocca all'avvocato di Moggi difendere la Juventus, oltre ad affermare che, secondo lui, questa è la conferma che le indagini si svolsero a senso unico, che furono verbalizzate "sensazioni ed impressioni", cosa che non doveva essere fatta.

Chi erano i carabinieri che verbalizzarono la testimonianza di Coppola? Ne chiede conferma l'avvocato Prioreschi:
Avv. Prioreschi: Sono l'avvocato Prioreschi, difesa Moggi. Era solo per avere conferma: Lei è stato, risulta dal suo verbale, che è stato sentito dal maggiore dei carabinieri Attilio Auricchio e dal maresciallo capo Di Laroni Michele. Si ricorda che erano due le persone che l'hanno...
Coppola: forse erano tre però due assistettero, sì l'altro era fuori... però i nomi...
Avv. Prioreschi: No vabbè, risultano dal verbale, grazie.

Chiudiamo riportando alcuni passi di un articolo di Oliviero Beha (http://club.quotidianonet.ilsole24ore.com/misterx/beha_un_segnalinee_allimprovviso_scuote_calciopoli ) per www.ilfattoquotidiano.it: (http://www.ilfattoquotidiano.it/)

"A Napoli nel processo collegato allo scandalo spunta l’Inter. [...] Ma, udite udite, i carabinieri gli spiegarono che "non essendoci intercettazioni che riguardassero l’Inter", non avrebbero neppure verbalizzato. E infatti non verbalizzarono. Ora la cosa più interessante sembra proprio questa, essendo ovviamente prescritto tutto quanto dopo 8 anni dalla giustizia ordinaria e a maggior ragione dalla frizzante e istantanea giustizia sportiva. Per Coppola, niente verbalizzazione con una motivazione almeno inquietante. Un mese fa circa per Manfredi Martino, segretario della Commissione Arbitri Nazionale (Can), un’altra deposizione a Napoli in cui non tornava quello che diceva in aula con le dichiarazioni rese ai carabinieri nel 2006. Allora, secondo il teste, "forse non verbalizzarono", non ricordava bene perché. E un altro teste, di nuovo un segnalinee come Coppola, ma più recente, dei giorni nostri, tal Babini in stretto contatto telefonico intercettato con Meani uomo di Galliani, parlando di chi entrava negli spogliatoi come Moggi, e la Sensi e una pletora di dirigenti, pessimocostumeepperògeneralizzato, in un’udienza di qualche tempo fa di nuovo si riferì a sue dichiarazioni ai carabinieri non verbalizzate. Mi sbaglierò, ma se il fatto si ripete così spesso forse qualche gatta ci cova, e di colore diverso dal bianconero. Anche perché, rivelazione delle rivelazioni, quello che i media non riportano, o comunque non sottolineano minimamente, è che questi tre testi, come tutti gli altri finora, sono testi chiamati dall’accusa, dai pubblici ministeri, tesi a dimostrare la grande truffa di Moggi e company in Calciopoli (dopo il proscioglimento dei soli Carraro e Ghirelli nel plotone di rinviati a giudizio). A sì, testi dell’accusa? E per di più con dichiarazioni non verbalizzate dai carabinieri o almeno da "quei" carabinieri? Parrebbe una vicenda orientata in partenza, con una "discarica" di rifiuti cui conferire tutto il marcio del pallone italiota, ovverosia la discarica-Moggi."

maurizio
07.12.2009, 19:50
Calciopoli, Beha su coinvolgimento Inter: "Troppe cose non verbalizzate"
07.12.2009 12:05 di Redazione TuttoJuve (http://www.tuttojuve.com/?action=contatti&idutente=3&id=13038) articolo letto 1435 volte
http://tmwnetwork-storage.tccstatic.com/storage/tuttojuve.com/img_notizie/thumb1/f1cc2949be7844be27b82486eb0e752b-1260182568.jpeg
Durante l'edizione del TG3 di ieri sera, il noto giornalista Oliviero Beha ha commentato gli ultimi sviluppi del processo "Calciopoli" in corso a Napoli, soffermandosi sulla "cosa più interessante": "Pensate, un guardalinee, tal Rosario Coppola, ha tirato in ballo l'Inter, che non era mai stata tirata in ballo in questo scandalo - spiega Beha -. Ma soprattutto ha detto che i carabinieri non avevano verbalizzato. Ora, questa storia che i carabinieri hanno verbalizzato qualcosa e qualcos'altro no, in questo processo è avvenuto troppe volte, per cui vedrete che ci saranno delle code da questo punto di vista. Pensate che fino ad ora sono stati ascoltati solo i testi dell'accusa. Ne sentiremo delle belle...", ha concluso il giornalista.

AlexnelCuore
07.12.2009, 19:52
Ne sentiremo si delle belle.......................

AlexnelCuore
08.12.2009, 18:00
Lunedì sentenza su Giraudo, prima verità su Calciopoli

Calciopoli, processo di Napoli: il giorno-chiave è il 14 dicembre. Il giorno della sentenza Giraudo. Come noto, l'ex amministratore delegato della Juventus ha chiesto il rito abbreviato (che prevede, fra l'altro, la riduzione di un terzo della pena). I pm per Giraudo hanno chiesto cinque anni di condanna per associazione a delinquere: difficile in questi casi fare previsioni ma secondo alcuni avvocati, che seguono da tempo i processi napoletani, è possibile che Giraudo venga condannato. Magari non a cinque anni, ma a tre e mezzo. In ballo ci sono anche Lanese, Gabriele, Dondarini, Pieri e Rocchi (che ha posizione meno pesante dal punto di vista processuale). Ma il 14 dicembre si saprà la prima verità su Calciopoli, dopo le discusse sentenze sportive. Intanto il processo con rito ordinario va avanti con le ultime testimonianze chieste dai pm Narducci e Capuano: il 15 dicembra Cellino e altri che avevano mancato le precedenti audizioni, ma il clou si avrà il 22 dicembre con il colonnello dei carabinieri, Auricchio, che ha coordinato le indagini. Dovrà chiarire anche le parole di Coppola, l'ex guardalinee che aveva tirato in ballo anche l'Inter sostenendo però che i carabinieri non avevano verbalizzato la sua deposizione. "Mi dissero che non c'erano intercettazioni sull'Inter...", così aveva detto in aula la scorsa settimana l'ex guardalinee di Salerno. Il col. Auricchio spiegherà tutto. Intanto ieri a Livorno, l'ex designatore Paolo Bergamo ha presentato il suo libro su Calciopoli. "Sono morto una notte di luglio", il titolo del libro. Bergamo ricorda anche il processo Telecom-Pirelli di Milano (con stralci delle deposizioni di Tavaroli) e il processo sulla azioni Saras che si tiene anche questo a Milano. Il 14 dicembre Bergamo presenterà il suo libro anche a Roma.

Luca
08.12.2009, 18:32
Siamo tutti in attesa. Ora più che mai.

Tutto quello che poi sarà lo si potrà dire solo a sentenza avvenuta.
Certo che questa volta è il momento della verità.
Sempre che non ci sia un rinvio dell'ultima ora..

gabriele
11.12.2009, 16:12
Il libro, le sim e i fatti nascosti di Calciopoli

TRATTO DAL SITO JU29RO





Ieri a Milano, al circolo della stampa, sala Walter Tobagi, in Corso Venezia 16, l'ex designatore arbitrale Paolo Bergamo ha presentato alla stampa milanese il libro "Sono morto una notte di luglio", scritto a quattro mani con Valberto Miliani, ex addetto stampa dell'Inter del presidente Pellegrini.
A presentarlo è intervenuto Gino Bacci, conosciuto giornalista sportivo e autore della prefazione, che ha ripercorso la lunga carriera di Bergamo, iniziando dalla sua militanza da arbitro, “uno dei migliori di sempre”, ha precisato. Una volta smessa la giacchetta nera, Bergamo venne chiamato a ricoprire in coppia con Pairetto il difficile ruolo di designatore arbitrale. Sono gli anni delle sette sorelle, ricorda Bacci, anni in cui la lotta per lo Scudetto era molto aperta. A tal proposito, lo stesso Bergamo ha ricordato come al suo primo anno da designatore il Tricolore venne vinto dalla Lazio, il secondo dalla Roma, e l'anno dopo ci fu il suicidio dell'Inter. “Non venite a dirmi che quello scudetto lo vinse la Juve, quello lo perse l'Inter in una partita senza storia, perduta malamente”. Il riferimento, ovviamente, è al famigerato 5 maggio 2002. Nel 2004 decise di lasciare l'incarico, proponendo a Collina di sostituirlo, ma l'ex fischietto viareggino rifiutò l'offerta.
Venendo a Calciopoli, l'ex designatore ha voluto precisare che il capo d'imputazione formulato ai suoi danni al processo di Napoli si riassume, sostanzialmente, nell'aver alterato il sorteggio degli arbitri. A tal proposito, Bacci ha ricordato che “Il sorteggio era eseguito anche dai giornalisti, che in tal caso dovrebbero essere considerati complici ed indagati, ma nessun collega è stato indagato”.
In merito al sorteggio, Bergamo e Bacci hanno illustrato un particolare emblematico del modo distorto con cui i media hanno trattato un po' tutta la vicenda. Più volte diverse emittenti (come Telelombardia e Rai) hanno trasmesso un video montato in modo da mostrare al pubblico un ordine dei fatti invertito, ovvero fuorviante, rispetto a quanto avveniva nella realtà: infatti, nel video viene prima mostrato un giornalista che estrae il nome dell'arbitro e poi Pairetto che sorteggia la partita da abbinare; la registrazione, però, è stata fatta partire a metà abbinamento, accostando il sorteggio di un arbitro e di una partita non abbinati fra loro; nella realtà, infatti, Pairetto sorteggiava per primo, scegliendo la partita, e solo a quel punto il giornalista pescava il nome dell'arbitro corrispondente. Nel filmato in questione, i telespettatori avevano l'erronea impressione che Pairetto potesse "guidare" illecitamente l'accoppiamento, mentre ciò, nel caso, sarebbe potuto avvenire solo ad opera del giornalista. Comunque, ha ricordato l'ex designatore, anche i notai dei sorteggi sono stati interrogati dai CC, senza che emergesse alcunché di irregolare.
Terminata la presentazione, Bergamo si è concesso alle domande dei presenti in sala.
Era presente il nostro Salvatore Cozzolino, alias Dominiobianconero, che ne ha subito approfittato per porre una questione che a noi è sempre sembrata come minimo sospetta: “Leggendo le intercettazioni ci si accorge che qualcosa non torna: in una telefonata Lei si rivolge alla sua segretaria dicendole che aveva appena sentito Moratti. Ma andando a rivedere a ritroso l'informativa dei Carabinieri di questa telefonata non vi è traccia, come se lo spiega?”.
Secondo Bergamo “le telefonate sono state selezionate da chi faceva le indagini” e molte chiamate che ricorda di aver fatto non le ha poi ritrovate nelle informative e negli articoli di stampa. Tutti, a suo dire, avevano sia il suo numero fisso che quello cellulare. A mo di esempio, ha citato l'episodio della cena con Facchetti prima di un Livorno-Inter, e ha approfittato della presenza di Milani, co-autore del libro, per fargli confermare la circostanza, ricordando che in quell'occasione lui e Facchetti lo avevano chiamato al telefono.
Ha inoltre ricordato di essere stato oggetto di intercettazioni e pedinamenti illegali ad opera della Telecom negli anni 2001-2002. “Sono stato oggetto di indagine patrimoniale, tutti i miei conti correnti sono stati controllati, hanno controllato anche quelli di mia moglie e dei miei familiari, ma non hanno trovato nulla”.
Per chi sta seguendo il processo di Napoli, molto interessante è stata la risposta all'obiezione, mossa dal pubblico, sul perché allora usasse una sim straniera. Bergamo ha spiegato che la sim svizzera gli venne consegnata da Pairetto e che lo scopo era quello di parlare con il suo co-designatore senza la paura di essere intercettato. Tale timore era stato da lui percepito come concreto da quando Moggi, nella cena annuale di inizio stagione degli arbitri tenutasi a Milano, aveva manifestato la certezza di esserne vittima, non riuscendo a spiegarsi in che modo gli avversari della Juve fossero in certi casi venuti a conoscenza in anticipo di alcune operazioni di mercato.
“Non ci vorrà mica dire che Calciopoli non è avvenuta?! Tutti abbiamo ascoltato le intercettazioni pubblicate da tutti i quotidiani on-line!” ribatte quello della sim straniera.
Il nostro "Dominio" interviene ancora: “Bisognerebbe leggere le carte ed ascoltare il processo di Napoli e non limitarsi a leggere i giornali”.
“Io ho ascoltato le intercettazioni su youtube” ribatte l'altro, “e poi ci sono le sentenze sportive ed anche la Juve ha ammesso le sue colpe”.
Il clima si fa rovente e Bacci richiama tutti alla calma. Bergamo ricorda la fretta con cui vennero celebrati i processi sportivi, “è stato fatto tutto in brevissimo tempo”. Bacci chiosa le parole di Cozzolino, sottolineando che "effettivamente non ci sono illeciti nelle telefonate, non c'è un accordo per sistemare una partita, non c'è Moggi che ringrazia un arbitro per un rigore dato".
La voce di un giovanotto si fa largo nella sala: “Ma come giustifica il fatto che gli arbitri avessero le sim straniere?”.
Bergamo ribatte: “A me gli arbitri l'hanno sempre negato e poi Lei ha seguito come sono state attribuite le sim a Napoli? Solo per il fatto che una sim agganciava delle celle nel comune di residenza di qualche arbitro si è affermato che la sim appartenesse a lui, le pare una attribuzione certa?”
“Ma ci sono le intercettazioni degli arbitri!” ribadisce il giovanotto.
Al che Cozzolino ribatte: “Non esistono intercettazioni di Moggi con gli arbitri e nelle intercettazioni non vi sono illeciti. Per la verità, si sa con certezza che un arbitro in attività ha avuto contatti con un altro dirigente sportivo: è Nucini con Facchetti”.
A sentire quel nome, il giovanotto si altera e si mette a insultare: “Ma smettila, deficiente!”.
Mantenendo la calma, il nostro ci riprova: “Se riesci a trovarmi un solo illecito ti regalo 1.000€, e poi queste cose le ha dette Nucini sotto giuramento al processo di Napoli”.
“Non mi risulta!” la risposta piccata.
E Cozzolino: “Ascolta la deposizione di Nucini al processo di Napoli, se vuoi ti mando il file mp3!”
Visibilmente alterato, a quel punto il giovanotto si alza e abbandona la sala imprecando.
Per la verità il viso del giovanotto non era sconosciuto e, chiedendo in sala, diversi giornalisti hanno confermato che si trattava di Gianfelice Facchetti. Spiace di aver urtato la sensibilità di un figlio a cui è mancato prematuramente un affetto così importante, ma resta il fatto che, come i nostri lettori ben sanno, quanto il nostro Cozzolino ha detto ieri in un pubblico dibattimento, per altro con la massima educazione e pacatezza, non è frutto d'invenzione, tutt'altro, e sarebbe sbagliato pretendere una sorta di censura sull'argomento.

gabriele
11.12.2009, 16:15
TRATTO DAL SITO JU29RO



Baraldi, Marocchi, Bocchini: l'ennesimo buco nell'acqua


Il 4 dicembre scorso, nell'aula napoletana in cui si celebra il processo Calciopoli, non è stato sentito solo l'ex guardalinee Coppola, ma anche altri 3 testi dell'accusa: Luca Baraldi, ex AD del Parma, Giancarlo Marocchi, ex giocatore bianconero e ora dirigente del Bologna, e Fiorella Bocchini, impiegata della FIGC. Le tre deposizioni in questione sono state focalizzate su alcune partite chiave del teorema accusatorio, Lecce-Parma su tutte (ma anche Lazio-Parma e Fiorentina Bologna), e sul comportamento di Luciano Moggi. In tutti e tre i casi, al solito, il risultato è stato complessivamente favorevole alla difesa. Sospetti, senzazioni, recriminazioni, ma nessun fatto degno di nota.


Baraldi su Lazio-Parma

Luca Baraldi era, all'epoca dei fatti oggetto d'indagine, amministratore delegato del Parma calcio, che si trovava in amministrazione controllata (faceva parte del gruppo Parmalat coinvolto nel tristemente famoso scandalo finanziario). Il Pm Capuano lo sente inizialmente in relazione all’incontro Lazio-Parma del 27 febbraio '05, gara che non riguarda tanto le accuse mosse agli ex dirigenti juventini, quanto le pressioni federali per far salvare la Lazio, e quindi gli imputati Lotito, Bergamo e Pairetto, partita che si presta piuttosto bene a raccontare le contraddizioni degli inquirenti.
L'impianto accusatorio nei confronti della cosiddetta "Cupola" è incentrato infatti anche sui favori che la stessa procurerebbe alle società "affiliate". Il do ut des immaginato: la Cupola chiede voti in appoggio ai suoi presunti candidati politici (Carraro e Galliani, che stranamente non sono a processo) e in cambio fornisce "assistenza" arbitrale. Gli arbitri verrebbero usati, come nel caso della Fiorentina, per fiaccare le resistenze, o, come nel caso laziale, per ottenere l'appoggio politico. Eh già. Perché, secondo gli inquirenti, Mazzini, Pairetto e Bergamo, non prendono alcuna decisione che non sia nell'interesse del sodalizio guidato da Moggi.
Ebbene, per aiutare, come si suppone, la Lazio contro il Parma, viene mandato Messina, l'arbitro che si sentiva al telefono con Leonardo Meani, chiamando i dirigenti juventini "veri mafiosi", che quando perdono non lo vanno a salutare (eh già, altro che minacce). Insomma un avversario della Cupola.
Come abbiamo già visto nel caso degli scontri-salvezza (http://www.juveforum.it/dossier/cantanapoli-il-processo/45-cantanapoli-il-processo/1017-canossa-sta-almeno-a-200-km-da-torino-1.html), i designatori scelgono arbitri certo non vicini alla Juve, per partite particolarmente delicate, quale questo Parma-Lazio, preceduto e seguito dalle telefonate tra il presidente Lotito e Mazzini che, dopo il match, gli grida: "Ti arrestano!".
Baraldi ricorda che la gestione della partita da parte dell'arbitro Messina destò in lui forti perplessità, perché gli sembrò a senso unico, anche se la Lazio nel primo tempo fu superiore tecnicamente al Parma. Due episodi lo colpirono particolarmente:
- un'azione in area della Lazio, a suo dire viziata da ben due falli nettissimi da rigore non sanzionati;
- le recriminazioni, nel post-partita, di alcuni calciatori del Parma, secondo i quali l'arbitro in occasione dei calci d'angolo si avvicinava ai calciatori laziali avvisandoli di non fare falli, altrimenti sarebbe stato costretto a fischiare il rigore. Evento non consueto secondo Baraldi, e quindi sospetto.
Certo è consuetudine vedere in ogni partita gli arbitri sbracciarsi durante i calci d'angolo tentando di richiamare al rispetto del regolamento; è vero anche che questo in genere succede per ambo le squadre. Attendiamo conferme in merito dai giocatori, comunque.

I sospetti rientrati su Lecce - Parma

Il Pm chiede al teste cosa ricordi dell’incontro Lecce-Parma del 29 maggio '05, sul quale già ha testimoniato l'ex allenatore parmense Pietro Carmignani, il 20 novembre scorso (http://www.juveforum.it/dossier/cantanapoli-il-processo/1543-a-napoli-carmignani-fuga-lqultimo-dubbioq-di-sandulli.html).
Baraldi racconta che a fine partita si arrabbiò moltissimo. A suo dire, la partita venne diretta molto bene, sul piano tecnico, dall'arbitro De Santis. Però ci fu un atteggiamento di forte aggressività nei confronti del Parma, tant'è che dopo venti minuti erano già stati ammoniti tre giocatori. Ricorda che il Parma presentava in quella partita 6 calciatori in diffida, ed i primi tre ammoniti erano tra questi. Almeno due ammonizioni, secondo la sua interpretazione, vennero comminate con eccessiva severità. E gli ammoniti avrebbero poi saltato un eventuale spareggio, precisa Baraldi. Riferisce poi che alcuni membri della panchina gli fecero notare la circostanza curiosa per cui le ammonizioni erano avvenute secondo un rigoroso ordine alfabetico. “Per carità, sarà un fatto casuale” dice Baraldi, ma all'epoca rimase molto perplesso. Ma l'episodio che ritiene più significativo è un altro. Poco dopo il pareggio del Parma, era stato espulso il giocatore Contini. Con il pareggio il Parma non era affatto sicuro di salvarsi, e alla fine dell' incontro non si sapeva ancora se il Parma fosse salvo, retrocesso o avrebbe dovuto disputare lo spareggio. Baraldi notò il giocatore Vignaroli molto agitato che inveiva contro l'arbitro, ma non ci fece molto caso perché si stava recando sotto la curva dei tifosi col Team Manager Minotti e Cardone. Al rientro negli spogliatoi, concesse un'intervista a Sky che si concluse in modo brusco, con il suo abbandono della postazione televisiva dopo un battibecco con Massimo Mauro sulle ammonizioni, a suo dire comminate in modo scientifico. Rientrato nello spogliatoio, per il nervosismo non parlò affatto con Vignaroli. Nei giorni successivi, Baraldi ebbe un colloquio telefonico con Minotti, che si disse molto stupito per la sanzione di una sola giornata di squalifica inflitta al giocatore. Minotti gli raccontò del suo colloquio con Vignaroli, cui aveva detto che doveva ritenersi fortunato vista la squalifica lieve che aveva subito. Vignaroli gli aveva risposto che dopo l'espulsione di Contini si era avvicinato a De Santis chiedendo spiegazioni e l'arbitro gli avrebbe detto: "Sta' zitto, perché la partita non ve la farò mai vincere". Questo il motivo scatenante delle sue reiterate proteste a fine partita. Baraldi decise allora di parlarne con Bondi (commissario straordinario di Parmalat) per pianificare una strategia comune. Ricorda che in precedenza il Parma aveva inviato alla Federazione una videocassetta nella quale erano documentati i torti subiti dal Parma. Era un passo propedeutico alla richiesta di risarcimento danni qualora il Parma fosse retrocesso. Venne inoltre richiesto a Ghirelli di inviare dei commissari inquirenti a cui riferire la vicenda Vignaroli. La Federazione non inviò alcun commissario prima dell'andata dello spareggio, poi perso per 1-0 contro il Bologna. Il giorno successivo Baraldi richiamò Ghirelli e gli disse di inviare i commissari, in caso contrario avrebbe riferito tutto in una conferenza stampa. Ghirelli inviò allora i commissari che interrogarono Baraldi, Minotti e Carmignani i quali riferirono, secondo quanto afferma Baraldi, quanto accaduto a Lecce. Ai commissari Baraldi chiese che la seconda gara di spareggio venisse arbitrata da Collina, e così avvenne. Il Parma vinse la seconda partita di spareggio per 2-0 e rimase in serie A.

Nel controesame, l'avvocato Morescanti mette in evidenza la contraddizione di Baraldi, allorquando ha affermato che De Santis non fece errori tecnici e pur tuttavia riteneva che le ammonizioni fossero sbagliate. Per Baraldi, pur non essendoci errori tecnici, le ammonizioni erano sbagliate. La Morescanti ribadisce che lui aveva affermato non esserci errori tecnici: in assenza di errori tecnici come si poteva parlare di ammonizioni sbagliate? Gli chiede inoltre se un calciatore diffidato possa godere di una particolare benevolenza dell'arbitro. Il teste risponde di no, ma ribadisce che a suo dire quelle ammonizioni furono esagerate. L'avvocato chiede a questo punto se ricordava di aver fatto le stesse affermazioni rese ai microfoni di Sky all'ufficio indagine della FIGC. Baraldi conferma, ma l'avvocato gli cita le dichiarazioni rese all'Ufficio Indagini, nelle quali smentiva le affermazioni che gli erano state attribuite dalla Gazzetta dello Sport del 15/06/2005, che sua volta riprendevano l'intervista a Sky; addirittura, davanti all'Ufficio Indagini aveva dichiarato di aver provveduto ad inviare smentita a tutte le testate giornalistiche. Baraldi nega, la Morescanti legge il documento, il giudice chiede chiarimenti. Baraldi insiste: smentisce la sua smentita. Il pm afferma che si tratta di episodi differenti, la Morescanti chiede a Baraldi se riconosce la sua firma sul documento, Baraldi la riconosce.
Riassumendo: Baraldi fa delle affermazioni di fuoco a caldo su Sky, affermazioni riprese dalla Gazzetta, in seguito sollecita a Ghirelli l'invio di commissari dell'ufficio indagine, ma davanti ai commissari smentisce l'intervista a Sky, negando di fatto di avere dubbi sulla premeditazione delle ammonizioni o su comportamenti illeciti durante quel Lecce-Parma.

Lucianone si lamenta con De Santis, ma al solito dopo la partita

A Baraldi è stato anche chiesto dal Pm se ha avuto modo di constatare che i dirigenti della Juventus accedevano alle stanze degli arbitri. Baraldi riferisce che nella gara Parma-Juventus terminata con il punteggio di 1-1, arbitro De Santis, a fine partita vide i dirigenti della Juventus sulla porta dello spogliatoio (“non erano dentro” precisa) dell'arbitro, intenti a lamentarsi per un presunto torto subito (in quella partita De Santis non concesse un rigore alla Juve - ndr). L'episodio è già noto, in quanto raccontato in un'intercettazione da De Santis allo stesso Bergamo: l'arbitro laziale, in presa diretta, ammette l'errore ai danni della Juve, ma chiarisce che i dirigenti bianconeri, che ha salutato a fine gara, non hanno certo dato in escandescenze, ma interloquito con serenità.
Nel controesame, l'avvocato Prioreschi chiede a Baraldi di ripetergli chi era l'arbitro: “Mi pare di ricordare De Santis” è la risposta.


Marocchi e le ammonizioni non mirate

Giancarlo Marocchi è stato un polivalente centrocampista della Juventus tra il 1988 e il 1996. L'ex-bianconero, attualmente Responsabile del settore giovanile del Bologna Calcio, è stato riascoltato sulla base delle dichiarazione rilasciate agli inquirenti nel 2006, in riferimento alla teoria delle ammonizioni preventive che la presunta cupola Moggiana avrebbe perpetrato sistematicamente.
Il PM, estrapolando dai verbali, pone l'attenzione sulla partita Fiorentina - Bologna (1-0), chiedendo memoria dei fatti. Marocchi dichiara che ebbe un diverbio, sia durante la partita, che nell'immediato dopo partita, negli spogliatoi con l'arbitro De Santis circa le ammonizioni, a suo giudizio, coincidenti con giocatori precedentemente diffidati. A seguito del diverbio in campo, presentatosi negli spogliatoi per compiere le operazioni procedurali (firme e ritiro documenti) Marocchi, ancora contrariato, venne invitato da De Santis a chiarirsi. Marocchi ribadì le coincidenti ammonizioni/diffidati ricevendo negazione da parte dell'arbitro.
Per dovere di cronaca, vennero ammoniti quattro giocatori del Bologna (oltre a due della Fiorentina): Petruzzi, Nastase, Meghni e Gamberini. Di questi quattro, solo due erano diffidati, Nastase e Petruzzi, mentre gli altri furono regolarmente schierati da Mazzone nella partita contro la Juventus. Oltre a questo appunto, va rimarcato che la difesa del Bologna utilizzava a rotazione, come dimostrato dagli schieramenti precedenti e successivi alla partita con la Juventus, altri giocatori: Daino, Gamberini stesso, Juarez, Sussi ed anche Legrottaglie, escludendo per scelta tecnica entrambi i diffidati. Petruzzi, che nel 2004/2005 giocò 17 volte, non poteva di certo essere considerato un pilastro insostituibile nella difesa felsinea, come lo stesso Nastase che, in due stagioni, disputò 34 gare di campionato sulle 76 disponibili.

Quando Moggi diceva "Ci penso io"

Il Pm chiede conto a Marocchi di una conversazione con Moggi risalente agli anni della sua militanza bianconera. Un vecchio episodio che Marocchi ha riferito in fase di indagine. Prima di una partita con la Fiorentina nella stagione 1994/1995, con la Juventus avviata alla vittoria del campionato stesso (sei punti di vantaggio sul Parma a poche giornate dal termine), il teste avrebbe detto al suo allora Direttore Generale: "Se vinciamo questa partita, mettiamo un'ipoteca allo scudetto" e Moggi avrebbe risposto: "Non preoccuparti, ci penso io". Messa così, la risposta di Moggi lascerebbe intendere chissà quale losco scenario. In realtà, dietro contestazione dell'avvocato di Moggi, Il PM si è dimenticato di riportare un'importante affermazione di Marocchi che stava a monte di questo stralcio: "Non sono in grado di riferire né in relazione al campionato in corso, né in relazione a questo campionato di episodi che mi abbiano indotto sospetti su partite truccate", riferendosi al campionato in corso all'epoca della deposizione (05/06) ed al campionato 94/95.
Il PM quindi non solo ha tentato di sostenere un'improbabile teoria di ammonizioni mirate a favorire le partite a venire della Juventus, ha anche cercato di ascrivere la vittoria dello scudetto 1994/1995 ad una combine del D.G. bianconero. Non fa nulla se al termine della sua deposizione Marocchi, sollecitato dal Giudice Casoria, ha spiegato l'attitudine di Moggi di fare il "bauscia" in qualsiasi situazione: "Lo diceva sempre, per qualsiasi cosa, era il suo slogan, potevo chiedergli un'automobile in prestito e rispondeva ci penso io".
Lo conoscevamo prima e lo riconosciamo tuttora il vezzo di Moggi di millantare, insomma una specie di Direttore Generale tuttofare, tronfio ed orgoglioso del suo lavoro e della sua invidiabile posizione, un'abitudine che lo portava a dire più di quanto facesse. Chiedere a Paparesta, a meno che non sia ancora rinchiuso nello sgabuzzino e nella mente di quei giornalisti che ancora non riescono liberamente a scrivere la verità.


La segretaria della FIGC non rileva prevaricazioni moggiane

Solo cinque minuti. Tanto è durata la testimonianza della signora Fiorella Bocchini, impiegata della FIGC fin dal 2001 con mansioni di addetta alla segreteria di presidenza: ufficio in cui seguiva, e tuttora segue, sia il presidente, sia il direttore generale, nelle persone, al tempo dei fatti, il dottor Carraro e dottor Ghirelli.
L’obiettivo, nelle aspettative, era quello di dimostrare come la piovra moggiana espandesse, tramite Ghirelli, i propri tentacoli sulla giustizia federale e, nella fattispecie, sul presidente della Caf Cesare Martellino.
L’episodio oggetto del contendere era il reclamo della Juventus e il susseguente provvedimento del 13 dicembre 2004 a riguardo dei giocatori Boudianski e Zetulayev.
Alla domanda su cosa ricordasse della vicenda di cui sopra, la testimone rispondeva che trattavasi di una pratica come un’altra, in cui era coinvolta una squadra di serie A. Questo, come nella prassi, comportava una maggiore attenzione nell’iter burocratico rispetto ad altri atti, che coinvolgevano squadre di serie minori; aggiungeva, innocentemente, come facevano i “media”.
Il pm cercava di approfondire la questione, sollecitando la teste a ricordare un contatto tra il dottor Ghirelli e il professor Cesare Martellino prima dell’emissione del provvedimento. Di fronte al “non rammento” dell’interrogata, il dottor Capuano faceva ricorso alle dichiarazioni rilasciate dalla stessa, il 13 giugno 2006, ai pm Narducci e Beatrice; dichiarazioni che non facevano esattamente luce sulla vicenda: anche all’epoca, la signora Bocchini non ricordava con precisione se il contatto fosse stato telefonico o personale, ma era avvenuto comunque in data 13 dicembre, a provvedimento emesso.
Altro elemento degno di attenzione è stato il “diario di bordo”, una sorta di registro in cui venivano annotate le attività svolte e in particolare le telefonate effettuate e ricevute dal signor Ghirelli. Fra queste ne compariva una con tanto di “P” (parlato N.d.R.) a fianco, ma non è dato di sapere se si trattasse di una comunicazione in entrata o in uscita.
L’avvocato Prioreschi, unico a sostenere il controinterrogatorio, ancora una volta puntava l’attenzione su come i carabinieri avessero cercato di indirizzare le dichiarazioni dei testimoni: la teste confermava, infatti, che quando fu chiamata era rimasta sorpresa nell’apprendere che avrebbe dovuto portare con sé i diari di bordo, cartacei, e l’agenda, su supporto digitale, sebbene non rammentasse riferimenti precisi al caso.

AlexnelCuore
12.12.2009, 15:34
Calciopoli, la verità di Bergamo fra spie e strette di mano


Calciopoli non finisce mai. Anzi, lunedì 14 dicembre a Napoli è una data-chiave: la sentenza per Antonio Giraudo e per chi ha chiesto il rito abbreviato. Qualunque sia il verdetto, assoluzione o colpevolezza, ci saranno discussioni e polemiche. Intanto un altro degli imputati eccellenti di Napoli, l'ex designatore Paolo Bergamo ha scritto un libro ("Sono morto una notte di luglio", Edizioni Erasmo, 14 euro) insieme con Valberto Miliani. E' la storia della lunga carriera di Bergamo, come arbitro e poi dirigente sportivo: ma è anche la sua verità su quello che è stato, ed è, Calciopoli. Dai rapporti, pessimi, con Franco Carraro (Bergamo, durante il processo, gli si avvicinò per stringergli la mano ma l'ex presidente Figc "con un gesto sprezzante si voltò girandogli le spalle") al sorteggio ("che non era certo truccato e lo dimostrerò a Napoli", sostiene il broker livornese, iscritto per anni al Pci), ai fitti dialogo telefonici ("io parlavo con tutti, non certo solo con Moggi") sino al processo Telecom-Pirelli. Bergamo è stato ammesso parte civile a Milano e ricorda nel libro (pagina 13) che Tavaroli, per conto di Moratti, aveva affidato "l'incarico (a Ciprani) di intercettare i telefoni delle persone da controllare, effettuando anche controlli patrimoniali e bancari". E' successo nel 2001-'02. Prosegue il libro:"Nello stesso procedimento, il nucleo operativo dei Carabinieri della IV sezione di Milano consegnò ai giudici alcuni tabulati, dal numero 000112 al n.000119, con l'indicazione dei numeri telefonici da controllare, fra i quali c'è il numero che la Figc aveva messo a disposizione di Bergamo". L'Inter aveva già fatto sapere di essere estranea alla vicenda, minacciando di querela l'ex designatore. Il libro, con foto e documenti, ricorda quelli anni travagliati, le polemiche, le designazioni, i club che non volevano alcuni arbitri (e ne fa i nomi). E' uno spaccato su un periodo discusso, oscuro e che potrebbe avere ancora non pochi colpi di scena. E' la verità di un uomo che si è sentito ferito, umiliato (vedi il titolo) e che non vede l'ora di andare a Napoli, "perché sono sicuro che potrò finalmente chiarire tutto, nei dettagli". Bergamo si è dimesso, non fa più parte dell'ordinamento sportivo: aveva anche litigato con Borrelli. L'ex designatore ha già presentato il suo libro a Livorno e Milano (c'è stata anche una discussione vivace fra il figlio di Facchetti, Gianfelice, e un tifoso juventino), mentre proprio lunedì prossimo lo presenterà a Roma, due passi dalla Figc e dall'Aia. Proprio nel giorno di Giraudo e c.

AlexnelCuore
13.12.2009, 20:11
La Repubblica - Calciopoli, primo verdetto per undici imputati


Calciopoli verso il primo verdetto: domani il giudice Edoardo De Gregorio pronuncerà la sentenza nei confronti degli undici imputati dell'inchiesta sul pallone truccato che hanno scelto di essere processati con rito abbreviato.
In sei, fra i quali l'ex amministratore delegato della Juventus Antonio Giraudo, devono difendersi dall'accusa di associazione per delinquere: sono l'ex presidente dell'Aia Tullio Lanese, i guardalinee Duccio Baglioni e Stefano Cassarà, gli ex arbitri Tiziano Pieri e Marco Gabriele. Frode in competizione sportiva il reato contestato agli altri cinque imputati: l'arbitro ancora in attività Gianluca Rocchi, i fischietti "in pensione" Paolo Dondarini e Domenico Messina, gli assistenti Giuseppe Foschetti e Alessandro Griselli.
L'udienza inizierà con un breve intervento del pm Giuseppe Narducci, che ha condotto le indagini insieme al pm Filippo Beatrice (ora alla Procura nazionale antimafia) e sarà affiancato dal pm Stefano Capuano. Poi la parola tornerà alla difesa per eventuali repliche. Quindi il giudice De Gregorio si ritirerà in camera di consiglio per la decisione. Il nodo più delicato da sciogliere riguarda l'accusa più grave fra quelle ipotizzate dai pm, l'associazione per delinquere, reato per il quale il protagonista principale dell'inchiesta, l'ex direttore generale della Juventus Luciano Moggi, è a giudizio con rito ordinario.
La Procura ha chiesto la pena più alta, cinque anni di reclusione, nei confronti di Giraudo. Tre anni e sei mesi la richiesta per Pieri, 3 anni per Baglioni, due ciascuno per Lanese, Cassarà, Gabriele e Dondarini. All'indirizzo di Rocchi il pm ha chiesto la condanna a un anno e quattro mesi di reclusione, così come per Messina. Un anno ciascuno per Foschetti e Griselli.
Tutti gli imputati hanno respinto le accuse. Dinanzi al giudice De Gregorio si era già celebrata l'udienza preliminare, chiusa con il proscioglimento dell'ex presidente del Coni Franco Carraro e dell'ex segretario generale della Federcalcio Francesco Ghirelli e il rinvio a giudizio di Moggi gli altri 23 imputati per i quali è in corso il giudizio ordinario.

eldavidinho94
14.12.2009, 12:52
Il giudice: «Giraudo condannato a 3 anni»


http://www.tuttosport.com/images/32/C_3_Media_541632_immagine_l.jpg


L'ex ad bianconero è stato riconosciuto «colpevole ma non promotore con Moggi dell'associazione a delinquere. I tre anni sono per frode sportiva»

NAPOLI, 14 dicembre - Antonio Giraudo, è stato condannato a 3 anni. L'ex ad della Juventus, è stato riconosciuto non promotore con Moggi dell'associazione a delinquere. I tre anni sono per frode sportiva. L'ex arbitro Lanese condannato a due anni. L'arbitro Rocchi è stato assolto ed è poi scoppiato in lacrime.

LE ALTRE SENTENZE - I condannati sono 4 su undici: regge secondo il giudice De Gregorio il teorema accusatorio dell'associazione per delinquere e per questo vengono condannati a tre anni Giraudo, l'arbitro Pieri a due anni e 4 mesi e 22 mila euro di multa, Lanese a due anni mentre decade il reato e vengono assolti l'arbitro Gabriele, l'assistente Baglioni e l'arbitro Cassarà.

FRODE SPORTIVA - Unico condannato per frode sportiva è l'ex arbitro Paolo Dondarini, attualmente nella Can D, per il quale viene confermata la pena richiesta dal pm: due anni e 20 mila euro. Per 3 dei 4 condannati (escluso Lanese) anche la pena accessoria della inibizione alla possibilità di ricoprire incarichi sportivi e divieto di accesso agli impianti sportivi per tre anni.

ASSOLTI - Assolti oltre a Gabriele, Cassarà e Baglioni, anche Messina, Foschetti e Griselli e l'unico arbitro in attività, l'internazionale Rocchi che, ascoltata la sentenza, scoppia in un pianto dirotto: «E' la fine di un incubo», dice al telefono a Pierluigi Collina che puntava moltissimo sulla sua assoluzione, in quanto l'arbitro fiorentino è tra i più promettenti del calcio italiano.

<table border="0" cellpadding="1" cellspacing="1" width="600"> <tbody> <tr> <td> LE SENTENZE Condannati
- Antonio Giraudo, 3 anni
- L'ex arbitro Pieri, 3 anni e 6 mesi, 22mila euro
- L'ex presidente dell'Aia Lanese, 2 anni
- L'ex arbitro Dondarini, 2 anni e 20 mila euro

Assolti
- L'arbitro Rocchi
- L'ex arbitro Messina
- L'ex assistente Foschetti
- L'ex assistente Griselli
- L'ex arbitro Cassarà
- L'ex arbitro Gabriele
- L'ex assistente Baglioni
</td> <td> LE RICHIESTE Associazione a delinquere e frode sportiva
- Antonio Giraudo, 5 anni
- L'ex presidente dell'Aia Tullio Lanese, 2 anni
- L'ex arbitro Cassarà, 2 anni
- L'ex arbitro Gabriele, 2 anni
- L'ex arbitro Pieri, 3 anni e 6 mesi
- L'ex assistente Baglioni, 3 anni

Imputati per frode sportiva:
- L'ex arbitro Dondarini, 2 anni e 20 mila euro di multa
- L'arbitro Rocchi, 1 anno e 4 mesi e 10 mila euro di multa
- L'ex arbitro Messina, 1 anno e 4 mesi
- L'ex assistente Foschetti, 1 anno e 8 mila euro di multa
- L'ex assistente Griselli, 1 anno
</td> </tr> </tbody> </table>
LA GIORNATA - E' cominciata verso le 9.45 con un breve intervento del pm Giuseppe Narducci e si è chiusa un'ora dopo l'udienza sul caso Giraudo. E' intenzione del giudice Edoardo De Gregorio di arrivare oggi stesso alla sentenza dopo essersi chiuso in camera di consiglio. Il verdetto è previsto fra un paio d'ore.

DEL PIERO E IBRA, TESTIMONI PER DE SANTIS - Stamattina al tribunale di Napoli, l'arbitro De Santis ha presentato la sua lista testi per la prima udienza dello stralcio del procedimento a suo carico che vedrà la prima udienza il prossimo 22 dicembre. De Santis con le sue scelte testimoniali, rivisita il campionato maledetto 2004-2005 chiamando in causa Collina, i due Paparesta, dirigenti arbitrali e colleghi ma anche molti calciatori, ai quali i suoi avvocati chiederanno conto di ammonizioni date o non date e squalifiche scattate e non scattate. Del piero e Ledesma dovranno confermare la circostanza che per Lecce-Juve, giocata su un campo molto pesante e vinta dai bianconeri, i due capitani non avevamo mai chiesto di fermare il gioco per l'impraticabilità, come invece, sostiene l'accusa De Santis, avrebbe dovuto fare. Dovranno testimoniare anche Ibrahimovic e Appiah sulle circostanze delle ammonizioni che costarono agli allora bianconeri la supersfida scudetto Milan-Juve e, sempre in tema di squalifiche, davanti al giudice testimonieranno anche Seedorf, Rui Costa e Nesta, anche loro diffidati per la partita precedente il match successivo ma regolarmente in campo in Milan-Juventus.

L'UDIENZA - La breve udienza, nella quale era presente anche l'arbitro Rocchi, si è svolta con una sorta di duello in punta di diritto fra il pm Narducci e alcuni avvocati difensori. Narducci nella sua requisitoria ha attaccato su Giraudo con un parallelismo rispetto alle motivazioni della sentenza doping-Juve. L'avvocato Massimo Krogh, difensore di Giraudo, ha smontato la tesi sostenendo che nel caso di calciopoli non esiste alcuna prova che gli arbitri abbiano agito a comando, prova necessaria per una reato come quello della frode sportiva.
Dura la replica dell'avvocato Cricrì, difensore di Rocchi, sulla telefonata Lotito-Mazzini e la designazione del fischietto fiorentino per Chievo-Lazio: «Riascoltatevela quella telefonata e fate le vostre considerazioni: Mazzini parla con Lotito alle 5 del pomeriggio di una designazione a Lotito ignota, ma conosciuta da tutto il mondo da mezzogiorno....».

Taita
14.12.2009, 15:17
Questa sentenza è un brutto colpo alle nostre speranze, un gran brutto colpo. Non potrà NON influenzare (ovviamente in senso negativo) la sentenza su Moggi.
E non significa niente che in precedenza, nel processo GEA, la tesi dell'associazione a delinquere sia stata smontata, perchè si tratta di accuse diverse per reati diversi; a Napoli l'associazione a delinquere è tesa alla frode sportiva e i "soci" non sono gli stessi (al di fuori di Moggi) imputati nel processo GEA di Roma, dove l'associazione era tesa ad altri scopi (posizione dominante, monopolio, concorrenza sleale, violenza privata eccetera).
Qui invece la condanna di Giraudo è scaturita dallo stesso procedimento nel quale è imputato anche Moggi, con l'unica differenza che Giraudo aveva chiesto il rito abbreviato (che prevede una riduzione di pena: da qui i "soli" tre anni anzichè i cinque richiesti dai PM. Nessuna attenuante, insomma, Giraudo è stato riconosciuto pienamente colpevole.)
Dopo questo tira aria bruttissima per Lucianone, e per le nostre speranze di reastaurazione della vecchia Juventus; se anche Moggi verrà condannato (e a questo punto non si vede come non potrebbe, visto che lo è stato Giraudo pur essendo solo complice, e non promotore come invece è accusato di essere Moggi, dell'associazione a delinquere), gli Elkann avranno definitivamente via libera alla loro opera di ridimensionamento bianconero.
:icon_sad::icon_sad:

alessandro magno
14.12.2009, 15:19
SI CONFERMO CHE è UN BRUTTO COLPO E NON ME LO ASPETTAVO .

comunque è la sentenza di primo grado e a guardarla bene la pena è abbastanza lieve , sopratutto per gli arbitri e sopratutto ci son stati diversi assolti, segno che qualcosa si è riuscito a smontare.

ora hanno annunciato appello , vedremo la strada è ancora lunga ma non bisogna mollare

Taita
14.12.2009, 15:32
Si, Alessandro, ma per l'appello passeranno ancora altri anni... intanto però questa sentenza ridà immediatamente fiato e vigore alle trombe colpevoliste (vedrai quanto ci ricameranno sopra Gazzetta e TV), e soprattutto legittima l'operato degli Elkann durante e dopo calciopoli.
Non ne usciremo più.

alessandro magno
14.12.2009, 15:40
Si, Alessandro, ma per l'appello passeranno ancora altri anni... intanto però questa sentenza ridà immediatamente fiato e vigore alle trombe colpevoliste (vedrai quanto ci ricameranno sopra Gazzetta e TV), e soprattutto legittima l'operato degli Elkann durante e dopo calciopoli.
Non ne usciremo più.


credo che hai ragione . se nutrivamo qualche speranza che giraudo bettega e moggi potessero tornare in sella questo è un brutto colpo davvero.
obbiettivamente non credo questo potrà mai piu accadere.
mi resta la speranza di poter un giorno dire che tutto questo ci è stato organizzato contro apposta per farci fuori.
è su queste basi che dobbiamo tenere duro taita e lottare perchè questi processi si concludano con un assoluzione per non aver commesso il fatto.

comunque la sentenza è veramente scandalosa .

AlexnelCuore
14.12.2009, 16:18
Zamparini: "Stimo Giraudo come prima. Non ha fatto nulla di male"


Nel corso dell'intervista concessa a 'La politica nel pallone', su GR Parlamento, il presidente del Palermo Maurizio Zamparini ha espresso la propria solidarietà all'ex amministratore delegato della Juventus, Antonio Giraudo, condannato a tre anni per frode sportiva e partecipazione ad associazione per delinquere nell'ambito del processo Calciopoli: "Giraudo è stato un ottimo amministratore, non penso che abbia fatto nulla di disdicevole - ha spiegato Zamparini -. Per tutto quello che ho sentito in tutti questi anni nel calcio, bisognerebbe condannare per frode sportiva tutti per 50 anni. In questo paese le imputazioni gravi sono in tutti gli angoli. Spesso queste condanne vengono date per non smentire l'accusa, le prendo con le molle. Stimo Giraudo come prima", ha concluso il patron rosanero.

Luca
14.12.2009, 17:00
Game Over

eldavidinho94
14.12.2009, 18:18
oggi molte tv hanno messo la notizia in primo piano:
canale 5 in primis

con moggi non accadde la stessa cosa

maurizio
14.12.2009, 20:57
Il legale di Giraudo: "Sentenza contraddittoria, fiducia nell'appello"
14.12.2009 21:30 di Redazione TuttoJuve (http://www.tuttojuve.com/?action=contatti&idutente=3&id=13408) articolo letto 67 volte
http://tmwnetwork3.tccstatic.com/storage/tuttojuve.com/img_notizie/thumb1/16d93089abd295369555e76fcda155bb-1260823024.jpeg



Il legale di Antonio Giraudo, Massimo Krogh, contesta la sentenza emessa oggi dal Tribunale di Napoli nei confronti dell'ex amministratore delegato della Juventus, condannato a 3 anni, con rito abbreviato, per frode sportiva e partecipazione ad associazione per delinquere nell'ambito dell'inchiesta sullo scandalo Calciopoli.
"È una sentenza alquanto contraddittoria, visto che alcuni capi d'accusa omogenei alla complessiva tesi del pm sono caduti - spiega l'avvocato Krogh -. In parte è stato assolto e in parte è stato condannato. E' stata eliminata l'aggravante di aver costituito un'associazione ed è stato assolto da alcune frodi sportive. Giraudo farà appello perché si ritiene estraneo a ogni fatto di rilevanza penale. D'altra parte l'associazione disegnata dal pm e condivisa dal gup non vi è nei fatti e non ha fondamento giuridico, come spiegheremo nella sede opportuna. Per la parte in cui è stato condannato io non faccio commenti, le sentenze di condanna non si commentano, si appellano e con fiducia nella dialettica processuale, che è la sede naturale per rimediare agli errori dei giudici. Il dottor Giraudo pensa che la decisione abbia risentito dell'ondata mediatica che ha travolto il mondo del calcio, ma resta fiducioso nell'appello", conclude il legale, interpellato dai cronisti di Sky e "La Repubblica" .

AlexnelCuore
14.12.2009, 21:01
Non facciamoci illusioni.....................le batoste sono dietro l'angolo

AlexnelCuore
14.12.2009, 21:03
Gazzoni Frascara: "Condanna a Giraudo segnale forte"

Attraverso una nota diffusa dalla società di pubbliche relazioni 'Sec Rp', l'ex presidente del Bologna, Gazzoni Frascara, esterna tutta la propria soddisfazione per la sentenza emessa oggi dal Tribunale di Napoli nei confronti di Antonio Antonio, condannato a 3 anni per frode sportiva e partecipazione ad associazione per delinquere nell'ambito del processo "Calciopoli".
Per l'ex patron rossoblù si tratta di un "segnale forte" e spiega anche il perchè: "La condanna di Giraudo e dei suoi 'compagni di merende' sta a significare che c'è la volontà di fare giustizia, e di voler andare fino in fondo nella vicenda - ha dichiarato Gazzoni Frascara, uno dei grandi accusatori del processo -. Troppe volte in questo Paese abbiamo assistito a insabbiamenti di varia natura, e devo confessare che temevo che anche in questa occasione non si sarebbe venuti a capo di nulla. Devo invece constatare con piacere che non è così e che siamo solo all'inizio di una operazione di pulizia speriamo definitiva. Ovviamente dal punto di vista umano non posso certo gioire per la condanna. Anzi, mi auguro che i condannati se la cavino senza dover frequentare le patrie galere. A me basta una condanna simbolica, mi basta che con questa sentenza si sia riconosciuta e sanzionata l'esistenza di un sistema di malaffare che ha distorto la competizione sportiva, che ha inquinato l'andamento di diversi campionati. E che sia ufficialmente condannato quel sistema che, essendo riuscito a controllare il mondo del pallone, ne ha condizionato risultati e classifiche con grave danno per molti operatori onesti. E mi auguro che, di conseguenza, le vittime siano adeguatamente risarcite".

Guzer
14.12.2009, 21:12
doccia fredda :icon_eek:
ero fiducioso..ora c'è l'appello si, peccato vuol dire minimo 1 o 2 anni ancora :vomito:

maurizio
14.12.2009, 21:19
grande e brutta botta...ma in fondo me l'aspettavo ...troppo odio nei nostri confronti ..poi il dissociarsi dalla triade, di elkan. hanno fatto il resto ..

alessandro magno
14.12.2009, 21:43
ragazzi abbiamo fiducia si allungano solo i tempi ma in italia è cosi non si conclude un processo al primo grado, quando mai.

alessandro magno
14.12.2009, 21:56
Zamparini: "Stimo Giraudo come prima. Non ha fatto nulla di male"
14.12.2009 17:00 di Redazione TuttoJuve (http://www.tuttojuve.com/?action=contatti&idutente=3&id=13397) articolo letto 663 volte
http://tmwnetwork3.tccstatic.com/storage/tuttojuve.com/img_notizie/thumb1/5b2c29e8abc4b74ee168ea1d3e87678a-1260806037.jpeg
ZAMPARINI FAN CLUB

AlexnelCuore
14.12.2009, 21:57
Benny sei poco attento l'ho già postato io :mod:

alessandro magno
14.12.2009, 22:08
Benny sei poco attento l'ho già postato io :mod:
OK MODIFICATO:icon_wink:

AlexnelCuore
14.12.2009, 22:09
se si impegna però dice cose intelligenti Zampa

AlexnelCuore
14.12.2009, 22:10
OK MODIFICATO:icon_wink:
Il maiscolo è partito solo o stai urlando????:icon_cheesygrin:

alessandro magno
14.12.2009, 22:15
partito da solo maestra :notworthy:

AlexnelCuore
14.12.2009, 22:16
partito da solo maestra :notworthy:
Ok così va meglio..............:laugh:

AlexnelCuore
14.12.2009, 22:44
GiùlemanidallaJuve: "Sentenza Giraudo, qualcosa non torna"


Anche l'associazione GiùlemanidallaJuve ha commentato la sentenza emessa oggi dal Tribunale di Napoli nei confronti di Antonio Antonio, condannato a 3 anni per frode sportiva e partecipazione ad associazione per delinquere nell'ambito del processo "Calciopoli". Ecco il comunicato diramato in giornata dal suddetto sodalizio che vanta tra i suoi associati migliaia di tifosi e piccoli azionisti bianconeri:

In data odierna l’ex A.D. della Juventus, Antonio Giraudo, è stato riconosciuto colpevole di associazione a delinquere finalizzata alla frode sportiva.

La strategia difensiva dell’ex AD bianconero si basava sulla assoluta insussistenza di prove a supporto della pubblica accusa. Si era quindi scelto di essere giudicati con il rito abbreviato. È bene ricordare che tale forma processuale è basata esclusivamente sugli atti depositati dalle parti, escludendo quindi testimonianze e dibattimenti. Una scelta coraggiosa - che abbiamo peraltro sempre condiviso - tesa ovviamente ad ottenere un celere giudizio, anche in virtù di un processo esclusivamente indiziario. Una scelta tuttavia dimostratasi non premiante.

Il Gup De Gregorio – che per dovere di cronaca è bene ricordare essere il Gup che ha rinviato a giudizio Luciano Moggi – ha ritenuto sufficientemente validi i “teoremi” della pubblica accusa. È opportuno ricordare che le carte su cui si basava la pubblica accusa sono le stesse utilizzate dalla Giustizia Sportiva. Tuttavia le sentenze sportive sancirono la sola sussistenza di slealtà sportiva e non di illeciti, scrivendo quindi a chiare lettere che nessuna partita era stata truccata. Mal si concilia, quindi, l’odierna sentenza con quanto affermato dai tribunali sportivi.

È inoltre opportuno ricordare che sulla base di identici presunti atti criminosi la Procura di Torino decise di archiviare per l’assenza di reati. Nel dispositivo di sentenza vengono contestate 3 presunte frodi. Per la frode inerente la partita Udinese-Brescia, Jankulovski venne espulso per un'aggressione. Pinzi, Muntari e Di Michele non erano diffidati ed hanno giocato contro la Juventus. Così come le contestazioni mosse all’ex A.D. bianconero sulle griglie arbitrali ed i sorteggi pilotati sono state già ampiamente smentite. Altresì non si comprende il motivo per il quale i notai ed i giornalisti presenti in tale circostanze non siano stati indagati.

Cassarà e Gabriele condannati dalla giustizia sportiva ma assolti da quella ordinaria. Dondarini assolto dalla giustizia sportiva (in seguito ha quindi continuato a svolgere la sua mansione) ma condannato in quella penale. E tutto sulla base della stessa documentazione processuale. Ci pare sufficiente per poter affermare che qualcosa non torna.

Assolti, infine, arbitri e guardalinee (in totale 7) inquadrati dalla giustizia sportiva come uomini del presunto sistema Milan, mentre condannati i 3 di quello ascrivibile in via presunta alla Juventus.

È indubbio che ci aspettavamo qualcosa di diverso. I giudici suono uomini, ed in quanto tali condizionabili dalle enormi pressioni mediatiche attorno al caso. Non dimentichiamo inoltre le conseguenze penali e civili in caso di totale assoluzione in primo grado.

Il difensore di Antonio Giraudo ha già affermato che ricorrerà in appello per sovvertire l’errore giudiziario. Siamo assolutamente certi che la sentenza verrà totalmente riformata.

Resta immutata la posizione della nostra Associazione in merito ai noti fatti. La Juve ed i suoi amministratori non hanno mai posto in essere comportamenti tesi ad alterare l’esito delle competizioni sportive. Ci aspettiamo quindi la restituzioni dei titoli di Campioni d’Italia numero 28 e 29.

Immutata resta inoltre la portata dei nostri ricorsi ancora pendenti in sede italiana e comunitaria. La violazione del diritto alla difesa, l’eccesso della pena ed il danno economico patito oltre misura, sono e restano elementi più che validi per sovvertire le assurde sentenze sportive.
Associazione Giùlemanidallajuve

eldavidinho94
15.12.2009, 13:36
Calciopoli: è il giorno di Moggi contro Carraro

http://www.tuttosport.com/images/91/C_3_Media_500391_immagine_l.jpg


Al processo di Napoli verrà ascoltato l'ex presidente Federale che ha scelto di non avvalersi della facoltà di non rispondere. Di recente l'ex dirigente della Juve aveva accusato l'ex n° 1 della Lega di aver aiutato Lazio e Fiorentina
NAPOLI, 15 dicembre - È in corso l'udienza del processo calciopoli a carico di Moggi e altri 23 imputati, ma è soprattutto il day after della prima sentenza su Calciopoli pronunciata ieri dal giudice De Gregorio e che ha condannato per associazione a delinquere e frode sportiva l'ex ad juventino Giraudo.

FACCIA A FACCIA - Si commenta tra avvocati, imputati, parti civili e giudici l'esito del rito abbreviato, ma l'attenzione sale perché quella odierna è l'udienza in cui verrà ascoltato l'ex presidente federale Franco Carraro che pare abbia deciso di non avvalersi della facoltà di non rispondere in quanto a suo tempo indagato e poi prosciolto per lo stesso processo. Carraro e Moggi sono in aula quasi faccia a faccia. L'attesa per l'esame del testimone Carraro è molto alta, di recente in udienza Moggi aveva accusato Carraro di aver aiutato Lazio e Fiorentina e ciò nonostante di essere uscito dal procedimento. Oggi Carraro può dare la sua risposta. In aula, intanto, vengono ascoltati i carabinieri che hanno pedinato per mesi Moggi durante le indagini. Nell'udienza odierna sarà ascoltato anche l'ex dirigente dell'Ancona e del Perugia Ermanno Pieroni.

AlexnelCuore
15.12.2009, 16:01
Stasera su La7 docu-fiction su Calciopoli (VIDEO)


Dopo la sentenza pronunciata ieri (con tre anni di reclusione per Antonio Giraudo, ex dirigente della Juventus, nell'ambito del procedimento nei confronti degli imputati di Calciopoli che hanno scelto il rito abbreviato), arriva sugli schermi de La7 “Operazione Off-Side”, una docu-fiction che racconta lo scandalo che ha rischiato di portare al collasso il sistema calcio italiano.
Questo documento sarà trasmesso stasera alle 21, all’interno di una puntata speciale di Niente di Personale, il programma del Direttore News e Sport della rete, Antonello Piroso, che prevede un confronto in studio tra ospiti appartenenti al mondo del calcio, protagonisti della vicenda, legali di alcuni dei personaggi coinvolti e firme del mondo della stampa.
Il documento, prodotto da LA7, scritto da Giovanni Filippetto, Umberto Nigri e Antonello Piroso, è arricchito da alcune scene interpretate da Daniele Liotti (protagonista di grandi successi tra cui Il Fuggiasco diretto da Andrea Manni e Il Capo dei Capi di Enzo Monteleone) nei panni del Maggiore Attilio Auricchio; Mattia Sbragia (interprete in La passione di Cristo di Mel Gibson e Ocean’s Twelve di Steven Soderbergh), nel ruolo del direttor
e generale della Juventus Luciano Moggi, e la voce narrante di Sergio Rubini, attore e regista.
La docu-fiction “Operazione Off Side” riprende lo stesso nome che alle indagini istruttorie hanno dato la Procura di Napoli e i Carabinieri di Roma dal 2004 al 2006, e ripercorre i due anni che hanno portato le forze dell’ordine a “monitorare” molteplici soggetti, tra dirigenti di società di calcio, figure di primo piano delle istituzioni calcistiche, arbitri, giornalisti. “Operazione Off Side” riporta sul piccolo schermo intercettazioni originali, testimonianze, video esclusivi degli appostamenti e dei pedinamenti realizzati dagli inquirenti durante l’inchiesta.
Con “Operazione Off Side”, LA7 ripropone – a sentenza pronunciata - la cronaca dei fatti, l’indagine su un “sistema” che, secondo l’accusa, ha controllato e governato il calcio italiano. Un’inchiesta divisa in due filoni: quello penale, appunto, ma anche quello sportivo - che ha riscritto la storia dei due ultimi campionati precedenti lo scandalo e ha sancito la clamorosa retrocessione della Juventus in serie B e pesanti penalizzazioni per Milan, Lazio, Fiorentina e Reggina in serie A.
Ecco un'anteprima-video della docu-fiction :
http://www.tuttojuve.com/?action=read&idnotizia=13441

AlexnelCuore
15.12.2009, 16:03
Calciopoli, Nicchi: "Chiederò gli atti"


Il Presidente dell’AIA, Marcello Nicchi, in merito alla sentenza su ’Calciopoli’, esprime soddisfazione "per l’assoluzione degli associati Duccio Baglioni, Stefano Cassarà, Giuseppe Foschetti, Alessandro Griselli, Domenico Messina e Gianluca Rocchi", quest’ultimo ancora in attività.
"Con riferimento alle condanne per gli associati Paolo Dondarini, Tullio Lanese e Claudio Pieri - si legge nella nota dell’Aia - Nicchi comunica che chiederà alla Figc di acquisire dagli organi giudiziari competenti gli atti processuali al fine di verificare eventuali fatti diversi da quelli che sono stati oggetto di procedimento disciplinare già celebrato nei confronti di questi associati".

eldavidinho94
15.12.2009, 21:25
Carraro: «Proposi a Moggi lavoro in Nazionale»

http://www.tuttosport.com/images/78/C_3_Media_805778_immagine_l.jpg


L'ex presidente della Figc: «Lo feci grazie a Giraudo, mio consigliere federale. Era uno che capisce di calcio, mi faceva piacere che collaborasse anche senza un ruolo con Lippi». Il presidente del Cagliari, Cellino, non si presenta per la terza volta. Multa di 250 euro e disposto l'accompagnamento coatto

NAPOLI, 15 dicembre - Si è conclusa da pochi minuti l'udienza di fronte alla nona sezione del tribunale di Napoli per il processo Calcipoli. La giornata era attesissima per la deposizione di Franco Carraro, ex presidente della Figc, che non si è sottratto alle domande dei Pm e degli avvocati anche di fronte al suo accerrimo nemico (processualmente parlando) Luciano Moggi. A Carraro è stato chiesto conto della telefonata al designatore Paolo Bergamo in cui si raccomandava nell'inverno 2004 di non favorire assolutamente la Juve («per carità che non si sbagli a favore della Juve») per il big match Juve-Inter. Carraro ha spiegato che dopo le polemiche suscitate in seguito al rigore negato a Ronaldo nel '98 c'era una tensione storica e che i media avrebbero accettato un errore a favore dell'Inter e non a favore della Juve: «In quella telefonata spiegavo a Bergamo che se l'arbitro invece che Rodomonti fosse stato Collina anche di fronte ad un errore nessuno avrebbe detto niente. Un errore a favore della Juve avrebbe determinato nel novembre del 2004 un putiferio, non altrettanto se fosse capitato se fosse capitato a favore dei nerazzurri». Successivamente Carraro si è dilungato sulle pressioni a favore della Lazio negando che Lotito gli abbia mai chiesto «interventi stravaganti». «Lotito si lamentava con me come facevano quasi tutti i presidenti».

IL RAPPORTO CON LA TRIADE - Poi l'ex capo di Via Allegri ha parlato dei suoi rapporti con Giraudo e Moggi e di come per il loro tramite fosse arrivato alla scelta di Lippi come ct: «Durante il fallimento dell'Europeo del 2004 del Trap in Portogallo volevo Lippi alla guida della Nazionale. Chiesi a Giraudo, col quale Lippi aveva lavorato e vinto tutto in due cicli tecnici, che cosa ne pensasse. Lo potevo fare, perché Giraudo era uno dei miei consiglieri federali. Volevo sapere se i suoi successi alla Juve, dopo il fallimento all'Inter, fossero dovuti alla bravura di Marcello Lippi o alla bravura del supporto dato da Giraudo, Moggi e Bettega al tecnico. Una volta assunto parlavo spesso con Moggi, al quale proposi di lavorare, con uno stipendio molto basso, al fianco di Lippi in Federazione. Ci parlavo perché Moggi non l'ho mai considerato per le questioni di politica sportiva o arbitrale. Moggi era uno che capisce di calcio, mi faceva piacere che collaborasse anche senza un ruolo con Lippi anche perché quella Nazionale di cui ero presidente aveva una maggioranza di calciatori della Juventus. Credo che per la Figc sia stato un vantaggio e un tipo di contatto tra me e moggi positivo visto come quella squadra si è qualifica al Mondiale e come poi l'ha vinto».

ASSENTE CELLINO - A fine dell'udineza la giudice Casoria avrebbe dovuto ascoltare, dopo la testimonianza di Ermanno Pieroni, anche il presidernte del Cagliari Massimo Cellino, che però per la terza volta consecutiva ha dato buca al processo. Pm e presidente della Giuria si sono inalberati e la giudce Casoria ha disposto che per l'udienza del 22 prossimo ci sarà l'accompagnamento coatto dei carabinieri del presidente del Cagliari. Lo stesso è stato multato di 250 euro. Nell'Udienza del 22 oltre al capo dei carabinieri che indagarono, il tenente colonnello Auricchio, è attesissima soprattutto la deposizione di Carlo Ancelotti, ex allenatore della Juve e attuale tecnico del Chelsea.

AlexnelCuore
15.12.2009, 22:06
LETTERA DEL TIFOSO Pippo dalla Svizzera: "Sentenza che scricchiola"


Egregi direzione

Qui serve un giudice per farci capire qualcosa e un avvocato vero per farci arrivare a tutta la verità.

Il giudice Eduardo De Gregorio ha riconosciuto l'associazione per delinquere ipotizzata dalla Procura nei confronti di Giraudo, per il quale è stato però escluso l'aggravante di promotore ed è stato ritenuto responsabile anche per le ipotesi di frode sportiva riguardanti tre partite ma anche assolto da tre capi d'imputazione di frode sportiva. Il giudice ha inoltre condannato altri 3 imputati (con Giraudo 4) su un totale di 11. Più o meno è questa la sintesi che ho capito dalla sentenza. Già per se mi sembra inopportuno, che chi ha rinviato a giudizio altri imputati per gli stessi reati, sia poi il giudice per l’identiche accuse agli imputati del rito abbreviato. Sarebbe stato ridicolo che lui smentisse se stesso. Pur tutto ciò le sentenze vanno accettate e nelle sedi opportune riproposte al giudizio (corte d’appello e cassazione). Partiamo dalla frode sportiva. Le partite “incriminate” sono Udinese-Brescia (1-2, presumo che sia stata la partita finita in rissa con conseguente espulsione di un giocatore dell’Udinese) del 26 settembre 2004, Juventus-Lazio (2-1) del 5 dicembre e Juventus-Udinese (2-1 arbitro Dondarini?) del 3 febbraio 2005. Molto interessante sarebbe sapere chi ha arbitrato le 3 partite e se sono anche stati condannati i direttori di gara oppure rinviati a giudizio per lo stesso reato. Per conoscere tutte le necessarie informazioni si devono conoscere i fatti di queste partite, che onestamente non conosco, quindi è meglio tacere(per ora). Per quanto riguarda l’associazione per delinquere che viene contestata all’ex A.D. juventino, è di aver avuto un ruolo sulle griglie arbitrali e i conseguenti sorteggi. Questo, da quello che si è saputo dal processo “principale” in corso a Napoli, sembra sia stato ampiamente smentito. In caso contrario non si capisce perché finora i notai/giornalisti presenti al sorteggio non siano stati per lo meno ascoltati. Se poi in appello assolvono anche gli ultimi 4 dopo aver buttato tanta carne al fuoco, è già previsto uno scandalo? Non dimentichiamoci, presumo che con questa sentenza hanno perso gli juventini e la Juventus in chiave della questione del risarcimento economico( parecchi milioni di Euro) richiesti da varie società , emittenti TV e Federcalcio. Finché una sentenza non cresce in giudicato non si è colpevoli. Per la restituzione dei scudetti 2005 e 2006 dobbiamo continuare a lottare e sperare che la società Juventus faccia anche dei passi in quella direzione.
Saluti
Pippo dalla Svizzera

eldavidinho94
16.12.2009, 13:54
che ne dite della docu-fiction di calciopoli di ieri sera,
su la 7?

io l'ho trovata interessante,
ma effettivamente un po di parte,
perche come al solito moggi lo hanno messo al centro di tutto,
e questa volta, per il ruolo, pareva veramente UN CAPO DI MAFIA

ridicolo, sembrava toto riina al momento della condanna

Bianconero10
16.12.2009, 14:20
io ho visto solo lo stralcio finale...quello mdove moggi piange e poi beha mughini e gli altri che parlavano.....poi ho spento.....solo il sentir parlare di calciopoli mi fa schifo.

alessandro magno
16.12.2009, 15:45
LETTERA DEL TIFOSO Carlo: "Pagliacci"
Scrivi a redazione@tuttojuve.com
16.12.2009 14:40 di Redazione TuttoJuve (http://www.tuttojuve.com/?action=contatti&idutente=3&id=13479) articolo letto 355 volte
http://tmwnetwork-storage.tccstatic.com/storage/tuttojuve.com/img_notizie/thumb1/e2acb6778c59ccbe5af9c5bd25d212c5-1260970909.gif
Mesdames et Messieurs (si scrive così? È per farlo capire al trino), ieri è stata la giornata ufficiale dei pagliacci.

Commenti in TV, sui forum, nei blog, sui giornali, tanti pagliacci hanno ritrovato forza e vigore.

È stata la giornata in cui si è visto chi è con noi, juventini che non si arrendono, e chi no. La giornata che ha scritto a chiare lettere che non esiste il giornalismo vero e che ha formato la lista dei nomi di chi è stato preso a calci in **** da Giraudo, tant'è che non s'è aspettato nemmeno il dispositivo per dire subito che è un idiota e che ha sbagliato.

Che Giraudo non sia un idiota credo lo dimostri la sua carriera da manager, un manager di successo che - per amore e rispetto verso la Famiglia Agnelli - si era prestato al calcio anche se questo rappresentava una limitazione per le sue capacità e risorse. Un manager di successo che è ancora oggi a fianco di quel che rimane della Famiglia, Andrea Agnelli, e che per questo legame ha pagato e continua a pagare. Un manager che continua a fare il manager e non la macchietta in TV.

Grazie all'Ansa abbiamo potuto leggere il dispositivo, che non è la sentenza vera e propria ma che in questo caso è più che sufficiente per comprendere quanto in basso sia sceso il sistema giudiziario nel nostro paese. Giraudo è stato condannato per aver puntato a far ammonire tre giocatori, diffidati secondo ROS e PM, assolutamente in campo contro la Juve per la storia reale. Così come, sempre nella realtà dei fatti e non nella trincea nebbiosa scavata dai PM, l'espulsione di Jankulovski fu tutt'altro che fittizia.
Controllate voi stessi, questa la famosa partita:

http://www.repubblica.it/2004/i/sezioni/sport/calcio/serie_a/giorna4/udinesebrescia1/udinesebrescia1.html

e questi gli uomini in campo contro la Juve:

http://www.repubblica.it/2004/j/sezioni/sport/calcio/serie_a/5giornata/udinesejuventus1/udinesejuventus1.html

Vi rendete conto che decine di carabinieri, tre PM ed un giudice hanno completamente sconvolto quella fetta di realtà? Vi rendete conto che IERI come OGGI decine e decine di giornalisti puntano su un fatto clamorosamente falso per convincervi che la Juventus rubava? È disarmante. Dove sono i Travaglio, i Grillo, i Gomez. i Santoro... ? Dove?

Le altre due “frodi” si riferiscono invece alle famose designazioni arbitrali. Puntano cioè su quei fatti già esaminati dalla Procura di Torino che non aveva riscontrato alcuna irregolarità. E pur volendo tapparci occhi ed orecchie dicendo che la Procura di Torino si era sbagliata mentre a Napoli sono dei geniacci, restano vuoti assurdi. Nessun giornalista e nessun notaio condannati o, quantomeno, indagati. Cioè chi estraeva la pallina e chi assisteva ai sorteggi non c'entra nulla con chi li taroccava! Come ***** fai a taroccare un sorteggio senza la complicità del notaio e senza quella di chi la estrae?

Un errore della difesa? Forse. Sicuramente l'errore non è stato il rito abbreviato, non c'è stato un ricercare la condanna come qualcuno ha vigliaccamente affermato, per quello esiste il patteggiamento. Il rito abbreviato era la via più semplice e veloce per porre fine alla farsa del 2006. È andata male a metà, perché c'è una sentenza di condanna, è vero, ma ci sono anche motivazioni ridicole che potrebbe ribaltare anche un ragazzino e viene da chiedersi come un giudice possa permettersi di fare un errore, chiamiamolo così, di queste dimensioni. Anzi, vi chiedo come possa farlo senza alcuna conseguenza per la sua carriera.

Vi lascio con la nota amara della mattinata. Indovinate chi è corso ad intervistare questo esimio giudice? Ovviamente La Stampa di John Elkann... E sapete cos'ha dichiarato?

«Dico che questa sentenza riguarda una parte di qualcosa di più grande. Non dimentichiamoci che nel procedimento ordinario le prove si formano in aula, nel rito abbreviato non è così»

Cos'avrà voluto dire? Non voglio mettere le parole in bocca a nessuno, ma esercito il mio diritto di esprimermi e di dare una personale interpretazione: “so bene che non c'è nulla, che - se la Casoria non verrà ricusata - è probabilissimo che Moggi venga assolto, però qui l'obiettivo era di colpire Giraudo ed Andrea Agnelli. Missione compiuta, fatevene una ragione”.

Grande festa ieri a casa Elkann, il trono è salvo. Per ora.
Carlo
www.ciaojuve.com (http://www.ciaojuve.com/)

AlexnelCuore
16.12.2009, 17:31
La Stampa - Moggi: "Giraudo? Io non sarò condannato"


«Il vero processo è questo». Il giorno dopo la sentenza che ha condannato in primo grado Antonio Giraudo, il suo vecchio sodale alla Juve, Luciano Moggi, ascolta in aula le verità di Carraro senza chiedere di fare dichiarazioni spontanee come nelle precedenti udienze.
Poi si sofferma sull’epilogo del rito abbreviato. «Qua è diverso, stiamo parlando di due procedimenti che camminano da soli. Io non verrò condannato...», così l’ex direttore generale bianconero. Il verdetto che ha inflitto tre anni di pena ad Antonio Giraudo fa rumore.
«Quella del rito abbreviato, per ora, non è una condanna definitiva», ribadisce Moggi, indifferente al fatto che un tribunale abbia sanzionato l’esistenza di un’associazione a delinquere nel calcio.


Allora le cose sono due ho ha delle prove schiaccianti o è completamente impazzito

maurizio
16.12.2009, 19:27
La Vispa Pirosa
Il sarcasmo di Trillo si abbatte sulla "docu-fiction" de La7 su Calciopoli
16.12.2009 20:20 di Ju29ro Team (http://www.tuttojuve.com/?action=contatti&idutente=57&id=13490)
Fonte: www.ju29ro.com/
http://tmwnetwork-storage.tccstatic.com/storage/tuttojuve.com/img_notizie/thumb1/6c63ca3202c5509fae0dcdbff01f6d7a-1260991365.jpeg



E così, ovviamente senza alcun secondo fine, ma curiosamente all'indomani della prima sentenza del tribunale di Napoli sui fatti di Calciopoli, ieri sera è andata in onda su La7 la docu-fiction (un neologismo che farà impazzire Lapi e Briatori di tutto il mondo) sul più grande scandalo del calcio che l'Italia abbia mai vissuto, se escludiamo le campagne acquisti della Juventus dal 2006 a oggi. Questa operazione, di pessimo gusto e degna di una civiltà preistorica, mi solletica alcune riflessioni, per quanto possano valere delle riflessioni in un paese come questo. Un paese dove, tra le altre cose, se la versione demonìaca di Forrest Gump spacca la faccia al Presidente del Consiglio al termine di un comizio, immediatamente esplodono le due curve (quella del centro-destra e quella del centro-sinistra) per rimbalzarsi a suon di insulti e minacce più o meno velate l'accusa di aver fomentato la parte avversa con parole e comportamenti irresponsabili.
Antonello Piroso, direttore del tg di LA7, oltre a godere di una grande fama di intenditore di docu-**** è il prototipo del giornalista impegnato, senza peli sulla lingua, sensibile, bello, elegante e interista. Uno che, durante lo speciale che dedicò alla vicenda giudiziaria di Enzo Tortora nel 2008, nel raccontare il calvario del compianto telegiornalista e ideatore di Portobello, a un certo punto non ce la fece più e scoppiò in lacrime davanti alla platea plaudente. Ma la fede calcistica, inutile negarlo, è come il lato A di un trans senza mutande: ti confonde le idee. Così, nonostante il processo - del quale questa sceneggiata vorrebbe essere il documento storico - sia in corso di svolgimento e manco ancora giunto a sentenza di primo grado (ripeto: di primo grado), il lacrimevole Piroso si è imbattuto improvvisamente nella terribile sindrome di Sjögren, tanto da permettere e promuovere sulla rete televisiva di proprietà della Telecom (a proposito: a quando la docu-fiction su Tronchetti, Buora, Tavaroli e Adamo Bove?) un processo, più processo del vero processo, ai responsabili delle sue interminabili domeniche pomeriggio passate a dover sopportare l'onta dello sconforto dei suoi beniamini frodati. Gente del calibro di Pistone, Manicone, Centofanti, Vampeta, Galante e Colonnese, tanto per citarne sei fra i migliori su circa millecinquecento.

Nella speranza che i diretti interessati provvedano a querelare senza esitazioni i responsabili di questo esempio di inciviltà a mezzo TV, voglio ricordare cosa disse Antonello Piroso la sera del 1 aprile 2008, sempre su La7, durante una puntata di NDP dedicata al ricordo della tragedia dello stadio Heysel. Ospiti in studio, un sopravvissuto di quella notte a Bruxelles, il tifoso juventino Nereo Ferlat, e il portiere della Juventus di allora Stefano Tacconi. Disse Piroso: "L'immagine di voi giocatori che esibite la Coppa ai tifosi è una delle immagini più indecenti dello sport; Le dirò di più, ma Glielo dico spassionatamente, mi creda, quella coppa non dovrebbe nemmeno comparire nell'annuario (sic) della Juventus. Quella coppa andrebbe riconsegnata". Applausi a scena aperta in studio. A quel punto Tacconi replicò che, a suo avviso, fu certamente un errore festeggiare la vittoria al termine dell'incontro, ma che quella coppa fu giusto ritirarla, anche per dedicarla proprio alla memoria di coloro che avevano perso la vita nella follia di quella notte maledetta. Piroso, visibilmente seccato, passò allora la parola a Ferlat, rivolgendogli la stessa domanda. Ferlat rispose così: "Concordo con Tacconi. Lui fu il migliore in campo, quella sera, e se avesse vinto il Liverpool, nell'Italia dei comuni e delle signorie avrebbero fatto festa tutti gli anti-juventini; e quei trentanove morti sarebbero stati lo stesso oltraggiati". Conclusione di Piroso: "Già il fatto che ne stiamo discutendo è sintomatico di come vengano concepiti i fatti di sport, cioè le tifoserie, l'anti-tifoseria, gli juventini, gli anti-juventini... i morti sono morti". Ecco, appunto. Esattamente come gli imputati sono innocenti, fino a prova (e sentenza definitiva) contraria. Chissà se il buon Piroso saprà mai ritrovare le lacrime perdute, insieme a un po' di equilibrio. Per come la vedo io, sarà dura.

maurizio
16.12.2009, 19:29
YouTube- Commenti alla docu-fiction Off-Side

AlexnelCuore
16.12.2009, 23:35
Liguori: "Sentenza su Giraudo apre a nuovi scenari"


Paolo Liguori, direttore di Tgcom, è intervenuto oggi ai microfoni di KissKiss Napoli e ha rilasciato anche alcune dichiarazioni sul processo "Calciopoli". Ecco quanto evidenziato da Tuttonapoli.net: "La sentenza su Giraudo è passata in secondo piano, perchè sta aprendo molti scenari e molti dubbi sulla classe arbitrale. Ricordiamoci che in alcune partite incriminate non è presente la Juventus, e questo ci deve far riflettere. Comunque c'è troppo nervosismo nel nostro calcio in questo momento".

AlexnelCuore
17.12.2009, 14:30
Calciopoli, Carraro: "Non aiutai la Lazio"


Deposizione in aula a Napoli di Franco Carraro, ex presidentre di una Federazione messa in ginocchio dallo scandalo Calciopoli.
"Le ultime condanne? Di tutta questa vicenda, io mi assumo le responsabilità politiche come presidente federale - le parole di Carraro - Ma non ne ho a proposito di Lanese che venne scelto dall’Aia - Perché prima e dopo un Lazio-Brescia chiamo il designatore arbitrale Bergamo? Perché ritenevo importante che fosse fatto tutto per il meglio - ha aggiunto Carraro - A Roma c’erano situazioni d’ordine pubblico da tener presenti, era stato appena sospeso un derby, ma dissi anche: ’se il Brescia è forte vinca, però massima attenzione. In quella gara la Lazio reclamò pure un rigore evidente. A Bergamo feci presente il nervosismo di Lotito che in precedenza si era già lamentato per una visita di Foti, durante la gara con la Reggina, nello spogliatoio dell’arbitro. Forse usai un termine improprio con quel ’dare una mano’ ma mi riferivo all’attenzione da riservare agli scontri diretti, alle partite".

AlexnelCuore
17.12.2009, 14:34
Risponde Bergamo: Mi accorsi subito di Farsopoli



Paolo Bergamo è nato a Collesalvetti (LI) il 21 aprile 1943 ed è un ex arbitro di calcio italiano ed ex designatore degli arbitri di Serie A.
Debuttò nella massima serie nel 1975 e nel 1979 venne promosso al ruolo di internazionale. Nel 1982 arbitrò la finale di Coppa Italia tra Inter e Torino, vinta dai nerazzurri, e due anni dopo venne selezionato per il campionato europeo di calcio 1984, dove gli toccò la semifinale Francia-Portogallo, vinta dai transalpini 3-2 dopo i tempi supplementari. Concluse la carriera nel 1988, per dedicarsi successivamente al compito di dirigente arbitrale.
Paolo Bergamo diventò designatore arbitrale in serie A nel 1999 assieme al collega Pierluigi Pairetto, e mantenne l'incarico fino al 2005 quando decise volontariamente di dimettersi per le critiche mosse contro il suo operato. Dal 2002 al 2006 ha fatto parte della Commissione Arbitrale della FIFA, ed è stato osservatore degli arbitri UEFA.
Nel 2006 venne implicato nell'inchiesta Calciopoli, poiché, secondo l'accusa, ritenuto componente del presunto sistema di potere retto da Luciano Moggi, e di cui avrebbe fatto parte, tra gli altri, anche il collega designatore Pierluigi Pairetto: Paolo Bergamo venne, però, ritenuto non giudicabile dagli organi di giudizio, per difetto di giurisdizione, visto che, nel frattempo, Bergamo si era dimesso dall'AIA.
Per quanto invece concerne l'inchiesta sotto il profilo penale, Paolo Bergamo è stato rinviato a giudizio dinanzi al Tribunale di Napoli per l'ipotesi di associazione a delinquere finalizzata alla frode sportiva; il dibattimento è tuttora in corso.


Paolo Bergamo, è in uscita il Suo libro, in cui racconta la "Sua" Calciopoli: "Sono morto in una notte di luglio". Può anticiparci qualcuno dei temi? Ci saranno rivelazioni scottanti?
A parte la mia vita, descritta con la speranza di far capire che sono un “self made man” armato soltanto di corretti principi morali e di un costante impegno rivolto con amore al calcio, ho voluto mettere in risalto segnali inquietanti, reali, che avevano anticipato quella che già nel luglio del 2006 io definii “farsopoli”. Le riflessioni che io propongo potrebbero aprire scenari nuovi se affrontati con unità di intenti da parte di addetti ai lavori che conoscono la verità.

Perché un libro adesso, più di tre anni dopo Calciopoli, e nel bel mezzo del processo? Non è troppo presto o troppo tardi?
Farsopoli mi ha prodotto un profondo stato di frustrazione che pian piano ho risolto con l’aiuto dei miei familiari. Ho maturato l’idea di scrivere un libro, che potrebbe non essere l’ultimo, quando ho iniziato a maturare l’idea che il processo di Napoli potrebbe finire in prescrizione. Ho ritrovato e rinnovato le mie energie di combattente leale ma deciso, e giorno per giorno prenderò tutte quelle iniziative secondo me giuste per fare chiarezza sugli avvenimenti che mi vengono contestati.

Ripercorriamo un po' la "Sua" Calciopoli, dagli inizi degli inizi. E' vero che lei e Pairetto siete stati nominati come designatori durante una cena, alla presenza di Carraro, dai rappresentanti delle famose "sette sorelle"?
E’ vero. Ma noi ne siamo venuti a conoscenza anni dopo, quando Carraro stesso lo confermò in un’intervista. Ufficialmente la nomina ci fu comunicata da Nizzola, presidente FIGC, e da Gonella, presidente AIA, che giustificarono la decisione con l’enorme nuovo lavoro che per la prima volta andavamo ad affrontare nei 34 raduni settimanali di Coverciano.

Si è mai sentito un lottizzato? Oppure alla fine rabboniva tutti ma poi faceva di testa sua? Ci racconti qualche episodio, se può.
Mi sono sempre sentito un parafulmine in una tempesta che non si placava mai. Ma non per nostre colpe specifiche. Quando chi fa opinione avrà il coraggio di aprire gli occhi sui risultati veri ottenuti da una squadra di uomini che in pochi anni sono saliti ai vertici dei valori tecnici mondiali sarà sempre troppo tardi, per il male che è stato fatto all’intero movimento arbitrale. Ascoltavo tutti, cercando di capire e trasmettere serenità. E’ logico che poi prendevo le decisioni che ritenevo le migliori per consentire ad ogni arbitro di affrontare la sua gara nelle migliori condizioni psicologiche possibili. Il designatore viene ignorantemente identificato in colui che designa, nel mio caso che sorteggia. Non è così. Il nostro è un lavoro molto complicato a sostegno di uomini (arbitri e assistenti) sempre nell’occhio del ciclone. Nelle prime quattro stagioni ho condiviso con Pairetto ogni decisione. Successivamente le continue assenze per gli impegni internazionali, le inevitabili diverse valutazioni di interpretazione degli errori dei nostri arbitri hanno deteriorato i nostri rapporti.

Ha mai pensato che le molteplici professioni di Carraro (presidente Figc e banchiere) e i suoi rapporti con Geronzi potessero essere in conflitto di interesse?
I bilanci in profondo rosso dei clubs, i numerosi fallimenti e i finanziamenti ottenuti da alcuni di essi sono vari aspetti che devono interessare l’intero mondo della finanza. I controlli, regole che non venivano rispettate, l’accettazione di fidejussioni senza adeguata copertura, devono far riflettere l’ordinamento federale. Il settore arbitrale ne ha subito dolorose conseguenze.

Con Carraro litigò molte volte, non ultima dopo quel famoso Roma-Juve. Il presidente è stato prosciolto da ogni accusa. E' giusto così?
Dopo Roma-Juve con Carraro sono volate parole grosse. Non ho niente da rimproverarmi per essermi sempre comportato con la massima trasparenza. La mia maniera colorita di esprimermi doveva convincerlo che mi stava incalzando senza una plausibile ragione. Mi auguro che il suo proscioglimento sia il primo passo verso una completa rilettura veritiera di quel periodo.

Ha potuto ascoltare la deposizione di Manfredi Martino? Come avvenivano in realtà i sorteggi per le designazioni? Era anche soltanto possibile truccarne la procedura?
Preferisco non commentare la deposizione di Manfredi Martino. I miei legali, quando Napoli avrà chiuso il processo, decideranno come valutarla. Dopo che nel 2000 ricevemmo una denuncia del giornalista Teotino perché “truccavamo il sorteggio” (il Teotino è stato condannato anche in Appello presso il Tribunale di Roma nel 2007 ad un anno per diffamazione ed al pagamento delle spese processuali) la Federazione decise che ad ogni sorteggio doveva essere presente, per garantirne la regolarità, un notaio che sempre, ad ogni sorteggio, ha controllato di persona. Dalla stagione 2002/2003, per dare più “colore” al sorteggio che era pubblico ed interessava tutti i mass media, il sorteggio dell’arbitro veniva effettuato da un giornalista di volta in volta nominato dall’USSI. La sequenza del sorteggio, obbligatoria, era la seguente:
-Pairetto sorteggiava la partita;
-un giornalista l’arbitro.
L’usura delle palline, i colpi di tosse e tutto quello che la fantasia più fervida può immaginare sono irrilevanti. Vi sembra poca cosa che io possa contare come testimoni dei due notai che hanno seguito tutti i sorteggi, ed ho avuto l’imbarazzo della scelta per avere alcuni giornalisti?

La sua tesi difensiva: i Suoi rapporti con Moggi erano uguali a quelli che teneva con gli altri dirigenti. E prende come esempio Facchetti. Come erano questi rapporti? C'è qualcosa che ancora non è stato detto?
I miei rapporti telefonici erano tanti con tutti i dirigenti. I regolamenti non lo vietavano, anzi eravamo sollecitati ad uscire dalla campana di vetro che da sempre ci aveva protetto. Si intensificarono raduni con i capitani, i dirigenti e gli arbitri. Il telefono in dotazione a me e Pairetto, intestato alla Federazione, era regolarmente a conoscenza di tutte le società. Ho preso per esempio i miei rapporti con Facchetti, che conoscevo dagli anni ’60 presentatomi da Armando Picchi, indimenticato capitano di quell’Inter, perché da subito mi rese molto curioso il fatto che i suoi contatti telefonici fossero scomparsi. Le lamentele di questo o quel dirigente erano sempre dello stesso tenore e riguardavano la prestazione dell’arbitro, negativa solo quando perdevano, rigori concessi o no, reti annullate o convalidate erroneamente, od altri fatti di giuoco, che naturalmente davano origine ad assordanti silenzi da parte di chi in quell’occasione ne aveva beneficiato.

Una tesi dell'accusa: Maria Grazia Fazi esercitava una grande pressione su di lei, pressione ritenuta negativa dai dirigenti juventini che spinsero per allontanarla. E' vero?
Falso. La signora Fazi era responsabile della nostra segreteria e svolgeva il suo ruolo con grande senso di responsabilità. Io e Pairetto decidemmo all’inizio della nostra ultima stagione 2004/2005 di utilizzare la signora Fazi, nella fase iniziale del campionato, all’interno del nostro ufficio di Roma, evitandole le trasferte di Coverciano. Io stesso proposi alla Fazi questa soluzione, pur momentanea, che non fu accettata. Non immaginavo che la proposta avrebbe causato una rinuncia all’incarico da parte della stessa Fazi. Non eravamo a conoscenza che i viaggi a Sportilia e a Coverciano erano una voce importante nella sua busta paga mensile.

Quali erano i Suoi rapporti con Pairetto? Si fidava di lui?
I rapporti sono stati di rispetto e collaborazione. I primi tre anni di lavoro hanno dato i migliori risultati. Successivamente le diverse valutazioni degli errori commessi dagli arbitri e la loro conseguente considerazione tecnica hanno determinato un divario insanabile. La testimonianza più significativa è dimostrata dalle mie continue pressioni fatte a Collina già nella stagione 2003/2004, per fargli accettare di sostituirci nell’incarico di designatore. Neppure il Presidente Carraro, dopo gli Europei in Portogallo, lo convinse, Collina per età aveva ancora un anno di arbitraggio a disposizione e propose una soluzione provvisoria, cioè di affrontare la stagione 2004/2005 con una persona di sua fiducia che traghettasse la CAN al 2005/2006, quando lui stesso avrebbe accettato l’incarico. Il Presidente federale non condivise questa proposta.

"Quest'anno è Milan-Inter". L'avrebbe detto Lei, alla partenza del campionato 2004-2005. Parole che finiscono all'orecchio di Moggi e Giraudo, che commentano in un'intercettazione. Lo ha detto davvero?
Era un mio pensiero espresso in libertà. Fare un pronostico, secondo personali convincimenti, non è peccato.

La paranoia era parte del sistema a tutti i livelli. Nucini ha ammesso di aver dossierato i suoi colleghi. Si è sentito tradito?
Si mi sono sentito tradito proprio da Nucini. Ma io non voglio parlarne. Solo lui potrà dire, quando avrà assorbito completamente la delusione per la sua mancata completa valorizzazione di arbitro di serie A, se i miei comportamenti nei suoi riguardi sono stati corretti.

Il processo sportivo di Calciopoli: giudizio equo o farsa? Perchè ha deciso di sottrarvisi?
E’ stato un processo grottesco, privo di serietà, falso nel giudizio finale. I tempi voluti dall’UEFA per ammettere le nostre squadre alle coppe europee in base alla classifica del campionato erano troppo brevi, perché potessimo difenderci adeguatamente. Ruperto e Sandulli, chiamati dal Commissario Guido Rossi, hanno fatto la loro parte, dopodiché sono scomparsi nel nulla! Io ho capito in anticipo quello che stava accadendo e, con grande sofferenza dopo 40 anni dedicati all’AIA, mi sono dimesso per non subire il disonore di una punizione totalmente ingiustificata, già scritta.

Come ha valutato la linea difensiva tenuta dalla Juventus in quel processo?
In linea con la volontà interna di distruggere Giraudo, Moggi e Bettega. Mai avevo assistito ad una autocondanna da parte di chi è accusato senza opporre difesa. Il mancato ricorso al TAR una miope scelta politica che ha umiliato milioni di tifosi juventini.

Il Suo successore Collina: si può dire che sia stato un arbitro migliore, in ogni senso, di quelli a giudizio con Lei a Napoli?
L’arbitro Collina fra i grandi campioni che il nostro gruppo ha prodotto in quegli anni è stato il migliore.

E come designatore?
Il designatore Collina ha commesso errori nel valorizzare alcuni arbitri non all’altezza e ha dato l’impressione, qualche volta, di subire gli attacchi polemici della stampa. Ma è un patrimonio enorme del settore arbitrale che deve essere difeso per garantire, in futuro, l’indispensabile autonomia arbitrale.

La moviola in che modo influisce, se influisce, sulla serenità di giudizio degli arbitri?
Gli arbitri sono da tempo abituati a leggere la moviola, a scopo didattico. Altrettanto non avviene nelle trasmissioni TV e sulla carta stampata, che ne fanno un uso improprio. Specialmente negli ultimi anni ’90 fino a Farsopoli abbiamo assistito a spettacoli rissosi, beceri, che hanno influito negativamente sull’opinione pubblica. Ogni errore diveniva uno strumento per accusare chi lo aveva commesso di aver voluto favorire gli avversari. Qualcosa sta cambiando, ma è ancora troppo poco per metterci in linea con la qualità dell’informazione sportiva offerta ai tifosi negli altri paesi europei.

E la Vostra moviola, quella che Lei e Pairetto scrivevate il lunedì sulla Gazzetta dello Sport? Fu un ordine di Carraro? Ne ha mai capito la ragione?
La rubrica del lunedì sulla Gazzetta della Sport voleva essere la risposta tecnicamente corretta alle tante accuse, per gli errori che gli arbitri commettevano. All’atto pratico non procurò alcun beneficio.

Le manca il calcio?
Il calcio mi appassiona ancora, perché, per me, è lo spettacolo più bello che esista. Sono riuscito però a scucirmelo dalla pelle ed oggi vivo una vita diversa, serena, più semplice, ricca però di quei valori che solo la famiglia sa darti.

AlexnelCuore
17.12.2009, 22:23
Spionaggio: Moggi e c. chiedono i danni a Telecom e Pirelli


Condannato Antonio Giraudo, 3 anni con rito abbreviato, il processo di Calciopoli avrà un passaggio importante il 22 dicembre: la deposizione del colonnello dei carabinieri, Auricchio. L'ufficiale che ha coordinato le indagini della squadra "Off side". Sarà molto interessante conoscere la sua ricostruzione dei fatti e sapere anche se è vero quello che ha sostenuto l'ex guardalinee Coppola, che ha tirato in ballo, anche l'Inter (per la prima volta). Ma la condanna di Giraudo ha gettato nello sconforto molti degli imputati del processo ordinario: per tanti avvocati, è stato un autentico "suicidio", anche se adesso ci sarà l'appello (dove non avranno valore però le deposizioni rese in aula durante il processo ordinario). Chissà se Giraudo, che vive e lavora ormai da anni a Londra, è contento della sua scelta. Di sicuro ha dato una grossa mano ai pm, Narducci e Capuano (ha preso il posto di Beatrice) che ora picchieranno duro nel processo ordinario: se hanno chiesto cinque anni per Giraudo, cosa chiederanno per quello che considerano il capo della Cupola, Luciano Moggi? Secondo alcuni legali che hanno seguito tutte le udienze del processo, e conoscono le carte, potrebbero chiedere dagli otto ai dieci anni. Com'è probabile, a questo punto, che chiedano la condanna di (quasi) tutti gli altri: da Bergamo a Pairetto, da Lotito e Diego Della Valle (già condannato, lo ricordiamo dalla giustizia sportiva: la Fiorentina, a differenza della Juventus, restò in serie A ma con 15 punti di penalizzazione). Ma è chiaro che gli imputati daranno battaglia, con i loro legali: da gennaio 2010, dovrebbe iniziare la sfilata dei testi della difesa (una cinquantina in tutto), anche se i pm, come detto, la loro idea se la sono già fatta su Calciopoli e dintorni. La sentenza forse nel 2011: a meno che intervenga la nuova legge sul "processo breve" che potrebbe azzerare tutto. Intanto, domani a Milano si apre un nuovo fronte: è previsto infatti il patteggiamento di molti imputati nel processo Telecom-Pirelli. Fra questi anche Tavaroli, Cipriani, eccetera. Tavaroli, il numero 1, avrebbero trovato un accordo per una pena di cinque anni (senza rientrare però in carcere, fra sconti vari). Appena avranno le carte del patteggiamento, molti protagonisti di Calciopoli si rivolgeranno al tribunale civile per chiedere il risarcimento danni alla Telecom, alla Pirelli e a molti protagonisti del caso. E si tratta di decine e decine di milioni di euro. La cosa riguarda Moggi, De Santis, Bergamo, Ceniccola, Fabiani, il marito della Fazi, Racalbuto. Molti di loro sono difesi dall'avvocato romano, Silvia Morescanti. De Santis, Fabiani e Ceniccola erano finiti nel "Dossier Ladroni" (non solo controllo dei tabulati ma anche dei conti correnti, eccetera) mentre anche Moggi e Bergamo sostengono di essere stati spiati da Cipriani, che aveva ricevuto il mandato da Tavaroli. Lo stesso Tavaroli ha spiegato, in un interrogatorio reso ai carabinieri di Milano, di aver avuto un "incontro con Moratti e Facchetti presso la sede della Saras...". Tavaroli poi chiese a "Bove di verificare se" alcuni numeri di "cellulare, riferibili a Moggi, fossero attivi e se fossero riconducibili a persone che appartenevano al mondo del calcio". Fra questi numeri telefonici, ad esempio, c'era anche quello che la Federcalcio aveva dato a Bergamo. Non si tratterebbe quindi di intercettazioni ma di verifica dei tabulati. L'Inter si è già dichiarata estranea alla vicenda (non estranea invece all'attività di spionaggio commissionata nei confronti di Bobo Vieri). Domani, comunque, si saprà di più.

maurizio
19.12.2009, 22:42
<table class="background" summary="Sezione articolo" width="100%"><tbody><tr><td class="background" style="border-right: medium none;" align="left">IL PUNTO</td> <td class="background novis" style="border-left: medium none; width: 20px;" align="right">Versione inglese (http://www.transfermarketweb.com/index.php?action=search&squadra=juventus)

</td> </tr> </tbody></table> L'AUTOGOL DI GIRAUDO
Non si spiega la ragione per cui l'ex A.D. della Juventus abbia scelto di farsi processare con il rito abbreviato, esponendosi ad una condanna quasi annunciata. Che avesse voglia di chiudere la vicenda e basta?
16.12.2009 12:22 di Antonio La Rosa (http://www.tuttojuve.com/?action=contatti&idutente=60&id=13474) articolo letto 3993 volte
http://tmwnetwork-storage.tccstatic.com/storage/tuttojuve.com/img_notizie/thumb1/16d93089abd295369555e76fcda155bb-1260962695.jpeg



Finalmente i corifei calciopolari hanno ripreso fiato: la sentenza di Napoli, con la condanna di Giraudo, ha dato un po’ di ossigeno ai vari gazzettieri dello sport, a cominciare dall’inneffabile Ruggero Palombo, che hanno potuto parlare di “prova del 9”, come dire la condanna dell’ex A.D. bianconero è la conferma del teorema calciopoli.
Certo, nessuno poi si accorge che questo teorema dovrebbe essere meglio spiegato, quando tutti gli arbitri sono stati assolti, e quello condannato, Dondarini, è per una gara che non interessava affatto la Juventus e la lotta scudetto, e lo stesso Pieri, uno dei pochissimi condannati, lo è stato per un evidente errore di indicazione, dato che gli è stata contestata l’ammonizione “mirata” di alcuni giocatori del Bologna, che a dire dell’accusa sarebbero stati squalificati in vista di Bologna – Juventus, quando in effetti uno solo tra gli ammoniti non giocò quella gara, ossia il mitico … Nastase!
E molto ci sarebbe da dire sulla condanna a Giraudo, specie se si pensa che lui, quale A.D. della Juventus, non sarebbe stato un promotore, ma un partecipante all’associazione a delinquere: tradotto, il capo della Juve era al servizio del suo dipendente Moggi, e di qualche impiegato FEDERCALCIO!
Detto ciò, e riservandomi una più accurata esposizione quando verrà depositata la sentenza, fin da ora non posso non evidenziare che, a mio giudizio, Giraudo ha sbagliato strategia processuale, e la cosa francamente mi sorprende.
Sperando di non essere tedioso (ma è la mia materia principale, io sono prima un avvocato penalista e poi un tifoso ed opinionista di calcio), il rito abbreviato nel processo penale è una arma a doppio taglio, che a mio giudizio va usata solo in due casi estremi:
- o quando si è assolutamente certi di uscirne indenni perché non c’è nessuna prova a carico e quelle acquisite sono davvero inconsistenti;
- o quando la situazione è disperata e praticamente non c’è nulla da fare.
Questo perché il rito abbreviato ha il vantaggio che in caso di condanna la pena è ridotta di un terzo per la scelta del rito, e comunque la sentenza di condanna è appellabile, diversamente dal cosiddetto “patteggiamento” (tecnicamente applicazione di pena su richiesta), che consente la riduzione di pena di un terzo, ma non ammette l’appello.
Come si vede, è sempre un rischio la scelta del rito abbreviato perché non si può mai essere sicuri della assoluzione, sono tante le componenti, compreso anche il condizionamento ambientale, e, aggiungerei pure, il fatto che il processo ordinario si sta mettendo male per l’accusa, e dunque avere i P.M. una condanna anticipata, quando nel dibattimento stanno cadendo molti degli elementi del teorema accusatorio, potrebbe per loro essere elemento forte da far valere al termine: facendo appunto notare che sarebbe un assurdo l’assoluzione degli imputati del processo con rito ordinario, e la condanna degli imputati con rito abbreviato.
C’è un’altra stortura che nessuno nota, dato che, evidentemente, per parlarsi di giustizia in Italia, occorre che da queste storture, vere o presunte, sia toccato qualcuno importante, e siccome calciopoli è un processo nato dapprima nei media, e poi propagandato nelle discussioni dei bar sport, compresi quelli televisivi, è ovvio che nessuno noterà questa stortura.
Dovete sapere che, per principio generale, chi giudica non deve avere mai avuto conoscenza degli atti prima che sia aperto il dibattimento, per cui se quel giudice, sia esso monocratico o componente di un Collegio, abbia in qualche modo preso parte a provvedimenti durante la fase di indagini, non può più giudicare, se giudice monocratico, o far parte del Collegio giudicante.
Principio che ormai si applica direi in modo molto restrittivo, e giustamente, perché non sarebbe certo garanzia per la difesa, che il giudice abbia già saputo di cosa si dovrà discutere nel processo, quali siano i mezzi di prova da acquisire e così via.
Ma lo stesso deve dirsi, quando davanti al Giudice dell’Udienza Preliminare (GUP), alcuni indagati scelgano il rito abbreviato, ed altri invece non operano questa scelta (che non significa, badate, scegliere il rito ordinario, ma semplicemente che si ritiene o che non ci siano le condizioni per aprirsi un processo, e dunque per rinviare a giudizio gli indagati, o che sia necessario andare a dibattimento per potere confutare le accuse.
Vi renderete agevolmente conto che, se il GUP dispone il rinvio a giudizio di un gruppo di imputati, si sarà formato il convincimento che nelle carte processuali ci sono elementi per celebrarsi quel processo e magari arrivarsi alla condanna degli imputati.
Bene: non credete che quel GUP che aveva già rinviato a giudizio Moggi, avendo conoscenza già degli atti, non poteva non condannare Giraudo, dato che l’assoluzione di quest’ultimo sarebbe stata una sconfessione indiretta del rinvio a giudizio del direttore generale della Juventus, dipendente di Giraudo?
Insomma, in casi del genere, quando si avanza richiesta di rito abbreviato, chi giudica dovrebbe essere soggetto diverso dal GUP che procede al rinvio a giudizio di altri coimputati.
Ma, a parte ciò, proprio Giraudo, tra i vari imputati, era quello che doveva scegliere il rito ordinario, vista la scarsa consistenza delle accuse, e le rarissime intercettazioni a suo carico: in dibattimento avrebbe potuto contestarle e portare prove contrarie, mentre nel rito abbreviato, non è consentita alcuna prova contraria, giudicandosi solo allo stato degli atti, per cui anche una sola intercettazione ambigua, può formare oggetto di convincimento per la condanna.
Per comprenderci, proprio la vicenda più “scabrosa”, ossia quella attinente a Udinese - Brescia, e alle presunte ammonizioni mirate dei friulani in vista della successiva gare, Udinese – Juventus, poteva essere agevolmente confutata: in quella gara, Jankulowski, unico assente contro i bianconeri, venne espulso per avere dato un pugno ad un avversario, insomma decisione ineccepibile, mentre i tre ammoniti dell’Udinese, Pinzi, Muntari e Di Michele, NON FURONO AFFATTO SQUALIFICATI PER LA DOMENICA SUCCESSIVA.
Ma, rito abbreviato, purtroppo significa andare a processo solo sugli atti dell’accusa, e la difesa non può portare prove contrarie, come dire, sarebbe bastato solo portare i giornali sportivi del giorno dopo per dimostrare che l’accusa si fondava su una ricostruzione nella migliore delle ipotesi sbagliata, per non dirsi autentica impostura.
Ma chi mette le prosciutto davanti agli occhi, questi orrori di diritto e nella ricostruizione dei fatti, non li vedrà.
Come dire: i teorici calciopolari e i loro “ispiratori”, sono ancora forti, sanno che debbono mantenere viva questa teoria, e dunque temo che ancora per un po’ non avremo in alcun modo l’accertamento della verità dei fatti.
E si continuerà nelle stupidaggini che sentiamo nei talk show televisivi, dato che pochissimi sono i giornalisti che vogliono davvero fare chiarezza su questa vicenda.
Per questo ritengo un errore, quello compiuto da Giraudo, non poteva non sapere che in questo clima, e soprattutto con il processo ordinario, ove le accuse stanno lentamente ma inesorabilmente cadendo, i P.M. di Napoli avrebbero avuto bisogno di una iniezione ricostituente, che hanno puntualmente avuto dal GUP, che, da quanto mi si dice, per anni è stato collega alla Procura di Beatrice e Narducci.
A meno che Giraudo avesse solo l’interesse a chiudere in fretta e in qualsiasi modo questa vicenda, qualunque fosse l’esito, ed allora la scelta si capirebbe.

gabriele
21.12.2009, 08:00
E allora sinceramente un grande VAf******* anche a Giraudo.

AlexnelCuore
21.12.2009, 14:55
E allora sinceramente un grande VAf******* anche a Giraudo.
Io è da tanto che lo mandato a quel paese............Lui dopo Calciopoli si è fregato di noi e ora lo riconferma

AlexnelCuore
21.12.2009, 23:28
Carraro raccomandava di non favorire la Juve


I giornali si sono ben guardati dal sottolinearlo, ma la testimonianza di Carraro contiene spunti di estrema importanza riguardo i condizionamenti degli arbitri, i desiderata della Federazione ed eventuali teoremi e cupole. Li svilupperemo con calma sul sito, qui intanto invitiamo a ragionare in particolare su un passaggio, quello dove Carraro richiama il comune sentire del 2004 in nome del quale lui spiega perchè era meno pericoloso sbagliare a favore dell'Inter piuttosto che della Juventus (il primo passaggio del nostro audio-video, tutto da ascoltare).

Stiamo parlando di Carraro, cioè del capo riconosciuto del sistema calcio, e non solo quello; basti ricordare che era anche presidente del Mediocredito Centrale, cioè del braccio operativo di Capitalia, ex Banca di Roma. Stiamo quindi parlando di un vero capo in tutti i sensi, e la sua testimonianza a Napoli non riguarda teoremi da dimostrare, ma comportamenti effettivamente tenuti sul campo: infattile verità esposte da Carraro non hanno suscitato perplessità, quasi il suo teorema fosse da tutti accettato come dimostrato. Proprio per questo sono importanti i corollari che ne derivano, ne segnaliamo quello più significativo.

Ci era stato raccontato, visto che era stato prosciolto, che le sue telefonate non condizionavano gli arbitri, che lui non era dentro il sistema Moggi, ma adesso sappiamo qualcosa in più, sappiamo che era contro quel sistema, nel dubbio lui raccomandava di non favorire la Juve. Non solo, quindi, la telefonata di Giraudo dopo Udinese-Brescia è sintomatica di frode e quella di Carraro prima della partita della Lazio non lo è, come ha sentenziato il giudice De Gregorio; adesso possiamo anche concludere che Bergamo e Pairetto non si limitavano a prendere ordini da Moggi, ma addirittura disubbidivano a Carraro.

Come a dire che Moggi aveva messo su un'associazione (con chi non è ancora chiaro) più potente della stessa Federazione e dei suoi apparati; un ex-capo stazione sarebbe diventato, secondo il teorema della Procura di Napoli, più potente del capo riconosciuto del sistema calcio.

E' importante ribadire che Carraro era stato indagato, e la pubblica accusa ne aveva chiesto il rinvio a giudizio, cioè secondo l'accoppiata Auricchio-Narducci anche lui s'era dato da fare in maniera fraudolenta. Se era difficile mettere insieme la frode sportiva ipotizzata per Carraro con il teorema dell'associazione di Moggi, dopo il suo proscioglimento e dopo che a Napoli ha esposto il suo di teorema, la faccenda sembra farsi ancora più complicata, interessante e da approfondire.

Forse è per questo che i giornali continuano a guardarsi bene dal ragionare sulla sua testimonianza.


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AlexnelCuore
22.12.2009, 00:17
Moggi non si arrende

L'ex direttore generale della Juventus è intervenuto nel corso di una trasmissione radiofonica


TORINO - L'ex direttore della Juventus, Luciano Moggi, intervenendo nella trasmissione radiofonica "Tutti pazzi per la Juve", in onda su 'Radio Erre 2', ha voluto dire la sua sulle prime sentenze emesse dal processo di Napoli, sulla docufiction Off-Side mandata in onda da La7, sulle dichiarazioni dell'amministratore delegato dell'Inter Paolillo e su quelli che lui ritiene i veri 'mandanti' di Calciopoli.

LA SENTENZA CONTRO GIRAUDO? NON MI PREOCCUPA
"Quella di Giraudo non è una condanna. È una sentenza di primo grado, ma in sostanza c'è la possibilità di appellarsi e poi di andare in Cassazione. Mi sembra normale una condanna con il rito abbreviato visto che si basa prevalentemente sulle investigative dei carabinieri. La mia posizione non è affatto peggiorata anzi le testimonianze al processo di Napoli stanno dimostrando che la Juventus era fuori da tutti gli impicci che ci hanno addebitato. Ci sono 50 testimoni della difesa da ascoltare e credo che le cose si metteranno abbastanza bene. Basti pensare che dei 50 testimoni portati dell'accusa, 45 hanno poi finito per esser a nostro favore...
Le intercettazioni stesse, se le ascoltate bene, riguardano altre squadre e non la Juventus: non c'è un'intercettazione in cui noi si chiede ad un arbitro "aiutami!". Invece gli altri... Se ricordate c'è un dirigente di un'altra squadra che dice ad un assistente come doveva pilotare la bandierina. A chi dice che la scelta difensiva di Giraudo sia stata suggerita dall'attuale società, dico comunque che si sbaglia, la proprietà non ha imposizioni da fare a Giraudo: gli è contro e basta. È stata una sua scelta, sbagliata a mio parere, così come lui ha scelto di andare in Inghilterra e io di rimanere in Italia a combattere, per difendere me stesso ma soprattutto la Juventus visto che non l'ha difesa nessun altro. Sono rimasto solo io a difendere la Juve."

OFF-SIDE UNA DOCUFICTION "DISPERATA"
"Ho già scritto quello che penso. Come tutte le docufiction, che si inventano cose che non esistono, anche quella ha stravolto completamente la realtà. Mi consola il fatto che chi è stato chiamato in causa a giudicare la trasmissione l'ha definita una cosa sconsiderata, soprattutto perché c'è un procedimento in corso. Se avete letto chi l'ha fatta... Alla fine della trasmissione c'era scritto chiaramente: Telecom la stessa società che ha effettuato le intercettazioni... E poi è andata su La7 e si tratta di un canale molto vicino a Tronchetti Provera. Devo aggiungere altro? Ho visto i dati auditel, comunque, e hanno fatto oltre un milione di spettatori in meno delle "Casalinghe Disperate" e ho detto tutto".

MONTEZEMOLO? VIA QUELLA FACCIA
"Mi dite che su SkySport in questo momento stanno passando immagini di Montezemolo? Non le posso vedere, ma meglio così perché anche io sono del parere che è una faccia che fa star male".

PAOLILLO E GLI SCUDETTI "RUBATI"
"Questi signori parlano sapendo quello che dicono... Ma la realtà li sta sconfessando. Due settimane fa l'ex guardalinee Coppola ha in pratica dimostrato come l'Inter abbia fatto pressione per non far squalificare Cordoba. Fare pressione significa telefonare, telefonate che l'Inter faceva in serie, come hanno confermato anche gli ex designatori. Peccato queste telefonate siano sparite, d'altronde Telecom non è di proprietà della Juventus ma dell'Inter, nelle persone di Tronchetti Provera e di Buora. Non parliamo poi di Guido Rossi, che ha tolto gli scudetti alla Juventus per darli all'Inter. E poi cosa fa? Va a lavorare alla Fiat. Cos'altro dire di più?"

LE INTERCETTAZIONI MANOVRATE DA MORATTI....
"La verità sta venendo fuori al processo Telecom. Tavaroli è stato convocato da Moratti alla Saras e gli ha detto "intercettami queste persone e queste società". Lo stesso Moratti non ha mai smentito, e come farebbe a smentire Tavaroli? Purtroppo è andata come è andata perché lo hanno permesso i proprietari della Juventus, perché a Roma al processo sportivo non si sono difesi, additando come colpevoli noi della Triade. Al processo di Torino hanno fatto il contrario, e per confermare che noi fossimo colpevoli hanno fatto una querela contro ignoti, che il giudice ha rigettato. Così come ha rigettato il tentativo di patteggiamento della Juventus. Se noi siamo ridicolizzati e messi all'indice da tutti lo dobbiamo solo alla nuova società della Juventus."

ANDREA AGNELLI: VISITA STRUMENTALIZZATA
"Una questione formale. Non c'è niente di più, la sua visita a Vinovo è stata totalmente strumentalizzata. Voleva solo andare a trovare la squadra e mostrare la sua vicinanza. Buon sangue non mente, il padre è stato sempre attaccatissimo alla Juventus e lo stesso Andrea quando c'eravamo noi veniva spesso in campo."

AlexnelCuore
22.12.2009, 00:51
Moggi e Giraudo: posizioni a confronto


I CONTENUTI - Può un procedimento influenzare l'altro?
Il processo con rito abbreviato, anche in appello, si svolgerà esclusivamente basandosi sulle carte delle indagini preliminari. La possibilità che i difensori di Giraudo e degli altri tre imputati riescano a produrre verbali del dibattimento principale riguardante Moggi non sono molte, tenuto conto che per ammettere questi atti ci vorrebbe il consenso delle altre parti, p.m. e parti civili.
Anche in riferimento agli episodi di frode sportiva per cui Giraudo è stato condannato, che si intrecciano con altri comportamenti imputati a Moggi, e a quelli per cui è stato assolto, soprattutto Siena-Milan che invece non riguardava il direttore sportivo della Juventus, è molto probabile che anche la condanna dell'ex amministratore delegato per associazione a delinquere, in cui è inquadrato, leggendo il dispositivo della sentenza, come semplice partecipante, venga motivata proprio in riferimento alle condotte di Moggi.
Se lo schema della motivazione della condanna fosse basato sul fatto che Giraudo fosse a conoscenza e condividesse determinati comportamenti di Moggi, è ovvio che un'assoluzione di Moggi andrebbe a minare questa sentenza.
Per questo diventano importantissimi i tempi: purtroppo, come andiamo a vedere, appare probabile che la sentenza di secondo grado per Giraudo possa essere pronunciata prima di quella per Moggi.

I TEMPI - Chi arriverà per primo a sentenza, dunque? Giraudo in appello o Moggi in primo grado?
Nel caso il giudice per le udienze preliminari Eduardo De Gregorio decida di avvalersi interamente dei novanta giorni a disposizione per rendere pubbliche le motivazioni che hanno portato alle quattro condanne e alle sette assoluzioni del processo celebrato con rito abbreviato, l'atto di appello da parte dei legali dei condannati verrà presumibilmente depositato tra maggio e giugno del 2010. I tempi per la fissazione della prima udienza del processo, compatibilmente con il calendario della Corte d'Appello, indicherebbero quindi l'inizio del procedimento in appello nel periodo immediatamente precedente quello feriale o, più probabilmente, per il mese di Settembre. Come previsto dalla procedura, si passerà subito alla discussione con i legali delle quattro parti condannate. Si possono prevedere quindi due o tre udienze al massimo per il processo di appello riguardante Giraudo.
Molti i testimoni ancora da sentire nel processo principale invece: un breve calcolo, considerando l'istruttoria e la discussione con le parti, che qui sono numerosissime, suggerisce come altamente improbabile che si possa concludere entro il 2010.
Chi finirà prima? Difficile dirlo, non conoscendo i calendari dei due collegi giudicanti, ma appare possibile che si arrivi a sentenza per l'appello che riguarda Giraudo nello stesso periodo della sentenza di primo grado per Luciano Moggi.

LA GIUSTIZIA SPORTIVA - Quante assoluzioni servono alla Juve per poter sperare in un ritorno dei due scudetti? Basterà quella nel processo principale per Moggi, anche se per Giraudo, l'amministratore delegato, il procedimento si concluderà con una condanna? Cosa succederà in caso di sentenze confliggenti, caso che, abbiamo visto, è tutto fuorché impossibile?
E' difficile a dirsi. L'art. 39 consente la revisione dei processi sportivi, in caso di fatti nuovi emersi, o di prove rivelatesi false. Una sola delle due sentenze che sancisca l'insussistenza dell'associazione a delinquere dovrebbe prestarsi con successo a motivare la revisione le decisioni della Giustizia Sportiva, al fine di riconsiderare quello che nell'estate 2006 fu ritenuto un "illecito associativo".
Un illecito che un Tribunale sentenzierebbe non essere esistito, mentre un altro potrebbe confermarlo.
A rigor di logica e di diritto, il processo sportivo dovrebbe riaprirsi in caso anche di una sola sentenza favorevole, posto che è la novità nel materiale probatorio il criterio fondante.
Alcune novità sono già emerse, come ad esempio la testimonianza del guardalinee Coppola che aggiunge senso a una teoria che valuti i comportamenti dei dirigenti juventini come speculari a quelli dei concorrenti. Ovviamente attendiamo altre novità, e tutto questo materiale sarebbe corroborato da una sentenza finale che prosciolga gli accusati dall'imputazione di associazione a delinquere.
Certo, consci della politicizzazione dimostrata più volte dal meccanismo della giustizia sportiva, l'argomento contrario troverebbe in una sentenza di condanna passata in giudicato per Giraudo un formidabile appiglio, dato anche il ruolo e la responsabilità legale dello stesso Giraudo.
Certo: un'associazione a delinquere senza capo non avrebbe alcuna coda, sarebbe illogico.
Ma proprio questa è l'altra faccia della moneta del tentativo di separazione della posizione di Giraudo da quella di Moggi: la palese illogicità si potrebbe palesare soltanto a iter processuale concluso, per chi ha scelto l'abbreviato.

AlexnelCuore
22.12.2009, 00:52
Sentenza di Giraudo: cosa c'è di positivo


La condanna di tre anni inflitta ad Antonio Giraudo dal GUP De Gregorio ha destato grande sorpresa nella nostra redazione, è inutile negarlo. Per quanto "abbreviata", una giustizia che condanna in tale deserto probatorio non può che generare riflessioni amare.
"Le sentenze non si commentano, si appellano" ha detto l'avvocato Krogh, difensore di Giraudo. Noi ci siamo permessi di commentare, e criticare duramente, la sentenza emessa. Perché le sentenze, in democrazia, si commentano. Perché giustizialismo (che è diverso da colpevolismo) è, prima di tutto, prescindere dagli atti e rifarsi solamente al verdetto, sbandierando con orgoglio l'ignoranza di tutto quello che sta dietro.
Altra cosa è rispettarle le sentenze, giuste o sbagliate che vengano reputate. Ma fatta salva questa facoltà.
Del resto, abbiamo criticato anche la strategia difensiva di Giraudo (e di Lanese e Pieri): perché affrontare un processo con le stesse deboli garanzie di quello sportivo? E' stata, ora è chiaro, l'extrema ratio del tentativo fallimentare di separare la posizione dell'amministratore delegato della Juve da quella del suo direttore sportivo, Luciano Moggi.
Così diceva Krogh nella sua requisitoria: "(...)In ogni caso Giraudo e Moggi avevano ognuno una propria autonomia d’azione e nei due processi si deve dare a Cesare quel che è di Cesare. Giraudo era un uomo del sistema Agnelli prestato per un po’ al calcio."
Tredici anni, più o meno.
Questo approccio si è rivelato perdente.
Giraudo si è messo a disposizione del Pm Narducci per essere interrogato, ma il magistrato napoletano ha deciso di non avvalersi nemmeno di tale facoltà, ha deciso di lasciare che a parlare fossero solo gli atti. Quegli atti che sin dall'inizio dello scandalo abbiamo definito frutto di una visione parziale e fuorviata, avanzando dubbi che hanno trovato, nel corso di questi tre anni, più di un riscontro.
Nonostante tutto questo, tra una sentenza incredibile e l'incredibile racconto giornalistico della vicenda Calciopoli, c'è lo stesso una certa distanza. Nonostante la rapidità, le scarse garanzie, la grossolanità del giudizio con rito abbreviato, ancora una volta alcuni "miti" giornalistici si sono rivelati per quello che sono: favole partorite da una fervida fantasia ma senza alcun fondamento. E almeno queste non le vogliamo sentire più. Mai più. Eccole di seguito.

LA COMBRICCOLA ROMANA NON ESISTE PIU'
Con l'assoluzione di Marco Gabriele nel processo con rito abbreviato, cade uno dei capisaldi mediatici della Calciopoli della prima ora: la famigerata combriccola romana, la terribile cellula deviata di arbitri al servizio della GEA, con sede nel "distretto" arbitrale di Roma Due. I nomi dei pericolosi truffatori? Luca Palanca, Marco Gabriele, Massimo De Santis. Bene, Palanca è uscito subito dall'inchiesta, ancora nella fase investigativa. Oggi anche Marco Gabriele può vantare una piena assoluzione, che lo scagiona in pieno dalle accuse mossegli.
Considerato che Massimo De Santis non può ovviamente rappresentare da solo un'intera combriccola, non è più possibile sostenere quindi che esercitasse la sua nefasta influenza sugli arbitri più giovani che si appoggiavano a lui per fare carriera. Nessuna centrale del crimine arbitrale, nessuna Banda Bassotti della frode sportiva.
Le sensazioni di Dal Cin sulla "combriccola romana", che nel 2004 fecero scattare l'inchiesta Off Side, capitanata dai Pm Narducci e Beatrice, si sono rivelate dunque infondate. Non solo erano affermazioni senza riscontro e senza base fattuale, come ha notato Dal Cin nella sua testimonianza al processo, ma - oggi lo afferma un tribunale - erano affermazioni sbagliate. Così, teniamo a ricordare, è nata Calciopoli.

LE SCHEDE SVIZZERE NON RAPPRESENTANO LA PISTOLA FUMANTE
Gli arbitri Gabriele e Cassarà, infatti, che, secondo la ricostruzione degli inquirenti, erano in possesso di una sim svizzera tra quelle presuntamente distribuite da Luciano Moggi, sono stati assolti.
Sono stati invece condannati Antonio Giraudo e l'arbitro Paolo Dondarini, a cui non è attribuita alcuna tra le utenze considerate sospette. Il caso di Tiziano Pieri si colloca invece a metà, essendo l'unico tra i condannati a rientrare nella ricostruzione delle "schede svizzere", immaginata dalla Procura di Napoli. Non possiamo escludere, in attesa delle motivazioni, che il possesso di una sim elvetica, come suggerito dalle informative, abbia concorso alla condanna di Pieri. Con ragionevole sicurezza però, possiamo oggi escludere che le sim abbiano una rilevanza tale da essere bastanti per una condanna, date le assoluzioni sopraccitate.
Il processo con rito abbreviato, come più volte ricordato, tiene conto soltanto degli atti prodotti, senza dibattimento. Ebbene: il giudizio sui soli atti non ha affatto indicato le cosiddette schede svizzere come "pistola fumante", prova inconfutabile dell'esistenza di un sistema. Le testimonianze zoppicanti e imprecise che, sino ad ora, hanno offerto gli inquirenti chiamati a deporre nel processo principale, e le ottime controdeduzioni espresse dagli avvocati difensori ci portano a pensare che, a maggior ragione, le schede svizzere non rappresenteranno un elemento di accusa così importante, come sottolineato dalla stampa in questi tre anni, nemmeno nel processo a carico di Moggi.

CONCORRENZA SCORRETTA? NON SI PUO' DIRE
L'assoluzione del guardalinee Duccio Baglioni e di Antonio Giraudo, in merito a una presunta frode sportiva realizzatasi nell'incontro Siena-Milan, con annullamento fraudolento di una rete all'attaccante del Milan Shevchenko, restringe il numero di partite addebitate come aggiustate dalla Cupola, ma soprattutto segna un preciso limite. La dirigenza della Juventus non si interessava di condizionare le partite del suo diretto avversario; per chi ha memoria corta l'unico diretto avversario per la vittoria dello scudetto. Rifacendoci alle intercettazioni, Moggi e Giraudo protestavano per quelli che venivano ritenuti errori a favore del Milan, così come Meani protestava per quelli che riteneva errori a favore dei bianconeri, ma nessuno, stando agli atti, ha cercato di condizionare le partite altrui. Non si può più dire. Questa era l'unica partita a sostegno della tesi, e gli imputati sono stati assolti.
Le parole in libertà sul potere di Moggi, che Meani al telefono scambiava con i "suoi" guardalinee, allora? Paranoia, ecco cosa. Come, del resto, più di una testimonianza (Copelli e Babini) ha già messo in evidenza. Un ulteriore elemento che potrebbe risultare in maniera simile nel processo principale, nel riconoscimento di un sistema in cui i dirigenti delle varie squadre si impegnavano in forme più o meno aggressive di lobbyismo: ma una Cupola non esisteva affatto.

Giraudo risulta inoltre scagionato dalle accuse rivoltagli per Lecce-Juventus 0-1, arbitrata da De Santis. Una barzelletta da cui non ci saremmo aspettati esito diverso. Anche se, dopo aver letto della condanna per Brescia-Udinese, ci si poteva aspettare di tutto.
Marco Gabriele risulta scagionato riguardo alle accuse rivoltegli per Roma-Juventus 1-2, dove era presente come quarto uomo. Un altro caposaldo di Calciopoli che pian piano va sgretolandosi. Non tutto è perduto.

AlexnelCuore
22.12.2009, 15:48
Cellino: "Il sorteggio era pilotato". Moggi: "Il processo dei si dice"


Doveva essere la giornata dell'ufficiale dei carabinieri che è stato il motore dell'indagine su Calciopoli, ma il maggiore Auricchio non era in aula a Napoli. Per una buona ragione: sua moglie ha appena partorito. E' toccato allora al presidente del Cagliari Massimo Cellino essere ascoltato dai giudici. Si è trattato di una audizione piuttosto sofferta, con numerosi "si dice" e poche risposte nette e dirette. Spesso il testimone ha fatto riferimento a "voci raccolte dal mondo del calcio". Ad esempio, con riferimento all'intercettazione nella quale Cellino si lamentava degli arbitri della sezione Roma 1 (Gabriele, Palanca e De Santis) come "tifosi della Juve". Su questo punto il presidente del Cagliari ha specificato: "Non avevo prove, altrimenti li avrei denunciati e non era una denuncia ma uno sfogo".
Cellino si è presentato accompagnato dalle forze dell'ordine, come disposto dal Tribunale nella scorsa udienza per non aver risposto a tre convocazioni in aula. Si è sempre rivolto al presidente, Teresa Casoria, chiamandola "signora"; e allo stesso modo si è comportato con l'avvocato Silvia Morescanti, difensore del manager Fabiani la quale, in una occasione, ha voluto puntualizzare: "Avvocato, prego, avvocato". Il presidente, durante la sua audizione, l'ha ripreso: "Lei è un po' esuberante".
Ma una cosa, incalzato dalle domande di un avvocato, il presidente Cellino ha detto senza esitazioni. E riguarda i sorteggi per assegnare gli arbitri alle partite del campionato. Il numero uno del Cagliari ha risposto così all'interrogativo di un legale, il penalista Giacomo Mungiello: "Sì c'era il sorteggio arbitrale e si è visto che sorteggio era: per me era pilotato". Nel corso dell'udienza il principale imputato, l'ex direttore generale della Juventus, Luciano Moggi, ha preso la parola. In una dichiarazione spontanea ha polemizzato con la vicenda che lo vede sotto processo: "Questo è il processo dei 'si dicè e io mi ritrovo imputato per i 'si dice'". La prossima udienza di Calciopoli è stata fissata per il nove febbraio.

alessandro magno
22.12.2009, 18:01
ho sentito ora al tg la dichiarazione di moggi. ha ragione , come ci si puo presentare in tribunale con i : '' si diceva , tutti sapevano , avevo sentito dire , non lo so per certo ma tutti ne parlavano''

ma che razza di processo è?

tutti questi testi non valgono un fico secco.

AlexnelCuore
22.12.2009, 19:16
Io spero che vada a finire come dice Moggi ma non voglio farmi illusioni

Luca
22.12.2009, 21:07
Oggi doveva depositare il colonnello Auricchio e doveva essere la deposizione più importante visto che su di lui pendono molti interrogativi. Però guarda caso:

NAPOLI, 22 dicembre - Si è da poco conclusa l'ultima udienza dell'anno solare 2009 del processo Calciopoli. La presidente del Tribunale Casoria, presenti Moggi, Fabiani, Bertini, De Sanctis e Ambrosini tra gli imputanti, ha dovuto prendere atto del'assenza giustificata da motivi familiari (ha appena partorito la moglie) del tenente colonnello Attilio Auricchio, l'allora capo del nucleo investigativo dei carabinieri agli ordini dei pm Narducci e Beatrice. La presidente Casoria si fa scappare una battuta: «Auricchio assente? Ma a partorire è stata la moglie, mica Auricchio». Proprio Auricchio era uno dei testi fondamentali, molto atteso resta il suo confronto con la difesa di Moggi con la quale ha pesantemente duellato nel processo Gea.

AlexnelCuore
22.12.2009, 22:02
Ma finirà mai sto processo?????????

AlexnelCuore
22.12.2009, 22:17
Clamoroso al Processo di Napoli: Carabinieri in Svizzera senza rogatoria?


Importanti aggiornamenti in arrivo dall'udienza di oggi al Processo "Calciopoli" che si sta svolgendo a Napoli. In mattinata, tra gli altri, è stato ascoltato il maresciallo Nardone, il quale ha confermato di essere andato in Svizzera dal commerciante De Cillis a recuperare informazioni sulle schede svizzere, contraddicendo quanto dichiarato da Di Laroni e dallo stesso De Cillis nelle rispettive deposizioni. Sembra sia emersa anche la circostanza che tale attività investigativa sia stata effettuata senza alcuna rogatoria internazionale. Se così fosse alcuni dei testimoni rischiano l'incriminazione per falsa testimonianza.
Ulteriori ragguagli saranno forniti al più presto.


:huh:

AlexnelCuore
22.12.2009, 23:53
Operazione Offside o Gambero Rosso?


L’udienza del 15 dicembre 2009 sarà certamente ricordata per la deposizione di Carraro, di cui abbiamo scritto a parte (http://www.ju29ro.com/dossier/cantanapoli-il-processo/1621-carraro-nessuna-irregolarita-solo-sfoghi.html). Ma interessanti spunti sono arrivati anche dalle deposizioni dei tre marescialli dei carabinieri Maraca, Di Foggia e Zino, che facevano parte dei famosi "Magnifici 12 della squadra Offside (http://www.ju29ro.com/dossier/cantanapoli-il-processo/494-calciopoli-perche-napoli.html)" (Repubblica del 20-05-2006), al comando del Maggiore Auricchio (ora Colonnello).

Delle capacità investigative di queste persone avevamo già avuto prova nel corso delle deposizioni del Maresciallo Di Laroni, colui il quale aveva provveduto all’analisi dei tabulati delle famigerate schede svizzere. Nel corso di un interminabile esame e controesame, il maresciallo Di Laroni aveva battuto il record mondiale di avverbi. Al primo posto si era classificato "verosimilmente". Al secondo posto, staccato di poco, "presumibilmente". E non aveva fatto mistero di aver “lavorato” quella immensa mole di dati senza nessun software certificato dai tribunali, ma semplicemente facendo copia/incolla su fogli excel, praticamente a mano.

Dopo la performance di Di Laroni, i PM Narducci e Capuano, in attesa di esaminare il Comandante Auricchio (era atteso in aula ieri, ma la deposizione è stata rinviata), hanno stranamente rinunciato ad interrogare, in qualità di testimoni dell’accusa (!), i tre marescialli Maraca, Di Foggia e Zino, i quali però non hanno potuto sottrarsi alla grinfie di Prioreschi e degli altri avvocati della difesa che li hanno regolarmente ascoltati.

Il primo ad essere interrogato è stato il maresciallo Di Foggia, responsabile dei pedinamenti fatti a Moggi in data 10 novembre 2006 e 6 dicembre 2006. Da notare che, dopo lo scoppio dello scandalo e con il Processo Sportivo già concluso, i carabinieri continuavano a indagare. Come mai? Se le prove erano così schiaccianti, come mai i PM avevano ordinato un supplemento di indagine, peraltro infruttuoso, nei confronti di Moggi e degli altri imputati?

Atteso che alla nostra domanda non vi sarà mai risposta, è esilarante seguire i passaggi del racconto dei pedinamenti a Moggi! Per chi vuole leggersi tutti i passaggi abbiamo messo a disposizione QUI (http://download.ju29ro.com/processo_calciopoli/difoggia-maraca-zino_15-12-2009.pdf) le trascrizioni.

Divertente, d’accordo, ma mica tanto. Infatti ad un certo punto si scopre che i carabinieri pedinavano Moggi mentre era a colloquio con i suoi avvocati, cosa non permessa dalla legge. E lo facevano addirittura in cinque, come sottolineato da Prioreschi con una certa enfasi. Manco Moggi fosse Totò Riina! Beccato con le manine nella marmellata, il Di Foggia tenta di difendersi dicendo che non sapeva che il Melandri fosse l’Avvocato di Moggi, circostanza poco credibile in quanto l’attività di pedinamento era susseguente a quella di intercettazione telefonica, per cui gli investigatori conoscevano perfettamente tutti gli interlocutori e gli stessi pedinamenti erano fatti sulla base di quanto ascoltato al telefono.
La circostanza si evince chiaramente da questo stralcio dell’udienza:

Avv. Prioreschi: Sì, maresciallo, ascolti, Lei ci fa la cronistoria. Allora adesso Le faccio le domande. Come nasce questo pedinamento?
Di Foggia: Questo pedinamento nasce perché in quel momento avevamo... c'era l'indagine tecnica in corso, in cui era emerso che Luciano Moggi si sarebbe recato a Roma e, quindi, praticamente, è stato attivato questo servizio per monitorare poi gli spostamenti che avrebbe fatto a Roma e, quindi, per cercare di capire i contatti che avrebbe avuto sulla capitale.

Passiamo al secondo carabiniere ascoltato il 15 dicembre 2009, il maresciallo Maraca.
Il Maraca si era occupato di attività di pedinamento nei dintorni della casa di Paolo Bergamo, nei pressi di Livorno. Vale la pena, in questo caso, di soffermarsi su un passaggio delirante della deposizione:

Maraca: Alle ore 20.05 abbiamo visto giungere sul posto una Nissan Terrano che procedeva ad andatura bassa, proprio a cercare un posto per potersi fermare. Questo ci ha colpito e l'abbiamo attenzionata. La stessa si è fermata e subito dopo veniva raggiunta da una Mitsubishi Pajero, che si affiancava alla Nissan giunta precedentemente, e la Nissan apriva lo sportello lato conducente, mentre dal Pajero veniva abbassato il finestrino lato conducente. Si sono intrattenuti a parlare alcuni secondi e poi hanno continuato la marcia immettendosi sulla SS206, per raggiungere casa del Bergamo, e proprio ultimata la rotonda per immettersi sulla SS206 un militare notava che all'interno della Mitsubishi Pajero, lato passeggero, c'era il signor Giraudo. Poi si notava la presenza di una persona che era seduta dietro però si notava solo il pezzo inferiore del corpo, non si poteva notare l'individuo. Poi abbiamo seguito le macchine fino a quando è stato possibile, perché poi le abbiamo dovute perdere per forza, per ragioni di servizio, perché oltrepassavano la sbarra e si dirigevano verso l'abitazione.

Noi della redazione del Team abbiamo provato ad entrare in un Pajero e a sederci dietro, ma ancora non abbiamo capito come si fa a mostrare solo la parte inferiore del corpo. Forse il Pajero aveva i vetri oscurati e la lamiera della portiera trasparente. Oppure verosimilmente, per dirla alla Di Laroni, i carabinieri indossavano i mitici occhiali a raggi X in vendita negli anni Settanta sul famosissimo giornalino Intrepido. Si trovavano nelle ultime pagine di solito, tra le “scimmie di mare” e l’immancabile pomatina per ipodotati. Non si capisce però quale materiale probatorio forniscano questi pedinamenti. In effetti la quantità di ristoranti citati dai marescialli farebbe ipotizzare che i pericolosissimi imputati della cupola lavorassero per la Guida del Gambero Rosso anziché taroccare campionati.

L’ultimo a sfilare è il maresciallo Zino ed è in realtà quello che offre gli spunti più interessanti.
Dopo essere stato anche lui colto con le manine nel sacco, avendo pedinato Moggi con l’avvocato Melandri e con l'avvocato Trofino personaggio tra l'altro notissimo, amico storico di Moggi e frequentatore dello stadio di Torino. Difficile negare obiettivamente di conoscerlo.

Il maresciallo Zino racconta di essere colui che si occupò di indagare sui sorteggi arbitrali, recandosi personalmente sul posto durante lo svolgimento di alcuni di essi. A questo punto il racconto si arricchisce di un interessante particolare, purtroppo trascurato dal Presidente Casoria, che impedisce a Prioreschi di rigirare il coltello nella piaga. Leggiamo uno stralcio:

Avv. Prioreschi: Va bene, allora andiamo avanti. Parliamo un attimo del servizio che Lei ha fatto in relazione ai sorteggi: ci dice come ha fatto ad entrare a Coverciano, o a Roma, dove c'erano i sorteggi?
Zino: Sì, allora, il primo servizio che ho fatto è stato nella sede di Roma di Via Tevere. Sono entrato, diciamo, è un palazzo con guardiania, però la guardiania non mi ha chiesto nulla all'ingresso, anche perché il sorteggio, a quanto ho capito, poteva essere pubblico.
Avv. Prioreschi: Lei era accompagnato da qualcuno?
Zino: Sì, mi sono fatto accompagnare da qualcuno perché non sapevo fisicamente dove si teneva il sorteggio.
Avv. Prioreschi: Qualcuno chi?
Zino: E' necessario per forza che lo devo dire? Perché...
Presidente Casoria: Perché è rilevante questa specificazione, avvocato?
Avv. Prioreschi: Per sapere come è entrato
Presidente Casoria: Vabbè, dice "Era pubblico" e si è fatto accompagnare da persona che conosceva il posto, no, va bene no? Non si ammette la domanda, andiamo avanti.
Zino: Sono entrato in questa stanza che era ad un piano interrato di via Tevere, dove già erano presenti i due bussolotti per la successiva estrazione. La stanza non è molto grande, è piccolina, ci siamo messi dalla parte opposta dei bussolotti ed abbiamo atteso l'arrivo dei componenti dell'AIA, il notaio...
Avv. Prioreschi: Quando è entrato nella sala dei sorteggi, però, qualcuno Le ha chiesto chi era?
Zino: Sì, una donna mi ha chiesto chi era e mi ha accompagnato.. ha detto "E' un amico che passa da qui per caso". Non avevo né telecamera, né macchina fotografica.
Avv. Prioreschi: Senta, era un giornalista quello che l'ha accompagnata?
pm Narducci: Non è stata già ammessa questa domanda.
Presidente Casoria: Va bene, abbiamo chiarito che non è andato in veste ufficiale, insomma, ufficiosa, ufficiosa.
.Avv. Prioreschi: Io ho chiesto solo la categoria, non ho chiesto il nome.
Presidente Casoria: Lei non era in divisa, era in borghese?
Zino: No, ero in borghese.
Avv. Prioreschi: No, dico se era un giornalista quello che l'ha accompagnato, non voglio sapere il nome.
Presidente Casoria: E perché è rilevante sapere se è un giornalista o è di un'altra categoria? Lei ci deve spiegare perché è rilevante questo...
Avv. Prioreschi: Per capire come ...
Presidente Casoria: Andiamo, abbiamo già rigettato la domanda, andiamo avanti.

L’avvocato Prioreschi tenta inutilmente di andare sull’argomento e poi di tornarci, senza successo. E’ importante sapere chi accompagnò il maresciallo Zino ai sorteggi perché, se fosse stato un giornalista, è probabile che questi fosse a conoscenza dell’indagine in corso. Con quello che ne consegue.
Notate anche che il PM Narducci, muto fino a quel momento, si sveglia dal torpore per ribadire l'inammissibilità della domanda. Chissà perché.

D’altronde nell’ambito del Processo GEA abbiamo riscontrato che alcuni degli inquirenti avevano rapporti di cordiale e consolidata amicizia con dirigenti di alcune squadre di calcio che, casualmente, si ritenevano danneggiate proprio dagli uomini GEA.

La tenuta stagna della comunicazione nella fase investigativa è uno dei punti deboli delle indagini sul calcio. Elementi e circostanze giuridicamente irrilevanti sono state fate filtrare e date in pasto ai giornali in maniera quasi scientifica, in barba a qualunque rispetto per la privacy e senza riuscire a scovare mai i responsabili.

In definitiva, dei "magnifici 12 della squadra Offside", i PM avevano convocato sei elementi più il comandante Auricchio. Dopo lo show di Di Laroni i PM hanno rinunciato agli altri cinque. Questi cinque sono stati chiamati comunque dalle difese, ma si sono presentati in tre e hanno dato una bella mano agli imputati. Rimane adesso da sentire il comandante Auricchio, quello vero, non il patinato Daniele Liotti de La7. Se ne riparlerà nel 2010.

AlexnelCuore
23.12.2009, 21:35
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AlexnelCuore
23.12.2009, 21:36
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AlexnelCuore
24.12.2009, 16:20
Calciopoli, Bergamo su difesa Juve: "Atteggiamento assai contraddittorio"


A marigine della presentazione romana del suo libro, “Sono morto una notte di luglio”, pubblicato da Edizioni Erasmo, l'ex designatore arbitrale, Paolo Bergamo, ha concesso un'intervista esclusiva a Giùlemanidallajuve (www.giulemanidallajuve.com (http://www.giulemanidallajuve.com/)) associazione che annovera migliaia di tifosi e piccoli azionisti della Juventus. Ve la proponiamo integralmente col consenso del sodalizio:

"Sono morto una notte di luglio", quando ha pensato che era giunta l'ora di raccontare la sua versione e perché quel titolo?
Quando ho avuto chiaro il quadro completo degli avvenimenti che hanno originato farsopoli. La mia è stata una morte “civile” dalla quale sono riuscito a rinascere.

Riguardo alla sua esperienza di designatore, qual'è il ricordo che vorrebbe cancellare e quale quello che ricorda con più piacere?
Gli scontri telefonici con il presidente Carraro sono una ferita ancora dolorante. L’apprezzamento da parte di Uefa e Fifa riguardante le nuove metodologie di insegnamento della tecnica arbitrale ed i risultati ottenuti dall’intera squadra arbitrale a livello internazionale, mi danno sensazioni che nessuno può togliermi.

Qual'è il suo giudizio sull'attuale classe arbitrale?
Soffre in maniera evidente di carenze strutturali che a suo tempo ho portato a conoscenza del presidente dell’AIA.

Dopo qualche stagione di calma apparente, si torna a parlare di sudditanza ed a farlo è stato, tra gli altri, lo stesso De Laurentiis che l'anno scorso dichiarava: “Dopo calciopoli tutto è possibile, nulla è prevedibile e si è ritrovata la strada della serietà”. Che consiglio darebbe a questi presidenti?
Per chi non ha né conoscenza né competenze specifiche è facile affidarsi a slogan roboanti che in quel momento generarono gratuito consenso. Il calcio da sempre vive con gli errori dei presidenti durante la campagna acquisti, con gli errori degli allenatori, dei giocatori e degli arbitri, con i commenti gridati dalla stampa e dalla TV secondo logiche di mercato.

Dopo oltre 3 anni è riuscito a farsi un'idea precisa sulla nascita di “calciopoli”?
Si e spero che i tifosi veri facciano altrettanto.

C'è una persona in particolare che l'ha delusa o sorpresa quando è montato lo scandalo?
Lo scandalo è un mostro con tante teste molte delle quali ancora sorridenti. Ma il tempo è galantuomo e saprà rimettere le cose al posto giusto.

Il suo rapporto con Moggi era preferenziale rispetto a quello con dirigenti di altre squadre? Penso all'Inter, al Milan, alla Roma...
Era un rapporto confidenziale che ho tenuto con tutti in particolare con coloro che avevo conosciuto nei miei 15 anni trascorsi come arbitro di Lega Nazionale.

Anche se non la riguarda direttamente, che idea si è fatto della linea, per niente difensiva, adottata dalla società Juventus?
E’ uno dei grandi interrogativi che deve suscitare un più approfondito esame. Da quando la stampa ha pubblicato le intercettazioni, creando un caos completo fino al 30 Agosto, quando la Società ha ritirato il ricorso al TAR l’atteggiamento è assai contraddittorio.

A Napoli, nel corso del processo, è affiorato che Puglisi è milanista, Babini bolognese/filo interista e sicuramente affioreranno altre curiosità simili. Come designatore era al corrente delle fedi calcistiche di arbitri ed assistenti? Ricorda qualche episodio legato a qualche arbitro ed alla sua squadra del cuore?
Ognuno di noi da ragazzo ha tifato per questa o quella squadra. Non voglio credere che questo possa influire emotivamente quando si è in campo chiamati a giudicare secondo regolamento. Non voglio pensare che arbitri e/o assistenti abbiano cercato di trarre vantaggi per migliorare la carriera grazie alla loro fede sportiva.

Nel corso di alcuni incontri, così come in una recente apparizione televisiva, ha parlato di “intercettazioni” effettuate illecitamente da Telecom Italia ai suoi danni. Era un lapsus riferito al traffico illecito di tabulati o ha in mano prove, documenti esclusivi, non emersi durante l'indagine svolta dai PM di Milano?
Nel mio libro credo di aver messo in chiaro quello che volevo dire.

C'è qualcuno, conosciuto o meno, che - come accaduto a Pairetto - l'ha avvicinata per proporle uno sconto di pena in cambio di un'ammissione di colpa?
Nessuno

Tornando al processo di Napoli, prima l'esame a dir poco lacunoso del m.llo Di Laroni, poi l'ex-guardalinee Coppola che denuncia, non solo l'omissione di fatti che andrebbero a compromettere l'immagine dell'Inter, ma anche di carabinieri che hanno utilizzato nomi di copertura durante la sua deposizione. C'è l'intenzione di denunciare, in un procedimento a parte, questi avvenimenti?
Ogni elemento è valutato dai miei legali con la massima attenzione, compreso quelli che mi hanno danneggiato nella fase indagatoria e dibattimentale.

La verità, tutta la verità, verrà mai a galla?
La verità sarà un patrimonio di coloro che avranno la voglia di trovarla. Le forze in gioco sono enormi ma la verità c’è, anche se scomoda per alcuni. Chi avrà voglia di cercarla, anche se con fatica ci arriverà.

Questa intervista sarà pubblicata sul sito di Giulemanidallajuve, l'unica associazione che ha difeso e continua a difendere in tutte le sedi la Juventus. La conosce e cosa ne pensa?
Ne ho sentito parlare. Penso che farsopoli ha umiliato i sentimenti sani di milioni di sportivi.

gabriele
28.12.2009, 16:30
TRATTO dal sito ju29ro, con un Oliviero Beha sempre più sorprendente


Gli amatori dell'informazione e i professionisti dell'opinione




L’altro ieri ju29ro.com è riuscito a fornire pressoché in tempo reale due notizie che i maggiori organi di informazione hanno completamente ignorato, e che in seguito sono state riprese dal solo “Fatto” (e parzialmente Tuttoport), e solo grazie all’estemporanea visita di Oliviero Beha al tribunale di Napoli. Per fortuna che abbiamo trovato l’articolo di Beha, perché ci stava seriamente venendo il dubbio di avere avuto delle allucinazioni.

La prima notizia è che uno dei magnifici 12 della squadra offside, il maresciallo Nardone, ha raccontato ai giudici che le indagini si sono svolte anche in territorio svizzero (senza regolare rogatoria), a differenza di quanto dichiarato nelle udienze precedenti da un suo collega e dallo stesso teste De Cillis, quello del negozio di telefonia di Chiasso. Per toglierci il dubbio sulle allucinazioni, riportiamo quanto scrive Beha: “Si comincia dal maresciallo, teste dell'accusa, ad Auricchio toccherà il 9 febbraio. E' preziosa la sua testimonianza sulle schede, prima del Liechtenstein poi svizzere. Queste ultime, 9, sono state recuperate a Chiasso informalmente. Senza rogatoria? Dunque tutte annullate? Oppure il commerciante che le offre spontaneamente ai carabinieri le rende giuridicamente valide? Vedremo.” Oltre al Fatto, il solo Tuttosport ne parla, con Alvaro Moretti, in prima pagina cartacea.
La seconda notizia è che Teresa Casoria resterà il presidente del collegio giudicante, perché l’istanza di ricusazione presentata dai PM nei suoi confronti è stata rigettata. Condivisibile il ritratto che ne fa sempre Beha (ma forse anche qui, la citazione serve a noi, a rinfrancarci, che no, non siamo dei pazzi visionari): “La presidente, Teresa Casoria, confermata al suo posto giacché la sua ricusazione è andata in fumo proprio ieri, donna energica che ha avuto a che fare in aula con Raffaele Cutolo e quindi certo non si fa impressionare da Moggi, e i due giudici a latere, due donne, una, la Gualtieri che scrive a mano dietro un paio di occhiali gentili, l'altra, la corvina Pandolfi, che caccia gli occhi sui testimoni e sul computer. Delle tre si dice che non capiscano nulla di calcio, ed effettivamente mentre si ricorda un gol di Serginho sceso sulla fascia dopo un fallo non segnalato da Tombolini la Casoria sorride. Chissà che non sia un bene se il gineceo togato ignora di pallone. Se sa di legge, basta e avanza.”

Oliviero Beha può essere descritto come si vuole, ma non certo come un ammiratore di Moggi o della Juventus, così come che Il Fatto è un giornale che può essere descritto come si vuole, ma non certo come una testata spiccatamente garantista. Epperò, chiunque assiste alle udienze del processo Calciopoli, anche se non ama Moggi e scrive un giornale un tantinello colpevolista, soprattutto se fino a quel momento aveva potuto attingere solo agli organi di stampa tradizionali, rimane trasecolato dalla diversità che corre tra ciò che accade in aula e ciò che viene riportato dai media (“E' proprio così: il calcio in tv è diverso da quello vero, visto allo stadio. Per osmosi, anche il processo a Calciopoli visto (quasi nulla) e letto sui giornali assai diverso da quello cui ho assistito”, sempre per citare Beha).
Insomma, chi ha le allucinazioni? Noi che da tre anni pensiamo e raccontiamo cose che i “professionisti dell’informazione” ignorano o sistematicamente deformano? O loro, quelli che continuano a raccontare uno scenario inesistente, e che andrebbero al massimo chiamati “professionisti dell’opinione”?

I professionisti dell’opinione sono quelli, per intenderci, che quando il segretario della CAN Manfredi Martino, in una deposizione fiume nella quale, nonostante la tenacia del pm, non riesce a fornire elementi seri per suffragare l’ipotesi di un sorteggio pilotato, titolano “Così truccavamo il sorteggio” sulla base di un paio di passaggi minori, a base di sensazioni su colpi di tosse.
Titolo per altro assolutamente comico, nel momento in cui si fa mente locale e ci si rende conto che il sorteggio, ai tempi di Bergamo e Pairetto, veniva fatto da loro stessi, i giornalisti, professionisti dell'opinione.

Auguri a voi, buon Natale, e continuate così anche l'anno prossimo, in modo da spingere sulle nostre pagine molti altri nuovi lettori.
Com'è accaduto quest'anno.

alessandro magno
28.12.2009, 16:36
ottimo come sempre gabry

gabriele
28.12.2009, 16:43
Grazie :icon_redface: :icon_biggrin: ma anche Alex sta facendo un ottimo lavoro in questo topic

AlexnelCuore
28.12.2009, 16:51
Grazie Gabriele....

AlexnelCuore
28.12.2009, 23:50
Processo di Napoli: le SIM svizzere e la rogatoria


Il 22 dicembre 2009 viene sentito dall'avvocato difensore di Moggi, Maurilio Prioreschi, il maresciallo capo Simone Nardone che, insieme al carabiniere Della Ratta, ha svolto la maggior parte delle attività di Osservazione, Controllo e Pedinamento (O.C.P.), sia a Roma che al di fuori del raccordo anulare, passando per Como fino ad arrivare in Svizzera.

Il filo conduttore sembra di nuovo essere legato alla cucina nostrana, e chi ci segue avrà notato che, dopo le rivelazioni di Carraro sugli chef Collina e Rodomonti (http://ju29ro.com/dossier/cantanapoli-il-processo/1621-carraro-nessuna-irregolarita-solo-sfoghi.html), ora Nardone racconta degli appostamenti presso i ristoranti romani "Panda" ai Parioli e "Tullio" in zona Piazza Barberini. A questo aggiungiamo anche il ristorante, sulla sponda di quel ramo del lago di Como, di proprietà del fratello di Teodosio De Cillis, il titolare del negozio di telefonia di Chiasso in cui vennero acquistate le SIM estere. Curiosi i ritrovi carbonari presso luoghi pubblici e ad ampia visibilità, dove Moggi soleva incontrarsi con personaggi legati al mondo dello sport ma, spesso e soprattutto, con i suoi avvocati difensori, Melandri e Trofino. Ancor più curioso che nel filone dei ristoranti e ristoratori sia stato intercettato, ma non perseguitato, anche Pierluigi Collina, promosso da miglior arbitro e chef del mondo a designatore degli arbitri che sbagliano in buona fede, nonostante le cene, quelle sì, programmate all'imbrunire con l'addetto agli arbitri del Milan, Meani, nel suo ristorante di Lodi.

Bene fa l'avvocato Prioreschi a sottolineare, nuovamente, la "meticolosità" con cui vennero svolte le indagini. Con migliaia di ore di registrazione su tutti i numeri ascoltabili di Moggi & C., dopo vari appostamenti, tutti filmati e fotografati, gli zelanti inquirenti non sapevano chi fossero né Trofino, né Melandri, sebbene quest'ultimo, data l'omonimia con l'allora Ministro dello Sport, suscitasse qualche remora, davvero curioso.

Dopo aver chiarito parte dell'attività investigativa svolta dal maresciallo Nardone presso la sede della Juventus, dove in due giorni e con l'aiuto di quattro segretarie fu fotocopiato ed acquisito tutto lo storico relativo ai gadgets bianconeri ufficialmente autorizzati dalla Triade, Prioreschi prende in esame le modalità con cui sono stati rilevati gli elenchi delle SIM straniere. Emerge chiaramente che, per quanto riguarda le 385 schede telefoniche del Liechtenstein, l'elenco venne spedito via fax dal De Cillis direttamente ai carabinieri di Roma, mentre per i dati delle prime 9 SIM svizzere della Sunrise, quelle da cui è partita tutta l'indagine, essendo intestate a parenti dello stesso De Cillis, è stato necessario, per gli inquirenti, recarsi direttamente a Chiasso.

Vale la pena rivalutare a questo punto sia la testimonianza di De Cillis, che negò questo frangente, sia la testimonianza del Di Laroni che non accennò minimamente a questo argomento, facendo riferimento esclusivamente ad "uffici collegati svizzeri". Di Laroni confermò che non era a conoscenza di indagini svolte sul territorio svizzero da parte di altri colleghi, potendo rispondere solo per se stesso e per il collega Di Foggia con cui aveva lavorato fianco a fianco. Vedremo in seguito se fosse o meno necessaria la rogatoria internazionale per accedere a questi dati da parte degli inquirenti italiani, dato che, durante la testimonianza, Nardone conferma che la lista dei 9 numeri fu spontaneamente loro consegnata da Teodosio De Cillis.

Sembrano non finire mai le udienze nelle quali, più che confermare la posizione di capo cupola Moggi, vengono sollevati dubbi non solo su come riuscisse Moggi a manipolare persone e campionati, ma anche sulla bontà e professionalità delle indagini della squadra del Maggiore Auricchio, atteso con impazienza in aula. La nostra speranza è che possa venire ascoltato al più presto per contribuire a sciogliere eventuali dubbi, a meno che Narducci non intenda rinunciare anche alla sua testimonianza costringendo le difese e le parti civili a convocarlo direttamente.


Clicca qui per leggere la trascrizione integrae della deposizione del maresciallo Nardone. (http://download.ju29ro.com/processo_calciopoli/nardone_22-12-2009.pdf)

AlexnelCuore
30.12.2009, 00:50
Cellino: "Avessi avuto delle prove, avrei denunciato"


La deposizione di Massimo Cellino, presidente del Cagliari da circa 18 anni, era molto attesa per diverse ragioni: la prima, va da sé, è che Cellino si è fatto attendere, non presentandosi in tribunale per ben tre volte; la seconda è la sua indubbia popolarità all'interno del mondo del calcio italiano, in cui è noto per il suo carattere fumantino, "esuberante", finanche "indisciplinato", questi i termini utilizzati dal giudice Teresa Casoria per descrivere qualche intemperanza del teste, incalzato da magistrati ed avvocati: un personaggio non banale insomma, da cui attendersi sempre qualche sorpresa; la terza, infine, è che la deposizione di Cellino era molto importante nel merito, per corroborare alcune tesi dell'accusa e per far luce su alcuni aspetti, invero misteriosi, dell'inchiesta, soprattutto per quanto concerne gli esordi della stessa.
La fondatezza degli elementi da cui sono scaturite le intercettazioni che hanno cambiato il volto del calcio italiano; i rapporti tra l'arbitro De Santis e la GEA, ed eventualmente Luciano Moggi; l'eventuale vendetta del De Santis nei suoi confronti; il presunto tradimento dei Della Valle nei confronti del fronte delle piccole, costretti ad andare a Canossa per elemosinare favori arbitrali. Argomenti non certo di poco conto, è chiaro. Il responso? Contraddittorio.
La memoria del presidente sardo è selettiva, a tratti confusionaria e in difficoltà nel dare un ordine cronologico agli eventi: talvolta smentisce le sue dichiarazioni a verbale, salvo poi riconfermarle quando incalzato dal Pm Capuano. Si appella spesso ai due anni e passa trascorsi dalla sua testimonianza di fronte alla polizia giudiziaria, ai cinque dall'epoca dei fatti, e al racconto che della vicenda è stato fatto dai media. Interrogato riguardo ad alcuni fatti non ricorda se li ha appresi a mezzo stampa o in altro modo, nega però che la sua deposizione (un anno dopo lo scoppio di Calciopoli circa) sia stata influenzata dalla lettura dei quotidiani, un assunto francamente indimostrabile.
A intramezzare la sua testimonianza con frequenza sono i "si dice", le voci di corridoio, le chiacchiere, i luoghi comuni, come lui stesso li chiama. Argomenti, ammetterà lui stesso, buoni da utilizzare per uno sfogo da tifoso frustrato, come gli accade al telefono, ma inconsistenti per fungere da base per un'accusa seria. Del resto, dirà nel corso della deposizione, a proposito della famosa telefonata con Ghirelli, segretario FIGC, in cui accusa De Santis: "Non potendomi permettere di accusare nessuno... mi sfogavo con una persona che sapeva capire... non è una denuncia, se io ho delle prove la faccio... non ho dati a suffragio", riferendosi alle proprie parole come "atti di mia poca lucidità". Uno sfogo post-partita, che a risentirlo oggi, sostiene, lo mette in imbarazzo e di cui si vergogna.

Dal principio: Messina-Venezia
L'inizio di tutta Calciopoli. Campionato di serie B, stagione 2003/2004: il Messina di Franza e Fabiani, che combatte per la promozione, incontra il Venezia di Franco Dal Cin, in campo neutro a Bari. Tutto inizia e tutto finisce in campo neutro a Bari, scherzi del destino.
Arbitra Palanca di Roma e il Venezia, a fine partita, si lamenterà per la direzione di gara. La partita passa alla storia per la scazzottata selvaggia del portiere Soviero che affronta l'intera panchina del Messina: tre - di cui due sacrosante - le espulsioni comminate da Palanca ai lagunari, più un rigore dubbio assegnato al Messina.
I magistrati Narducci e Beatrice, della procura di Napoli, alle prese con un'inchiesta sul calcioscommesse (http://www.ju29ro.com/dossier/cantanapoli-il-processo/518-scommessopoli-secondo-atto.html), ascoltano il giocatore di serie C2 Ambrosino, vicino a un giro di scommesse illegali, sostenere che la partita finirà sicuramente con la vittoria del Messina, per volontà dell'"uomo nero", riconosciuto nell'arbitro Palanca. Tale convinzione deriverebbe dalla confidenza fattagli da Salvatore Aronica, oggi al Napoli, ai tempi terzino del Messina nell'orbita GEA.
Narducci e Beatrice interrogheranno quindi Franco Dal Cin, il presidente del Venezia che, con la sua testimonianza, cambierà il corso delle indagini, riferendo di arbitri - De Santis, Gabriele, Palanca: la celeberrima "combriccola romana" - al servizio delle squadre della GEA, riconosciute nella Juventus di Luciano Moggi e nel Messina di Mariano Fabiani. Affermazioni senza riscontro alcuno, invero, come ha precisato Dal Cin nella sua deposizione (http://ju29ro.com/dossier/cantanapoli-il-processo/1229-sensazionale-dal-cin-erano-solo-sensazioni.html) davanti al giudice, ma che comunque hanno consentito l'avvio delle intercettazioni per un gran numero di imputati.
Oggi sappiamo: 1) che la GEA non era un'associazione a delinquere, come da sentenza del Tribunale di Roma; 2) che la "combriccola romana", stante l'archiviazione per Palanca e l'assoluzione nel rito abbreviato per Gabriele, non esiste; 3) che Messina-Venezia fu una partita regolare; 4) che le affermazioni di Dal Cin erano basate su sensazioni, per sua stessa ammissione.
Dal Cin riferì che a metterlo in guardia sull'arbitro Palanca furono tre colleghi, casualmente tutti avversari del Messina nella lotta per la promozione, ossia Zamparini, patron del Palermo, Spinelli, presidente del Livorno, e per l'appunto Cellino, che gli telefonarono dicendogli che era già "spacciato", una volta conosciuto il nome dell'arbitro che avrebbe diretto l'incontro.
Vediamo quindi su quali basi Cellino telefonò a Dal Cin per avvertirlo della presunta malafede del Palanca.
Comincia con un'excusatio non petita: come presidente di Serie B, aveva votato in Lega perché la partita si giocasse a Bari, nonostante le pressioni di Franza per un luogo più vicino a Messina, ma senza alcuna intenzione di danneggiare i peloritani, che pur erano suoi concorrenti nella lotta per la Serie A.
Inizialmente Cellino sostiene di essere stato chiamato da Dal Cin, e non il contrario come finora noto, e che sia stato il presidente del Venezia a raccontargli dei suoi sospetti sull'arbitro Palanca, instillatigli dall'allenatore Gregucci, già vice di Mancini alla Fiorentina, nell'orbita GEA, anch'egli poi espulso durante l'incontro, il quale avrebbe indicato l'arbitro romano come "arbitro della GEA". Cellino gli avrebbe finanche risposto con sufficienza: "Giocatevi la partita, Franco".
Poi gli viene fatto leggere il verbale in cui risulta che fu lui a chiamare Dal Cin, consigliandogli di risparmiare i soldi della trasferta, in quanto il risultato era già scritto. Dapprima si corregge, poi afferma di non ricordare l'effettiva dinamica ma che comunque su Palanca "si vociferava", "si riportano luoghi comuni", "per sentito dire", erano "voci insistenti", ma "non ho nessuna prova". Unico elemento: l'ex arbitro Carlo Longhi, moviolista della Domenica Sportiva, gli telefona quel giorno (ah, ma allora i moviolisti non sono solo amici di Moggi...) per comunicargli che De Santis ha accompagnato Palanca in aeroporto. Elemento a prova del fatto che De Santis e Palanca, ebbene sì, erano amici. Punto.
Infine Cellino ammette che "magari ho parlato a sproposito" e che "se certe cose non le sapevo le ho lette dopo sui giornali".

"Luciano queste cose non le faceva"
Si passa dunque a Fiorentina-Cagliari della stagione 2005/2006, terminata 2-1 per i viola in rimonta. L'arbitro è il già assolto Gabriele, gli episodi arbitrali contestati un possibile rigore nel primo tempo per i sardi, e le espulsioni nel finale, entrambe per doppia ammonizione, dei rossoblu Conti e Canini. Dal verbale di interrogatorio, Cellino ricorda che l'arbitro ciociaro, vedendolo litigare prima dell'incontro con alcuni addetti allo spogliatoio, lo avrebbe provocato dicendogli: "Sei nervoso adesso, figurati dopo la partita..." L'arbitraggio, secondo Cellino, fu scandaloso, ma, tiene a precisare con onestà intellettuale, "io tifo la mia squadra". Guardò la partita dietro ai fratelli Della Valle e a Davide Lippi, ai quali, al termine della partita, sta a verbale, si rivolse: "Complimenti alla GEA World!". Frase che ammette tranquillamente, ma di cui "non sono orgoglioso... potevo evitarla... ho sbagliato io" dice, ammettendo l'infondatezza di alcun legame immaginato tra arbitro e GEA. Gli viene contestato inoltre di aver verbalizzato a proposito di una telefonata di rimprovero da parte di Luciano Moggi il giorno successivo, per questa frase. Qui, Cellino è categorico: "No, Luciano queste cose non le faceva... forse ci parlai in Lega il giorno dopo."
L'arbitro Gabriele avrebbe quindi rifiutato di riceverlo per i saluti a fine gara.

De Santis contro Cellino?
La presunta acrimonia degli arbitri della cosiddetta "combriccola romana" nei confronti di Cellino, poteva anche essere motivata proprio dalla sua telefonata con Dal Cin - fatto noto pubblicamente e uscito sui giornali - poi scaturita nella testimonianza del presidente veneziano, che portò alla sospensione degli arbitri Palanca e Gabriele, poi completamente scagionati, e a un'esposizione mediatica certo non richiesta anche per il De Santis. Acrimonia che certo non testimonia della colpevolezza rispetto ai fatti suddetti.
Anche Cellino pare convenire, allorquando commenta il famoso Reggina-Cagliari 3-2, per cui unico rinviato a giudizio è De Santis, che avrebbe voluto, secondo i magistrati, vendicarsi di queste affermazioni. Ecco come descrive il loro rapporto: "Era un arbitro a cui non stavo molto simpatico.... atteggiamenti... modo di arbitrare che aveva... secondo me non era un arbitro che arbitrava bene... non nutrivo fiducia in lui... anche se come arbitro aveva qualità ."
Cellino è preoccupato quando De Santis sostituisce l'arbitro designato Rosetti, che deve abbandonare per motivi familiari, proprio per queste ragioni, e lo testimonia il fatto che, prima della partita, vada da lui, offrendogli una spiegazione per quella telefonata: "Non sono stato solamente io", gli dice. De Santis gli avrebbe risposto che avrebbe dovuto farsi gli affari suoi, invece di andare a sparlare in giro, mostrandosi irritato.
"L'arbitraggio fu veramente penoso", sostiene poi il presidente del Cagliari, cui viene successivamente riportata la sua telefonata con Ghirelli, per lamentarsi dell'arbitraggio, dopo la partita. “Luciano Moggi ci fa l'occhiolino a tutti", "De Santis: un ******** tra i peggiori al mondo", “Non sapeva più come aiutarli”,“La Reggina sappiamo di che colore è”,"Che vada ad arbitrare la Juve fisso e non ci rompa i ********", "Sai quali sono le squadre che hanno il più alto numero di GEA? Messina e Reggina.", queste le frasi di cui è tenuto a dar conto.
Riguardo alla Reggina "si dice era vicina a Luciano Moggi", ma "dopo non mi sembrava neppure". Che significa vicina? "Amici, buoni rapporti..."
Ammette che si tratta di "sfoghi anche un po' esagerati... oggi confermo certe cose, mentre su altre ho esagerato." Riguardo ai giocatori della GEA presenti nelle due squadre, mostra, incalzato dal legale di Fabiani, di non ricordarne in verità alcuno. La Morescanti gli ricorda quindi che come direttore sportivo del Messina, Fabiani cedette 7 giocatori su 8 della GEA, presenti in rosa.
Derubrica infine la telefonata a sfogo post-partita, per cui ora prova vergogna e imbarazzo, soprattutto risentendo alcune sparate troppo colorite.

La scelta di Della Valle
Cellino fu uno dei propulsori del fronte delle squadre medio-piccole che, in quegli anni, cercava di opporsi al potere delle grandi (Juventus, Milan e Inter, sì già l'Inter), sia in tema di diritti tv, che di scelte federali. Il carisma di una figura di industriale di spicco come Della Valle riuscì, secondo Cellino, a compattare il gruppo e a dargli una guida, permettendo che fosse un'alternativa seria e possibile alla gestione del calcio che esprimeva Carraro presidente federale e Galliani presidente di Lega. "Ci ha dato la forza di combattere" dice in riferimento al patron marchigiano.
Mantenne però questa posizione di guida "fino a un certo punto... il calcio è una brutta bestia... stava per retrocedere... lo vidi molto provato io." Riassume per sommi capi, e con diverse inesattezze temporali, rivelerà poi il controesame, la storia del movimento formato da 13 squadre, e che esprimeva come rappresentanti in Lega lo stesso Cellino come presidente della Serie A e Zamparini come Vice Presidente Vicario. Il gruppo decise di esprimere un candidato federale alle elezioni, trovato in Abete, scegliendo però una tattica attendista, al fine di non esporsi in caso di vittoria di Carraro, temendo ripercussioni politiche sfavorevoli. Abete però, con il consenso di Della Valle, concordò infine con Carraro un passaggio del testimone graduale, facendo convergere il voto su di lui, per poi alternarsi alla guida della FIGC, due anni ciascuno.
Questa scelta, che non era stata discussa da Cellino e presumibilmente da altri, fu vissuta come un tradimento, tanto che ebbe a dire che la battaglia di Della Valle fu solo un modo per "cercare di entrare tra le grandi". Dichiarazione che oggi definisce "avventata". Perché Della Valle, però, abbia abbassato la testa, Cellino non lo sa, e non fa alcun riferimento ad errori arbitrali nei confronti della Fiorentina.

Tombolini terrorizzato e Racalbuto arrogante
Nonostante il perseverare nelle domande dei magistrati e degli avvocati di parte civile per l'unica partita che chiama in causa la Juve, Cagliari-Juventus, appunto, terminata sull'1 a 1, gli elementi di cui dispone il Cellino sono minimi. Rileva soltanto l'arroganza del Racalbuto nei confronti dei suoi giocatori, da cui l'arbitro calabrese non accetta proteste, mostrandosi invece magnanimo con i bianconeri. E' un atteggiamento, sottolinea Cellino, da sempre presente negli arbitri, che perdonano volentieri i giocatori famosi delle grandi squadre, mentre si mostrano inflessibili con i giocatori di provincia: succede ancora oggi.
Sempre nella stagione 2004/2005 il Cagliari viene battuto dal Milan con un goal, originato probabilmente da un fallo su un difensore rossoblu, ma convalidato da Tombolini. Quest'ultimo a fine gara, secondo Cellino, si mostra terrorizzato e si premura di chiedergli di "dire anche a Luciano che ho arbitrato bene", in quanto grazie alla rete dubbia, il Milan si era avvicinato pericolosamente alla Juve in classifica. Anche qui nulla di eclatante, se non la consapevolezza degli arbitri che i rappresentanti delle grandi squadre venivano ascoltati con attenzione dai designatori. Non solo la Juve.

I sorteggi truccati
Ancora qualche elemento interessante. Il primo è che, incalzato nel controesame, Cellino esprime la convinzione che comunque i sorteggi fossero truccati. Il motivo? "Casualità troppo strane." Un'ulteriore convinzione è, però, che Bergamo e Pairetto fossero, ad ogni modo, persone meravigliose, da lui difese fino alla fine e stimate per la loro professionalità. Ammette di averli chiamati per lamentarsi, seppur di rado, nella convinzione di non commettere alcunché di illecito.
E' chiamato inoltre ad esprimersi sul Fabiani, che non conosce e non saprebbe nemmeno riconoscere fisicamente. Vox populi dice che il Fabiani era un collega di Massimo De Santis, entrambi guardie carcerarie e amici intimi, poi misteriosamente approdato al calcio. Chi lo diceva? In tutti i bar della Lega, "lo sapevano anche i muri" dice Cellino. Altre voci riguardavano Franza che si sarebbe indebitato - si dice, ovviamente - per ottenere favori arbitrali. Le "dicerie" finiscono per irritare gli avvocati difensori, che ricordano il divieto codicistico di riferire impressioni e voci di corridoio, di oscura provenienza.
Il pubblico ministero invece incalza Cellino, convinto di sapere chi gli avrebbe riferito queste cose, ma il presidente non ricorda. Gli chiede infine chi fosse il direttore sportivo del Cagliari quell'anno. Cellino ricorda il nome di Nicola Salerno, negli anni precedenti direttore sportivo proprio del Messina, contro cui aveva lanciato i suoi strali una volta accantonato per far posto a Fabiani. Salerno, oggi alla Salernitana, artefice, tra le tante cose, del passaggio di Suazo all'Inter, era stato curiosamente coinvolto nell'inchiesta sul calcioscommesse che, abbiamo ricordato, portò a Calciopoli, venendo indicato come "il santone", nel gergo della banda di scommettitori. La sua posizione fu però archiviata.
Infine Cellino prende una topica clamorosa sostenendo di sapere, sempre dai corridoi, che Fabiani, prima di lavorare in Sicilia, avesse precedentemente lavorato con la Juventus. Circostanza del tutto falsa, spiega nel suo intervento spontaneo Luciano Moggi.

gabriele
30.12.2009, 17:32
<TABLE border=0 cellSpacing=0 cellPadding=0 width=570><TBODY><TR><TD class=style15 height=100 vAlign=center align=middle>Calciopoli, dichiarazione Moggi</TD></TR><TR><TD height=15 colSpan=3 align=middle>

</TD></TR><TR><TD colSpan=4 align=left>Tribunale di Napoli - Udienza del 22 dicembre 2009. Dichiarazione spontanea di Luciano Moggi.

«Buongiorno presidente, buongiorno signori Giudici, sarò breve.

Innanzi tutto riferendomi all’interrogatorio del presidente Cellino devo dire che Fabiani non è mai stato dirigente della Juventus né al settore giovanile né da altre parti. Questo per essere in concreto sulle cose del si dice perché io mi trovo qui a fare un processo ad essere imputato di un processo del si dice .. nessuno porta dei dati importanti e determinanti; si dice che, ed io mi trovo qua, qui a sentir parlare di Reggina-Cagliari, di Fiorentina-Cagliari e Cagliari-Juve. Io, Cagliari Juventus ero una parte interessata ci posso pure stare, ma lei capisce che se io parlo, parlo al contrario di Cellino perché io son tifoso della Juventus in quanto che son dirigente della Juventus, il contrario fa Cellino, che dice che gli è andato tutto storto. Su questo non c’è dubbio.
Guarda caso poi non mi ricordo, se vinto 1 a 0, se pareggiato a 1-1; non mi ricordo, io credo non ci sono state contestazioni particolari, se poi l’arbitro ad uno che è insofferente in campo gli dice: “se non la pianti ti mando via”, è una cosa regolare, lo fanno tutti quelli che sanno dirigere le partite. Io non so quello che voleva intendere lui. Mi trovo qui Reggina-Cagliani, sono amico di Foti, Fiorentina Cagliari, sono amico di Della Valle. Ma adesso mi sembra che si stia un po’ esagerando su queste cose qua. Io sono fatto in altra maniera, ad esempio.

Ero dirigente del Torino, mi trovo a fare Torino-inter; pareggiammo 2 a 2 alla fine della partita, al 90°, l’arbitro ci da un rigore contro che non c’era. Sa come si chiama l’arbitro? si chiamava Bergamo Paolo, quello che adesso è inteso come un sodale di Moggi. Bergamo Paolo il quale Bergamo da questo rigore (tutte le moviole hanno detto che non esisteva) e il giocatore dell’inter lo sbaglia e finisce 2 a 2. Io scendo con il mio segretario con l’ascensore nello stadio di San Siro, c’era un’atra persona che non conoscevo dall’altra parte. C’erano tre persone nell’ascensore, io il mio segretario ed un’altra, per me irrilevante e dico:” vedi che questo arbitro ci avrebbe voluto far perdere la partita”. Il giorno dopo su un giornale milanese, mezza pagina “Moggi contesta l’arbitro”… io non contestavo proprio niente, ho soltanto dato un’osservazione al segretario mio, dall’altra parte, purtroppo, era un giornalista ed ha impegnato mezza pagina di giornale per dire che contestavo l’arbitro. Sa cosa ho fatto io Presidente? Quando mi sono trovato quest’arbitro davanti a Napoli, sempre Bergamo Paolo, dopo 15 gg io ho portato la distinta all’arbitro -faccio riferimento anche a quello che ha detto Cellino, che l’arbitro poteva anche rifiutare- ho bussato educatamente, mi ha detto che non potevo entrare in quel contesto perché lui con me non voleva parlare. Visto che io ho chiamato il presidente della lega dicendo che volevo parlare con lei e l’arbitro – questo doveva essere chiarito in Lega-e Bergamo davanti al presidente della lega ha detto che ha sbagliato. E’ finita lì.
Io sono abituato non ai si dice ma a fare.

Per quanto riguarda il Messima è una cosa questa qua presidente, è veramente al limite della vergogna per certi versio e le dico il perché; si dice che l’allenatore del Messina si che che è praticamente Fabiani, si dice che l’arbitro ha arbitrato male si dicono troppo cose; si dice addirittura che era nel settore giovanile nostro, si dice anche di più, un’altra cosa che sta agli atti, cosa che F. Baldini -che qui è stato chiamato ma non è mai venuto, ed uno dei responsabili di questa cosa- Il Signor Baldini, ha deposto al maggiore Auricchio - il solito maggiore Auricchio- ha deposto dicendo che la Juventus vendeva a prezzi esorbitanti i giocatori al Messina in cambio di favore arbitrali. Io non chiedo a lei mi tolga una curiosità, ma se si potesse dire, vada a vedere i contratti dei giocatori che dalla Juventus sono andati al Messina, tutti a titolo gratuito, guardi la bugia che dice questo qua- da queste bugie sono nati i processi, nessun giocatore pagato più di 100 mila euro al Messina. Ma dirò di più, al Messina sono stati dati dei premi di valorizzazione che superavano i 100 mila euro che pagava. Quindi è una serie di bugie e di menzogne, ma c’è di più, c’è chi in questa aula ha detto, dopo un convegno, che la Gea era una società di stampo mafioso. Queste so' cose gravi, sono! Ho finito Presidente!»



</TD></TR></TBODY></TABLE>

gabriele
30.12.2009, 17:34
<TABLE border=0 cellSpacing=0 cellPadding=0 width=570><TBODY><TR><TD class=style15 height=100 vAlign=center align=middle>Calciopoli, esame Nardone</TD></TR><TR><TD height=15 colSpan=3 align=middle>

</TD></TR><TR><TD colSpan=4 align=left>Tribunale di Napoli - Udienza del 22 dicembre 2009.

In aula è presente Luciano Moggi, il Presidente dà subito la parola al pm per la presentazione dei testi.

Capuano: «Presidente oggi è presente il teste Cellino. Produco le giustifiche degli altri testi che sarebbero dovuti venire oggi… Il colonnello Auricchio con giustifica, ieri ha partorito la moglie, stanotte, in giornata… emhhh… c’è la giustifica del suo generale…»
Casoria: «Ha partorito la moglie non lui però!» “Eccola lì”. Risate in aula «…andiamo avanti».
Capuano: «Il teste Vignaroli è ancora in Australia così come il teste Ancelotti (è ancora in Inghilterra). Io adesso gliele produco».
Prioreschi: «Presidente scusi, così come aveva disposto il tribunale ho citato i due marescialli Simone Nardone e Achille Abbamonti. Però non ho riscontri, non so se sono presenti».

Casoria: «Uno dei due dice che è presente», il teste entra in aula e si siede, «pronti per 'sta formula?»
Nardone: «Consapevole della responsabilità morale e giuridica che assumo con la mia deposizione, mi impegno a dire la verità, tutta la verità e a non nascondere nulla di quanto a mia conoscenza alla corte»
Casoria: «Generalità?»
Nardone: «Maresciallo Capo Simone Nardone in forza presso il reparto autonomo della legione Carabinieri Lazio»

Prioreschi: «Buongiorno Maresciallo, sono l'avvocato Prioreschi (difesa Moggi)... Senta Maresciallo, lei che servizi di OCP ha fatto durante le indagini di questo processo, se se le ricorda»
Nardone: «Mah, ho fatto diversi servizi di osservazione controllo e pedinamento. Diciamo quasi tutti quelli che... che erano all'esterno... diciamo, bisognava uscire fuori da Roma, dalla capitale. C'ero io che insieme ad un altro collega...»
Prioreschi: «E quelli su Roma lei ricorda se ha fatto un servizio al ristorante Panda?»
Nardone: «Si si si»
Prioreschi: «Mi vuole descrivere come si sono svolte le operazione se se lo ricorda?»
Nardone: «ehm... il fatto è che non è stato un solo servizio... sono stati diversi servizi... fatti con auto, diciamo di copertura, telecamere, videocamera e... niente, ci mettevamo lì fuori dal ristorante Panda, mi sembra si chiami, che sta ai Parioli, e niente, vedevamo all'interno del ristorante. C'era il dottor Moggi con altri commensali... se non ricordo male un paio di volte c'era l'avvocato Melandri»
Prioreschi: «Ecco! Voi lo sapevate che era l'avvocato di Moggi, Melandri?»
Nardone: «Mhhh... no! sinceramente c'è stato inizialmente, visto che all'epoca c'era il ministro allo sport che era Melandri c'era stato questo... un attimo di...»
Prioreschi: «Eh ma quella è donna, Maresciallo...»
Nardone: «No no no, c'era il ministro Melandri nel senso pensavamo fossero, ehm, diciamo...»
Casoria: «Parenti?»
Nardone: «Qualche parente, qualcosa... quindi c'era stato un po' di... però poi alla fine abbiamo visto che era... che non avevano alcun tipo di...»
Prioreschi: «Chi ha disposto questo servizio relativo al ristorante Panda?»
Nardone: «Il mio comandante»
Prioreschi: «Chi era il comandante?»
Nardone: «il, all'epoca, Maggiore Auricchio»
Prioreschi: «Quindi poi avete fatto questo...l'esito di questo servizio... cosa avete fatto, li avete fotografati?»
Nardone: «Si, gli abbiamo fatto delle immagini, estrapolato delle foto, e fatto le relazioni di servizio che...»
Prioreschi: «Senta, lei per caso ha fatto anche il servizio a Piazza Barberini davanti all'Hotel Bernini Bristol?»
Nardone: «Non lo ricordo questo»
Prioreschi: «29/11/2006»
Nardone: «davanti al...»
Prioreschi: «Piazza Barberini, c'è un albergo»
Nardone: «si ma lì non è dove sta il ristorante Tullio, nella traversa»
Prioreschi: «si, si»
Nardone: «Lì mi sembra di si»
Prioreschi: «Ecco allora, si ricorda chi era e chi avete fotografato, pedinato, filmato e quant'altro? Chi erano i presenti?»
Nardone: «Io ricordo il dottor Moggi, poi gli altri sinceramente in questo momento non riesco a ricordarli»
Prioreschi: «Si ricorda se c'era Claudio de Nicola? Franco Zavaglia?»
Nardone: «Si, forse si... forse c'era»
Prioreschi: «Alessandro Moggi?»
Nardone: «Si»
Prioreschi: «Si ricorda se c'era l'avvocato Paolo Trofino?»
Nardone: «Non me lo ricordo»
Prioreschi: «Vuole vedere le fotografie dell'avvocato Trofino?»

Casoria: «Avvocato Prioreschi, però tutto questo a che tende...?»
Prioreschi: «Per vedere come sono state fatte... adesso gli chiedo se sapevano che l'avvocato Trofino era il difensore di Moggi, perchè se non sapevano... Melandri che potessero non saperlo io stento a crederlo però ne prendo atto, ma che non sapessero nemmeno che l'avvocato Trofino era il difensore di Moggi francamente mi sembra... e quindi... era per dimostrare come sono state fatte le indagini di questo processo per esempio...»

Nardone: «Io non sapevo che...»
Prioreschi: «Lei non sapeva che Trofino era difensore di Moggi... vabbè»
Nardone: «Non l'ho mai visto sinceramente»
Casoria: «Non lo conosceva... non è poi così famoso!»
Trofino: «Non mi metterò a piangere per questo, presidente»
Casoria: «Ci sono altre domande?»
Prioreschi: «Senta Maresciallo, lei il 6/6/2006 ha fatto un'acquisizione di documentazione presso la sede della Juventus...»
Nardone: «Si, quella ho fatta tutto io...abbiamo preso tutta la documentazione. O meglio, fotocopiato tutta la documentazione relativa alle varie attività della Juventus... tra questa c'erano le... l'invio di magliette, gadget natalizi, queste cose qua»
Prioreschi: «E questa attività, questa acquisizione risultava da un registro, da un elenco»
Nardone: «C'erano degli elenchi, c'erano dei registri»
Prioreschi: «Era regolarmente registrata presso la sede della Juventus»
Nardone: «Si si si si, c'era una segreteria, c'erano quattro segretarie che in due giorni ci hanno fotocopiato tutta la documentazione che noi...»
Prioreschi: «Tutti gli omaggi che la Juventus faceva, tutti i gadget che distribuiva, erano regolarmente registrati in sede ed autorizzati»
Nardone: «E autorizzati, si... mi ricordo che c'erano dei prestampati dove c'era il numero delle cose da consegnare, a chi consegnarle e chi autorizzava, ed era quasi sempre il dottor Moggi poi Giraudo e qualche volta Bettega! Ma erano tantissimi... poi c'erano tantissime lettere allegate... che ne so, il bambino disabile che scriveva “la maglietta di Del Piero autografata” e veniva autorizzata dal dottor Moggi l'invio della maglietta, oppure...»
Prioreschi: «Ed era tutto registrato, ufficiale! Voglio dire, lei ha esaminato senza nessun problema»
Nardone: «Si, erano dei faldoni con tutte le cose anno per anno... noi mi sembra che abbiamo acquisito gli ultimi due anni, se non sbaglio, i due anni precedenti a quelli che...»
Prioreschi: «Si, senta, c'era un'altra cosa... Lei è, insieme al carabieniere Della Ratta, tra quelli che hanno interrogato De Cillis il 7/6/2006. In quel verabale De Cillis si riserva di fornire l'elenco delle sim Ring, del Lichtenstein, se lo ricorda?!»
Nardone: «Si»
Prioreschi: «Dopo di che noi ci troviamo agli atti un elenco di 385 schede sim del Lichtenstein e, allora le chiedo, lei è in grado di dire come sono state acquisite poi dall'ufficio, dal reparto operativo, questo elenco di sim? Se siete andati a prenderlo in Svizzera? Se...»
Nardone: «Ma quali sim sta dicendo?»
Prioreschi: «Io intanto faccio riferimento a quelle del Lichtenstein»
Nardone: «Vennero fotocopiate.... mi scuisi, faxate se non sbaglio. Perchè noi andammo a sentire il De Cillis diciamo dopo un po' che era successo. Che ormai tutti i giornali parlavano di questa cosa perchè il comandate provinciale del reparto operativo di Como chiamò i miei comandati e disse che c'era una persona che sapeva da dove venivano quelle schede di cui si parlava ma che ancora non erano state, diciamo, non era stato spiegato bene che cosa... quindi noi andammo a Como a fare questo servizio, a sentire sia il fratello del proprietario... perchè mi sembra che questo qui era un ristoratore e avesse un ristorante sul Lago di Como dove il comandante provinciale andava a mangiare e quindi quando c'è stata questa cosa in TV, lui parlò col comandante provinciale e disse: “guardi mi sa che è mio fratello quello che ha venduto queste schede” e quindi noi da Roma siamo andati subito su a Como. Io e Della Ratta.»
Prioreschi: «E quindi queste sono state faxate, questo elenco di 385 schede...»
Nardone: «Si perchè non... Disse che non poteva sapere perchè erano dei blocchi molto... di schede, molto lunghi. Non era in grado di darci, diciamo, al momento l'elenco e ce li faxò direttamente a Roma»

Prioreschi: «Senta Mareschiallo, nell'informativa del 19/04/2005, con riferimento alle sim svizzere, quelle Sunrise per intenderci, si da atto che viene svolta un'attività di indagine tramite gli uffici collegati svizzeri. Ora, lei è in grado di dire quale attività di indagine è stata svolta in Svizzera; se è stata svolta in Svizzera? Lei sa se e chi della polizia svizzera è stata contattata per cercare di individuare...»
Nardone: «Non lo so»
Prioreschi: «Senta, un'altra cosa. L'elenco delle sim svizzere che De Cillis Teodosio questa volta vi fornisce, come è stato acquisito?»
Nardone: «Noi l'abbiamo sentito al comando provinciale di Como, che lui fu invitato dal comandante provinciale a venite lì al comando provinciale di...»
Prioreschi: «Ho capito, ma dopo, voglio dire, questo elenco, lei ha svolto attività... Indagini in Svizzera ad esempio?»
Nardone: «Diciamo che siamo arrivati lì, abbiamo sentito il De Cillis e lui ci ha detto che era lui che aveva venduto queste schede e poi con la macchina del De Cillis siamo andati al suo negozio, abbiamo acquisito la documentazione che ci serviva e poi però sul verbale abbiamo scritto che...»
Prioreschi: «Non ho capito bene, siete andati nel suo negozio in Svizzera? Ad acquisire la documentazione relativa alle schede svizzere?»
Nardone: «Si»
Prioreschi: «Ah... quindi ai primi nove...»
Nardone: «Che lui diceva che “erano 7 o 8 intestate a mio padre”, alla fine abbiamo dovuto controllare perchè...»
Prioreschi: «Quindi siete andati con la macchina di De Cillis a c.so San Gottardo 27, Chiasso, cioè Svizzera»
Nardone: «Si»
Prioreschi: «Nel suo negozio. Quindi lui che ha fatto? Ha preso tutta la documentazione relativa...»
Nardone: «L'abbiamo presa noi, abbiamo controllato e poi l'abbiamo acquisita.»
Prioreschi: «Quindi avete acquisito i numeri delle sim»
Nardone: «Delle sim, si»
Prioreschi: «Ecco, lei non se li ricorderà i numeri... Se io glie li leggo, no? Sono sostanzialmente...»
Nardone: «Una decina»
Prioreschi: «Sono nove, le prime nove! Si ricorda se sono le prime schede svizzere che sono emerse in questa indagine?»
Nardone: «Si, credo di si. Credo fossero queste qua le prime, diciamo che...»
Prioreschi: «Da cui poi è partita tutta l'indagine»
Nardone: «Si»
Prioreschi: «Ho capito, grazie Maresciallo, non ho altre domande.»

La Casoria congeda il testimone.


</TD></TR></TBODY></TABLE>

AlexnelCuore
31.12.2009, 01:17
Ermanno Pieroni: Moggi, basta il pensiero.


Ermanno Pieroni, nasce a Jesi il 7 maggio 1945. Nel panorama calcistico italiano è stato direttore sportivo di alcune società di provincia, fra cui Messina, Taranto e Perugia, la sua esperienza più significativa, anche se alcuni malpensanti ritengono che fosse solo una testa di legno alla mercè della dirigenza.
Nei sette anni passati alla corte di Gaucci (1993-2000) dimostra le sue qualità di talent scout scoprendo giovani calciatori di buon livello, quali Grosso, Gattuso, Nakata, Protti, Materazzi,...
Nel 2000 diventa presidente dell'Ancona Calcio Spa, conduzione che terrà fino al suo fallimento, a causa del quale, nell'agosto 2004, viene condannato per bancarotta fraudolenta ed inibito per cinque anni. Attualmente dichiara di essere consulente di alcune società di calcio. Piccola parentesi per notare ancora un caso di inibizione di facciata, davanti alla quale nessun custode della legalità si è stracciato le vesti, così come fatto ad esempio, di fronte all'ipotetica consulenza di Moggi al Bologna.
Pieroni si presenta il 15 dicembre 209 come testimone dell'accusa nel Processo di Napoli. Il Pubblico Ministero intende dimostrare con la sua deposizione l’ennesimo ostracismo verso chi ha in qualche modo osteggiato la Triade.
Specificamente si sostiene che la causa delle disgrazie dell’ex ds perugino sia stato un maledetto, rato e non consumato contratto da DS stipulato nel 2000 con il Torino di Cimminelli. La storia racconta che l'ex presidente granata fu costretto a recedere pochi giorni dopo l'accordo a causa di “problemi ambientali”. In pratica avvenne che, quando la notizia dell’assunzione fu resa pubblica, i tifosi granata insorsero in quanto persona non gradita all’ambiente ed il dirigente preferì recedere. Purtroppo nel frattempo Pieroni aveva già rescisso il contratto con il Perugia ritrovandosi così di colpo disoccupato. Da notare che anche in questo caso, come per Zeman, il teorico ostracismo fa guadagnare alla vittima 650.000 euro.
Ma quello che racconta la storia, lo abbiamo già visto, è relativo secondo l'accusa, i rumors ambientali sono altrettanto importanti, anche se evidentemente irrazionali.
Vediamo quindi come Moggi sia riuscito ad ostacolare l’assunzione di un elemento presso una società sulla carta ostile alla Juventus, organizzando addirittura cortei di loro ultrà per raggiungere tale obiettivo.

Galeotta fu l’intervista e chi la scrisse.
Quasi tutta la deposizione ruota intorno ad una intervista rilasciata l’8 febbraio 2005 a Corrado Zunino, giornalista de La Repubblica, nella quale lo jesino rivela che, a suo dire, l'artefice delle sue disgrazie sportive e finanziarie è il dg juventino.

Intervista, epurata dagli usuali commenti di contorno, apparsa su La Repubblica il 9 febbraio 2005:
"Se devo ricostruire chi me l'ha fatta pagare, Moggi è in cima ai pensieri".
Lo scontro tra i due prende corpo il 14 maggio del 2000 quando il Perugia di Mazzone, in una domenica folle di diluvi e sospensioni, batte 1-0 la Juventus e le nega lo scudetto. La Juventus di Lippi e di Moggi. Pieroni racconta: "Il martedì che precede la gara mi avvicina il presidente Gaucci, un uomo per cui ho lavorato tanto e che mi ha fatto ricco, un presidente generoso che viaggia con gioielli e tagli da 500 euro nei tasconi del Mercedes, ama fare regali lui. "Pieroni", mi dice Gaucci, "se contro la Juve non giochiamo alla morte e non vinciamo metterò in discussione il nostro rapporto, passato, presente, futuro". La Lazio non poteva perdere lo scudetto a Perugia per due anni di seguito. Avrei scoperto in seguito che Capitalia, già nel consiglio di amministrazione della Lazio, nel Duemila aveva già in pegno tutte le azioni del Perugia".
Domenica 14 maggio gli umbri si giocano tutto, nonostante siano già salvi, e una Juve senza gambe perde il campionato. "Moggi non me l'ha mai perdonato". Spiega Pieroni: "Il martedì raggiunsi Cimminelli nel suo ufficio di Borgaro Torinese, alla Ergom. Mi offrì un contratto di tre anni, tre miliardi netti. Firmai e in pochi giorni la stampa sportiva locale montò una dura campagna contro di me. Puntuale arrivò la contestazione degli ultrà: in settemila sotto la sede contro il sottoscritto. Credo siano stati aizzati. Una settimana e Cimminelli si fece vivo: "Pieroni, non se ne fa nulla - mi disse - qui c'è un'incompatibilità ambientale". Avevo un contratto firmato e la Lega di Franco Carraro fece finta di non sapere. Per riparare il danno il patron del Torino mi offrì 600 milioni, li avrei investiti sull'Ancona. Quello che ho sempre sospettato, e cioè l'intervento di Moggi sulla dirigenza granata come ritorsione per Perugia-Juventus, è diventato un elemento del processo in corso ad Ancona. L'avvocato Maglione, dirigente di calcio, lo ha dichiarato al pm: "Pieroni al Torino è stato bruciato da Moggi".

Effettivamente l'articolo sembra un duro attacco all'ultimo direttore generale juventino, ma durante la deposizione Pieroni cambia notevolmente i toni del suo discorso, anche se conferma in parte quanto scritto.
Conferma che i tifosi non gradivano la sua presenza, che l'episodio ha segnato in negativo la sua attività professionale, ma sottolinea che l’ipotesi di Moggi quale artefice della combutta ai suoi danni è un'idea dell’avvocato Maglione, presentata durante il processo dell’Ancona Calcio. Ripete spesso, come aveva già fatto a Zunino, che quanto afferma è agli atti del processo, ma onestamente questa frase oggi, a differenza di allora, assume un significato diverso, viene riferita da Pieroni non per dimostrare la veridicità di quanto afferma ma per rafforzare la sua dichiarazione, per confermare cioè che non è una sua convinzione che il DG juventino sia il responsabile di quanto avvenuto.
Questa supposizione è ovvia e sarebbe disonesto far trapelare l’opposto; d'altronde ritenere vera qualsiasi asserzione detta da un avvocato o da un teste durante un processo è obiettivamente assurdo, altrimenti dagli atti del processo su Calciopoli risulterebbe assolutamente vero, ad esempio, che Zeman è uno dei più grande allenatori del mondo, soltanto perché lo ha dichiarato lui stesso.
Il PM si sofferma molto su un incontro avvenuto a Perugia fra lui ed un giornalista Rai, Ignazio Scardina. Suppone che Scardina sia una delle pedine dello scacchiere moggiano inviato come messo al dissidente dal deus ex machina di tutte le vicende scabrose della storia del calcio. Durante l'esame tenta di far ammettere a Pieroni che tale incontro sia l'ennesima macchinazione per ricondurlo con ogni mezzo all’ovile.
L’azione dell’uomo Rai ha effettivamente tutti i connotati di un'ambasciata di stampo mafioso. Infatti il bravo ("un vecchio amico dai tempi del Perugia") si presenta all’appuntamento nel capoluogo umbro accompagnato da membri della famiglia (moglie e figlioletta), in una spedizione camuffata da normale gita familiare domenicale; si incontrano in un luogo losco e molto discreto: un bar. Durante il colloquio il teste viene dopato con speciali ritrovati chimici a base di teina o caffeina (talmente efficaci che lo stesso soggetto nemmeno ricorda la loro vera natura) e davanti alle sue preghiere, in cui confessa che a séguito delle sue vicende giudiziarie è stato spogliato di ogni avere, tanto da non avere nemmeno più un’auto per recarsi in ospedale per seguire una terapia, il cinico giornalista gli dice spietatamente che la mamma è molto rammaricata per le dichiarazioni apparse giorni prima sulla stampa e che dovrà aspettarsi una dolorosa ritorsione come riparazione allo sgarro. Infatti la punizione non si fa attendere: pochi giorni dopo Scardina lo richiama confermandogli che il boss ha deciso di completare la sua vendetta regalandogli una Panda, per permettergli di recarsi scomodamente in ospedale, lasciando ai sanitari il compito di completare l’opera.

Leggendo uno dei passaggi della deposizione, si nota che anche questa testimonianza si rivela come il solito buco nell'acqua (a cui chi segue questo processo è ormai abituato) per l'accusa; anzi, in questo caso è ancora peggio, sembra quasi il processo di beatificazione di alcuni imputati:

Avv. Bonzano (parte civile Rai):Io voglio sapere se [...] il signor Scardina lo chiama (Pieroni ndr) per dire che Moggi si lamenta di questo episodio, dopodiché gli dice: 'Non ti preoccupare che ti faccio avere dallo stesso Moggi una macchina'. Io francamente vorrei che mi si spiegasse come tutto questo si verifica.
Presidente Casoria:Ma l’ha descritto come un rapporto umano.
Pieroni: Bravissima! Presidente, mi scusi, io anche nell'intervista di Repubblica dico “emerge dagli atti del processo”, quindi nell'intervista è scritto.[…]
Avv. Bonzano: Il signor Scardina Le presenta che il signor Moggi sarebbe rimasto dispiaciuto di questo Sua intervista che Lei avrebbe rilasciato?
Pieroni: Era rimasto dispiaciuto perché non era la verità, ed era molto rammaricato di questo ed aggiungo ora che lui con le mie disgrazie non c'entrava niente, mi disse queste parole.
Avv. Bonzano: Perfetto. In ragione del vostro rapporto personale, [...], il dottor Scardina Le offre disponibilità affinché Lei possa avere a disposizione un'autovettura con la quale recarsi presso i nosocomi nei quali era sottoposto a terapia, giusto?
Pieroni: Confermo.
Avv. Bonzano: E Le riferisce, così mi sembra di aver capito, che si sarebbe interessato presso il Moggi per farLe avere questa autovettura, o sbaglio?
Pieroni: Sì!
Avv. Bonzano: Qua mi si dice che Moggi si lamenta per le dichiarazioni e poi gli offre una macchina, a me sembra strana come spiegazione.Pieroni:SIGNORI!! Ignazio Scardina è stata la prima ed unica persona che ha avuto a cuore i miei problemi, Le ripeto, se ricordo bene credo di avere anche scritto una lettera di ringraziamento all'epoca a Luciano Moggi perché mi era stata data questa macchina.

Gli accusatori devono essere vittime di qualche deviazione professionale che li spinge a vedere reati in qualsiasi azione di un inquisito, anche quando questa è palesemente portata a fin di bene: è inconcepibile, infatti, come un pubblico ministero possa portare come teste un soggetto che già in fase preliminare aveva deposto scagionando l’imputato, anzi si era detto riconoscente per un’azione solidale nei suoi confronti.
Infatti il teste ripete anche in aula la sua versione dei fatti: innanzitutto specifica che le dichiarazioni rilasciate nell’intervista a Zunino sono state fatte a caldo, preso dalla foga, quando le ferite per la vicenda giudiziaria erano ancora aperte e cercava capri espiatori per poter giustificare quanto accaduto, aggrappandosi così alla frase: “Pieroni al Torino è stato bruciato da Moggi”, cosa che, come lui stesso ha specificato, oggi non sottoscriverebbe.

Chiamo a mio cuggino.
Nella deposizione Pieroni racconta anche di una lite con i vertici GEA:

Pieroni: Eravamo a Milano in un momento in cui l'Ancona aveva delle difficoltà, quindi io, dall'alto anche di questo rapporto che c'era negli anni, quasi diffidai, più che invitai, mi pare che c'era Alessandro Moggi, c'era Zavaglia, c'era Tomei, il mio direttore sportivo, dissi: “Ragazzi, capisco che voi dovete fare tutti i vostri interessi però non mi toccate l'Ancona perché io nell' Ancona ho riversato 40 anni della mia vita”, guarda caso poi è successo che, avendo firmato con le mie garanzie personali, ho perso tutto quello che avevo, quindi dissi: “Cercate un attimino di rispettare l'Ancona perché, se qualcuno dovesse fare un danno, io dopo saprei a chi rivolgermi”.

Per il processo questo fatto non è assolutamente rilevante, ci sarebbe da notare, però, come lo stesso episodio venga descritto con maggiori particolari già da Zunino nel 2005:
"Nella primavera 2002 entrai in rotta di collisione con il figlio Alessandro sulla campagna acquisti. Io lavoravo per l'Ancona in serie B, Moggi junior procurava giocatori alla Ternana. "Se mi tocchi questa squadra", gli dissi, "ti porto dal pm Guariniello".
Se fosse vero quanto scritto su La Repubblica, potremmo addirittura supporre che la sua deposizione fatta a Guariniello sia frutto di una ritorsione, facendoci intendere che le indagini viziate non siano peculiarità solo di questo processo. Ma questa è una storia chiusa ed acclarata, meglio soprassedere.

Il baricentro della combriccola romana.
Torna anche in questa deposizione un riferimento alla famigerata combriccola romana. Neanche Pieroni, però, sembra fornire ulteriori indizi per svelare l'arcano, conferma senza mezzi termini, apparentemente seccato, che erano solo voci. Aggiunge solo una novità: a suo dire, l'artefice di questo pettegolezzo è Dal Cin, che ha già deposto in questo processo sostenendo anche lui che erano cose che si dicevano:

PM:Lei ne era a conoscenza (di una combriccola romana, ndr)?
Pieroni: Non ne ero a conoscenza, ne ho sentito parlare
...
PM: Da chi era composta?
Presidente Casoria: Ma, pubblico ministero, se si diceva, erano voci…
PM: Presidente, allora se è per questo io allora procedo a contestazione, Lei è stato sentito come persona informata sui fatti in data 29 maggio 2006, Lei dice “Nell'ambiente del calcio tutti sapevano e di conseguenza ne ero conoscenza anch'io”; Lei dice che ne era a conoscenza.
Pieroni: Certo, perché se ne parlava, Dottore, Le dico di più, che ci fu anche, se può essere utile alla causa, Franco Dal Cin, che all'epoca era presidente del Venezia, se non vado errato, che, dopo una partita giocata a Bari, fu lui a lanciare queste accuse, lo fece anche pubblicamente, ma ecco io… nell'ambiente si poteva anche sentir dire questa cosa, ma personalmente io, come ho detto ai Suoi colleghi precedenti, non ho un elemento che sia uno per poter dire che un arbitro o degli arbitri erano associati, che poi si dicesse nell'ambiente del calcio questo è un altro problema.

PresidenteCasoria: Ma l’ha descritto come un rapporto umano.
Solo una considerazione su questa frase, sarà grazie alla sensibilità femminile, sarà l'assenza di scorie calcistiche che spesso offuscano i gesti nobili di un avversario, ma crediamo che la giudice Teresa Casoria, in questo caso, sembra la persona più lucida fra gli interlocutori. Capisce che in realtà dietro il regalo dell’auto non c’è alcun sotterfugio, è semplicemente il compassionevole gesto di un uomo, Moggi, verso una persona, un collega prima che avversario, una persona come lui, “fatta da sé”, solo più sfortunata e che il calcio, la sua passione, ha fagocitato.

Trascrizione integrale (http://download.ju29ro.com/processo_calciopoli/pieroni_15-12-2009.pdf) della deposizione di Pieroni in PDF.

AlexnelCuore
04.01.2010, 23:01
Calciopoli: risponde Beltrandi


Marco Beltrandi, deputato, dal 6 giugno 2006 al 28 aprile 2008 è stato vice presidente della IX commissione trasporti, poste e telecomunicazioni. Dal 20 settembre 2006 ad oggi è tra i componenti della commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi. Vista la sua appartenenza alla commissione e data la scarsa, quanto viziata, qualità delle informazioni che i media hanno fornito e forniscono sulle vicende di “calciopoli”, abbiamo voluto raccogliere il suo pensiero su quanto accaduto.

Lei dovrebbe aver assistito all’audizione alla Camera di Guido Rossi, allora presidente straordinario della FIGC . Può spiegarci in che clima avvenne e come si presentò il professore?

In realtà non ricordo di aver partecipato ad una audizione di Guido Rossi come Presidente della FIGC, ma ricordo di aver partecipato ad un’ audizione di Guido Rossi quale Presidente di Telecom Italia alla Camera in Commissione Trasporti, Poste e Telecomunicazioni, di cui ero VicePresidente, , e posso assicurare che fu piuttosto movimentata, in quanto tanti componenti della Commissione, in fase di interrogazione, reagirono con un certo fastidio al tono con cui il Prof. Rossi presentò la sua relazione introduttiva.


Il conflitto di Interessi. Nominare commissario straordinario della Figc un ex dirigente dell’Inter, squadra che ha poi goduto dei maggiori benefici di calciopoli, e che subito dopo la sua uscita dal mondo sportivo viene catapultato in Telecom, secondo lei, ha dato le giuste garanzie di imparzialità?

No, credo che, indipendentemente dalle qualità del Prof. Rossi, fosse opportuno evitare ogni sospetto e conflitto di interessi. Il fatto è che l’Italia è tutta un conflitto di interessi, e spesso per giunta assai poco conosciuti dalla pubblica opinione. È una vera piaga nazionale, diffusa ad ogni livello, che la politica dovrebbe risolvere. Ma questa triste consapevolezza non può comunque giustificare quanto accaduto.


All’interno della stessa audizione, il Professore pone attenzione sull’aspetto mediatico, precisando che “un’informazione non sempre corretta ha contribuito a far confondere nelle valutazioni della pubblica opinione”. Non le sembra un controsenso accusare la stampa di un percorso non corretto e giustificare le condanne di calciopoli con il “sentimento popolare”?

La contraddizione c’è, tuttavia non c’è il minimo dubbio che l’informazione sia stata assai scorretta in tutta questa vicenda. Si è fatto un processo mediatico, con conseguenti condanne, su fatti su cui solo l’autorità giudiziaria, con tutte le garanzie e i tempi del caso, può fare piena luce.
Invece, con la scusa dei tempi troppo lunghi della giustizia ordinaria, quella sportiva ha proceduto senza indugio e, forse, senza troppa cura, sotto la spinta della campagna mediatica.


Molte delle prerogative oggetto dell’audizione oggi sono state smentite dai fatti. Sia il processo Gea, sia quello delle plusvalenze, sia l’andamento del processo che si sta svolgendo a Napoli, sembrano sconfessare le basi che hanno portato alla condanna della Juventus. Possono esserci i presupposti per intervenire nuovamente con una nuova audizione per verificare lo stato attuale delle cose?

Ci sono state anche cause per diffamazione che si sono risolte favorevolmente per gli imputati di Calciopoli.
Su tutta questa vicenda pesa, come sempre, il sistema giudiziario costantemente al collasso in Italia. Una giustizia che arriva così in ritardo è sempre una denegata giustizia, per la quale il nostro Paese è costantemente condannato in sede internazionale, con crescenti danni anche economici. Anche perché i processi sono solo mediatici, in assenza di ogni contraddittorio. E quando e se arrivano le assoluzioni, esse sono quasi ignorate dai mass–media. Senza dimenticare che in questo caso vi sono stati anche i gravi provvedimenti presi dalla giustizia sportiva, e io mi chiedo come potrebbero essere sanate le conseguenze per le persone e le Società coinvolte nel caso di assoluzione definitiva in sede penale.

Guido Rossi, parla di funzioni di controllo e di garanzia delle struttura e sportive, venute meno e perdendo in tal modo indipendenza e terzietà. Partendo dal presupposto che la quasi totalità dei vertici pre calciopoli occupa ancora posizioni di rilievo all’interno della stessa organizzazione sportiva, non le sembra che sia una nuova situazione non chiara?

Certamente vi è anche iniquità in questa situazione, ma d’altro canto già troppe carriere sono state stroncate da una giustizia sportiva senza attendere i tempi – peraltro biblici - della giustizia penale. Anche io ho spesso considerato che, nel caso i fatti imputati fossero confermati in sede penale, ne verrebbe irrimediabilmente compromessa la credibilità del calcio anche post calciopoli.

Guido Rossi afferma che il calcio italiano “non è stato assolutamente rovinato nelle sue componenti atletiche”, tirando in ballo la conquista della Coppa Del Mondo. Invece, da calciopoli in poi, l’involuzione è evidente. Anche qui altro parametro da rivedere?

Non mi intendo sufficientemente di calcio per farmi una precisa opinione in merito a questa correlazione che, come si sa, può sussistere senza un rapporto di causa/effetto. Certo è bene che si rifletta anche su questo, e che lo faccia anche la competente Commissione Cultura della Camera dei Deputati, magari con una indagine conoscitiva, per mettere il legislatore nelle condizioni di conoscere per delibere, qualora se ne ravvisasse l’opportunità, in una materia su cui la sensibilità e l’attenzione nazionale è così spiccata.

Radio radicale sta trasmettendo il processo di calciopoli offrendo la possibilità di ascoltare senza il filtro dei media, i vari testimoni. Ha subito pressioni per questo? Può garantire la sua presenza fino alla conclusione del processo?

Non sono l’editore della Radio, né ho responsabilità in essa. Ritengo di sapere che Radio Radicale considera come compito di servizio pubblico la trasmissione integrale del processo. Proprio per la necessità di far conoscere cosa accade nell’unica sede deputata a fare chiarezza sulla vicenda, appunto quella giudiziaria. La Radio ha sempre trasmesso tutti i grandi processi italiani, e non comprenderei una eccezione su questo. Non sono a conoscenza di pressioni su questa vicenda. Conto anche che se ci fossero problemi me lo fareste prontamente sapere.

La nostra associazione ha di recente scoperto che all’interno della Rai, foto che ritraevano Moggi, Giraudo, Bettega e Capello, venivano salvate come “*****”. Essendo un servizio pubblico, non dovrebbe garantire una maggiore equità e soprattutto è possibile verificare – prendendo gli opportuni provvedimenti – chi ha materialmente “offeso” molti juventini?

Sul singolo episodio non voglio neppure esprimermi, augurandomi che non corrisponda al vero. Certo invece è che la Rai ha avuto le sue responsabilità in quel processo mediatico senza garanzie che ha avuto purtroppo le conseguenze che illustravo prima. Posso invece impegnarmi, nell’ambito delle mie competenze di componente della Commissione parlamentare di Vigilanza sulla Rai, a quantomeno far sì che sui processi si faccia quella adeguata informazione che, per la verità, già oggi non vedo.

AlexnelCuore
20.01.2010, 00:30
Moggi contro Baldini: le nostre domande

da Ju29vero.com

"Al processo di Napoli tirerò fuori un'intercettazione tra Baldini e Mazzini, in cui l'ex dirigente della Roma dice a Mazzini che riuscirà a far cacciare dal calcio Moggi, Giraudo e Galliani ma a lui lo salverà in cambio di una sistemazione per il suo amico Renzo Castagnini (oggi alla Juve). Franco Baldini è un incapace e si pentirà amaramente di aver detto il falso perché a fine processo lo denuncerò penalmente! Come ho fatto a lavorare con Fabio Capello che ne è amico? Chiedetelo al tecnico dell'Inghilterra. Io non ho mai chiesto niente di Baldini a nessuno."

Queste le parole di Luciano Moggi, pronunciate presso la trasmissione StudioStadio Domenica 17 Gennaio. Parole che, in un contesto normale, avrebbero fatto fare due più due, con quanto sta uscendo dal processo di Napoli su Calciopoli, all’intera stampa sportiva italiana, la quale avrebbe dovuto chiedere scusa per quanto ha indebitamente strombazzato per quasi quattro anni. Ma si sa, questa è pura utopia. La realtà è che i fautori del “sentimento popolare” non solo faranno orecchie da mercante o metteranno un trafiletto vicino ai necrologi, ma magari stravolgeranno totalmente la notizia agiografando Baldini, come già hanno fatto. E come sono soliti fare.

Ma facciamo un paio di collegamenti. Il già citato Baldini, oltre che essere amico del Maggiore Auricchio (colui che ha condotto le indagini su Calciopoli), si ritrova in un’altra intercettazione che ha per protagonisti Mauro Sandreani (ex allenatore che al tempo lavorava per la Juventus) e Franco Zavaglia (procuratore GEA), già analizzata sul nostro sito (http://www.ju29ro.com/dossier/cantanapoli-il-processo/525-omissis-.html). Rieccola:

SANDREANI: "Parlando così con (nome incomprensibile) del calcio m'ha detto: sai che adesso tra un po' ci sarà una grande rivoluzione perché a Torino entra Franco Baldini che lo porta Montezemolo e fa piazza pulita di tutti ...[...]"
ZAVAGLIA: "[...] Secondo me è una voce che ha messo in giro Franco Baldini"
SANDREANI: "Questo è un amico amico amico di Franco Baldini che me l'ha detto eh..."
ZAVAGLIA: "E infatti l'ha messa in giro lui eh..."
SANDREANI:"Eh...e lui lo dà per certo questo [...] ...io, facevo finta di niente, dico: ma guarda che il direttore ci ha un contratto ancora fino al 2005...sì sì ma i nuovi lo fanno fuori perché sai.. Montezemolo... i nuovi rampolli della famiglia così..."

Questa intercettazione sembra confermare che Baldini sa qualcosa di più di tutti noi su Calciopoli e che la sua amicizia con Auricchio forse non è così casuale. Inoltre Sandreani cita Montezemolo come “sponsor” di Baldini, lo stesso Montezemolo che tanto si diede da fare affinché la Juventus nel 2006 non ricorresse al Tar, al punto che venne ringraziato pubblicamente dal presidente della Fifa Blatter. Ma a questo punto la domanda è: come mai gli unici testimoni dell’accusa (insieme ad Ancelotti) che a Napoli ancora non vengono ascoltati (anche se chiamati più volte) sono proprio Baldini e Auricchio?

Ma trasferiamoci a Napoli. Abbiamo ascoltato finora quasi tutti i testimoni dell’accusa che, nonostante i non pochi momenti di ilarità, hanno fornito spunti interessanti. Ci dice Dario Galati (http://www.ju29ro.com/dossier/cantanapoli-il-processo/1291-dario-galati-per-chi-guarda-la-luna-anziche-il-dito.html) , ex dipendente FIGC e CAN, che, in occasione di uno dei derby milanesi di Champions League del 2005, un dirigente dell’Inter gli disse che avevano commissionato dossier illegali sugli arbitri per un valore di 500.000 euro. Viene subito alla mente l’inchiesta della Procura di Milano sulla Security Telecom, nella persona di Giuliano Tavaroli, e i dossier illegali ai danni di Moggi, Bergamo, Pairetto, De Santis, la FIGC e la Juventus. I cosiddetti “Ladroni” e “Como”. Ancora Galati riferisce che il giornalista di Repubblica Zunino lo aveva chiamato perché lo aiutasse a sbobinare intercettazioni ancora coperte da segreto istruttorio. E come non citare Danilo Nucini, l’arbitro accusatore che ha ammesso di frequentare assiduamente Facchetti e che redigeva personalmente per l’amico un diario in cui annotava i comportamenti dei designatori durante i raduni? Senza dimenticare Rosario Coppola (http://www.ju29ro.com/dossier/cantanapoli-il-processo/1586-coppola-gli-inquirenti-e-il-teorema-juve.html) , ex guardalinee, che dice di aver subito pressioni da parte dell’Inter per modificare un referto in occasione di un Inter-Venezia. Coppola racconta anche di aver riferito tutto ciò ai carabinieri nel 2006, ma la risposta degli inquirenti sarebbe stata:”L’Inter non ci interessa”. Quindi il pool investigativo ha fatto indagini in un solo senso. Il pool comandato dal maggiore Auricchio.
Insomma, nell'attesa di sapere i contenuti dell'intercettazione cui fa riferimento Moggi, intercettazione che in esclusiva vi proporremo nei prossimi giorni, ma soprattutto le testimonianze della difesa, riusciremo a capire meglio. Ma la domanda è: qual è la vera cupola? Quella teorizzata dai PM a Napoli, che è stata messa pesantemente in discussione dai testimoni dell’accusa, o quella che avrebbe avuto lo scopo di fare fuori i dirigenti della Juventus e quindi la Juventus stessa? Finora la realtà dice che Castagnini (http://www.ju29ro.com/tutto-juve/534-carneade-castagnini-chi-e-costui.html) è alla Juventus, che a Baldini è stato proposto di andare alla Juventus, che Coppola dopo quell’Inter-Venezia non ha più arbitrato in serie A. E suggerisce che i “nuovi rampolli della famiglia”, citati nella telefonata di Sandreani, dovrebbero, con tutta evidenza, fornire alcune spiegazioni mai date ai tifosi juventini.

AlexnelCuore
22.01.2010, 15:45
La Repubblica - Processo breve, a rischio Calciopoli


L’ultima versione della riforma del processo breve rischia di cancellare il dibattimento per lo scandalo di Calciopoli. Se la Camera approverà senza modifiche il testo votato al Senato, il giudizio che si sta svolgendo davanti al Tribunale di Napoli e conta 24 imputati fra i quali l’ex direttore generale della Juventus Luciano Moggi sarà dichiarato interamente prescritto: il procedimento presenta infatti entrambi i requisiti previsti dalla norma transitoria che prevede la chiusura di tutti i processi di primo grado riguardanti vicende comunque coperte dall’indulto: gli episodi al centro dell’inchiesta sono precedenti alla data del 2 maggio 2006 e anche la pena prevista per l’accusa più grave, associazione per delinquere, non supera i dieci anni di reclusione.

La prima versione della riforma, ora superata dall’emendamento approvato a Palazzo Madama, avrebbe determinato la prescrizione della sola ipotesi di frode sportiva, ma non dell’accusa di associazione per delinquere, espressamente esclusa dal testo originario. Prescrizione sicura anche per il processo sul ciclo dei rifiuti che vede fra gli imputati il presidente della Regione Campania Antonio Bassolino e l’ex amministratore di Impregilo Piergiorgio Romiti. La richiesta di rinvio a giudizio è stata infatti presentata il 31 luglio 2007 e difficilmente il giudizio di primo grado giungerà a conclusione entro il 31 luglio 2010. Bassolino però ha già fatto sapere di essere intenzionato a rinunciare ad avvalersi di una eventuale prescrizione.

«Voglio essere assolto nel merito», ha sempre ribadito. Inizierà il 15 febbraio prossimo il processo per il primo filone dell’inchiesta Udeur che vede imputate dieci persone fra le quali il presidente del Consiglio regionale (e moglie dell’ex ministro della Giustizia) Sandra Lonardo Mastella. In questo caso la richiesta di rinvio a giudizio è stata presentata a maggio 2009, i tre anni scatterebbero dunque a maggio 2012. Nel complesso, dovrebbero essere circa 50 mila i procedimenti cancellati a Napoli dalla riforma. Il presidente del Tribunale Carlo Alemi e il procuratore Giandomenico Lepore avevano indicato questa cifra dopo aver calcolato le ricadute della prima versione della riforma. Adesso i calcoli dovranno essere aggiornati, il timore però è che il numero possa solo diventare più alto, visto che l’emendamento Valentino ha eliminato le esclusioni soggettive e oggettive previste dalla prima bozza.

AlexnelCuore
24.01.2010, 19:55
Baldini-Mazzini, l’intercettazione shock: “Farò il ribaltone”



La conversazione telefonica tra i due ex dirigenti non ancora agli atti del processo Moggi qui in versione integrale. L’ex direttore sportivo della Roma raccomanda un amico e poi promette: “Butterò tutti giù dalla poltrona”. Poco prima dello scandalo di Calciopoli.


“Al processo di Napoli tirerò fuori un’intercettazione tra Baldini e Mazzini, in cui l’ex dirigente della Roma dice a Mazzini che riuscirà a far cacciare dal calcio Moggi, Giraudo e Galliani ma a lui lo salverà in cambio di una sistemazione per il suo amico Renzo Castagnini (oggi alla Juve…)”. Così Luciano Moggi dagli studi di Studio Stadio annunciava al mondo domenica scorsa l’esistenza di una telefonata tra Franco Baldini, il suo grande e storico accusatore nel mondo nel calcio, ed uno dei protagonisti poi di Calciopoli, Innocenzo Mazzini, vicepresidente della FIGC. Un’intercettazione di cui si è parlato tantissimo, sia perché sembrerebbe la punta di un iceberg delle notizie che stanno per uscire al processo di Napoli, sia perché riguarda personaggi molto discussi negli ultimi tempi. Sette giorni dopo, eccovela.


UN PO’ DI STORIA – La telefonata risale al 2005. Franco Baldini all’epoca dei fatti fresco ex dirigente della Roma chiede ad Innocenzo Mazzini di spendersi con Luciano Moggi in favore di Renzo Castagnini, suo amico, affinché venisse assunto dall’Arezzo Calcio. Il “giro Veltroni” non basta più, ci vuole il “giro Moggi”. Baldini suggerisce a Mazzini di mentire a Moggi riguardo una sua presunta inimicizia con il Castagnini stesso: pensa che Moggi, sapendo che Castagnini è nemico di Baldini, suo nemico, possa raccomandarlo al presidente degli aretini.

LA CONVERSAZIONE - Al minuto 1 della conversazione si può agevolmente sentire Baldini annunciare a Mazzini quale sarà la ricompensa per i suoi eventuali servigi. Franco Baldini dice: “Forse se ti comporti bene, quando farò il ribaltone e tanto lo farò perché io vivo per quello, fare il ribaltone e buttare tutti di sotto dalla poltrona, io ti salverò. Forse”. Al minuto 8 della conversazione, Mazzini solidarizza con Baldini fresco disoccupato e aggiunge che “tra un anno e mezzo però quando cambieranno un po’ di cose” chissà. Col ribaltone Baldini magari tornerebbe a lavorare. Baldini a proposito di quel ribaltone per il quale “ormai vive” lo rassicura a sua volta. “Io mi sono sempre guardato bene dal fare illapr 13217490 11130 Baldini Mazzini, lintercettazione shock: Farò il ribaltone tuo nome. Ho parlato di Carraro, Galliani, Giraudo. Non t’ho mai nominato”. Anzi. “Ho avuto persino il timore che tu ne fossi geloso”. Al processo Gea, è stata acclarata l’amicizia dapprima negata tra Baldini ed il maggiore dei Carabinieri Attilio Auricchio. All’epoca della telefonata in cui Baldini annuncia a Mazzini di star preparando il ribaltone del calcio italiano facendo nomi a qualcuno, il colonnello Auricchio era il responsabile delle segretissime indagini in corso su Calciopoli.

GLI ATTI SUCCESSIVI - La telefonata è del 2005. Il ribaltone che avrebbe “buttato di sotto dalle poltrone” e promesso un anno e mezzo dopo si concretizza nel maggio 2006 con quella che a tutt’oggi è una misteriosa fuga di notizie sull’indagine che invaderà i giornali. Baldini ci aveva quasi preso. Moggi, Giraudo e Carraro saranno “ribaltati” (Galliani quasi). Castagnini tornerà a lavorare. Alla Juve. Ma Mazzini non si salverà.
Un’intercettazione di cui si è parlato tantissimo, sia perché sembrerebbe la punta di un iceberg delle notizie che stanno per uscire al processo di Napoli, sia perché riguarda personaggi molto discussi negli ultimi tempi.
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Per ascoltare l'audio andate qua http://www.giornalettismo.com/archives/48543/baldini-mazzini-ecco-lintercettazione/

alessandro magno
24.01.2010, 19:58
mamma mia , brava angela a trovarla

AlexnelCuore
24.01.2010, 20:01
l'ho trovata grazie a face...............e l'ho subito postata

Luca
24.01.2010, 20:06
ottimo Angela

AlexnelCuore
26.01.2010, 14:49
Baldini fa un discorso molto serio: il ribaltone


Come annunciatovi qualche giorno fa, ecco di seguito la telefonata tra Franco Baldini, ex ds della Roma, e Innocenzo Mazzini, al tempo vicepresidente della FIGC, avvenuta in data 4 aprile 2005, a cui recentemente ha fatto riferimento Luciano Moggi:



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Anzitutto, vi troverete a chiedervi: ma perché questa intercettazione non è tra quelle conosciute, tra quelle che tutti abbiamo letto sui giornali? La risposta è piuttosto semplice, e in parte l'avevamo già data, descrivendo, nel silenzio generale, il singolare modus operandi degli inquirenti nei confronti di Franco Baldini, in questo articolo (http://www.ju29ro.com/dossier/cantanapoli-il-processo/525-omissis-.html) del 2008. Quasi due anni fa, insomma, partiva la nostra denuncia per un metodo ritenuto quantomeno strano, una denuncia caduta nel vuoto e non ripresa dagli organi di informazione, che oggi riproponiamo, forti di questo ulteriore e, ci sembra, decisivo elemento di accusa nei confronti del metodo inquirente. A pagina 414 dell'informativa di Novembre 2005 (http://download.ju29ro.com/informative_dei_carabinieri/INFORMATIVA_Novembre2005.pdf), consultabile sul nostro sito, nell'area download (http://www.ju29ro.com/download.html), potete trovare la trascrizione di questa telefonata, effettuata dai carabinieri. Ebbene, ancora una volta , come potete vedere, c'è molta distanza e omissioni a nostro modo di vedere ingiustificate.
Secondo gli inquirenti, leggiamo, questa telefonata è utile per comprendere lo strapotere di Moggi nel calcio (!), e vengono riportate solamente le parti in cui Baldini chiede a Mazzini di interessarsi per far lavorare l'amico Renzo Castagnini.

Ascoltiamo l'intercettazione dall'inizio, e andiamo a snocciolare tutti gli argomenti che noi riteniamo pertinenti e degni di figurare nella trascrizione della telefonata nell'informativa. Quegli elementi che, se fossero stati trascritti, avrebbero sicuramente cambiato la percezione del "sistema" da parte del lettore. Quegli elementi omessi nella trascrizione.

E' NORMALE - La telefonata si apre con la promessa da parte del Baldini di un "discorso molto molto serio", ed effettivamente comincia a perorare la causa dell'amico Renzo Castagnini, che vorrebbe vedere impiegato come direttore sportivo all'Arezzo. Ricordiamo per i più disattenti che il signor Castagnini, dopo una mediocre carriera trascorsa tra squadre di mezza classifica di serie B, ha compiuto un decisivo salto di qualità nel dopo Calciopoli venendo assunto, tu pensa, niente meno che dalla Newventus. Se non lo avete già fatto, potete leggere la sua storia in relazione a questa vicenda, in questo articolo (http://www.ju29ro.com/tutto-juve/534-carneade-castagnini-chi-e-costui.html), sempre del 2008.
Baldini immagina che Moggi possa avere influenza nella decisione e, tutto di un pezzo, chiede a Mazzini di inoltrargli la richiesta, ripetendo fino allo sfinimento la stessa battuta: "Tu digli che io e Renzo si è litigato da piccini", in riferimento al noto astio che intercorre tra lui e Moggi. E fin qui ci siamo. Ci sono anche i carabinieri.

E' NORMALE? - Quello che i carabinieri non scrivono però è che Baldini promette a Mazzini: "Forse se tu ti comporti bene, quando farò il ribaltone, tanto lo farò perché io vivo per quello, fare il ribaltone, buttare tutti giù sotto dalla poltrona, io ti salverò forse...".
Quindi Baldini prefigura un ribaltone che gli consentirà addirittura potere di vita e di morte su un vicepresidente federale. Decisamente interessante, una notizia decisamente interessante, e meritevole di stare agli atti. C'è un competitore di Luciano Moggi che sta lavorando per scalzarlo dalla sua posizione e, come risultato del suo lavoro, prefigura un enorme potere. Un potere certo non proprio di un semplice cittadino.
Si fa per ridere, dite, è vuota millanteria? Andiamo alla fine della telefonata.
Mazzini a un certo punto se ne esce: "Tra un anno e mezzo quando cambieranno un po' di cose...", e giù una risata grassissima.
E Baldini lo conforta: "Mi son sempre guardato bene dal fare il tuo nome, ho parlato di Carraro, di Galliani, Giraudo... non t'ho mai nominato, ho avuto persino il timore che fossi geloso..." e giù altre grasse risate.
Boom. Decisamente troppo interessante.
E' la prova che Baldini, acerrimo competitore di Moggi, stesse collaborando con gli inquirenti? Parrebbe. Con chi avrebbe fatto nomi, altrimenti, che avranno come effetto il cambiare un po' di cose nell'estate del 2006, un anno e mezzo dopo? Beh, sarebbe interessante saperlo.
Ma andava trascritto. C'è un concorrente di Moggi che nella fase inquirente rappresenta a un alto dirigente un suo futuro potere. Il dirigente è ben conscio del cambiamento che verrà, e Baldini lo gratifica dicendo che sta omettendo di fare il suo nome, e che lo salverà in cambio di un favore.
Tutto questo non viene trascritto. Vi sembra normale?
Vi sembra normale che Mazzini e Baldini parlino di un cambiamento che sicuramente avverrà tra un anno e mezzo, data grosso modo coincidente con lo scoppio di Calciopoli nel 2006?
Ritorna la nostra grande domanda: ma come sono state condotte le indagini? A senso unico nei confronti di un imputato o a 360 gradi considerando anche i suoi competitori? Non è normale che questa telefonata sia stata trascritta con queste pesanti amputazioni.

E' NORMALE? - Il punto chiave riguarda, forse ancor più di Franco Baldini, Innocenzo Mazzini, il vicepresidente federale. Ancora più di Bergamo e Pairetto, gli inquirenti lo avevano indicato come ingranaggio imprescindibile del sistema Moggi, graniticamente dalla parte della Cupola, il suo lavoro sempre ispirato dalla longa manus del ds della Juve. Un fedelissimo al sistema, insomma.
E invece cosa scopriamo? Che addirittura sghignazzava al telefono con il più grande nemico di Moggi, immaginandone la caduta, e non riferendo al suo presunto sodale i bellicosissimi propositi del Baldini. Eccoci, finalmente. Un elemento importantissimo: Mazzini, come abbiamo visto per i designatori, ha un orecchio per tutti. E non si finge amico per poi fare il delatore, offre davvero una sponda.
Quando parla di Moggi, Mazzini lo descrive persino come un millantatore: "Con tutti i benefici d'inventario di Luciano Moggi", riferendosi alle sue rassicurazioni rispetto all'intercessione per Castagnini. Incidentalmente nega qualsiasi liaison dangereuse tra lui e Moggi: "Io so' pure amico di Luciano Moggi... per fortuna mia io scheletri nell'armadio con Luciano Moggi non ne ho...".
Che dire... non era utile sapere tutto questo?
I GIP, i GUP non avrebbero forse dovuto prendere in considerazione questo elemento, sicuramente difforme rispetto alla vulgata dell'informativa? Crediamo di sì, ma non hanno potuto.
Pretendiamo spiegazioni.
Mazzini è talmente subalterno a Moggi, che si interessa che il suo peggior nemico trovi lavoro, indicandogli come vacanti alcune posizioni alla Fiorentina dei Della Valle. A proposito, è il 4 di aprile, e secondo i PM la Cupola sarebbe in piena fase punitiva nei confronti dei viola, mentre le parole di Mazzini non descrivono affatto astio, anzi la conoscenza approfondita di ciò che avviene (si sa già che dal prossimo anno Corvino sarà il nuovo ds), sintomo di una certa contiguità.
Baldini, per tutta risposta, gli rappresenta che Carraro (attenzione: Carraro, il prosciolto, e non Moggi, il mostro) ha chiamato i Della Valle per sconsigliarli rispetto a un suo eventuale ingaggio.
Quanta ciccia! Niente di tutto questo trascritto.

E' NORMALE? - Infine, nota di colore, ma neanche poi tanto, in apertura di telefonata scopriamo che Mazzini, per far piazzare Castagnini ad Arezzo, aveva consigliato a Baldini di chiamare Walter Veltroni. Ebbene sì, l'ex candidato premier del PD, che la scorsa settimana abbiamo letto moraleggiare, dalle colonne sulla Gazzetta dello Sport, sulla validità del progetto e i valori etici di John Elkann.
Nel gergo di Mazzini e Baldini, scopriamo che il presidente dell'Arezzo sarebbe passato dal "giro Veltroni" al "giro Moggi". Ma che, anche Veltroni aveva una cupola, allora? Non scherziamo. Evidentemente i "giri" erano lobbies, e qui, troviamo ulteriormente certificato da un alto dirigente federale, ce n'era più di una, in mutua concorrenza.
Anche questo, naturalmente, non è stato trascritto.
Chiediamo ancora: è normale?

1+1+1+1+1... - Ricapitolando qualche puntata precedente: Sandreani dice a Zavaglia che un amico di Baldini in quel di Arezzo gli avrebbe detto che Moggi&Giraudo dovranno fare le valigie, perché Montezemolo li vuole sostituire con Baldini. Dalle telefonate, sappiamo questa essere una convinzione che gira nell'ambiente, da Mazzini a Bergamo, dalla Fazi a Preziosi, sono in molti a considerarla vera e assai probabile.
Ora ascoltiamo questa telefonata.
Nell'estate di Calciopoli John Elkann aveva offerto il ruolo di direttore sportivo a Franco Baldini, che ha rifiutato, preferendo accodarsi ai milionari contratti dello staff di Capello all'estero.
Di tanto in tanto, questa voce ritorna: Elkann che offre il ruolo di ds a Baldini.
Ecco, non dimentichiamoci.

alessandro magno
26.01.2010, 18:47
e guarda caso la newventus propose anche l'incarico a baldini che poi preferi andare a madrid con capello. che razza di farabutti.

maurizio
29.01.2010, 10:57
Baldini, Mazzini, Castagnini ed il ribaltone: la denuncia di Luciano Moggi!!
La denuncia di Luciano Moggi e l'intercettazione in cui Franco Baldini chiede una raccomandazione per Renzo Castagnini a Innocenzo Mazzini, anticipandogli il ribaltone di Calciopoli!!
29.01.2010 10:50 di Stefano Discreti (http://www.tuttojuve.com/?action=contatti&idutente=19&id=15427) articolo letto 880 volte
Fonte: www.stefanodiscreti.blogspot.com
http://tmwnetwork-storage.tccstatic.com/storage/tuttojuve.com/img_notizie/thumb1/f7b551d60addf0bfc4e71cd85233799c-1264758969.jpeg




L'INTERCETTAZIONE BALDINI-MAZZINI in cui viene richiesta una raccomandazione per CASTAGNINI (oggi alla Juventus...) anticipando il ribaltone con CALCIOPOLI <object height="344" width="425">


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YouTube- Moggi: Baldini tramava in un'intercettazione non trascritta interamente
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gabriele
04.02.2010, 09:10
Da Milano incominciano ad arrivare sinistri scricchiolii :icon_cool::evidence:





Vittoria! Telecom e Pirelli patteggiano




Notizie straordinarie dal processo per le intercettazioni abusive di Milano la Telecom e la Pirelli patteggiano.
Spieghiamoci bene, patteggiano per quanto riguarda il processo sulla corruzione per le tangenti pagate a Carabinieri, Poliziotti e Finanzieri che, secondo la ricostruzione della Procura, passavano informazioni accedendo abusivamente alle banche dati del Ministero degli Interni, delle Finanze e della Giustizia.
Le due società, a titolo di risarcimento, riconoscono, a quanto risulta, ai Ministeri parti lese 100.000 euro di profitto del reato, 400.000 di sanzione pecuniaria, 750.000 a titolo di risarcimento del danno.

E qui la prima novità fondamentale: proporre di pagare 100.000 euro a titolo di profitto del reato è una scelta che può avere molteplici interpretazioni. Oltre al significativo operato dei suoi dipendenti, ciò potrebbe indurre a compiere serie riflessioni in ordine all'effettivo ruolo delle stesse aziende in questa vicenda.

Altro aspetto fondamentale: le società di capitali, come Telecom e Pirelli, sono società dotate di personalità giuridica e su di esse gravano obbligazioni e responsabilità civili e penali derivanti dalle azioni poste in essere nell'ambito dell'attività aziendale. Ma, inesorabilmente, l'avere personalità giuridica non implica avere volontà. Nessuna società è mossa da volontà propria: le società non hanno mani per prendere un dossier, non hanno occhi per leggerlo, non hanno bocca per esprimere su di essi un giudizio e non hanno un cervello per ragionarvi sopra.
Dunque in realtà le società sono rette da uomini: esseri provvisti dei sensi, del raziocinio e della volontà. Chi sarebbero allora gli uomini che, almeno in parte, hanno avallato simili comportamenti illeciti, visto che le due società hanno ammesso di aver avuto un tornaconto dall'attività illecita?
Nei vecchi libri di Ragioneria e di Economia Aziendale si usava, per rispondere a questa domanda, distinguere nella società il “soggetto giuridico” dal “soggetto economico”. Il primo, nelle società di capitale, coincide sempre con la persona giuridica della società, che infatti si accollava obbligazioni, diritti e responsabilità penali e civili.
Il soggetto economico invece era l'insieme delle persone (dotate, ripetiamo, di sensi, raziocinio e volontà) che agivano per nome, per conto e nell'interesse aziendale.
Quindi, se le due società del caso ammettono di aver avuto un profitto del reato, è possibile che nessuna delle persone facenti parte dell'insieme definito come soggetto economico ne fosse al corrente o abbia avallato? Forse che per la prima volta le società hanno espresso motu proprio una volontà, senza che esseri umani agissero a loro nome, per loro conto e nel loro interesse?

Ma le sorprese potrebbero non finire qui. La scelta processuale compiuta potrebbe aprire seri interrogativi in ordine all'uso di queste informazioni. Non si vorrà mica credere che queste informazioni, presumiamo pagate profumatamente, finissero in un cassetto senza essere analizzate, collegate con altri dati e magari archiviate in un dossier intestato a qualche malcapitato?
A noi viene, per esempio, in mente il famigerato dossier "Ladroni". A detta di uno dei suoi intestatari, l'ex arbitro De Santis, questo dossier conteneva dati sui redditi e sul patrimonio suo e dei suoi familiari, dati sulla sua situazione giudiziaria e su eventuali indagini in essere nei suoi confronti. Proprio quel genere di dati presenti nelle banche dati dei ministeri risarciti. Bella coincidenza, non vi pare?
Chiariamo però una cosa: la società Telecom e la società Pirelli non avevano nessun interesse a raccogliere informazioni su un arbitro di calcio. Questo è sicuro, visto che anche la sua attività professionale (dipendente del Ministero della Giustizia) non era in nessun modo collegabile o confliggente con quella delle due società patteggianti.
Ma per caso il soggetto economico, ovvero chi agisce per nome, per conto e nell'interesse delle aziende, poteva avere altri interessi esterni da soddisfare? Lo lasciamo dire a voi, noi sommessamente ricordiamo che la Pirelli era ed è azionista dell'Inter ed è retta da Marco Tronchetti Provera, consigliere della società nerazzurra. Non basta: l'allora vice presidente dell'Inter, Carlo Buora, era anche amministratore delegato della Telecom. Infine Massimo Moratti all'epoca era, oltre che proprietario dell'Inter, anche consigliere della Telecom. Un bell'intreccio, non v'è dubbio. Senza contare che lo stesso arbitro Nucini, di certo non nemico dell'Inter, ha dovuto ammettere di fronte ad un Tribunale l'interesse quasi ossessivo della società meneghina per il mondo arbitrale.

Altra curiosità di oggi è la lunga intervista concessa da Emanuele Cipriani, socio della Polis d'Istinto, a Peter Gomez (Il Fatto Quotidiano). Ecco cosa dice in merito alle responsabilità di quel soggetto economico delle due società: “Ladro però, no. Era tutto fatturato. E a ogni fattura corrispondeva un codice numerico che rimandava ad una pratica, ovvero ad una attività che poteva essere: lecita, illecita o parzialmente lecita. Un lavoro di cui, oltretutto i vertici dell'azienda e Tronchetti, che adesso fa persino fìnta di non sapere chi sono, erano perfettamente a conoscenza. I miei committenti erano Pirelli e Telecom. Tra i miei clienti, in qualche caso, ci sono stati lo stesso Tronchetti e alcuni suoi avvocati: è tutto riscontrabile"
Già secondo Cipriani, Tronchetti Provera sapeva. E sul fatto che sia tutto fatturato verrebbe proprio da crederci. L'Inter infatti mai ha smentito le notizie di stampa che rivelavano la presenza, nella sede londinese della società di Cipriani, di documentazione a firma Rinaldo Ghelfi che attesta l'avvenuto pagamento di servizi non meglio specificati.

Attendiamo trepidanti chiarimenti dall'Inter. Possibilmente nelle sedi più appropriate. Non pare infatti del tutto credibile che questa "macchina spropositata" (cit. dell'interrogatorio sul caso Telecom a Tronchetti Provera) sia stata posta in essere per il solo monitoraggio della vita privata di Vieri. Fatto comunque per il quale è in corso un altro processo.
In caso contrario saremmo costretti a pensare che la cifra e il simbolo delle vittorie di questi anni non sia nelle gesta dei suoi giocatori e nel simbolo di campioni che portano sul petto. Ma nella scritta della società che portano sulla maglia.

P.S.
Infine una parola sulla Juventus. Nonostante questi incredibili fatti che vedono coinvolto come vittima il suo ex direttore generale, non pare interessata a comprendere il perché di questa operazione di dossieraggio, che tra l'altro potrebbe aver provocato ingenti danni patrimoniali. Anzi, ricordiamo che, durante l'ultima assemblea degli azionisti, nostri esponenti hanno chiesto spiegazioni su questa inerzia. L'allora Presidente in un primo momento glissò, omettendo di rispondere alla domanda. Sollecitato sul tema, poi rispose di non sapere cosa rispondere.
Lasciamo a voi, anche su questo punto, trarre le opportune conclusioni.


TRATTO DAL SITO ju29ro

jumarco
04.02.2010, 14:38
Le conclusioni sono sempre le stesse:
PROPRIETA' E DIRIGENZA ATTUALE SONO COLLUSI CON LA MAFIA TRONCHETTIANA!!!!

AlexnelCuore
04.02.2010, 16:31
La Repubblica - Processo Calciopoli, perito nella bufera, si riapre la polemica


L´infortunio professionale capitato a un perito fonico del Tribunale di Napoli rischia di riaccendere la polemica intorno al processo sullo scandalo di Calciopoli. Al centro della vicenda c´è infatti lo stesso professionista scelto dal collegio della nona sezione penale, dove sono imputati Moggi e gli altri protagonisti dell´inchiesta sugli intrighi del mondo del pallone. L´esperto ha presentato una perizia fonica al processo per droga nei confronti di un cittadino albanese che presentava valori risultati perfettamente identici a quelli attribuiti a un´altra persona, un boss del clan camorristico dei Casalesi, in una diversa consulenza redatta dallo stesso perito. Circostanza impossibile perché, spiega l´avvocato catanese Giovanni Avila, che assisteva l´imputato albanese, «come accade per le impronte digitali e per il dna, infatti, non è possibile che due perizie vocali di due persone diverse siano uguali e perfettamente identiche in tutti i valori».
Il pm di udienza, Nunzio Fragliasso, ha chiesto la trasmissione degli atti alla Procura per valutare se sia possibile ravvisare reati nella condotta del professionista, che si è giustificato parlando di errore da "copia e incolla". La circostanza avrà certamente effetti dirompenti sull´indagine che ha coinvolto un docente universitario catanese, il professor Alberto Fichera, accusato di aver redatto una perizia favorevole a due boss del clan dei Casalesi, che si era sempre dichiarato vittima di un errore giudiziario ed era stato accusato proprio in base alla perizia fonica risultata identica a quella prodotta al processo contro l´imputato albanese e, divenuta alla luce dei fatti, inutilizzabile.
Ma l´episodio può inasprire il confronto fra accusa e difesa nell´aula di Calciopoli, dove il professionista è stato incaricato dal Tribunale di svolgere la consulenza sulle conversazioni al centro del processo. «A questo punto - afferma uno dei difensori di Luciano Moggi, l´avvocato Paolo Trofino - valuteremo con ancora maggiore attenzione le conclusioni del perito perché la prova regina del processo è tutta nelle intercettazioni telefoniche». In Procura invece c´è grande tranquillità e la certezza che il caso non potrà in alcun modo influire sulle sorti di Calciopoli. Il pm Giuseppe Narducci, che ha condotto le indagini con il pm Filippo Beatrice e rappresenta l´accusa a dibattimento con il pm Stefano Capuano, è impegnato solo a preparare il prossimo appuntamento del processo: martedì 9 febbraio sarà in aula l´investigatore più importante dell´inchiesta, il colonnello dei carabinieri Attilio Auricchio.

AlexnelCuore
05.02.2010, 20:52
Ravezzani: "Ci fu un complotto ai danni della Juventus" (VIDEO)

L'intervento di Fabio Ravezzani a "La Juve è sempre la Juve", trasmissione televisiva bianconera condotta da Massimo Zampini e Antonello Angelini, ogni giovedì su T9 (Lazio e Umbria) e GBR (canale 877 piattaforma Sky). Il direttore sport di Telelombardia ha rilasciato interessanti dichiarazioni su "Calciopoli", prendendo spunto dalla clamorosa intercettazione Mazzini-Baldini.
Ecco il video:

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alessandro magno
08.02.2010, 20:20
e se lo dice ravezzani che mi pare sia interista......

ragazzi perdete dei minuti del vostro tempo e guardatevi il video

gabriele
09.02.2010, 15:34
Tratto dal sito ju29ro



Il puzzle delle Sim svizzere: “Ognuno li legge come vuole”




Tra le deposizioni del processo Calciopoli del 2009, ne avevamo lasciata indietro una che pubblichiamo oggi, per celebrare degnamente la ripresa delle udienze dopo le feste. E' quella del maresciallo Di Laroni dei cc di via In Selci di Roma. Il maresciallo è l’autore delle informative sul teorema delle Sim Svizzere. Aveva deposto una prima volta il 10 novembre scorso, ma un'udienza non era bastata ed era tornato in aula il 13 novembre per farsi controesaminare dagli avvocati Prioreschi (difesa Moggi), Morescanti (difesa Fabiani) e Sena (difesa Pairetto).
Di seguito, un elenco delle maggiori incongruenze riguardanti il famigerato teorema delle Sim svizzere emerse da quella seconda udienza.

CAPITOLO MOGGI

- IMPOSSIBILE STABILIRE NUMERO E DURATA DELLE IPOTETICHE TELEFONATE FRA UTENTI SIM
Incalzato dall’avvocato Prioreschi e anche dal giudice, lo stesso Di Laroni ha ammesso che è impossibile stabilire quante telefonate siano state fatte con le famigerate SIM svizzere, né, tantomeno, è possibile stabilirne la durata. I dati che i CC hanno analizzato sono stati forniti da gestori diversi, che sulle medesime telefonate (o semplici tentativi di chiamata) riportano spesso orari e numero di contatti molto discordanti fra di loro. Alcune discrepanze messe in rilievo dal controesame dei difensori sono clamorose. Uno tra gli esempi più eclatanti: verso l'utenza 0041764334751 attribuita a Fabiani noi abbiamo, dall’utenza attribuita a Moggi, 10 contatti in uscita e 33 in entrata, al contrario 129 in uscita e 29 in entrata.

- LE IPOTETICHE ATTRIBUZIONI DELLE SIM AGLI ARBITRI SONO STATE FATTE CON METODI APPROSSIMATIVI E NON CERTIFICATI
Per mettere insieme gli schemini delle attribuzioni di cui da tre anni si straparla sui media, non è stato utilizzato alcun software o sistema di gestione professionale dei dati. I cc hanno fatto tutto a mano. Dalla deposizione di Di Laroni: ”Generalmente il gestore Tim li fornisce in txt, la Vodafone li fornisce in Excel, quindi noi ci siamo preoccupati di trasformare manualmente quelli forniti in txt in Excel in modo da averli tutti dello stesso formato; vengono inseriti con un copia e incolla.” Dunque l’analisi dei carabinieri, come ha sottolineato il difensore di Moggi, è stata fatta “a mano”, “un tanto al chilo”, senza usare software “certificati forensi, perché devono consentire che l'originale corrisponda alla copia e devono evitare che nella trasmigrazione dei dati possono esserci errori oppure possono andar persi dati”. Sulla questione, inoltre, emblematica una risposta data da Di Laroni al presidente del tribunale: “Presidente, ognuno interpreta i dati come vuole, c'è un famoso esperto in Italia, lasciamo stare il nome, che li interpreta in maniera informatica”.

- IMPOSSIBILE STABILIRE CON ESATTEZZA QUANDO SAREBBERO AVVENUTE LE IPOTETICHE TELEFONATE
Sempre sui famigerati schemini: come molti lettori ben ricorderanno, vi si indicavano i presunti contatti telefonici nell’arco della settimana pre e dopo gara, senza specificare in che giorno e a che ora. L’avv. Prioreschi ha chiesto spiegazione: “A dire il vero Lei non ha specificato quando questi contatti sono avvenuti, ha detto solo nella settimana prima, anche qui Le chiedo che tipo di contatti sono: chiamate, tentativi, eccetera?” La risposta del maresciallo è stata: “Non si può sapere, con il tabulato davanti uno li interpreta, io sono rimasto nel generico”.

- GLI SPECCHIETTI DISTRIBUITI ALLA STAMPA ERANO FRUTTO DI INFORMATIVE INCOMPLETE O ERRONEE
Sull’argomento i cc scrissero ben tre informative: marzo 2007, luglio 2007 e dicembre 2007. Nel controesame scopriamo che le prime erano in qualche modo incomplete, se non in conflitto con le seguenti (ad esempio, secondo Prioreschi, sia in quella di marzo che in quella di luglio sarebbero stati analizzati dei dati che in seguito le compagnie telefoniche avrebbero rettificato). Ebbene, a livello mediatico, la storia delle sim svizzere uscì ad aprile 2007, e cioè dopo la prima informativa, e da allora a livello popolare si ragiona ancora su quell’ipotesi, che evidentemente è fondata su dati erronei.


CAPITOLO FABIANI

Ad Angelo Fabiani i Carabinieri hanno attribuito “verosimilmente” due sim svizzere. Le basi della “verosimiglianza” sarebbero: la residenza (che era a Roma), le partite del Messina (per cui lavorava come DS) e le telefonate della Sim svizzera a utenze nazionali. Anche l’avvocato Morescanti, legale del Fabiani, nel suo controesame, ha messo a dura prova il metodo dei cc.

- MANCANO I RISCONTRI TECNICI SULLE CELLE E SULLA PRESENZA O MENO DI FABIANI A ROMA
Sulla residenza. Prima di tutto, non si capisce se le due schede in questione accendessero celle telefoniche romane in generale o celle del quartiere di “Primavalle”, dove risiedeva Fabiani. Lo stesso Di Laroni ha detto che solo una delle due schede accendeva, di Roma, prevalentemente la cella di Primavalle. Inoltre, il quartiere è molto vasto e contiene molte celle telefoniche. La Morescanti ha contestato l’assenza di diverse necessarie verifiche per attestare quell’attribuzione: non è stato verificato se le celle accese erano unidirezionali o multidirezionali (se unidirezionali, alcune celle non potevano essere agganciata dalla casa di Fabiani). Non è stato verificato che Fabiani si trovasse effettivamente a Roma in occasione delle telefonate (si è verificato solo che si trovasse nei luoghi delle partite). Non è stato verificato che le celle fossero di tipo SRB (stazione radio base – che dà l’indicazione del terminale) o MSC (che è solo un aggancio fra altre celle); e ciò è grave, perché le MSC non danno la localizzazione del cellulare. Non è stato verificato che la Sunrise avesse un roaming preferenziale (che a volta fa sì che il cellulare agganci una cella più lontana, perché in convenzione con il gestore straniero).

- MANCANZA DI RISCONTRO SULLA PRESENZA DI FABIANI A MESSINA E SULLE CELLE DELLO STADIO
Sulle partite a Messina: non si è verificata la zona di Messina in cui il cellulare agganciava la cella, in particolare che si trattasse di una cella vicina allo stadio. Non si è verificato quale fosse l’albergo in cui dimorava Fabiani quando era a Messina. Non si è verificato quante fossero le persone che seguivano il Messina in trasferta, e in particolare dove dimorasse il Messina quando giocava a Roma (se in un albergo di Primavalle o no).

- MANCANZA DI RISCONTRO SUI NUMERI ITALIANI CHIAMATI DALLE SIM E IN EFFETTI IN USO A PERSONE SCONOSCIUTE A FABIANI
Sui contatti con utenze italiane. Riguardo a una delle sim attribuite a Fabiani, ci sono diversi numeri italiani, con tanto di anagrafica degli utenti che la contattano, ma i Carabinieri non hanno controllato chi fossero queste persone. In pratica, dal dibattimento del 13 novembre scorso, si è intuito che si tratta di gente che non ha nulla a che fare con Fabiani.


CONCLUSIONI (?)

La domanda finale è semplice: quali sono gli elementi che fanno sì che i carabinieri siano così convinti di aver attribuito le sim acquistate da Moggi ai corretti utilizzatori, e cioè a un gruppo consistente di arbitri? Fin troppo significativo un passaggio del controesame della Morescanti: il maresciallo Di Laroni ammette che gli inquirenti sono partiti dalla fine, e cioè che il novero dei possibili utenti è stato individuato solo fra gli indagati (poi imputati). Solo loro sono stati considerati, gli arbitri, nessuna ipotesi alternativa, perché era l’unica che interessava prendere in considerazione.
E non è tutto, ci sono altre tre o quattro cosette, emerse dall’udienza del 13 novembre, che vanno evidenziate.

1) IL NUMERO DELLE TELEFONATE DEI FAMOSI SPECCHIETTI DELLE SIM SVIZZERE ERA DEL TUTTO CAMPATO IN ARIA
Come ammesso dal Di Laroni su richiesta dell’avvocato Sena, difensore di Pairetto, che si è soffermato sulle incongruenze fra le diverse compagnie telefoniche sul numero di contatti fra le sim incriminate, i famosi schemini diffusi alla stampa non sono attendibili riguardo al numero delle telefonate intercorse, ma servono solo a indicare che dei contatti sono intercorsi. Gli schemini non hanno alcun valore né verità, non indicano il numero di telefonate, ma al massimo possono testimoniare che due numeri, genericamente, si sentirono fra di loro. Altro che "40 telefonate prima di Juve-Milan".
2) DELLE SIM PRESE IN CONSIDERAZIONE, QUANTE FURONO VERAMENTE FATTE ACQUISTARE DA MOGGI?
Di Laroni aveva raccontato che le Sim prese in considerazione appartengono a tre gruppi: il primo di 9, il secondo di 12, il terzo di 10. In seguito alla richiesta dell’avv. Morescanti su due numeri svizzeri, Di Laroni risponde che fanno parte del terzo gruppo, ma che il secondo e il terzo gruppo (12 e 10 sim) non corrisponde alle sim indicate come vendute dal De Cillis, ma sono deduzioni che i carabinieri fanno dal traffico, dai tabulati.
Dunque solo le prime 9 vennero acquistate da Moggi?
3) IN SVIZZERA SENZA ROGATORIA
L’avvocato Prioreschi ha ripetutamente chiesto al maresciallo se lui o qualche suo collega, in fase d’indagine, fosse stato in Svizzera, ma Di Laroni ha recisamente negato. Peccato che un mese dopo, e cioè il 22 dicembre scorso, il collega Nardone l’abbia contraddetto, ammettendo che almeno un viaggio a Chiasso ci sarebbe stato.
4) GIA' TRE ARBITRI ACCUSATI DI AVER AVER USATO LE SIM SONO STATI SCAGIONATI
Il 14 dicembre scorso c’è stata la sentenza di primo grado del rito abbreviato, nella quale è giunta l’assoluzione degli arbitri Gabriele e Cassarà, entrambi accusati, nel processo principale, di far parte della rete “segreta” di Sim protette, come illustrato dal maresciallo Di Laroni. Gabriele e Cassarà si aggiungono a Gianluca Paparesta, già prosciolto in fase istruttoria e poi testimone d’accusa che ha raccontato, ad uso del pm che non ha obiettato, che la sim svizzera a lui attribuita era in realtà in uso al padre per fini tutt’altro che illeciti.

E oggi tocca al capo di Di Laroni, l'allora maggiore Attilio Auricchio.



Insomma anche i carabinieri ci hanno messo del loro per imbastire FARSOPOLI<!-- google_ad_section_end -->

AlexnelCuore
09.02.2010, 21:34
CALCIOPOLI - Parla Auricchio, il grande accusatore di Moggi

Le genesi delle indagini su calciopoli, le intercettazioni telefoniche che rafforzano l'ipotesi investigativa sul condizionamento sugli esiti dei campionati, l'esistenza di un "sistema di potere che godeva di appoggi istituzionali" all'interno delle Federcalcio. E' questo, in sintesi, il contenuto della lunga deposizione, resa in qualità di testimone, del colonnello Attilio Auricchio, l'ufficiale dei carabinieri che ha diretto l'operazione "Off side" sugli illeciti nel mondo del calcio. Auricchio ha risposto alle domande del pm Giuseppe Narducci al processo di calciopoli in corso davanti alla nona sezione del Tribunale di Napoli e la sua deposizione proseguirà martedì prossimo impegnando poi almeno un'altra udienza per il contoesame da parte degli avvocati della difesa. Auricchio ha ricordato che l'indagine fu avviata dopo alcune segnalazioni sulla squadra del Messina e i suoi rapporti con la Gea (la società di procuratori ritenuta vicina all'ex dg della Juve Luciano Moggi) e con lo stesso Moggi. Un altro spunto investigativo fu offerto dall'ex dirigente del Venezia, Dal Cin, il quale ai pm di Napoli aveva fatto riferimento all'esistenza di una "combriccola romana" di arbitri che sarebbe stata in contatto con la Gea. Da qui - ha ricordato Auricchio - scaturiscono le intercettazioni telefoniche, autorizzate dalla magistratura napoletana, che avrebbero rafforzato l'ipotesi investigativa, svelando tra l'altro i rapporti tra Moggi e l'ex amministratore delegato juventino Antonio Giraudo e i designatori arbitrali Paolo Bergamo e Pierluigi Pairetto. I quali, avvalendosi di arbitri, si sarebbero adoperati per "inficiare, modificare, influenzare i risultati". Il colonnello dei carabinieri ha affermato inoltre che dalle indagini è emerso che "il sistema di potere gode di appoggi istituzionali", con un gruppo di dirigenti che ha come "obiettivo quello di mantenere il potere nelle istituzioni della Figc".
Ripercorrendo le investigazioni svolte, Auricchio ha poi parlato dei sorteggi "pilotati dai due designatori strettamente legati alle scelte che Moggi assumeva". Poi si è soffermato su un altro punto, ovvero quello delle schede sim estere che Moggi avrebbe fornito ad alcuni arbitri e ai due designatori.
L'esistenza di utenze "segrete" prima ancora che venissero scoperte, ha spiegato Auricchio, si intuì da diverse intercettazioni di telefonate tra Moggi, Bergamo, Pairetto ed altri interlocutori. L'investigatore nel corso dell'udienza ha elencato le intercettazioni più significative. All'inizio ne ha lette alcune in aula poi, in seguito all'opposizione di alcuni avvocati sulla utilizzabilità dei "brogliacci" con le trascrizioni, ha solo indicato i numeri e le date delle telefonate, sunteggiando comunque i passaggi salienti.
Al termine dell'udienza, Moggi ha chiesto di rendere una dichiarazione spontanea. "Rodomondti (ex arbitro, ndr) dicono che sia stato un arbitro vicino a me - ha affermato l'ex direttore generale bianconero - e questo dimostra come abbiano letto solo quello che volevano. E' un falso. Basta leggere l'intercettazione tra Rodomonti e Meani (Leonardo Meani, ex dirigente milanista, imputato in questo processo, ndr) dopo il rigore concesso al Milan: Meani dice che il rigore c'é e che il presidente 'ti fara' fare 30mila euro di capelli in Svizzerà ". Moggi ha inoltre detto che leggendo alcuni passaggi dell'inchiesta gli "viene da ridere". Ciò a proposito della sua presunta conoscenza anticipata delle designazioni arbitrali.
"Alle 11.53 già avevo saputo degli assistenti - ha affermato Moggi - Ma la realtà è un'altra: bastava telefonare a Mandredi Martino (ex segretario della Can) che diceva tutto. Manfredi Martino che dovrebbe essere sul banco degli imputati e invece lavora in Federcalcio perché qualcuno l'ho ha raccomandato al vicesegretario Nicoletti..."

gabriele
10.02.2010, 15:17
<TABLE border=0 cellSpacing=0 cellPadding=0 width=570><TBODY><TR><TD class=style15 height=100 vAlign=center align=middle>Dichiarazione spontanea di Moggi</TD></TR><TR><TD height=15 colSpan=3 align=middle>

</TD></TR><TR><TD colSpan=4 align=left>Tribunale di Napoli - Udienza del 9 febbraio 2010

Mi scuso perché certe volte, Lei mi capirà, sono quattro anni che sto in questa situazione quindi se posso dire qualcosa, ma non vorrei passare per arrogante perché arrogante non sono mai stato.
Il teste ha detto che praticamente Rodomonti era un arbitro vicino a me. Questo mi fa supporre una cosa Presidente, mi fa supporre che: o non hanno letto tutte le intercettazioni; o hanno letto solo quello che gli faceva comodo, oppure l’informativa che inizia col dire "avevamo due obiettivi ", allora avevano due obiettivi ben precisi: la Gea e la Juventus.

Quando mi viene a dire che Rodomonti é un arbitro vicino alla Juventus, viene a dire il falso. Era un arbitro vicino a tutti, ma semmai ci fosse bisogno di sapere vicino a chi é, basta leggere un ‘intercettazione in cui -dopo aver arbitrato una partita del Milan vinta per 1-0 dal Milan su rigore- il signor Rodomonti telefona a Meani (dirigente del Milan addetto agli arbitri) e Meani gli dice: “Il rigore é giusto, il Presidente ti farà fare i capelli da 30.000 € in Svizzera.. .“. Tenga presente che il teste ha anche detto che c’era un duello tra Milan e Juventus. E se questo qua è uno vicino alla Juventus, allora gli altri cosa sono? Questo fa per il Milan, evidentemente perché un dirigente del Milan gli dice testualmente "ti faccio fare i capelli da 30.000€ in Svizzera". Voglio sapere cosa risponde il teste.

Quando mi vengono a dire dei capi d’imputazione degli assistenti, è una cosa che verrebbe da ridere per chi è dentro a questo ambiente, mi viene da ridere sa perché? Io alle 11.53 dico alla segretaria mia quali sono gli assistenti, mi viene a dire il teste che alle 11.00 si sa quale è l’arbitro (alle 11.00 la fa il giornalista l’estrazione dell’arbitro) e dopo un secondo lo sa tutto il mondo, figuriamoci se non lo sapevo io! Però ha detto giusto che gli assistenti vengono regolati in maniera diversa, non viene fatta estrazione ma vengono designati alle 11.40... Mi sono trovato ad essere interrogato dal colonnello e dal pm, e mi hanno detto che io ne ero al corrente perché ero d’accordo con i designatori. La realtà è un’altra: c’è un telefono –caso strano queste telefonate però non sono intercettate e questo mi dà dei dubbi - con il quale si chiama Manfredi Martino segretario della commissione arbitri, il quale dice tutto. Stranamente bisognerebbe domandare al teste, la prossima volta quando viene, perché? Questo teste potrebbe anche sapere perché licenziato dalla commissione arbitri, Manfredi Martino -anziché sedere sulla panchina degli imputati- è andato dal vice commissario Nicoletti della federazione, perché qualcuno ha telefonato a Grossi e gli ha detto di sistemare questo ragazzo. Questa era la spia! E quindi non si può prevedere un capo d’imputazione perché lui me lo ha detto, come lo ha detto a tutti quanti. Addirittura c’è un messaggio (sms - ndr) di questo Manfredi Martino che dice al signor Meani: "Arbitro Trefoloni. Siamo tutti con voi non mollate”. Questo era il segretario dell’AIA e questo si trova a fare a il testimone!




</TD></TR></TBODY></TABLE>

gabriele
11.02.2010, 15:03
<TABLE border=0 cellSpacing=0 cellPadding=0 width=570><TBODY><TR><TD class=style15 height=100 vAlign=center align=middle>Calciopoli: esame Auricchio – I parte</TD></TR><TR><TD height=15 colSpan=3 align=middle>

</TD></TR><TR><TD colSpan=4 align=left>Tribunale di Napoli - Udienza del 9 febbraio 2010-

Narducci: «Vorrei partire dal momento iniziale dell’investigazione che lei ha diretto, dalla delega che le è stata conferita dalla procura della Repubblica di Napoli e dello svincolo di questa delega nella parte iniziale».

Auricchio chiede di poter consultare gli atti a sua firma e davanti alla complessità del carteggio, di potersi avvalere dal personal computer, ottenendo l’autorizzazione da Casoria.

Le investigazioni inerenti a questo procedimento (del 2002) sono originate il 22/07/2004, in ricezione di una delega della procura a firma di Narducci e Beatrice, in cui chiedevano di verificare – sulla base di alcune investigazioni da loro seguite – circostanze inerenti l’ambito del calcio professionistico ed in particolare i «rapporti che il Messina poteva intrattenere con alcuni arbitri e con una società di calciatori: la Gea. Chiedevano anche alcuni accertamenti per verificare la fondatezza di questa ipotesi iniziale e a supporto fornivano alcune dichiarazioni del presidente del Venezia Dal Cin e di procedere all’assunzione di alcune informazioni di altri soggetti: Cellino e Spinelli».

Per scelta investigativa giunse al nucleo operativo di Roma e fu gestita e curata – in tutte le sue sezioni – da quella che si occupava per competenza dei reati di pubblica amministrazione e reati associativi, sezione diretta dal Colonnello Auricchio. A partire da luglio al 18 settembre 2004, l'ufficio di Auricchio svolge attività di verifica per valutare la fondatezza dell’ipotesi investigativa: «Da questa prima valutazione, che era un elaborato di due risposte, avanzammo una richiesta di attività di investigazione telefonica. Da settembre 2004 a settembre 2006 ho curato questa valutazione investigativa e i referti man mano prodotti e consegnati all’autorità giudiziaria portano la mia firma. Su questo primo esito, io e il mio ufficio produciamo già una sorta di doppia ipotesi di lavoro investigativo, che poi nel tempo rappresenterà esattamente il percorso da me seguito. Una prima ipotesi in ambito calcistico e tecnico: lo sviluppo del regolare svolgimento del calcio professionistico (dall’organizzazione affiancate dalla gestione squisitamente e prettamente tecnica, in particolare della gestione dell’arbitro) da chi di questo sport rappresenta l’imparzialità in assoluto». Questo era il primo filone di indagine che ha comportato una serie di ipotesi investigative.
«Il secondo filone, lo divido tecnicamente. E' stato successivamente stralciato e formato oggetto di specifico procedimento penale alla procura di Roma, già risolto in primo grado, inerente alla gestione degli attori del gioco del calcio (la contrattualizzazione e i rapporti), dei giocatori e in particolare delle società di gestione che curavano interessi e contratti, con particolare riferimento alla Gea da cui si era partiti. Quello iniziale, inerente l’organizzazione e l’aspetto tecnico, ha rappresentato il filone principale e attualmente in dibattito. Il secondo filone – quello della Gea – mentre da un lato era strettamente collegato all’ipotesi di frode sportiva e associativa, la gestione era concentrata su ipotesi di illecita concorrenza in ambito commerciale e professionistico. Questo è il dato di partenza».
«Nel primo referto sosteniamo che la Gea rappresenta un elemento di interesse investigativo, in quanto assumendo notevoli procure di calciatori (un budget imponente), poteva provocare delle disfunzioni nella gestione del mercato dei calciatori. Sono partito da una ricostruzione della Gea...».

La disfunzione, secondo Auricchio, era relativa al «corretto funzionamento del campionato», ed in quella prima delega, «già dalla raccolta delle dichiarazioni dei presidenti Cellino e Spinelli», si richiede un controllo della «regolarità di risultati in termini calcistici» e su alcuni arbitri legati dalla sede romana (De Santis il principale) e quelli della cosiddetta «combriccola romana in grado di condizionare il regolare svolgimento delle partite. Questi arbitri avevano dei contatti con la proprietà Gea e questa cosa incideva sulla regolarità delle gare. Svolgemmo accertamenti su due arbitri di questa combriccola: Gabriele e Palanca, responsabili di alcuni favoritismi calcistici. Una delle squadre maggiormente favorita era il Messina che aveva il numero di maggior rilievo di giocatori gestiti dalla Gea e ritenuta vicina alla Juventus con Luciano Moggi e sulla scorta del fatto che Moggi era un esponente di rilievo della Gea».

Questo è il quadro della prima informativa, quella di partenza con intercettazioni telefoniche di soggetti legati ad alcuni componenti Gea, combriccola romana, Messina calcio e con la Juventus.
Narducci: «Successivamente al deposito, nel mese di ottobre, l’autorità di Napoli concede le autorizzazioni richieste e si parte con le investigazioni compendiate con reperti successivi».

Auricchio: «Da una prima informativa datata 16.04.2005, una seconda del 02.11.2005 e un terza del 21.01.2006 e via via, che rappresentano gli esiti di specifiche richieste di attività investigative».

Auricchio: «Le ipotesi di partenza vengono caratterizzate in questo senso: il sistema di calcio professionistico in Italia, nella massima competizione, è caratterizzato da un'organizzazione falsata e inficiata da condotte esterne, che ne condizionano il regolare svolgimento. Come si realizza il condizionamento è presto detto. In particolare, Giraudo e Moggi, in stretto collegamento con i due designatori arbitrali Bergamo e Pairetto e con l’apporto del presidente Tullio Lanese, si adoperano – avvalendosi di specifici arbitri legati a questi gruppo di gestione – per influire, influenzare il risultato delle singole competizioni». Accanto a questo dato tecnico-sportivo, l'attività investigativa «ricostruisce interventi collaterali che consentono di avvalorare questo sistema di potere, in grado di influenzare i risultati sportivi che gode di appoggi istituzionali esterni per potersi mantenere in questo meccanismo di potere e monopolio». Accade attraverso persone – sostiene Auricchio – come Mazzini. Attraverso questi personaggi, il «gruppo ha un suo obiettivo: di mantenersi nella situazione di potere istituzionale».
Il Colonnello premette che il meccanismo a quel tempo (campionato 2004/05), attraverso il quale gli arbitri venivano individuati, era quello del sorteggio misto e che «questo formale aleatorio meccanismo si è rivelato molto pilotato dai due designatori, strettamente legati alle decisioni e scelte che Moggi assumeva direttamente con loro. L’anomalia era appunto che il rappresentante della società Juventus, al di là delle singole cariche rivestite, era in stretto contatto con i due designatori (non per rapporti extra calcistici)» .
Narducci: «Nel mese di ottobre, autorizzate ed iniziano le prime operazioni di intercettazione. Se ci ricorda quale sono state le prime e gli sviluppi...»

Auricchio conferma le prime intercettazioni effettuate già nel mese di ottobre e di aver adottato il sistema del riascolto. Intercettazioni autorizzate dal GUP di Napoli e al riascolto da parte della procura della Repubblica di Roma presso gli uffici del nucleo investigativo di Roma.

A partire dall’11 ottobre i soggetti interessati, come attivazione iniziale, furono: Moggi Alessandro, Zagaglia, Calleri Riccardo, Cellini Tommaso, Geronzi Chiara, Moggi Luciano, De Mita Giuseppe, Palanca, Gabriele e il fax della Gea. Le prime risultanze saranno relative alla prima fase del campionato di calcio.
Auricchio: «Dal punto di vista della gestione sportiva, abbiamo già a partire dall’incontro della 6a giornata di campionato (Juventus-Messina)... iniziano questi contatti telefonici nella direzione designatori - Moggi».

Il colonnello ricorda due chiamate tra Moggi e Pairetto del 14 ottobre, il cui elemento é ritenuto «qualificante, anche perché in quella data ancora non c’era stato il sorteggio per la partita che vedeva impegnata la Juventus il 16.10.2009». «Aveva una sua collocazione temporale», ritenuta valida investigativamente. Il sorteggio avverrà il 15 a Roma.
Il contenuto dei colloqui viene «ritenuto non significativo. Il dato su cui riflettevo era l’interesse per la collazione temporale».
Casoria: «Non c’era niente di particolare? Andiamo avanti...» .

Auricchio: «Proprio in ragione di questi iniziali contatti», il passo successivo «fu quello di implementare le utenze sottoposte con quelle dei due designatori».</I>

Auricchio: «Successivamente c’è un’accelerazione investigativa legata agli eventi connessi alla partita Reggina-Juventus, terminata con il risultato di 2 a 1 per la Reggina. La vicenda legata a Reggina-Juventus consente a noi, in questi primissimi tempi, di cogliere una serie di risultanze investigative di interesse. La Juventus perde la partita malamente». Il Colonnello precisa che gli addetti parlano di evidenti errori da parte dell'arbitro che hanno penalizzato la Juventus.
«Questo evento negativo origina una reazione dei due dirigenti presenti allo stadio, ed in particolare questa reazione si sostanzia con la discesa nello spogliatoio dell’arbitro con invettive nei confronti dello stesso (considerate intense). In particolare, si passa dalle affermazioni telefoniche di L. Moggi che, esaltando l’episodio, afferma – esternazione piuttosto colorita – di aver chiuso l’arbitro nello spogliatoio».
Auricchio ricorda che in serata lo stesso argomento viene trattato con il giornalista Damascelli e ad emergere anche un dato utile dal punto di vista investigativo relativo al contatto tra Pietro Ingargiola (osservatore degli arbitri) e Tullio Lanese, proprio in relazione a questo episodio.



</TD></TR></TBODY></TABLE>

AlexnelCuore
11.02.2010, 15:48
D'Onofrio (legale di Moggi) e Angelini su deposizione Auricchio (AUDIO)


Paco D'Onofrio, avvocato di Luciano Moggi, e Antonello Angelini, conduttore della trasmissione "La Juve è sempre la Juve, sono intervenuti nel corso del programma radiofonico "Stile Juventus", su Nuova Spazio Radio di Roma, per commentare tutte le ultime novità emerse nel processo Calciopoli in corso a Napoli ed in particolare la recente deposizione del colonnello Attilio Auricchio, l’ufficiale dei carabinieri che ha diretto l’operazione "Off side" sui presunti illeciti nel mondo del calcio.
Ecco l'audio dell'intervento:

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gabriele
12.02.2010, 17:25
<TABLE border=0 cellSpacing=0 cellPadding=0 width=570><TBODY><TR><TD class=style15 height=100 vAlign=center align=middle>Calciopoli: esame Auricchio – II parte</TD></TR><TR><TD height=15 colSpan=3 align=middle>

</TD></TR><TR><TD colSpan=4 align=left>Tribunale di Napoli - Udienza del 09 febbraio 2010.

Prosegue il racconto della telefonata tra Lanese ed Ingargiola (dopo-partita). Il Colonnello Auricchio arricchisce la conversazione con espressioni del tipo «ingiustizia perpetrata» (“lo doveva aiutare glielo avevo detto”) ed il «consiglio» di Lanese (“tu non c’eri e ti fai i c***i tuoi”) all’inviato Aia riportando un passo dell’intercettazione.

Intervengono alcuni avvocati della difesa che fanno presente l’inutilità di riportare testualmente il contenuto delle intercettazioni ma di limitarsi a riportare i fatti. La valutazione la farà il tribunale (un’indebita acquisizione di considerazioni).

Prioreschi solleva un ulteriore dubbio: «Purché sappiamo che legge le trascrizioni dei carabinieri... le prendiamo per quello che sono».

Auricchio precisa che «non è il brogliaccio» e Prioreschi ribatte che è comunque la «trascrizione fatta dalla polizia giudiziaria».

Sostenuto anche da Trofino: «Il colonnello ha i brogliacci che sono parziali, noi abbiamo il risultato finale…».

Casoria prende atto della situazione: «Si appesantisce un poco a leggere tutto. Il pm vuole mettere in evidenza i passaggi chiave dell’investigazione» ed invita ad usare «meno commenti», precisando che «tanto noi le leggeremo. Se no sembra che lei voglia sostituirsi ai giudici -dicono gli avvocati-».

Si va avanti aggiungendo ulteriori dettagli all’episodio di Reggio Calabria con la precisazione di Auricchio che «nel referto arbitrale non ci sono elementi che ineriscono l’ingresso dei due dirigenti».
Altro elemento rilevante è dato «dalla circostanza che successivamente l’arbitro protagonista di questo evento negativo contatta Moggi per giustificarsi per quanto accaduto».

Prioreschi: «Giustificarsi è una sua valutazione».

Narducci: «Faccia riferimento testuale alle parole» e Auricchio legge un passo dell’intercettazione.

Ripercorrono il colloquio di Moggi che mentre era al telefono con Garufi Silvana, viene intercettato in altra conversazione (intercettazione ambientale) che intrattiene con un’altra persona. L’interlocuzione (“a Gianlù”) di Moggi e il tenore delle sue affermazione individuano l’interlocutore in G. Paparesta (07.11.2004). Confermato successivamente da altra intercettazione tra Moggi e Giraudo, dove il primo riferisce "ha avuto il coraggio di chiamarci il soggetto; io ho riattaccato!”.

Interviene Narducci, chiedendo al teste di precisare se in quel momento hanno individuato l’utenza telefonica attraverso la quale Paparesta si mette in contatto con Moggi.

Auricchio: «Al momento no, ma questo, insieme ad indicatori che poi vedremo, faceva pensare all’esistenza da una serie di contatti non individuabili con le ordinarie attività investigative italiane. Non emergevano altre sussistenze telefoniche (schede o telefonini) diversi da quelli che noi avevano indicato e intercettato. Questi contatti al di fuori dell’ordinario, ci portavano a presagire l’esistenza di un utilizzo di un nucleo ristretto di schede sim, schede acquistate da gestori svizzeri.
La verifica finale porterà ad individuare anche in Paparesta Gianluca – se non in uso diretto e assoluto – un gestore di schede straniere.
Dall’evento negativo (la discesa negli spogliatoi, le minacce), il dato investigativo premiante è il Presidente dell’Aia che al suo osservatore dice di dire che non hai visto niente. Una sorta di comportamento omertoso».

Narducci chiede nuovamente se, in riferimento a questo incontro, registra altri contatti rilevanti prima e dopo la partita.
Auricchio risponde dicendo che i contatti precedenti all’incontro sono relativi ad un appuntamento per la partita. Precisa comunque che «le valutazioni investigative sono individuabili al di là dell’evento in sé, cosa peraltro dal punto di vista della disciplina sportiva non consentito, non previsto».

Prioreschi: «Ma non è vero!».
Casoria: «Questa sollevazione di avvocati non è consentita».

Insiste Auricchio riportando un episodio con protagonista Cellino che, in una partita (arbitrata casualmente da De Santis), prima di entrare nello spogliatoio si rivolge a De Santis, che poi lo riporterà nel referto («non c’è minaccia, non c’è aggressività»). Cellino verrà inibito per due mesi.
Conclude: «Se l’arbitro avesse refertato, venivano squalificati… non volevo entrare nell’ambito della disciplina sportiva».

Casoria: «E’ stata descritta altre volte… non referta. Poi vedremo: sono tutti particolari insignificanti».

Narducci:«Possiamo proseguire? Vogliamo dare ordine all’udienza?».

Auricchio riprende la deposizione arrivando al 10.11, ma Narducci lo fa ritornare indietro: «Non abbiamo esaurito, restiamo al 07.11.04 alla giornata successiva. Lei ha fatto riferimento ad una sola telefonata: mi deve dire se registrano altre più o meno telefonate degne di interesse».

Auricchio: «Il contatto tra Moggi e tale Baldas, che in quel momento gestisce la moviola del processo del lunedì. Dato che entra prepotentemente nell’ambito delle investigazioni che poi sarà importante. Il programma è quello storico gestito da Biscardi. Nell’ambito di questo programma, un ex designatore (quindi non proprio neutro) gestisce la moviola».
Dunque per Auricchio il programma di Biscardi «ha una funzione strumentale importante… I dati auditel raccolti a quel tempo davano cifre consistenti…una grossa fetta di share guardava il programma. L’incidenza in termini di opinione pubblica era sicuramente interessante e rilevante». Infatti nel 2006 si è visto tutto questo condizionamento!
«Il contatto Moggi/Baldas ha una sua consistenza per tutto il campionato» e a conferma il colonnello cita alcune chiamate anche con Biscardi. Quindi Auricchio fa la moviola al moviolone!
Moggi infatti nelle telefonate a Biscardi chiede di sottolineare l’arbitraggio di Paparesta a Reggio Calabria: “Paparesta e i suoi assistenti sono stati delle chiaviche, devono essere fermati per quattro/cinque giornate”.
Dopo la partita con la Reggina, persino Enrico Varriale si premura di chiamare Moggi per commentare l’arbitraggio. Moggi tra l’altro gli dice: «No, no. Lo faccio dividere in due. Altro che fa polemica. Lo faccio fare agli altri». Il giornalista RAI si è messo al servizio di Moggi? L’integerrimo Varriale.

Oltre ai contatti con la stampa, il pm vuole evidenziare i contatti con i designatori e con Lanese. In particolare, si registra un tentativo di contatto con Pairetto e alcune successive chiamate con Lanese e Bergamo.

Proseguendo nel setaccio cronologico delle gare della Juve, Auricchio procede en passant sulla gara infrasettimanale di Coppa Italia con la Fiorentina. Non c’è niente di interessante.



</TD></TR></TBODY></TABLE>

<TABLE border=0 cellSpacing=0 cellPadding=0 width=570><TBODY><TR><TD class=style15 height=100 vAlign=center align=middle>Calciopoli: esame Auricchio – III parte</TD></TR><TR><TD height=15 colSpan=3 align=middle>

</TD></TR><TR><TD colSpan=4 align=left>Tribunale di Napoli - Udienza del 09 febbraio 2010.

Auricchio quindi va oltre ed espone l’attività investigativa inerente alla gara Lecce-Juventus del 14 novembre 2004, arbitrata da De Santis. «Già prima del sorteggio arbitrale ci sono contatti tra Moggi e i designatori» che fanno emergere un sistema di contatti riservati su numeri «ancora non censiti» dai carabinieri.

Alla lettura e al commento di queste telefonate interviene l’avvocato De Vita: «Presidente scusi, ma questa è un’anticipazione della requisitoria del pubblico ministero? È una rilettura di tutte le telefonate, con dei commenti. Sono atti che dobbiamo leggere noi e commentare noi. Io non so neanche se queste telefonate sono quelle che sono state trascritte… Ma ripeto, più che fatti, ho la sensazione che il teste ci stia facendo un’anticipazione della requisitoria del pubblico ministero. E mi pare che questo tipo d’esame non sia previsto dalla legge. Il teste ci deve dare degli elementi oggettivi sui quali poi noi, e ovviamente il tribunale per ultimo, dobbiamo esprimere delle valutazioni».

Prioreschi: «Evidentemente non ha fatti da dire…».

Interviene anche l’avvocato Furgiuele, contestando la lettura dei brogliacci di p.g. che non possono essere considerati alla stregua delle trascrizioni dei periti: «Il tribunale potrà conoscere unicamente, come lettura, come documenti cartacei, la trascrizione dei periti. Il teste può riferire (solo, ndr) sull’attività da lui svolta, non può riferire i contenuti della trascrizione fatta da altra persona, ma solo quello che ha ascoltato personalmente… Il tribunale non può consentire una prova inutilizzabile».

Narducci interpellato: «Presidente, dovrebbe riferire sulle investigazioni. Ovviamente le investigazioni fondate sulle intercettazioni. Se prescindiamo dalle intercettazioni, il contenuto diventa tutto impraticabile e incomprensibile».

La questione sollevata dalle difese verte sulla consultazione da parte del teste di documenti non a sua firma.

Casoria: «Pubblico ministero, cerchi di indirizzare il suo esame in questi binari».

Narducci ribadisce che il riferimento delle intercettazioni è imprescindibile: «Altrimenti la testimonianza del colonnello Auricchio potrebbe non avvenire». Hai le intercettazioni, che lo hai chiamato a fare, per perdere tempo?

Sulla scorta delle repliche del pm, in verità molto pertinenti (si è fatto così in altre udienze, leggendo i brogliacci della p.g., senza difficoltà di sorta), il presidente rigetta le obiezioni dei difensori. Al contempo invita il teste ad evitare di fare commenti.

Il teste ritorna sulle indagini circa Lecce-Juventus: «La Juventus vince 1-0, ci sono delle polemiche relative a situazioni calcistiche sulle quali soprassediamo…».

Il teste commenta poi la telefonata intervenuta nella serata della partita tra l’arbitro De Santis (che si vanta del bottino di magliette che si porta a casa) e Manfredi Martino. Questa telefonata sarebbe una ulteriore conferma dei rapporti di connivenza tra il De Santis e Moggi & Co., visto che l’arbitro comunica «all’amico Martino» che ha «partecipato alla statuizione del voto» per la terna da parte dell’osservatore arbitrale.

Ma «il dato investigativo più interessante, più utile per noi» è la circostanza che De Santis il giorno dopo si faccia vanto con Ceniccola di aver raccolto a mo’ di trofeo molte maglie dei calciatori della Juventus. Prioreschi interviene per chiedere al presidente di non consentire queste considerazioni del tenente colonnello.
Prioreschi: «Lui è un ufficiale di P.G., riferisce sui fatti, sugli accertamenti. È un continuo commento…».

Casoria: «Avvocato, abbiamo già detto». Poi, rivolta al teste: «Lei legga le parole e andiamo avanti».

E Auricchio? «Ecco allora. “Ahò a li mortacci vostri…ho preso tutte le magliette… sai quante ce ne ho? Otto”».
Prioreschi: «E questo sarebbe il vanto? Vede che il commento è totalmente inattendibile!? Che vanto è questo?»

A questo punto Prioreschi manifesta la preferenza a sentire le trascrizioni dei carabinieri «ancorché inutilizzabili», piuttosto che sentire «i commenti, le valutazioni, le ipotesi e i pensieri investigativi del maggiore Auricchio».

Il Presidente: «Certo, si potrebbe in evidenza solo quelle che sono essenziali, senza approfondire il contenuto. Il contenuto poi lo vediamo noi».

(Signor giudice, qui non c’è nulla di potenzialmente essenziale, ndr)

Auricchio dice che per lui è preferibile dare il contenuto che gli pare… Il testimone fa le valutazioni al posto dei giudici. Auricchio: «Fondo il mio giudizio…». Sempre dato come investigativamente qualificante è che il De Santis nella telefonata dica: «”Oh, ma poi quando te servono (le magliette, ndr), tu me lo dici e io lo chiamo. Capito? Gli telefono”. Proseguendo su questo, riusciamo forse a trarre qualche elemento sul “chi chiamo” e al “chi glielo dico”…». Forse??! Forse!!!
Perché il De Santis dice: “stavo de llà, e poi è arrivato lui”. L’innominabile. “Mi ha detto bravo, m’ha detto sei stato spettacolare…”. De Santis, Lui (l’innominabile) e ‘o malament!
Auricchio continua a riferire: “gli ho fatto, ma secondo lei posso tornare a fare la Juve? E lui si è messo a ridere… Vuoi tornà? Ha detto, non te ne voj annà mai da qui?”. E magari lo ha chiuso dentro… De Santis prosegue: “No, tutto a posto…”.

Segue il resoconto di un’altra telefonata con Manfredi Martino in cui l’arbitro si vanta del record di magliette conquistate. Un’associazione per quattro magliette. Ma che criminali!

Interviene il Presidente: «Pubblico ministero ma non sarebbe opportuno indicare solo quelle che sono rilevanti?»

Eh, ad avercele quelle rilevanti!

Il pm Narducci sospira e svicola: «Sì, sì, presidente. Allora, colonnello proseguiamo…».

Per Inter-Juventus, arbitro Rodomonti, è stata ritenuta interessante una chiamata di Bergamo a Moggi del 24 novembre precedente al sorteggio arbitrale, una di Pairetto a Bergamo del giorno 25. Il teste si limita a indicare i riferimenti delle telefonate, ma il pm gli chiede di illustrare «un pezzo della telefonata». Quale pezzo il teste già sa: è un elemento investigativo dal quale emerge il sistema riservato di comunicazione. Pairetto: “Io ho avuto un po’ di problemi, te ne volevo parlà. Semmai all’altro telefono”. Narducci chiede di riferire anche la risposta di Bergamo: “Ti richiamo tra dieci minuti, vai. Ma tu ce l’hai l’altro dietro?”. Narducci suggerisce la replica di Pairetto: “Sì”.
Poi segue il riferimento alla famosa telefonata delle 11.56 in cui la segretaria comunica la terna arbitrale. Il pm chiede la lettura integrale di questa telefonata. Prioreschi si oppone: «Leggeremo la trascrizione». Il Presidente acconsente specificando che la corrispondenza sarà verificata.
Trofino a Prioreschi: «Vebbè, fagliela leggere».

Un altro “dato investigativo” emerge dalla telefonata del pomeriggio successiva al sorteggio, chiamata tra Carraro e Bergamo, in cui il presidente federale dice dell’arbitro Rodomonti: «Mi raccomando che non aiuti la Juventus…». Vabbè, la conoscete ormai.

Avvocato Messeri: «Per una questione di forma, io come difensore di Bertini mi oppongo a che l’esame testimoniale venga svolto in questo modo. Perché non ho capito, e le chiedo di indicarmelo, quali sono gli atti dei quali il colonnello Auricchio è autorizzato a consultare per deporre. Perché altrimenti non si sa. “La domanda è rilevante”, dice. Ammesso che la domanda sia rilevante, dice: “riferiscimi il contenuto di questa telefonata”. Se passa questo tipo di domanda, dal punto di vista difensivo passa anche di farsi raccontare tutti i brogliacci telefonici. Anche di domande che non sono state rivolte e che non sono state trascritte. L’ammissibilità della domanda non dipende dalla risposta che si dà, “questa mi fa comodo… quest’altra non è rilevante perché non mi interessa la risposta”. L’ammissibilità si valuta a monte». L’eccezione (come ricorda lo stesso legale) era stata già rigettata, motivo per cui ritiene l’acquisizione della testimonianza illegittima. “Consulta un book di mille pagine e dei documenti informatici di cui non conosciamo la natura”. Per questo motivo si oppone il legale.

«Ancora, di interesse sul punto, abbiamo fatto delle valutazioni sull’arbitro Rodomonti. In particolare abbiamo indicato, con l’obiettivo investigativo di ritenere Rodomonti arbitro vicino a Moggi, abbiamo indicato la conversazione…», una conversazione tra la Fazi e Bergamo. E così via il numero progressivo di altre telefonate. Queste telefonate «sono state utilizzate per evidenziare il gradimento, la vicinanza dell’arbitro Rodomonti al Moggi».



</TD></TR></TBODY></TABLE>

<TABLE border=0 cellSpacing=0 cellPadding=0 width=570><TBODY><TR><TD class=style15 height=100 vAlign=center align=middle>Calciopoli: esame Auricchio – IV parte</TD></TR><TR><TD height=15 colSpan=3 align=middle>

</TD></TR><TR><TD colSpan=4 align=left>Tribunale di Napoli - Udienza del 09 febbraio 2010.

Partita Juventus-Lazio del 5 dicembre 2004, arbitro designato Dondarini, Baglioni e Albino gli assistenti, Bergonzi quarto uomo. La partita è anticipata da «un incontro conviviale presso l’abitazione di Pairetto, a cui prendono parte Moggi, Giraudo, Bergamo e Pairetto». I dirigenti juventini sarebbero entrati da dietro e “pum pum, via dentro dalla porta della cucina”.
Relativamente alle telefonate di questo “conviviale”, il pm tanto per cambiare chiede al teste di fare «un riferimento». Vuole fargli leggere la conversazione.

Casoria: «Ma è tra Moggi e la moglie? Vabbè, la legga…». Ma sì, leggiamo…
Auricchio: «La moglie chiede: “Vuoi portare dei panettoni?” e Moggi in tono scherzoso: “No no, gli diamo altra roba, non ti preoccupare, non ti preoccupare. Loro più che panettoni, loro emh…” ok».
E da questa intercettazione Moggi si prende una condanna per traffico di altra roba…

Prioreschi e Trofino commentano sui panettoni: «E questa era la frase incriminata…» «E che marca erano i panettoni?».
Casoria: «Va bene. Basta, basta con questi commenti!». Ma basta con questa pagliacciata! Andiamo a fare i processi seri!

Sempre in relazione alla partita Juventus-Lazio, Auricchio riporta la telefonata in cui Moggi appalesa alla segretaria di sapere già la composizione della terna arbitrale. Riporta tutto tranne l’ora in cui avviene la telefonata.

Trofino: «L’ora?»
Prioreschi e Moggi: «11:53».
Auricchio: «L’ora è 11:53».

Il teste: «Sulla partita, la Juventus vince 2-1 tra qualche polemica». Attilio, perché non ti fai le ospitate alla DS e a Controjuve? «Appare utile segnalare le seguenti conversazioni…», e cioè Baldas che chiama Moggi per avere le disposizioni sulla moviola televisiva. Un’altra telefonata utile relativa a questa partita e segnatamente all’assistente Baglioni è dell’8 aprile successivo. Cioè quattro mesi dopo la gara! Telefonata tra Mazzini e tale Cosimo Maria Ferri. Il 22 aprile si segnala una telefonata tra Mazzini e Giraudo. In questo filone il teste inserisce una chiamata tra Meani e l’assistente della CAN Contini. Boh!

Ulteriori valutazioni investigative sono state fatte sulla partita Bologna-Juventus del 12 dicembre 2004. Arbitro Pieri, assistenti Mitro e Griselli, quarto uomo Brighi. Vittoria della Juve per 1-0.
Da una telefonata del 3 dicembre tra la Garufi e Moggi, si registra una conversazione (ambientale?, ndr) che da «successive attività investigative fanno ricondurre all’arbitro Racalbuto».
Il teste si sta incartando e il pm cerca di soccorrerlo.
Trofino: «E’ un’ambientale dalla quale lei ritiene che sia Racalbuto».
Casoria: «Un momento. Pubblico ministero la vuole far sentire?»
Moggi: «Ecco, sì».
Auricchio: «Mentre Moggi è al telefono con la Garufi, riceve un’altra telefonata», che i carabinieri registrano in modalità ambientale. «Si ascolta solo la conversazione del Moggi si sente Moggi: ”oh, la peggiore che ti poteva toccà eh? Tu fa la partita regolare. No, senza regalare niente a nessuno. Con tranquillità. Perché qua a me mi serve per la, eh, ok? Dondarini… eh, ma a me quello che mi serve è Fiorentina–Bologna in modo particolare, apposta. E poi mi serve il Milan, di avanzare, delle ammonizioni per fare le diffide. Insomma, vabbè, tanto ne parliamo stasera. Sentiamoci stasera verso le 21:30”. Il dato che appare utile ricordare è che in quella sede l’arbitro De Santis ha ammonito i due calciatori diffidati della difesa del Bologna, Petruzzi e Nastase e ha fatto entrare in diffida Gamberini». Appare utile rappresentare che «c’era una strategia preventiva per cui la squadra che affrontava la Juventus arrivava con giocatori diffidati, espulsi e squalificati».
Nello stesso filone delle ammonizioni preventive il teste cita la conversazione tra Meani e il designatore Bergamo, datata 7 maggio 2005 ore 16:42. Cinque mesi dopo la partita cui si riferisce.
In altre due conversazioni, la prima del 6 gennaio tra la Fazi e Bergamo e la seconda del 17 marzo tra Meani e Contini, si evince il gradimento e la vicinanza dell’arbitro Pieri a Moggi.

Auricchio: «La partita Bologna-Juventus è una partita che diciamo…, una partita con polemiche, con strascichi successivi per l’arbitraggio dell’arbitro Pieri». Le indagini fatte con i giornali del lunedì.

Da due successive chiamate di Moggi con una addetta alla redazione del Processo di Biscardi e con Baldas, si ricava che Moggi condizionava il Precesso del lunedì per evitare un accanimento verso la Juve. Questo a maggior ragione si ricava dalla telefonata tra Franza (presidente del Messina) e Moggi del 14 dicembre, in cui Franza dice al dg bianconero: «Hai fatto assolvere Pieri. Se ti assume Berlusconi per i suoi processi, pure Previti, li fai passare tutti!». Un Moggi ad personam!

Il teste snocciola tutta una serie di riferimenti a telefonate tra Moggi e il supino Baldas o con Lanese che in un’occasione chiede dei biglietti per la partita Juventus–Milan del 19 dicembre 2004. “Interessante” ai fini investigativi che Lanese e Moggi si danno appuntamento per il 21 dicembre a casa di Pairetto, incontro a cui avrebbe partecipato anche Giraudo.

Narducci chiede al teste di ricostruire questa fase di dicembre. Auricchio «a conferma dell’avvenuto incontro» riporta il progressivo di una telefonata del 22 tra Lanese e Pairetto.

Si passa quindi alla partita Parma-Juventus del 6 gennaio 2005, arbitro De Santis, che tutto ha fatto tranne che favorire la Juve.
Il teste segnala una chiamata del 3 gennaio (giorno antecedente al sorteggio arbitrale) tra Moggi e Bergamo. È interessante per le indagini che nella chiamata si fa riferimento a utenze diverse da quelle sotto intercettazione.
Telefonata del 5 gennaio tra Moggi e il suo collaboratore Girotto (addetto stampa della Juve): “Ieri l’altro lo chiamo, prima griglia, e uno due tre quattro Morganti… Allora sei s***o? Morganti si deve stare a casa dopo il casino che ha combinato, si piglia e si mette a casa e non rompe i cojo… Non ha capito un cacchio, non ha capito come funziona. Io non ci ho mai avuto grosso dialogo. Era nostro amico, il colpevole è tutto Bergamo. Poi è cr***no perché telefona davanti agli assistenti”.

La successiva partita su cui si sofferma il colonnello è Cagliari-Juventus del 16 gennaio 2005. Risultato 1-1, arbitro Racalbuto, assistenti Consolo e Camerota, quarto uomo Rodomonti.
«Questa partita origina delle proteste soprattutto da parte del presidente del Cagliari, Massimo Cellino per dei presunti torti arbitrali».
Viene evidenziato dalle intercettazioni che dopo la partita, a conferma di un sistema alternativo di comunicazioni telefoniche, Moggi chiama Bergamo e gli dice: «Allora domani ti chiamo e ti do i numeri».

Il Presidente chiede una pausa per motivi di stenotipia. Nell’occasione Moggi chiede di rendere una dichiarazione spontanea, che viene rimandata al rientro dalla pausa.



</TD></TR></TBODY></TABLE>

<TABLE border=0 cellSpacing=0 cellPadding=0 width=570><TBODY><TR><TD class=style15 height=100 vAlign=center align=middle>Calciopoli: esame Auricchio – V parte</TD></TR><TR><TD height=15 colSpan=3 align=middle>

</TD></TR><TR><TD colSpan=4 align=left>Tribunale di Napoli - Udienza del 09 febbraio 2010.

Si riprende dopo la sospensione con una richiesta personale del Colonnello Auricchio che, a causa di un problema familiare (il bambino è stato ricoverato in terapia intensiva fino alla settimana scorsa), ha necessità di rientrare a Roma nel pomeriggio. Il giudice Casoria accoglie la richiesta e il PM così articola la situazione: «Il Colonnello sta seguendo un filo di ragionamento, ed in relazione ad alcune vicende credo sarà anche costretto a tornare indietro nel tempo, o a periodi che ha già trattato, facendo questa parte e che derivano da altre intercettazioni che affrontano argomenti paralleli a questo. Il Colonnello ha scelto di seguire una traccia, sicuramente la prossima udienza è ancora tutta quanta da dedicare all’esame del Colonnello Auricchio».

Cagliari-Juventus (16.01.2005)
Auricchio: «Avevamo segnalato, prima della partita, Moggi che contatta Bergamo». Auricchio prosegue segnalando altri due contatti (del 10/01/2005) in relazione alle designazioni arbitrali per gli ottavi di Coppa Italia (Juventus-Atalanta). Moggi mentre parla con G. Bozzo, risponde ad un’altra chiamata, dove dice: «ma Ayroldi, mettono tutti quelli che hanno messo la scorsa volta!». L'altra segnalazione é relativa alla telefonata fatta dalla segretaria Alessia che vuole comunicare le designazioni e Moggi risponde con «la sottolineatura delle doti di “indovino”».
La partita viene arbitrata da Racalbuto e si conclude 1 a 1 ma ad essere tormentato é il post-partita, dove «Cellino sostiene che la partita sia stata smaccatamente a favore della Juventus, perché la rete è stata segnata da Trezeguet in fuorigioco». Vena polemica portata avanti anche da due giocatori del Cagliari: Esposito e Abeijon. Le contestazioni hanno uno «strascico in Federazione che vuole approfondire con un'indagine». Questo aspetto è secondo Auricchio «degno di menzione» per l'atteggiamento successivo di Moggi.
Riferisce che in data 17.01.2005, mentre è a «colloquio con Innocenzo Mazzini», ha modo di parlare contemporaneamente con Baldas per «organizzare la puntata del processo». Baldas riferisce che il gol è in fuorigioco e Moggi lo sollecita ad appoggiare l'arbitro, che «deve essere assolto alla grande».
Il 19 gennaio, Moggi chiama F. Ghirelli: «Ma come, mettete sotto inchiesta un arbitro che ha arbitrato bene?». L'ex Dg prosegue sollecitando Ghirelli a non dare informazione alla stampa: «Guarda è una cosa delicata, io ci andrei con cautela perché da amici poi diventiamo nemici». Ghirelli dice che avvertirà Pappa e Moggi ancora: «Avvisalo Pappa, è un impreciso che quando gli capita di andare al nord chiude, altrimenti siamo le vittime di tutti quanti».
La conclusione di Auricchio: «Questa conversazione viene ritenuta utile per l’azione di tutela che Moggi ha nei confronti di arbitri da lui ritenuti fedeli e legati. C’è una doppia azione di tutela in questo caso: quella dal punto di vista mediatico, sfruttando ed utilizzando la grancassa mediatica del processo del lunedì e l’altra istituzionale, laddove si paventa un probabile approfondimento dell’ufficio indagine sul punto».

Juve –Brescia (23.01.2005)
Il 24.01.2005, Moggi con Baldas al telefono con oggetto il contenuto della moviola del processo del lunedì. Auricchio: «I dati investigativi che emergono portano a ridimensionare la posizione dell’arbitro Cruciani (arbitro di Lazio-Sampdoria)». Successivamente la discussione si sposta all’arbitro di Inter-Chievo: «allora Paparesta esce con tutti gli onori…», dice Moggi. Auricchio ritiene «il dato di interesse in relazione a Papresta, che è l’arbitro della partita Reggina-Juventus». Il colloquio prosegue con Baldas che chiede come deve comportarsi con l'arbitro Farina (Livorno-Milan) e l'attenzione si sposta poi su Roma-Fiorentina, in cui Copelli è uno degli assistenti: «Copelli ne fa di tutti i colori; lo hanno preso per i campionati del mondo, mo' lo faccio cancellare io». Motivo di interesse per Auricchio, in quanto Copelli sarà l'assistente della partita Reggina-Juventus.
Il 24.01.2005, Moggi chiama Franco Melli (giornalista-opinionista) e gli suggerisce in merito all’arbitraggio di Farina di Livorno-Milan: «Il rigore a favore del Livorno c’era tutto».

Casoria: «Pm, questa partita non è nel capo d’imputazione (Livorno-Milan), non è così? È inutile ripetere su sto fatto che interloquiva in tutte le partite, lo abbiamo più o meno capito, concentriamoci sui capi d’imputazione e sull’associazione. Che commentava su ogni partita commentava, lo abbiamo capito. Siccome è un concetto ripetitivo e non è una partita che rientra nei capi d’imputazione, sorvoliamo».
Auricchio: «Era solo per evidenziare il fatto di abbandonare al suo destino il Copelli che era il guardalinee della partita Raggina Juventus».

Auricchio prosegue elencando i successivi contatti con Lanese: 01.02.2005, Lanese chiama Moggi ed «in maniera simpaticissima gli chiede i biglietti della partita con il Palermo». Il 04.02.2005 ancora Lanese in relazione alla richiesta di biglietti ed in sintesi chiede come deve comportarsi.
Giraudo - Moggi
Il 06.02.2005, Giraudo contatta Moggi: l’argomento della discussione è la situazione attuale sia interna alla squadra juventina che esterna.
Arriva subito una precisazione di Moggi: «Sta dicendo un’impressione sua su un qualcosa che riguardava la squadra all’interno e i giornalisti». Secondo Moggi vogliono far credere che «l’ambiente interno era la Juventus e l’ambiente esterno erano gli arbitri», mentre «era il contrario». Prosegue: «Tutte le settimana un giocatore veniva messo in condizione di parlare male della società o di parlare male dei propri compagni. A quel punto Giraudo disse: "Qui bisogna mettere a posto l’ambiente interno e quello esterno: non gliele facciamo fare più (le interviste) e ai giocatori diciamo quello che sostanzialmente devono fare". Questi sa come l’hanno presa? Che bisognava sistemare l’ambiente interno che era quello della squadra e quello esterno che era quello degli arbitri. E’ una cosa totalmente inventata e a sensazione sua».

Prosegue Auricchio, ricordando che il 06.02.2005 Moggi chiama Pairetto: «Ma ti vergogni pure a rispondermi?». E Pairetto: «Sai che non l’ho ancora acceso».
Auricchio: «Utilità investigativa in relazione ad altre forme di comunicazione riservate. Ha un valore di investigazione per questo aspetto».

E ancora una chiamata del 06.02.2005 tra Moggi e Giraudo, «oggetto di interesse investigativo su un appuntamento da fare con Pairetto (Pinocchio)» a casa di Giraudo.

L'8 febbraio vengono riportate da Auricchio altre due intercettazioni: quella di Moggi con la convivente di Pairetto in relazione all’appuntamento di cui sopra e quella di M.G.Fazi che contatta Bergamo e parlano dell’esito del colloquio che la stessa avrebbe avuto con Moggi.

Il 09.02.2005 l'utenza domiciliare di Bergamo contatta un’utenza di un gestore straniero: Bergamo parla con Moggi, «il dato investigativo rappresenta il primo dato oggettivo di un utilizzo di schede straniere. Probabilmente l’anomalia di aver usato l’utenza domiciliare (l’imprudenza) ci consente di individuare questa scheda appartenente ad un gestore straniero, svizzero in particolare» precisa il Colonnello.

La conversazione verte su argomenti di rapporti istituzionali (Federazione-Lega) e dopo qualche minuto «un dato che per noi è stato ritenuto rilevante»: la famosa telefonata sulle griglie che legge per intero.

Auricchio precisa ancora che «la conversazione è la prima intercettata di quelle che da noi sono state considerate utenze riservate. E' una coincidenza interessante che in questa conversazione si discute su come formulare le griglie e le scelte sulla domenica successiva». Intercorre in data 9 febbraio, la giornata di campionato è il 13 febbraio, prima del sorteggio che è stato l’11 febbraio a Coverciano.
«La rispondenza della conversazione rispetto alle griglie e alle scelte arbitrali è pressoché totale e diciamo questo è un dato estremamente significativo».
Ancora su questo aspetto segnalo la conversazione tra Bergamo e M. Grazia Fazi in data 9 febbraio. La conversazione tra i due soggetti verte sulla scelta degli assistenti per le partite. Bergamo dice che Moggi gli ha chiesto gli assistenti Ambrosini e Foschetti e lui gli risponde che gli avrebbe mandato invece Ricci e Geminiani. Foschetti e Geminiami saranno gli assistenti della partita in questione.

Casoria: «Ci dica il motivo anziché leggere tutto» ed ancora sintetizza: «ingerenza nella nomina degli assistenti da parte di Moggi», proprio come invito a velocizzare.

Auricchio: «La partita si chiude con la vittoria della Juventus per 2 a 1 che lascia alcuni commenti negativi. In particolare, un gol annullato all’Udinese e l’assistente Geminiami è colui che segnala il fuorigioco, alla verifica ritenuto inesistente. Siamo sul commento sportivo, sono dati oggettivi, e consentono di stabilire che il gol è inesistente (i giornali dell'epoca lo riportano). Il caso ha voluto che fosse proprio Geminiani a segnalare il fuorigioco».
Interviene il pm chiedendo ancora conferma della corrispondenza della griglia alla telefonata, chiede se «era aderente al dato emerso dal colloquio, se ci spiega perché e in che termini».
Auricchio conferma ancora: «Risponde perfettamente con gli arbitri. La composizione della griglia A corrisponde esattamente alle partite del colloquio. Rispondenza perfetta».
Casoria sembra aver capito il sistema del sorteggio e della formazione delle griglie: «A certe cose ci arriviamo anche noi», risponde.
Contestazione della difesa per un non perfetto abbinamento (telefonata e realtà) che la Casoria dice di poter verificare.

L'attenzione si sposta su un incontro tra Lanese e Pairetto con Giraudo, Moggi e Mazzini. Il motivo è anche legato alle recente elezione di Carraro, dove «Moggi e Mazzini hanno notevolmente contribuito in termini fattivi (affinché avvenisse)», conclude il Colonnello.
Opposizione: «Questa è una valutazione, non è così!»



</TD></TR></TBODY></TABLE>

Luca
12.02.2010, 19:55
Auricchio, Auricchio!!! Se proprio come il formaggio che porta il tuo nome... un provolone!!!

AlexnelCuore
18.02.2010, 00:13
Processo "Calciopoli", la dichiarazione spontanea di Luciano Moggi


Per gentile concessione dell'Associazione GiulemanidallaJuve (www.giulemanidallajuve.com (http://www.giulemanidallajuve.com/)), pubblichiamo l'audio e la trascrizione integrale della dichiarazione spontanea resa da Luciano Moggi nel corso dell'ultima udienza - quella del 16 febbraio 2010, del processo "Calciopoli" in corso al Tribunale di Napoli:

Tribunale di Napoli - Udienza del 16 febbraio 2010

L. Moggi: «Chiedo scusa al Dr. Narducci, durante l’intervallo mi hanno chiamato al telefono e mi ha cacciato via dicendo sostanzialmente che qui non si può parlare».
Casoria: «Quello chiede la disciplina dell’udienza. Dica direttamente quello che è utile per la causa. Vedo che si vuole sovrapporre alle difese, vedo che sta espropriando i due avvocati».

L. Moggi:«Meani. Sento il colonnello che dice che aveva una carica istituzionale portato a contattare arbitro e assistenti: era un dirigente del Milan, addetto agli arbitri, nel censimento del Milan, pagato dal Milan. Era l’uomo che poteva andare nello spogliato degli arbitri prima, dopo e durante la partita; l’unico dirigente che può entrare è l’addetto all’ arbitro e lui era questo. Nelle partite casalinghe sedeva sulla panchina con la divisa del Milan. Quindi non è una carica istituzionale che può contattare..


Un’altra inesattezza, diceva (riferito alla deposizione di Auricchio) che contattava solo assistenti: Morganti, Nucini, De Santis, Rodomonti e Racalbuto, non sono assistenti ma sono arbitri. Poi ci sono tutti gli altri, compreso Copelli, che guarda caso che ce lo troviamo in una partita a Reggio Calabria e ci fa perdere; poi ce lo troviamo a Torino per la supercoppa e ci fa perdere annullando un gol regolare a Treseguet e questo non lo hanno visto. Questa è una cosa spiacevole.

Per quando riguarda il dossier di Mazzini - l’ho già descritto molte volte - è uno che parla molto, bravo uomo, ma parla molto. Ha mandato questo dossier per vedere quello che c’era, io non ho neppure parlato con le due persone che erano incaricate, non le conosco, le ho mandate dall’avvocato e dopo due giorni dico : "questa è carta straccia".

Per quanto riguarda la partita con la Fiorentina - questa è una cosa abbastanza grave - quando il colonnello dice che io avrei detto a Della Valle "ci siamo incavolati noi per voi".
Intanto la partita è decisiva perché la successiva era Milan-Juventus a Milano. Detto questo quando mi telefona - il concatenamento è chiaro - (normale amministrazione tra persone che sono da trent’anni nel calcio) dopo la partita e dopo aver fatto dichiarazioni sui giornali, il signor Della Valle mi dice: "ha visto come ci hanno trattato?" Quando mi chiama e mi dice che è stato bistrattato, che doveva avere due rigori, che non gli sono stati dati, sa cosa gli dico? - è questo che non ha letto il colonnello - "invece di fare troppo casotto sui giornali, rivolgiti a chi di competenza!". Se potevo fare qualcosa, io gli dicevo rivolgiti a me.

Casoria: «Leggeremo. Siamo costrette a leggere è nostro dovere giuridico».

L. Moggi: «Roma Juventus, la famosa partita che la Juventus ha vinto con 2 gol: uno in fuorigioco e uno al limite dell’area (dicono). Ha detto che Racalbuto aveva dato due gol irregolari, è una inesattezza. L’arbitro ha due assistenti, sono quelli che devono dire se c’è fuorigioco e se il pallone è fuori o dentro l’area. Pisacreta è l’uomo che ha fatto fare gol alla Juventus, che dicono loro non regolare. Racalbuto non c'entra niente.


Per quanto riguarda il discorso della Roma, del telefonino a Gabriele, qui bisogna stare attenti a quello che si sente dire. Il dottor Carraro, prima di Inter-Juventus, telefona a Bergamo e dice: “attenzione non fate favori alla Juventus” e successivamente ha detto anche della Roma, quindi la preoccupazione era che la Juventus andasse a Roma e che non succedessero cose irregolari, ma che il discorso di Gabriele venga portato come esempio affinché ci fossero considerazioni durante la partita. Anzi.
C’è stata una telefonata tra il primo e il secondo tempo da Bergamo in cui si dice: "attento che il primo gol era in fuorigioco", il che vuol significare un condizionamento in negativo per la Juventus. Le cose devono essere portate nella stessa maniera, alla fine della partita e questa è una cosa che ha messo l’arbitro in condizione di sbagliare qualcosa, anche se non ha sbagliato niente perché chi ha sbagliato è l’assistente.


L' ultima cosa è questa qua, per vedere come sono state fatte tutte queste inquisizioni. Prendo ad esempio una partita tra quelle imputate: Juventus-Sampdoria, questa partita - dice il colonnello, dice l’informativa - il calciatore Simone Indaghi - riserva della Sampdoria - è stato squalificato nella partita precedente, quindi nella partita che la Juventus ha vinto 1 a 0, questo giocatore (che non giocava mai) non ha giocato per la squalifica.. La partita non è finita 1 a 0 per la Juventus ma 0 a 1, ha vinto la Sampdoria. Detto questo non hanno evidenziato un’altra cosa, molto più importante, alla Sampdoria mancava una riserva, alla Juventus due titolari: Olivera e Zebina (Olivera la settimana prima aveva segnato un gol con l’Atalanta); chi andava male era la Juventus. Oltre che sbagliare il risultato non hanno messo in evidenza che in quella partita è stato ammonito (era diffidato) e non è andato a Palermo a giocare, Camoranesi, il miglior giocatore che ha la Juventus. Mi dica lei chi è stato danneggiato!
Quando si fanno le cose non si debbono fare per fare del male..».

Casoria: «Da questo scontro accusa-difesa, vediamo cosa succederà».

AUDIO
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jumarco
18.02.2010, 14:12
Si sta rivelando un processo sostenuto da situazioni RIDICOLE!!!!!!

AlexnelCuore
23.02.2010, 00:38
Ma chi ti ha dato la patente?


Stavolta Fabio Baldas e la sua patente a punti del Processo di Biscardi non c’entrano nulla. Le patenti di cui parleremo sono ben altre, e non servono per guidare alcun mezzo di trasporto. Gli attenti lettori del sito sanno che abbiamo promesso, fin dal primo giorno, di seguire e commentare il Processo Calciopoli fin nei minimi particolari, e a tale impegno non intendiamo derogare. Ebbene, nel corso dell’udienza del 16 febbraio u.s., prima della soporifera deposizione del Ten. Colonnello Auricchio che ha snocciolato il suo rosario fatto di numeri progressivi di telefonate, date ed orari, c’è stato un succoso preambolo, che ha visto protagonista l’avvocato difensore di Luciano Moggi, e il cui contenuto non è stato naturalmente riportato dai solerti cronisti dei principali quotidiani italiani.
Ragioni di opportunità, dicono. In effetti, come diceva Einstein, è più facile spezzare un atomo che sciogliere un pregiudizio. E allora meglio non parlarne, anche perché certe cose possono “rovinare la vita di una persona”. Peccato però che nel 2006, quando si trattò di pubblicare intercettazioni che non c’entravano nulla con il calcio, ma che hanno rovinato persone e sfasciato famiglie, gli stessi giornalisti non si fecero alcuno scrupolo.
La vicenda di cui vogliamo parlare si origina nel corso dell’udienza del 30/10/2009, durante la deposizione della signora Francesca Sanipoli, testimone convocato dai PM Narducci e Capuano.
La Sanipoli, giornalista della RAI, nel corso della sua testimonianza aveva accusato gli imputati, e in particolare Moggi, di aver illegittimamente ostacolato la sua carriera professionale, in particolare impedendogli di seguire, come inviata, le partite della Juventus.
Quando, nel corso del controesame, si è giunti all’argomento relativo alle ragioni per le quali la Sanipoli avrebbe seguito la Juventus in modo alquanto ridotto rispetto alle sue asserite capacità ed esperienze di inviata, l’Avv. Maurilio Prioreschi, difensore di Luciano Moggi, ha cercato di porre la questione andando oltre la semplice negazione dei fatti e ha cercato di esporre al Tribunale che la presunta discriminazione non dipendeva da occulte manovre dell’imputato Moggi, ma da altri fattori che nulla avevano a che vedere con il procedimento in discussione.
Secondo le informazioni assunte dall’Avv. Prioreschi, infatti, nel caso della signora Sanipoli tali fattori sarebbero da individuarsi nella non positiva "fama" della stessa, rispetto alle sorti della squadra presso cui la giornalista veniva inviata.
Ecco dunque spiegata la domanda che Prioreschi pone alla Sanipoli:
“Senta signora, Lei all’epoca, e pure adesso, non lo so, aveva fama di non portare bene alle squadre dove andava a fare l’inviato?”
Come si può immaginare la domanda non fu digerita né dalla testimone, che pretese che fosse messa a verbale per successive iniziative legali, né dal PM, che ne chiese, ottenendola, l’inammissibilità al Presidente Teresa Casoria.
L’Avv. Prioreschi ha poi successivamente spiegato alla nostra redazione che la domanda sulla “fama” era stata fatta “per far emergere una spiegazione alternativa a quella della pubblica accusa”, specificando inoltre che “la cross examination non è un minuetto per educande e può quindi inevitabilmente comportare asprezze polemiche che sono ineludibilmente collegate alla importanza degli interessi che sono in gioco in un processo penale. In questo ambito, l’esercizio del diritto di difesa non può essere compresso o sacrificato per le particolari suscettibilità di una teste alla quale, comunque, non ho rivolto alcuna accusa specifica”.
In data 9 febbraio però, nonostante la domanda fosse stata dichiarata inammissibile dal Tribunale, i legali della signora Sanipoli hanno depositato una istanza ex art. 598 c.p,. in cui, oltre a chiederne la cancellazione dagli atti ufficiali, rivolgono precise accuse all'Avv. Prioreschi. In particolare a pagina 5 si può leggere:
“Né può essere considerato lecito, per svolgere il mandato difensivo, assumere la pretestuosa e volgare affermazione autodifensiva del proprio cliente per conferire una legittimazione alla diffamazione posta in essere contro la sottoscritta dagli associati a delinquere, al fine di coprire il loro programma criminoso consistente nel colpire una persona che non aderiva alla loro consorteria fraudolenta”
Nella stessa istanza, a pagina 7, si può inoltre leggere:
“Parimenti non possono sfuggire i termini espliciti usati dall’Avv. Prioreschi (...) che travalicano i limiti della continenza espressiva. Termini che, come detto, hanno prodotto la materiale reiterazione di un segmento della condotta illecita descritta nel capo di imputazione.”
In pratica una bella accusa di associazione a delinquere e di favoreggiamento. Accusa che ovviamente il difensore di Luciano Moggi ha rispedito al mittente nel corso della successiva udienza del 16 febbraio, presentando una controdenuncia per calunnia nei confronti della stessa Sanipoli.
E’ interessante e culturalmente istruttivo trascrivere e leggere un passaggio in particolare della controdenuncia dell’Avv. Prioreschi che, ad ulteriore sostegno delle argomentazioni già riferite alla nostra redazione, cita uno dei grandissimi della letteratura italiana:
“Non si tratta di divagazioni esoteriche: gli effetti di un tale tipo di fama sono stati descritti anche in letteratura da autori del livello di Luigi Pirandello, nella nota novella “La Patente”, in cui, non a caso, uno dei protagonisti era proprio un giudice e, sullo sfondo, restava una vicenda processuale in cui era stata proposta una querela dalla persona cui si attribuiva la capacità di incidere sulla buona sorte.”
Una mirabile interpretazione della commedia pirandelliana è fornita in questo video dal grande Principe Antonio de Curtis, in arte Totò:
Ci fa piacere ricordare, inoltre, che anche il mitico Eduardo De Filippo aveva mirabilmente descritto i temi della superstizione, del malocchio e della jella nella famosissima commedia del 1940 “Non ti pago”, un capolavoro assoluto del grande autore napoletano.
Insomma una semplice domanda si è trasformata in un'estenuante battaglia legale. Una battaglia di cui il nostro sito continuerà a seguire fedelmente gli sviluppi, senza alcuna omissione, come abbiamo da tempo abituato i nostri lettori.

gabriele
02.03.2010, 16:07
Ho trovato questo articolo sul WEB ed è sintomatico dell' attuale situazione giornalistica italiana, leggete e riflettete :

Un articolo messo online de La Stampa, e tagliato dopo poche ore. Un mistero che neppure i redattori de La Stampa sanno motivare. Fortunatamente è stato salvato da un paio di lettori più veloci e più svegli della censura. E’ opportuno che abbia diffusione La giostra gira ancora e la resa dei conti si avvicina. Ecco come ha fatto l´Inter a condurre Calciopoli (La Stampa) CITAZIONE: «Ipotesi di violazione dell´articolo 1 del codice di giustizia sportiva», con questa intestazione questa mattina un fascicolo sarà aperto dall´Ufficio indagini della Federcalcio sulla vicenda Inter-De Santis-Vieri. I fatti. Nel 2002 l´arbitro Nucini ha un colloquio con Facchetti e gli racconta di alcuni strani rapporti tra Moggi, l´arbitro De Santis e i dirigenti sportivi Fabiani e Pavarese. Facchetti chiede a Nucini di riferire i fatti alla Procura di Milano (visto che lo stesso aveva perplessità a rivolgersi alla giustizia sportiva), ma non fu fatto nulla. Allora l´Inter si rivolse alla Polis d´Istinto, l´agenzia investigativa di Emanuele Cipriani (legato al responsabile del Cnag della Telecom, Giuliano Tavaroli) per far pedinare De Santis. Da quel momento fu aperto un dossier dal significativo nome in codice: operazione ladroni. Sarebbero, però, anche stati intercettati i telefoni di De Santis e della moglie. Gli stessi furono anche seguiti, fotografati, furono fatte indagini patrimoniali e sui conti correnti. Alla fine il dossier si chiude dicendo che «non furono trovate anomalie nel tenore di vita del soggetto». Contemporaneamente furono intercettate le telefonate di Bobo Vieri e l´attaccante fu anche pedinato, ma soltanto nell´ambito di un «controllo» della società sul calciatore. A seguito del decreto legge del Governo sulle intercettazioni illegali, è tornata d´attualità la vicenda. Perché fu commissionata una inchiesta da parte di un´agenzia investigativa e non fu fatto né un esposto alla magistratura, né una denuncia all´Ufficio indagini? Il voluminoso materiale raccolto sull´arbitro, oltre che valutare il suo tenore di vita, a cosa mirava? E le foto? L´argomento interessa, intanto, anche la Procura di Napoli che nel 2004 proprio a Tavaroli si rivolse per comunicare le intercettazioni delle utenze di Moggi, Bergamo, Pairetto. Sì proprio a Tavaroli che era a capo del Cnag, il centro nazionale autorizzazioni giudiziarie della Telecom, che quindi venne a conoscenza dell´indagine che i magistrati Beatrice e Narducci stavano conducendo proprio sulle stesse persone. Una coincidenza, chiaramente, ma che alla luce degli ultimi sviluppi diventa inquietante: Tavaroli ha detto ai pm che lui riferiva tutto a Carlo Buora, amministratore delegato Telecom e vice presidente dell´Inter. Tutti sanno che in realtà Buora non muoveva un passo senza il nulla-osta di Tronchetti Provera. E´ fin troppo facile chiudere il cerchio. L´Inter è nei guai. Guai seri. Tutti hanno capito che le intercettazioni sono state filtrate e fornite al bacio alla Procura di Napoli dalla lobby Telecom di Tronchetti & C. attraverso Tavaroli. Eccoci allo scoop dell´ultima ora: inizialmente, tutti avevano ravvisato, senza dar troppo peso alla cosa in quel momento, che le intercettazioni erano state manipolate e interpretate prima di giungere nelle mani dei magistrati partenopei. Ufficialmente si pensava che fossero stati i Carabinieri di Roma ad aver interpolato con spiegazioni non dovute le sbobinature (azione che peraltro non è loro consentita). In realtà il lavoro di indirizzo era avvenuto ben prima e più in alto. Si parla proprio in quest´ottica del coinvolgimento diretto di Moratti e Tronchetti Provera. A questo riguardo Tavaroli adesso sta tentando di fare da parafulmine per salvare le posizioni dei due e soprattutto per tutelare il proprio tesoretto nascosto e, probabilmente, da loro garantito. Alla Procura di Milano, però, hanno già capito dove e cosa cercare e non è esclusa in futuro una collaborazione di Tavaroli per alleggerire la propria difficilissima posizione giudiziaria. Insomma tut




Ancora convinti che l’inter non centri nulla in calciopoli??? SVEGLIA SVEGLIA!!!

gabriele
16.03.2010, 15:50
MARTEDI' 16.03.2010 -

AURICCHIO IMPREPARATO - L'udienza è termina ed è stata aggiornata al 23 marzo con il controesame delle difese di Moggi e di De Santis.
Rilevante il controesame condotto dall'avvocato di Pairetto che chiede ad Auricchio se hanno mai interrogato i notai che assistevano ai sorteggi, se dai verbali risultassero anomalie. Negative, in entrambi i casi, le risposte di Auricchio: non l'hanno fatto.
Poi l'avvocato chiede se i giornalisti presenti fossero sempre gli stessi ed Auricchio risponde: "No, sappiamo che c'erano dei giornalisti". Il clou si raggiunge quando:
Avvocato di Pairetto: sapete, in riferimento alla giornata in cui si decise il campionato, quella di Milan-Juve quale era la griglia?
Auricchio: l'arbitro era Collina
Avvocato di Pairetto: lo so ma quale era la griglia?
Auricchio: Collina, Mitro, Farnelli
Avvocato di Pairetto: questi sono i designati, ma io dico quale era la griglia?
Auricchio: no, non la so
In aula si sente la voce di Pairetto che esclama: "Pazzesco! Questa era la partita più importante e non la sai!"
Avvocato di Pairetto: era la partita che decideva il campionato
Auricchio: ma noi non avevamo attenzionato le partite a seconda della loro importanza. Poi per noi la designazione di Collina era una garanzia
Avvocato di Pairetto: quindi non avete verificato se erano stati previsti degli arbitri "favorevoli" per quella partita
Auricchio: no, non ritenevamo che contasse quella gara.
Milan-Juve, decisiva per la vittoria del campionato, per Auricchio e i suoi "magnifici 12 della squadra Off-side", come li ha chiamati Repubblica, era una partita che non contava e Collina era una garanzia al di sopra di ogni sospetto, nonostante la famosa intercettazione che dimostrava "vicinanza" con Meani.
AURICCHIO E LE INDAGINI DAI GIORNALI - Parte delle indagini? Leggendo la Gazzetta dello Sport, il Corriere dello Sport ed escludendo Tuttosport. Questo ha risposto Auricchio incalzato dall'avvocato difensore di Bertini. Riportiamo uno stralcio delle domande e delle risposte.
Avv. Messeri: Quali partite dirette da Bertini ha visionato?
Auricchio: Solo Juve- Milan, in televisione.
Avv. Messeri: Come investigatore o come spettatore?
Auricchio: Come investigatore, così come ho visto Lecce-Parma.
Avv. Messeri: E a livello investigativo, di Juve-Milan che ricorda?
Auricchio: Nulla, solo la vittoria della Juve.
Avv. Messeri: Guardi che finì 0-0.
Auricchio: Ah, avevo capito Milan-Juve 0- 1 con gol di Trezeguet.
Avv. Messeri: Quindi quel risultato del campo era giusto? Lei ha parlato, la scorsa udienza, di ammonizioni che non c'erano, di gol in evidente fuorigioco, relativamente a Siena-Milan, quindi le ha analizzate anche da questo punto di vista?
Auricchio: No, abbiamo fatto solo riferimento ai tabellini delle partite tratti dai giornali sportivi, tranne Tuttosport. Ho fatto riferimento al contenuto dei tabellini delle gare dei giornali. Io non mi sono mai permesso di valutare i singoli episodi.


INTERVENTI DELLE DIFESE - Si stanno alternando in aula i contro-interrogatori da parte dei legali degli imputati. Ad aprire le danze è stata la difesa di Innocenzo Mazzini, l'ex vicepresidente della FIGC: con successo ha incalzato il capo degli inquirenti, evidenziando la separazione tra la posizione di Mazzini e quella di Carraro, riconducendo gli incontri di Mazzini con i dirigenti juventini a motivi di amicizia, tanto che venivano invitate le mogli, e cercando di inquadrare meglio la posizione di Mazzini nei confronti della Fiorentina.
AURICCHIO AL CONTROESAME - Questa mattina a Napoli sono riprese le udienze del processo Calciopoli. Gran parte della mattinata è stata occupata di nuovo dall'esame del pm, durante il quale più volte le difese hanno protestato per le interpretazioni date dal teste al materiale probatorio. Attorno a mezzogiorno, l'esame dell'accusa è terminato e sono iniziati gli interventi degli avvocati difensori: hanno già parlato gli avvocati dell'ex vice-segretario Figc Innocenzo Mazzini, del presidente della Reggina Foti, dell'ex designatore degli assistenti arbitrali Mazzei e dell'ex arbitro Bertini. Tutti stanno cercando di dimostrare la parzialità della ricostruzione degli inquirenti. Gli avvocati di Moggi e De Santis hanno chiesto più tempo e ciò rende probabile il rinvio dei loro interventi alla prossima udienza.

MOTIVAZIONI SENTENZA GIRAUDO: RINVIO - Il Giudice per le Udienze Preliminari Edoardo De Gregorio ha richiesto ed ottenuto una proroga di ulteriori 45 giorni per il deposito delle motivazioni che lo hanno portato, nel giudizio con rito abbreviato, alla condanna, tra gli altri, di Antonio Giraudo. I termini di legge, infatti, di 90 giorni, erano scaduti.




NARDUCCI: "MOGGI, PER LEI E' FINITA" - Lunga e significativa l'intervista di Luciano Moggi con Barbara Benedettelli de Il Giornale, in cui si parla dei diversi processi penali che lo vedono impegnato. L'ex direttore sportivo della Juve racconta qualche aneddoto sconosciuto ai più come quando: "Durante il primo interrogatorio il dottor Narducci, con tono trionfante, mi disse: “ma lo sa che per lei è finita?”, e io: “no, non lo so, me lo dica lei”. Oggi gli direi qualcosa di diverso". Non mancano le frecciate per i suoi detrattori, soprattutto Baldini: "Pensi a Baldini. Ha detto che vendevo al Messina dei giocatori a prezzi altissimi e che il Messina di ritorno riceveva favori arbitrali. Invece io davo i giocatori del settore giovanile al Messina a prestito gratuito, e se me li valorizzava facendoli giocare gli davo anche un premio. In Lega ci sono i contratti che lo confermano. Baldini non ha detto la verità. Adesso dicono che lui dovrebbe andare alla Juve. Guarda un po’", e Auricchio: "I testi portati dall'accusa sono più favorevoli a noi che a loro. Quasi quasi si potrebbe non utilizzare i testi a favore. Adesso l'artefice di questa inchiesta, il Colonnello Auricchio, deve difendersi dagli avvocati della difesa. Penso che non si divertirà molto, “l'inquisitore”".

gabriele
17.03.2010, 15:56
TRATTO DA www.ju29.ro.com (http://www.ju29.ro.com)


Calciopoli non era un'indagine da Bar Sport, leggevano la Gazzetta

Francesco Alessandrella (aka Frales) e Mario Incandenza Mercoledì 17 Marzo 2010 10:27
http://www.ju29ro.com/images/M_images/emailButton.png (http://www.ju29ro.com/component/mailto/?tmpl=component&link=aHR0cDovL3d3dy5qdTI5cm8uY29tL2Rvc3NpZXIvY2Fud GFuYXBvbGktaWwtcHJvY2Vzc28vMTgxNi1lcmEtdW5pbmRhZ2l uZS1zZXJpYS1sZWdnZXZhbm8tbGEtZ2F6emV0dGEuaHRtbA%3D %3D) http://www.ju29ro.com/images/M_images/printButton.png (http://www.ju29ro.com/dossier/cantanapoli-il-processo/1816-era-unindagine-seria-leggevano-la-gazzetta.html?tmpl=component&print=1&layout=default&page=) http://www.ju29ro.com/templates/ja_purity/images/pdf_button.png (http://www.ju29ro.com/dossier/cantanapoli-il-processo/1816-era-unindagine-seria-leggevano-la-gazzetta.pdf)


http://www.ju29ro.com/images/stories/processi/auricchio01.jpg
C’è stato un momento, durante l’udienza di ieri al processo di Napoli, in cui in aula si è avvertita come una sensazione di spiazzamento generale, quasi d’incredulità, in primis da parte degli stessi avvocati. E’ stato quando, durante il controesame dell’avvocato dell’ex designatore Pairetto, si è capito che il metodo d’indagine del Colonnello Auricchio, il responsabile dell’indagine Offside oggetto anche di docufiction televisiva, consisteva nell’ascoltare un’intercettazione, ipotizzare una frode relativa a una partita in programma la domenica entrante e poi, senza verificare se sul campo l’ipotesi si fosse realizzata, demandare il responso al giorno dopo, alla lettura della Gazzetta dello Sport.

La Gazzetta! Sembra la battuta di uno juventino "rancoroso", la "Pravda Rosa”, ma è proprio quel che ha detto ieri il Colonnello. Aggiungendo, incredibile a dirsi, che Tuttosport non lo consultava, no, "perché era di parte".
Altro momento topico: il teste, colui che ha condotto le indagini per oltre un anno, a un certo punto non solo ha ammesso di aver visto in quell’arco di tempo sì e no due o tre partite, ma le ha pure confuse fra loro.

Da non credersi.

Gran parte della mattinata, almeno fino a mezzogiorno, era stata occupata dalla conclusione dell’esame dell’accusa, che si protraeva già da due udienze (vedi i nostri resoconti: qui (http://www.ju29ro.com/dossier/cantanapoli-il-processo/1737-colonnello-auricchio1-da-un-pettegolezzo-di-dal-cin-alla-juve-in-b.html) e qui (http://www.ju29ro.com/dossier/cantanapoli-il-processo/1781-alcune-incongruenze-del-secondo-esame-del-colonnello-auricchio.html)). Il colonnello Auricchio ha così ripercorso le ultime intercettazioni del campionato 2004-05. Tra le altre, anche le telefonate intercorse tra Moggi e Mazzini e tra Baldini e Mazzini, aventi per oggetto un rimpasto dirigenziale all’Arezzo. Mazzini raccomanda a Moggi di mettere una buona parola per Castagnini, suggerimento che, si capisce, gli viene da Franco Baldini, come sappiamo dall’intercettazione pubblicata recentemente, la quale per la verità contiene passaggi molto interessanti (http://www.ju29ro.com/contro-informazione/1682-moggi-contro-baldini-le-nostre-domande.html) su cui gli inquirenti hanno invece glissato.

Verso mezzogiorno, finalmente, è stata data voce alle difese. E l’indagine Offside ha cominciato a sgretolarsi.

Ha iniziato l’avvocato di Mazzini, contestando prima un malizioso collegamento degli inquirenti fra le elezioni di Carraro e di Mazzini ai vertici della Figc, poi la ricostruzione di una cena fra Mazzini, Moggi, Giraudo e Bergamo, fatta omettendo la presenza delle rispettive mogli; e, soprattutto, sottolineando il passaggio di una telefonata fra il suo assistito e Della Valle, nella quale Mazzini afferma esplicitamente che “comprare le partite non va mica bene”.

Il difensore di Foti, presidente della Reggina, ha invece chiesto al teste di entrare nel dettaglio di partite con errori arbitrali contro la sua squadra, ma Auricchio ha ammesso di non aver analizzato tutte le partite della Reggina. In particolare, l’avvocato ha citato due partite, arbitrate dagli imputati Pieri e Dondarini, nelle quali la Reggina era stata, secondo gli organi di stampa, sfavorita.

L’avvocato dell’ex vicecommissario arbitrale Mazzei ha puntualizzato che le nomine dei guardalinee non venivano decise autonomamente dal suo assistito, ma gestite anche da Bergamo e Pairetto, evidenziando come gli inquirenti non abbiano mai acquisito la documentazione relativa alla composizione delle griglie dei guardalinee, nella quale si possono notare anche le correzioni dei due designatori.

L’avvocato di Bertini ha messo in evidenza come non siano stati fatti accertamenti su come si svolsero le elezioni per le cariche di presidente Figc e Lega, nonostante nelle informative si sottolineasse il rilievo della “partita politica” nelle azioni degli imputati. Inoltre fa particolarmente specie come, a domanda specifica, Auricchio non abbia saputo elencare quali siano stati, precisamente, i telefoni fatti mettere sotto controllo e per quanto tempo. Incalzato dai legali, dopo aver consultato a lungo i suoi atti, è riucito solo a recitare i nomi di: “Moggi Alessandro, Zavaglia, Geronzi, Moggi Luciano, Calleri, Palanca, Gabriele, Gea, Ghirelli, De Mita, Lanese, Bergamo, Pairetto, Mazzei, Fazi, Mazzini, Meani, Carraro", aggiungendo che vennero tenuti sotto controllo dal 11.10.04 al maggio 2005. Al che l'avvocato ha sottolineato che non esiste una sola telefonata in cui l’interlocutore era il suo assistito Bertini.
Ma il bello deve ancora venire. Prima il legale di Bertini ridicolizza il teorema degli interventi mediatici presso Biscardi, citando un’intercettazione in cui il mitico Pel di Carota nazionale dice a Moggi che attaccherà proprio il presunto associato a delinquere Bertini; poi, e questo è uno dei passaggi più impressionanti, chiede ad Auricchio quali partite abbia visionato, sentendosi rispondere: “Non ricordo, ma dal mio punto di vista non era necessario, perché le nostre indagini non erano rivolte a vedere se era rigore o no, ma era un'analisi di dati investigativi.”. In particolare, Auricchio ha detto di aver visto Milan-Juve in Tv, ma poi sbaglia il risultato, capendo così di essersi confuso con la partita del ritorno, arbitrata da Collina. Ma non è finita. Chiede l’avvocato: “Lei ha parlato alla scorsa udienza di ammonizioni che non c'erano, di gol in evidente fuorigioco relativo a Siena-Milan, quindi le ha analizzate anche da questo punto di vista?"
Risposta: "No, abbiamo fatto solo riferimento ai tabellini delle partite tratti dai giornali sportivi tranne Tuttosport. Ho fatto riferimento al contenuto dei tabellini delle gare dei giornali. Io non mi sono mai permesso di valutare i singoli episodi". Lo stesso dicasi per la teoria delle ammonizioni mirate, per le quali Auricchio ha ammesso di non aver mai verificato se il fallo c’era o meno. “Lo abbiamo dedotto dalle cronache dei giornali. Le ammonizioni dolose vengono fuori dalle intercettazioni degli imputati”. Già, ricordiamo la fonte: Leonardo Meani, addetto arbitrale milanista.

Dopo l’avvocato di Bertini, è toccato al legale di Lotito, che si è limitato a chiedere da quando fosse in vigore il sorteggio arbitrale. Il teste ha risposto dal 1984, provocando la reazione stizzita di Pairetto, che assisteva nel pubblico. Questo deve aver caricato il suo avvocato, che ha preso la parola facendo alcune delle domande che hanno suscitato più clamore.

Prima di tutto, ha chiesto ad Auricchio di entrare nei dettagli delle verifiche effettuate sulle procedure di sorteggio arbitrale, che i Carabinieri ipotizzavano truccato, sentendosi rispondere che i notai non sono mai stati interrogati e non avevano verbalizzato nulla di "strano", non si è indagato su chi fossero i giornalisti presenti e chiamati ad effettuare il sorteggio (“sapevamo solo che c’erano dei giornalisti”, ha incredibilmente affermato), non è stato indagato il metodo di designazione (Auricchio non sapeva come avvenivano le interazioni tra designatori e vice-designatore addetto ai guardalinee) e non è stata verificata la griglia per la giornata di Milan–Juve del ritorno, lo scontro decisivo per lo scudetto (“per noi la designazione di Collina era una garanzia”). Lo stesso vale per le mancate verifiche dei referti degli osservatori arbitrali: Auricchio dice di averlo fatto solo in qualche caso, citando Reggina–Juve (la partita di Paparesta rapito), al che si sente Pairetto esclamare: “Questo è un falso!”.

La presidente Casoria concede così a Pairetto di fare una dichiarazione spontanea, nella quale afferma che non è vero che Paparesta venne sospeso dopo Reggina–Juve, dato che arbitrò la domenica successiva in B e venne inserito nella griglia di una partita importante due domeniche dopo. A differenza ad esempio di Racalbuto che, dopo essere stato contestato dopo Roma-Juve per alcuni errori a favore dei bianconeri, venne fermato per nove turni.

Il controesame dell’avvocato di Pairetto finisce qui, ma non l’udienza, perché anche altri imputati chiedono di intervenire. Ignazio Scardina contesta la ricostruzione degli inquirenti sull’influenza di Moggi nel caso Pieroni, negando assolutamente di aver ricevuto in cambio una macchina, sostenendo di avere la documentazione bancaria che prova il pagamento di una Idea che era stata citata dall’accusa.

Buon ultimo, anche Moggi chiede di parlare. Si sofferma sul caso Scardina–Pieroni, individuando in un articolo di Repubblica la fonte del teorema accusatorio in questione. Torna su Roma–Juve e le accuse di aver difeso l’arbitro Racalbuto presso l’Ufficio Indagini, specificando di non aver mai “difeso” l’arbitro, ma la legittimità della vittoria della Juve: infatti una punizione esemplare contro un arbitro accusato di aver favorito la Juve condizionava i colleghi, spingendoli ad arbitrarle contro.... In generale, Moggi ha negato di aver avuto particolare influenza sulla Figc, ricordando diversi casi che lo provano: lo scudetto perso a Perugia con Zambrotta espulso nella piscina, dopo 75 minuti di attesa; il cambio delle regole sugli extracomunitari prima della decisiva Juve-Roma del 2001. E conclude dimostrando, orari di sorteggi e di telefonate alla mano, di non essere mai stato al corrente delle designazioni prima del tempo.

Nonostante il controesame di ieri abbia messo a dura prova il metodo d’indagine del Colonnello Auricchio, le difese non hanno ancora finito. Per il 23 marzo prossimo sono previsti gli interventi dei difensori di Moggi e dell’arbitro De Santis.

E’ presumibile che ne vedremo delle belle, ammesso che non ne abbiamo già viste abbastanza.



http://www.ju29ro.com/images/stories/vignette/auricchio01.gif

amorejuve
17.03.2010, 19:19
E’ presumibile che ne vedremo delle belle, ammesso che non ne abbiamo già viste abbastanza.



Ammesso che ci arriviamo a vederle perchè io a leggere certe cose ho il fegato disintegrato

alessandro magno
17.03.2010, 19:33
pensa che roba ci han mandato in b sulle accuse della gazzetta dello sport .

amorejuve
18.03.2010, 08:07
Si sono anche attribuiti uno scudetto dalla Gazzetta, dato che tra le prerogative del Commissario straordinario non c'era quella di attribuire titoli sportivi revocati...

jumarco
18.03.2010, 12:59
Io spero solamente che arrivi finalmente la verità.
dal punto di vista mai nulla ci verrà ridato (soprattutto sino a quando ci sarà questa proprietà), ma almeno tutti la finiranno con questa storia che la VERA JUVE (non quella attuale che è la nh) rubava!!!!!!

mplatini62
18.03.2010, 13:13
mi sa che resterai deluso jum.
continuano lo stesso a definire ladra
la vera juve e la nh attuale.
ora tutto è attenuato e sopito
dal fatto che non disturbiamo i "manovratori"
(e credo che non lo faremo ancora per
un pò di tempo)...troppo fuori da tutti i giochi.
ma se dovessimo riiniziare a dar fastidio...
vedrai...che continueranno.
con ancora più forza e più enfasi.
vedrai che riprenderanno voce le trombe
del sospetto e dei complotti.

gabriele
18.03.2010, 15:29
Calciopoli, dichiarazione Scardina
Tribunale di Napoli - Udienza del 16 marzo 2010.

«L’8 febbraio Luciano Moggi mi ha chiamato (io ricordo perfettamente la cosa) e mi dice: ”Guarda che Ermanno Pieroni ha fatto delle dichiarazioni”.
Io conosco Ermanno da tanti anni (rapporti di lavoro). Io facevo l’inviato e Ermanno faceva il direttore sportivo del Perugia, quindi normale rapporto di lavoro. Allora mi dice:”Ha fatto delle dichiarazioni a Repubblica” ed io gli faccio :” Luciano è il primo giorno di riposo che prendo da un mese. Adesso leggerò Repubblica poi vediamo". Il signor Moggi non sapeva che il giorno 5 maggio avevo mandato il mio inviato a fare un intervista a Ermanno Pieroni e in cui c’erano - poi ho verificato - le stesse cose dette a dribbling il 05/02, ascolto di 2.200.000 persone, quindi ascolto importante nazionale, non certo un ascolto da processo del lunedì.
Allora gli dissi: ”Adesso cercherò di sentirlo”.” Ermanno ma che hai dichiarato?” - questo è testuale - “Veramente ho detto le cose che ho sempre detto. Le ho dette anche a voi a dribbling”.
Tanto per puntualizzare. Nessuno nasconde niente, anzi, in quel momento faceva gioco averlo, perché lui aveva avuto delle implicazioni ad Ancona. Averlo ai nostri microfoni era importante.

Secondo punto, il Colonnello è andato via, ha detto: "presero un macchina". Presero è una parola brutta, forse si è spiegato male. Io non ho preso una macchina io ho comprato una macchina per mia figlia alla Fiat di Torino, e l’ho pagata 14.000,00 €. 1000,00 €, questa era cosa che andava verificata, così, prima di dare un’associazione a delinquere ad uno che passava da quelle parti come nel caso mio; allora 1.000,00 € mandati da Banca di Roma su San Paolo di Torino (ho tutto quello che serve e poi le produrrò), e 13.000,00 € da BPA a Torino. Quindi ho pagato un’idea 14.000,00 €, quindi non ho preso una macchina , io l’ho comprata. L’ho comprata con uno sconto sconto normale; a me la Fiat fa il 20% data la mia qualifica (data la qualifica che avevo), perché ho già detto all’inizio, quando mi ero un po’ turbato, che sono 4 anni che non lavoro e spesso mi chiedo perché, ma queste sono altre considerazioni. Questo volevo precisare.
Che una telefonata che mi dica “ma che ha detto Ermanno”? insomma ma cerchiamo di..io non ci posso fare niente se quello fa dichiarazioni. Dichiarazioni che ha fatto a noi. Io ho mandato una persona, Saverio Montincello; è stato premiato per questo servizio a Palazzo Barberini. Perché era un servizio vero, con tantissime cose dentro; era un servizio di un uomo che in quel momento gli avevano dato gli arresti domiciliari. Ed ecco perché sono andato a trovarlo a Perugia (piangendo mi ha detto "vienimi a trovare sono disperato, almeno vedo un vecchio amico"). Sono andato a trovarlo, ho visto un uomo distrutto, pensi sono andato con mia moglie e la mia bambina (io ho una bambina piccola che aveva un anno e mezzo allora). Questo è quanto, tanto per precisare perché sembra davvero..vedo le sbarre»

Casoria:«Le sbarre non sono per voi, non esageriamo eh...ancora non è stato arrestato nessuno..»

«Ho visto tante cose, ascolto il processo.. »

«Le faccio un piccolo appunto, il "Processo". Io ho portato delle cose, forse gli potrei dedicare 5 minuti, anzi glieli dedico proprio. Il "Processo del lunedì" (trasmissione di grande ascolto e grande importanza), le voglio leggere Antonio Dipollina (http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2000/03/22/biscardi-assolto-niente-offese-quel-processo-da.html) di Repubblica del 22.03.2000. “Quando lunedì sera hanno sentito Aldo Biscardi proclamare in tv che "la querela contro di noi è stata archiviata in modo definitivo", a quelli dell' Associazione italiana arbitri è saltata la mosca al naso. E i capi dei fischietti italiani si sono attivati per raccontare il loro punto di vista, rendendo pubblico il dispositivo con cui la Procura di Roma ha in effetti archiviato nei mesi scorsi la querela in questione. La vicenda risale allo scorso anno. L' Associazione arbitri, in un lunedì del febbraio ' 99, decise che nelle polemiche in corso al processo biscardiano (sì, erano contestati anche lo scorso anno) si era passato il segno. E querelò per diffamazione quattro persone: Aldo Biscardi, conduttore, e i giornalisti Maurizio Mosca, Franco Melli e Xavier Jacobelli. Tutti ospiti pressoché fissi del "Processo" in onda su Telemontecarlo. A ottobre, arriva l' archiviazione, firmata dal pm Giuseppe Amato, sostituto procuratore al tribunale di Roma. Ma perché Amato archivia? Semplice, perché accoglie la tesi difensiva di uno degli indagati, lo stesso Aldo Biscardi. Il quale, si legge nella sentenza, argomentò "in termini convincenti e rispondenti al vero che trattasi di un programma televisivo il cui oggetto principale è proprio quello di suscitare con linguaggio diretto ed espressioni volutamente forti discussioni, spesso pretestuose, tipiche da bar sport". In tale prospettiva - prosegue il giudice, a quanto pare continuando a citare o quantomeno a parafrasare la tesi di Biscardi- "la credibilità oggettiva delle notizie riportate e fatte oggetto di dibattito è riconosciuta come assai bassa, secondo l' opinione comune, trattandosi non infrequentemente di notizie create o gonfiate per suscitare la polemica". Conclusione del giudice: "I toni, la sede e la natura degli interventi depongono per essersi trattata di una tipica discussione ' ' da bar' ' finalizzata all' incremento dell' audience attraverso l' uso di toni e contenuti platealmente esagerati...."..

C’è molto altro..voglio dire..l’indice di ascolto. Il processo del lunedì in Rai (fin quando è stato in Rai) ha raggiunto punte da 1.200.000 spettatori con una media di 800.000, poi Biscardi si faceva scrivere - magari da qualche collega - che aveva toccato alte vette, ma insomma non era così.
Quando è andato a La 7 (era la trasmissione di più alto ascolto) faceva 800.000 ma la media era di circa 600.000. Io ho curato il 90° minuto, ho un record di 10 milioni di ascoltatori fatto il giorno in cui la Juventus vince il campionato a Udine. Ho fatto 10 milioni quel giorno, il conduttore non mi ricordo se era Fabrizio Maffei o Giampiero Galezzi, uno dei due. Vuole sapere chi c’era a Udine quel giorno? La signora Sanipoli, massimo ascolto ..tanto perché dice che qualcuno la trattava male, ma queste sono altre considerazioni.

Questo volevo dire, ma ce ne sono ancora altre proprio sul processo. Le ho portate perché son cose, è il mio lavoro, era il mio lavoro, e adesso speriamo torni ad esserlo. Solo questo volevo dirle».

gabriele
18.03.2010, 15:30
Processo Calciopoli, audizione Auricchio
Tribunale di Napoli - Udienza del 16 marzo 2010. Terza audizione teste Auricchio. Parte I

In aula sono presenti Moggi, Pairetto, De Santis, Scardina e Bergamo, che revoca l’avvocato Uccelli e conferisce il mandato all’avvocato Morescanti.

Dopo il lungo appello delle parti, viene introdotto il teste Auricchio, il quale deve terminare l’esame dei pm e sottoporsi poi al controesame delle difese.

Il pm comincia l’esame chiedendo dell’attività di indagine in relazione alla partita Livorno-Siena del 8 maggio 2005.
Auricchio: «In merito alla gara Livorno-Siena, conclusasi 6-3 per il Siena, abbiamo “censurato” alcune conversazioni tra l’arbitro della partita, De Santis e alcuni soggetti, in particolare il vicepresidente federale Mazzini…». E riporta i progressivi di alcune telefonate tra i due, o (in vece di Mazzini) il segretario di Mazzini. I due interlocutori commentano episodi della partita, in particolare l’espulsione di Galante del Livorno e l’atteggiamento di Lucarelli. «In particolare il De Santis commentando l’espulsione riferisce di aver scritto bene sul referto, “visto che a gioco fermo spintonava e colpiva da dietro un avversario che doveva essere sottoposto a cure mediche, e dopo tre minuti doveva essere sostituito. Mò voglio vedè se gliele dà tre giornate Laudi”».
Analogamente “significativa” è la telefonata tra Racalbuto e De Santis: «6-3, hai visto? Pronti via e espulso Galante».
Auricchio riferisce anche del resoconto che De Santis fa al collega circa l’incontro che ha nell’intervallo con il presidente del Livorno, Spinelli. «Mi fa “bellin”, gli dico “bellin un ca…! Ti ricordi le stro…ate dell’anno scorso? Tu e Cellino la dovete finire di dire *******…».
Questa intercettazione trova riscontro nelle dichiarazioni fatte all’autorità giudiziaria circa la “combriccola romana” degli arbitri romani capeggiata da De Santis.

Arezzo - Salernitana (1-0), 8 maggio 2005, arbitro Dattilo.
Di interesse è la conversazione tra uno degli assistenti della partita, Titomanlio e l’addetto agli arbitri del Milan, Meani.
Auricchio: «Titomanlio dice a Meani, “ieri ho fatto la partita comunque, era una rogna, ho tirato via due tre situazioni. Mazzei (per conto di Bergamo, ndr) mi ha chiamato alle nove per dirmi, .”. Poi Titomanlio spiega in che modo avrebbe dato il suo contributo tecnico, “ci sono stati due episodi dubbi, c’erano due azioni per la Salernitana, l’attaccante si è liberato in modo un po’ forzato e io sono andato su tutte e due le volte come fallo in attacco. Cioè, piuttosto che venga fuori una contestazione, c’era il rischio che pareggiasse, vado su, almeno che la cosa sia pulita”».

L’Arezzo e il sistema.
Narducci: «In riferimento all’Arezzo, sono state registrate telefonate tra alcuni degli imputati?»
Auricchio: «Marzo 2005 tra Moggi e Mazzini, la conversazione verte su un incontro tra Moggi e la dirigenza dell’Arezzo, “com’è andato l’incontro con l’Arezzo?” chiede Mazzini. Moggi risponde, “Gli ho detto che bisogna cambiar tutto, ovviamente lui dice che ora no, non è possibile, lo facciamo alla fine dell’anno. Gli ho anche prospettato che se Tardelli non fa un altro risultato lo mandano via e si riprende quello che avevano. Poi Fioretti lo facciamo andar via e gli ho detto di Castagnini (l’amico di Baldini che per avere il posto grazie all’interessamento di Moggi, inscena una inimicizia con l’allora ds romanista, ndr)”. Mazzini raccomanda Castagnini a Moggi per fargli avere un ruolo dirigenziale all’Arezzo. Lo stesso Castagnini lo ritroviamo in una chiamata di Baldini a Mazzini. L’allora ds romanista si raccomanda di dire a Moggi che con “Castagnini avevano litigato da bambini e ancora non ci si parla più”».

Narducci: «Prima delle attività di indagine autorizzate dall’autorità giudiziaria napoletana, vi erano state intercettazioni effettuate per conto dell’autorità giudiziaria di Torino. Vorrei sapere se, a seguito della trasmissione degli atti dall’autorità torinese a quella napoletana, lei ha avuto possibilità di ascoltare in concreto queste conversazioni eseguite da altra polizia giudiziaria e di svolgere una sua attività di analisi e di interpretazione dei colloqui e dei fatti di cui si parlava».
Prioreschi: «C’è opposizione presidente. Non credo che si possa chiedere l’interpretazione che il colonnello fa»
Casoria: «Ma queste intercettazioni di Torino, sono state mandate già trascritte?»
Narducci: «Sì, fanno parte anche del materiale che è stato trascritto qui». Non ha capito la domanda…
Prioreschi: «C’è opposizione della difesa: non possiamo chiedere al colonnello di fornirci l’interpretazione delle intercettazioni di Torino. Ce le abbiamo, ce le leggiamo tutti quanti…»
Casoria: «E vabbè, questa è la solita questione». Infatti, il pm ci prova sempre a condizionare l’esito del processo con questi mezzucci già più volte vietati. «Pubblico ministero, mi pare si vada un poco oltre».
Narducci: «Stiamo parlando dell’analisi…», già si è rimangiato “l’interpretazione”-
Casoria: «L’analisi quando farà la sua requisitoria ce la illustrerà. Che importanza ha adesso? Non ammetto questa interpretazione».
Narducci: «Presidente, il teste è chiamato a fare una elencazione di attività di intercettazione che sono in questo procedimento», e si è rimangiato pure “l’analisi”.
Casoria: «Tutto quello che abbiamo ascoltato finora è stato fatto sotto la sua (di Auricchio) supervisione, è stato fatto dai carabinieri che ascoltavano. Lì a Torino invece no».
Narducci: «Ma è stato acquisito e visionato…»
Casoria rivolta a tutte le difese: «Solo l’avvocato Prioreschi si oppone?»
Tra le tante voci emerge quella dell’avvocato Messeri: «No, ci associamo tutti».
Casoria: «Basta, non ammetto la domanda per quelle di Torino».

Scardina
Narducci attinge all’informativa del 2 novembre 2005.
Il teste riferisce di un’intercettazione del febbraio 2005 tra Moggi e Scardina che verte su una intervista che il presidente dell’Ancona concesse a Corrado Zunino de La Repubblica.
Non appena il teste comincia a riportare il testo dell’intervista interviene l’avvocato Prioreschi: «Abbiamo avuto Pieroni qui per questa vicenda, ora che vogliamo fare anche l’interpretazione dell’intervista?»
Casoria: «Lo abbiamo già sentito Pieroni, che ci ha spiegato. Pubblico ministero le attività superflue le potremmo anche evitare». Chi non ha niente cerca di allungare quel poco di brodaglia di cui dispone.
Auricchio continua quasi come se nulla fosse a parlare dell’attività che origina da questo articolo e, giustamente, Prioreschi fa le sue rimostranze.
Casoria: «Vabbè, ma non è dannosa per la difesa, tanto lo dobbiamo leggere»
Prioreschi: «Presidente, qui non c’è niente di dannoso per la difesa. Almeno per quello che ho visto fino ad oggi…» . Mi piacerebbe avere un primo piano del pm Narducci…

Escludendo le valutazioni su articoli et smilia del teste, si passa ad elencare le telefonate.
Moggi dopo l’articolo chiede a Scardina di chiamare Pieroni perché ritiene certe affermazioni infondate e non tollerabili.
Il teste riferisce che dalle intercettazioni si scopre che al termine dell’intermediazione di Scardina a Pieroni e allo stesso Scardina fu consegnata un’autovettura FIAT Panda con lo sconto del 50%. Brusio delle difese che contestano la ricostruzione.
Casoria: «Si dà atto che interviene Scardina e dice che non è stata mai consegnata. Però Pieroni lo ha ammesso».
Scardina: «Quella di Pieroni, la mia no, a me mai! L’ho comprata e l’ho pagata!» . Intende che l’ha pagata per intero, senza favoritismi.
Dopo alcune telefonate tra Moggi e Pieroni, Auricchio «il dato oggettivo che è stato rilevato è che Pieroni è diventato dirigente sportivo dell’Arezzo». Non era il posto che interessava a Castagnini? Che sistema sgangherato!

I sorteggi arbitrali (2004/2005). Tempi e metodi.
Il pm chiede le modalità e i tempi con cui si svolgeva il sorteggio arbitrale e le designazioni degli assistenti. In particolare è di interesse del pm la tempistica della comunicazione e pubblicazione degli esiti.
Auricchio: «Il sorteggio avveniva pubblicamente presso la sede AIA a Roma o presso la sede AIA a Firenze. Abbiamo svolto due servizi di osservazione, che sono compendiate in due annotazioni di polizia giudiziaria. Una per il sorteggio del 31 gennaio 2005 e il secondo del 13 maggio 2005». Solo due servizi su trentotto possibili occasioni di reato?!
«Il sorteggio era presieduto da un notaio. Il notaio oltre a registrare le operazioni accadute davanti a lui, non controllava l’integrità o la predisposizione delle partite».
Si leva l’opposizione delle difese: “Non può riferire fatti che non ha appreso direttamente, anche se ha sovrainteso alla redazione della nota investigativa. E comunque i medesimi fatti sono stati già oggetto di indagine dibattimentale”.
Casoria: «In effetti, pubblico ministero, non è che la circostanza diventa più pesante se la riferisce il colonnello piuttosto che il maresciallo».

Auricchio: «I sorteggi cominciavano verso le 11:00 e duravano circa quindici minuti».
Narducci: «Indipendentemente dai due servizi di osservazione, vorrei sapere se lei ha acquisito relativamente ai sorteggi di tutto il campionato la documentazione che si riferisce al sorteggio stesso e poi alla pubblicità assicurata agli esiti dei sorteggi».
Auricchio: «Sì, la Federazione pubblicava un comunicato sul suo sito».
Narducci: «Il contenuto del comunicato riguardava solo abbinamento arbitro-partita?»
Auricchio: «Comprendeva la terna e i due arbitri di riserva».
Narducci chiede come venivano scelti i due guardalinee e il quarto uomo e i tempi della scelta. Auricchio ricorda che tale scelta era di pertinenza del vice-commissario della CAN di A e B, ma in realtà era attese da Bergamo e Pairetto. «Questa attività era successiva al sorteggio, motivo per cui il comunicato ufficiale era delle 12:30. Comunque mai prima delle 12:15».
Narducci: «Questa designazione era riservata e fuori dalla possibile osservazione di persone terze?»
Auricchio: «Non vi era pubblicità. Era una designazione diretta».

Narducci: «Con riguardo ai sorteggi e alle relative intercettazioni, avete mai avuto modo di ascoltare colloqui di qualcuno dei presenti ai sorteggi e l’imputato Moggi?»
Auricchio: «No. All’esito del sorteggio non abbiamo avuto modo di censurare conversazioni tra i presenti al sorteggio AIA e Moggi».